lunedì 10 maggio 2010

"a`munnezza" e l`unità d`Italia...!


L’11 maggio 1860 Garibaldi sbarcava a Marsala e il 14, a Salemi, dichiarava di assumere la dittatura della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele. Era l’avvio della campagna che portò l’intero Regno delle Due Sicilie ad unirsi al Piemonte e all’Italia.

Quì inizia la nostra storia di italiani ma sui blogg italosvedesi nemmeno una parola siamo troppo impegnati a parlare di ”a`munnezza” ed allo stesso tempo cercare di ”rassicurare” i nostri ”amici” svedesi che loro per noi sono dei semi-Dei. Tranquilli non v`incazzate subito... ”...e che cazzolina…”, siccome che nemmeno io sono esente da colpe ho fatto un “mea culpa, mea maxima culpa. ...” ed ho cercato di analizzare la cosa,vediamo un pó:

L`Obbiettivo che Massimo D'Azeglio si era prefissato era che fatta l`Italia, bisogna fare gli "italiani!”. Purtoppo sospetto che non si riuscirà mai a "fare gli italiani", anche perché - se historia magistra vitae - non essendo riusciti a compiere questa impresa titanica tempo fa, quando le condizioni sarebbero potute essere più favorevoli, oramai possiamo considerare scaduto il tempo a nostra disposizione per darci una identità, quale che sia.

Ammetto, però, di non considerare questo un fatto spiacevole o deplorevole: forse, in fondo, questa incapacità di sentirci, considerarci "popolo" potrebbe essere all'origine della nostra straordinaria capacità di sopravvivenza in un mondo dove, se il "darwinismo" non è un peccato capitale, avremmo dovuto soccombere in quanto specie poco propensa all'evoluzione. Si pensi, banalmente, a tutti quei popoli estintisi, certo per una serie infinita di ragioni, ma anche perché, appunto, così aggregati da essere incapaci di riuscire in qualche modo a contaminare l'ambiente circostante e contaminarsi con realtà altre e differenti.

In Europa siamo il parente "cafone" al cui cospetto anche
qualsiasi svedese deficente e semi-analfabeta può fare bella figura. Se gli altri producono, portano il pane a casa e fanno girare l'economia mondiale, noi altri svolgiamo un lavoro ben più complesso, poco o niente apprezzato e per di più gratuito: noi siamo i lavoratori socialmente utili del "Bordello Italia"

Comunque vi dico sinceramente che non riesco a pensare ad una Europa senza Italia e senza italiani. Una Europa quadrata come la Svezia, tristemente rispettosa delle leggi, priva di spirito di adattamento anche alle peggiori condizioni (vedi situazione campana: quale altro popolo riuscirebbe a vivere tranquillamente e rassegnatamente tra cumuli di immondizia? Se esiste lo sfido a dimostrarlo!), senza la minima possibilità di ridere (data l' assenza dei buffoni di corte: sempre noi, ovviamente), costretto ad una corsa infinita a migliorarsi poiché non c'è nessuno peggiore da additare al pubblico ludibrio per poi potersi adagiare giusto un po' sugli allori già conquistati. Sono gli ultimi della classe che rendono ancor più straordinari i successi dei primi.

Negli anni 30 un giornalista tedesco Emilio Ludwig, dopo sei mesi di permanenza in Italia per scrivere un libro sull'Italia e sugli italiani, andò ad intervistare Mussolini e gli chiese: "Ma deve essere ben difficile governare gente così individualista ed anarchica come gli italiani?". Mussolini rispose: "Difficile? Ma per nulla. E' semplicemente inutile!". Lascio a voi il commento della frase.

Così mentre il resto d'Europa muta, ringiovanisce, si rifonda, si da delle regole per una convivenza sempre più civile, noi rimaniamo al palo, incapaci di un qualsivoglia di rinnovamento: una società strenuamente attaccata alla propria vecchiaia – spacciata come eterna gioventù - e conservatrice con leggi e principi che chiunque si sente in diritto di aggirare in nome del proprio interesse e con un orizzonte sempre più vago e piatto che non consente di coltivare alcuna speranza per il futuro.

L'Italia – sempre che sia mai esistita – è morta e sepolta!

(non volevo dirlo, ma lo detto…adesso vado fuori con Zapp per una boccata d`aria fresca... svedese naturalmente... così vivremo tutti più felici e contenti...! )
(vagabondo)

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.