venerdì 7 febbraio 2014

Guardare il mondo come se fosse la prima volta.


Non so se avete letto il libretto “Oscar e la dama in rosa”. SI legge in un lampo, ed è una delle cose più belle e commoventi che mi sia capitato di leggere sul dolore dei bambini. Il libro è una raccolta di lettere che un bambino scrive a Dio. Oscar soffre di un male incurabile e non ha abbastanza tempo per vivere la sua vita. Decide che vivrà ogni giorno come se fossero dieci anni della sua vita, e ogni sera scrive a Dio una lettera per fargli il resoconto della giornata.
Ad accompagnarlo in questa avventura sarà Nonna Rosa, un’infermiera divertente e coraggiosa, che riesce a capire come il bambino si sente e lo accompagna in questa avventura. È una piccola perla e ne consiglio a tutti la lettura. Riporto qua per fare venir voglia, una delle lettere di Oscar a Dio.
Da “Oscar e la dama in rosa” Di Eric-Emmanuel Schmitt
(ed. BUR, p. 53)

Caro Dio,
grazie di essere venuto. Hai scelto davvero il momento giusto, perché non stavo bene. Forse anche perché eri rimasto turbato dalla mia lettera di ieri…
Quando mi sono svegliato, ho pensato che avevo novant’anni e ho girato la testa verso la finestra per guardare la neve.
 
E allora ho indovinato che venivi. Era mattino. Ero solo sulla terra. Era talmente presto che gli uccelli dormivano ancora, che persino l’infermiera di notte, la signora Ducru, aveva dovuto schiacciare un pisolino e tu cercavi di fabbricare l’alba. Facevi fatica, ma insistevi. Il cielo impallidiva. Tingevi l’aria di bianco, di grigio, di azzurro, respingevi la notte, risvegliavi il mondo. Non ti fermavi.
 
È stato allora che ho capito la differenza tra te e noi: tu sei un tipo infaticabile! Uno che non si stanca. Sempre al lavoro. Ed ecco il giorno! Ed ecco la notte! Ed ecco la primavera! Ed ecco l’inverno! Ed ecco Peggy Blue! Ed ecco Oscar! Ed ecco Nonna Rosa! Che salute di ferro!
Ho capito che eri qui. Che mi rivelavi il tuo segreto: ogni giorno guarda il mondo come se fosse la prima volta.
 
Allora ho seguito il tuo consiglio, con impegno. La prima volta. Contemplavo la luce, i colori, gli alberi, gli uccelli, gli animali. Sentivo l’aria che mi passava nelle narici e mi faceva respirare. Udivo le voci che salivano nel corridoio come nella volta di una cattedrale. Mi trovavo vivo. Fremevo di pura gioia. La felicità di esistere. Ero incantato.


Grazie, Dio, di aver fatto questo per me. Avevo l’impressione che mi prendessi per mano e che mi conducessi nel cuore del mistero a contemplarlo. Grazie.

A domani, baci, 
Oscar.




Compagni di classe.


Con loro hai diviso i migliori anni della tua vita, hai scherzato, hai giocato, hai litigato, ti sei innamorato, hai sognato.

Poi sono passati,gli anni,i lustri,i mezzi secoli e un giorno...succede anche a te!

ORE 14,30. Un Venerdì qualsiasi della mia ultima vacanza in Civitavecchia. Hai appena finito di pranzare ed è l'ora delle pillole per la pressione, il colesterolo,la terapia sostitutiva con insulina e via soffrendo.
Già stai pregustando il sonnellino pomeridiano. Un sonnellino senza programmi. Forse durerà 20 minuti. Forse 2 ore. L'importante non è ...finire, ma cominciare.

Ma suona il telefono. Non il cellulare, no. Il telefono quello vero.

"... si? pronto?!..
".. pronto, sei Franco Fazio?.."
".. si, chi parla?.."
".. sono Funari!"
" CHI?!??!"
FU-NA-RI, non ti ricordi? Eravamo compagni in terza-B, all`Itituto Tecnico...."

E' l'inizio di una delle più grandi tragedie del 2° e 3° millennio: la rimpatriata!
Ci sono caduto una volta sola.

Morale,mi sono ritrovato a cenare in un noto e caratteristico ristorante nel cuore del centro storico di Civitavecchia con delle persone che praticamente, non conoscevo. E neppure riconoscevo.

Persone completamente fuori dalla mia realtà quotidiana.

Nessuno di loro aveva mantenuto la fisionomia di allora. Non dico il peso,quello era mediamente raddoppiato,ma la struttura estetica.

Si, proprio la forma dell'oggetto corpo era completamente difforme da quella che si aveva 40-50 anni fa.

Facendo mentalente il confronto tra i due oggetti omonimi quello che mi stava accanto era peggio di una caricatura. Era un mostro. E lo stesso dovevo apparire io ai suoi occhi. E voglio limitarmi all'espetto estetico. Il più evidente.

Ma se dovessi ora confrontare gli aspetti umani a distanza di tanti anni, direi proprio che la 3B del "Calamatta" 1964 era defunta. Non esisteva più.

Ma il peggio viene quando si deve cominciare a chiacchierare fingendo di conoscersi, di essere vecchi amici. Ma quando mai!!!??

Ecco gli argomenti trattati ed i tempi dedicati:
1- i primi 7 - 8 minuti sono utilizzati per riconoscersi. "Sei Giulio Proietti?...ma non ci posso credere!..."
2 - poi trascorrrono 20 minuti per dirsi quello che uno fa:"autista di autobus? Ma io non ti ho incontrato mai sulla lineaA!...è perchè non lavoro a Civitavecchia,ma a Ladispoli;sai, mi sono sposato lì! Poi mia moglie è morta ma io sono rimasto per i figli."
3 - 40 minuti servono per ri-insultare i vecchi professori, oggi tutti morti. " quella mignotta della Rossi...";".. quel maiale di Bianchi"!
4 - 2 ore di nulla, imbarazzo e voglia di finire e di non farlo più.
5 - 8 minuti per salutarsi in fretta e scambiarsi numeri di telefono da cancellare appena giunti al parcheggio del ristorante.

Queste sono le famigerate rimpatriate. Statene lontano! E comportatevi così:

... si? pronto?!..
".. pronto, sei Franco Fazio?.."
".. si, chi parla?.."
".. sono Funari!"
" CHI?!??!"
FU-NA-RI, non ti ricordi?Eravamo compagni in 3B, al Calamatta.
"Ehm...scusa ma ci deve essere un'omonimia io non ho mai avuto un compagno di nome FUNARI!"

E tornate felici alla vostra terapia sostitutiva con insulina.
Ogni cosa a suo tempo!
 

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.