venerdì 9 maggio 2014

Normali storie di spionaggio svedese:"Chi ha incastrato Yuri Brezhnev? ”

Olof Frånstedt, ex capo del servizio di sicurezza svedese
Yuri Brezhnev, prima membro, poi capo della Missione commerciale sovietica a Stoccolma, era stato inviato in Svezia prima che suo padre diventasse il segretario generale del PCUS.
Un piano per incastrare negli anni '70 Yuri Brezhnev, figlio dell’allora leader comunista dell’Unione Sovietica Leonid. Lo rivela Olof Frånstedt, ex capo del servizio di sicurezza svedese Säpo dal 1966 al 1978, nel suo nuovo libro Spionjägaren, 2 ("Cacciatore di spie, parte seconda").

Yuri Brezhnev, prima membro, poi capo della Missione commerciale sovietica a Stoccolma, era stato inviato in Svezia prima che suo padre diventasse il segretario generale del PCUS e il capo incontrastato dell’Unione Sovietica.

Dopo l’ascesa al potere di Leonid Brezhnev per i servizi segreti occidentali si è presentata una ghiotta occasione per incastrare il figlio del leader sovietico per poi ricattarlo. Olof Frånstedt, allora a capo del servizio di sicurezza svedese Säpo, si mise in contatto con il servizio di spionaggio britannico MI-6 per pianificare un’operazione congiunta.

Allora in Svezia erano all’apice della popolarità i “pyjamas party” tra i diplomatici occidentali di stanza a Stoccolma e perfino tra gli agenti stessi di Säpo. Serate che spesso erano occasioni per piccanti avventure. Il capo dell’intelligence svedese ha pensato che se la cosa funzionava con diplomatici occidentali potrebbe funzionare anche con i russi.

L’intelligence britannica doveva inviare a Stoccolma una loro agente con nome in codice “Ann”, esperta "in seduzioni".  “E’ infallibile nelle missioni del genere!” – avrebbero rassicurato i britannici i loro colleghi svedesi.

Secondo il piano, “Ann” avrebbe dovuto attirare, con il pretesto di un “pyjamas party”, Yuri Brezhnev e due suoi colleghi, in un appartamento pieno zeppo di registratori e telecamere. Le scene di sesso, registrate e filmate sarebbero poi state usate per il ricatto.

Il piano sembrava perfetto, ma non è mai stato messo in atto per il semplice motivo che Yuri Brezhnev e altri due suoi colleghi sono stati improvvisamente richiamati in patria.
Stig Bergling, 
agente-doppiogiochista
Soltanto anni dopo si è saputo che un funzionario del servizio di sicurezza svedese Stig Bergling, agente-doppiogiochista arruolato dal KGB, aveva fatto una soffiata ai sovietici, svelando il piano.

Molto più tardi Bergling è stato smascherato, e, fuggito dalla Svezia, si è nascosto in Israele. Estradato nel 1979, è stato condannato all’ergastolo in Svezia per alto tradimento.

Yuri Brezhnev, classe 1933, è morto in un ospedale di Mosca nell’agosto del 2013 all’età di 80 anni.

Nella conclusione del suo libro, l'ex capo dei servizi segreti svedesi si rammarica per il tradimento che ha messo fuori gioco il suo piano: “Anche oggi, pensando a ciò che era accaduto, tuttora divento furioso per la rabbia”. 
(diverse källor)




"Le rose che non colsi" di Gianna Schelotto.


Pubblico questa bella recensione di Patrizia Belleri all’ultimo libro che ho letto:"  Le rose che non colsi" di Gianna Schelotto sulla psicologia del rimpianto.

“Non amo che le rose che non colsi / Non amo che le cose che potevano essere e non sono state” (Guido Gozzano).

Scrive Patrizia Belleri: “Con il suo ultimo libro dal titolo suggestivo – Le rose che non colsi. Psicologia dei rimpianti (Mondadori) – la Psicoterapeuta Gianna Schelotto riflette sulla  memoria del passato: può essere utile e funzionale all’adattamento al nuovo, o, al contrario, diventare una trappola per chi non riesce a distaccarsene, e pensa alla propria vita come a un susseguirsi di occasioni perdute, a tante rose non colte.
I “passatisti”, come li chiama la Schelotto, hanno difficoltà a vivere il presente, sempre voltati indietro a ripensare ai momenti salienti del proprio percorso di vita, nella convinzione che, se solo avessero intrapreso strade differenti, oggi sarebbero più appagati.
La Schelotto ci fa intendere che il tentativo di far rivivere il passato spesso delude, e le storie che racconta lo dimostrano: come la vicenda della Fabbrica delle Nuvole, la casa magica dove Marion ha trascorso l’infanzia e dove torna da adulta per cercare l’amore mai vissuto di due adolescenti che ormai non esistono più.
E altre storie ancora, come quella di Elvira, che rinunciò da giovane al sogno di diventare pianista perché il Maestro, idealizzato e amato in segreto, si innamorò della sua migliore amica, anche lei musicista. Mentre Elvira viveva una vita “normale”, l’amica mieteva allori nel mondo della musica, fino a diventare famosa in tutto il mondo. Solo alla fine del percorso, agli 80 anni di entrambe, le ex ragazze si ritrovano e Elvira scopre che le cose non sono andate affatto come lei credeva.
Un tempo, quando ci chiedevamo che fine avessero fatto le persone con cui abbiamo condiviso periodi significativi della vita, eravamo sicuri che sarebbe stata una domanda senza risposta, e, tutto sommato, non cercavamo altro: ci bastava sapere che una parte di loro era rimasta nella nostra memoria e nel nostro cuore.

Oggi non è più così: i nuovi mezzi di comunicazione hanno permesso di realizzare con apparente facilità qualcosa che era impensabile fino a pochi anni fa. Internet rende  possibile ritrovare l’amore dell’adolescenza, l’amicizia interrotta dopo l’esame di maturità, le relazioni che non hanno retto alle vicissitudini della vita. Ma se queste relazioni si sono interrotte a un certo punto del nostro percorso, e mai più abbiamo avuto il desiderio di riallacciarle, ci sarà una ragione?
Gianna Schelotto ci racconta di Giulia, professionista affermata, moglie appagata, madre orgogliosa di due figli quasi grandi. Un giorno Giulia riceve la richiesta di amicizia su Facebook dal suo primo amore, una relazione giovanile che non ha superato la prova della distanza, quando il ragazzo si trasferì all’estero. All’inizio, Giulia gli risponde mossa dalla curiosità, ma poi chattare la sera quando tutti dormono  diventa un’abitudine che la intriga e la tormenta. Si sente di nuovo giovane e mette  in discussione la sua vita, fino a decidere di uscire dalla dimensione virtuale per confrontarsi realmente con l’amore di un tempo: le conseguenze non saranno indolori.
Tentare di recuperare il passato e i suoi abitanti porta solo delusione e rimpianto?

Non è detto: succede anche che gli anni e l’esperienza ci migliorino, rendendo possibile stabilire relazioni nuove, più autentiche e mature, sulla base di un affetto antico. Ma di queste vicende si sente parlare poco: come fa notare la  Schelotto, i protagonisti delle storie a lieto fine non approdano negli studi degli psicologi!”



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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.