giovedì 16 agosto 2012

Happy Ferragosto, my friends, what the heck...!

Quando ero ragazzo ed abitavo nella "Piccola città" la giornata di oggi: Ferragosto, aveva un sapore particolare. Si! Aveva...perchè oggi per me è stata una giornata come tutte le altre. Ho preso un aperitivo seduto al solito bar, mi sono guardato un pò attorno i miei concittadini non sono cambiati di molto. Quando parlano "urlano" e raccontano a voce alta tutti i loro guai, molti sicuramente inventati. Cerco di pensare ad altro. Ricordi che credevo sopiti per sempre mi invadono l`anima cerco di scacciarli invano.Mi viene in mente il cortile, dove aspettavo che mia madre finisse di lavorare, a Ferragosto.  Sole a picco, e tanta solitudine sociale.  Non succedeva mai niente nella "Piccola città". Le giornate lunghissime di quelle estati lontane si susseguivano con tranquilla monotonia.  Finché nell`estate del 64 (credo..) feci qualche amicizia importante.  E allora poi cambiò tutto.  Per un pò di tempo.  Felicità?  Chi lo sa.  Ma cos’è questa parola tanto ambita?  Era felicità la mia storia vissuta nella "Piccola città" Gli anni che a volte rivivo nei miei sogni inquieti di qualche notte svedese.?  E il mare, gli scogli del "Piccolo paradiso", quelle lettere speciali attese lassú in Svezia più di ogni altra cosa al mondo?  Era felicità quella, dimmi, quando poi sono partito per la Svezia, perché il resto non aveva senso? Le corse in bicicletta, fino a sant´Agostino per fare il bagno alle otto di sera, i pomeriggi troppo caldi, come quello di oggi, i jeans tagliati e sfrangiati al ginocchio che mi si appiccicavano addosso ugualmente, ed anche le magliette nere, sudate, con le scritte in inglese. Ammetto.., ne avevo solamente una. E c’era chi non poteva neanche leggerla, perché di inglese non ne capiva un "mazza."  Anche se adesso c`è chi dice che aveva capito tutto.  Adesso.  Quando la vita è già passata e si va avanti a gomitate da parte della realtà del vivere col senso del dovere. Che ho, eccome, tanto ne ho.  


Ripenso a quel mare non calmo, ma sicuro perché era il mio, a l’odore del pesce di paranza, di nafta, non mi davano fastidio, perché parte di un quadro. Dolce dipinto mediterraneo, solamente mio, sentivo solamente l´alito fresco di ciò (chi) mi circondava.  Felicità, dunque?  Sì, accidenti, per un attimo o due lo era, intensa, dolcemente esasperante, fuochi d`arteficio sulla spiaggia. E questo ci resta, attimi splendenti la cui  importanza non capivamo.  Allora. Felicità, solo una parola, in tante lingue: lycka, glück, happiness,  felicidad, di solito congiunta a quell’altra che non oso scrivere perché ti taglia l’anima come un coltello affilato, e poi devi ricominciare daccapo.  A vivere.  Ecco, così, compriamocela ogni tanto, un pò di felicità: L`auto ultimo modello, l’iPhone ultimo modello, oppure (meglio) un abito più moderno: Di Armani, perché no?  Ma anche quelle scarpe di vitellino  “valleverde” non sono male…
Happy Ferragosto, my friends, what the heck...!

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.