domenica 31 gennaio 2016

Björn Larsson: "Ci scopriamo intolleranti come gli altri"

Björn Larsson
"Tristezza, ecco la mia prima reazione. Perché il problema è reale, ma questo annuncio corrisponde alla scoperta che noi svedesi siamo uguali al resto d'Europa, non rappresentiamo più il modello e nemmeno l'eccezione".
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Björn Larsson è uno dei più importanti scrittori svedesi, pubblicato da Iperborea in Italia e commenta così la decisione del suo governo. "Parlare così di ottantamila persone fa anche un po' schifo. E poi come si fa a rimpatriarle in maniera umana? Né Svezia, né Europa, con questa voglia di frontiere chiuse, se lo stanno chiedendo. Senti parlare persino di voli charter, ma a chi affideranno il lavoro sporco, magari scovando migranti che si nasconderanno?".
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Per il governo i profughi sono diventati improvvisamente troppi.
"Noi qui in Svezia abbiamo la capacità di accogliere tante persone, in percentuale alla popolazione il doppio rispetto a quanto fa la Germania. Però poi bisogna esaminare caso per caso, se uno è effettivamente perseguitato oppure se è un profugo economico. Dietro l'annuncio delle 80mila espulsioni c'è questo. Ma il problema è che il procedimento finisce per durare anni. E questo non è umano".

È cambiata l'anima collettiva svedese fino a ieri nota per essere accogliente e solidale?
"Forse non l'anima collettiva, ma una parte sì. Dieci anni fa personalmente ero fiero del fatto che in Svezia non esistesse un partito xenofobo e razzista. Ora invece c'è, siamo diventati esattamente come gli altri. All'epoca era un vanto nazionale accogliere i cileni in fuga da Pinochet, così come poi i bosniaci scampati alla guerra nella ex-Jugoslavia. Ora non più. La Svezia sta cambiando, il nostro sistema funziona ancora, ma crescono le disuguaglianze economiche. Dieci anni di governo di destra hanno diffuso individualismo ed egoismo, venduti come idea di libertà di scelta".

È la paura a generare l'intolleranza nei confronti del migranti?
"In parte. Ma c'è un problema di strategia: il governo ha dapprima scelto la politica dell'accoglienza, per scoprire poi che 160mila profughi in un paese di 10 milioni di persone possono diventare un problema. Troppo tardi, direi".
Comunque un grave colpo all'immagine della Svezia mito della sinistra efficiente e solidale?
"Il problema dell'immagine è la conseguenza, intanto la realtà resta difficile da gestire. Rispetto ai tempi d'oro della socialdemocrazia di Tage Erlander prima e Olof Palme poi, manca alla nostra sinistra un grande comunicatore capace di spiegare scelte anche dure. Finora eravamo più solidali anche rispetto al resto della Scandinavia. E spero che questa diversità svedese possa essere salvata. Senza dimenticare il passato quando due milioni di svedesi affamati trovarono generosità oltre Atlantico."
***** di Andrea Tarquini



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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.