venerdì 27 maggio 2011

Norrlands akvavit

Ieri curiosando in una libreria del centro ho trovato un libro di Torgny Lindgren: “Acquavite”, titolo in svedese: “Norrlands akvavit”. A dir la verità l`avevo gia letto in lingua originale ma la traduzione fedelissima di Carmen Giorgetti Cina mi ha invogliato a conprarlo, euro 16 e niente sconti per pensianati.
Torgny Lindgren è uno dei più grandi scrittori svedesi: In Svezia ne sono talmente convinti che da vent`anni fa parte dei 18 componenti della “Svenska Akademien,” (l’Accademia di Svezia)la quale ogni anno assegna il Nobel per la letteratura. Questo ha penalizzato non poco il nostro Torgny il quale forse senza questo incarico; un Nobel lo avrebbe vinto da un pezzo! Il libro racconta di un ex pastore ottantatreenne che decide dopo quasi mezzo secolo passato nel profondo Meridione, Stoccolma e dintorni, di ritornare nel suo Västerbotten (dove è nato anche Lindgren) per predicare il suo nuovo verbo.Quindi questa volta non per salvare anime, chiese, ulcere castriche e alcuni casi di arteriosclerosi con la sola imposizione delle mani, ma per togliersi un peso dallo stomaco e dalla coscienza vuole predicare ai suoi conterranei che Dio non esiste e tanto meno l`inferno e il paradiso.

Olof si accorgerà presto che quasi tutti i destinatari del suo nuovo credo hanno oramai lasciato la vita terrena, e i sopravvissuti non hanno bisogno di controprediche: in loro i piccoli piaceri della vita terrena, monotona e piatta finché si vuole, ma pur sempre terrena, hanno preso il sopravvento sull’attesa della vita eterna che, proprio in quanto eterna, può aspettare.Di più non voglio e non posso raccontarvi “ho sonno e voglio andare a dormire” compratevi il libro e conoscerete meglio Lindgren leggendo il suo libro profumato di pulito come la neve soffiata dal vento nelle foreste nordiche del suo Västerbotten. Tanto buie ed angoscianti durante l`inverno quanto luminose ed accecanti durante la breve estate.

Comunque caro Olaf, al Nobel, c’è sempre tempo, come per la vita eterna del resto.

Godnatt, jord

mercoledì 25 maggio 2011

Se i rifiuti fossero una risorsa?

La Svezia si è offerta di acquistare i rifiuti di Napoli. Detto così sembra uno scherzo, una facezia da web, un'iperbolica fantasia. E invece no. E' la "vera verità", gli svedesi compreranno rifiuti per 90 € a tonnellata.

Ora tutti staranno festeggiando a Napoli: "Ah ah, ora li mandiamo a quegli scemi di svedesi 'sti rifiuti!!! Che se li piglino loro!!!". Festa nazionale, abbiamo risolto il problema rifiuti, ma un attimo, e se invece fossimo noi gli scemi? Già perchè credo che nessuno sia disposto a pagare per farti un favore, deve esserci sotto qualcos'altro, riflettiamo. EUREKA!!!! La Svezia è il primo paese al mondo che come prima fonte energetica utilizza le biomasse! Infatti l'energia ricavata dai rifiuti ammonta al 31,7% del fabbisogno nazionale, mentre quella ricavata dal petrolio è scesa al 30,8%, facendo della Svezia lo stato avanzato più indipendente dai combustibili fossili.

Questo significa che per loro i rifiuti sono oro, infatti da loro solo l'1% dei rifiuti finisce in discarica, chiuso ermeticamente perchè rappresenta la percentuale minima di rifiuti non smaltibili e pericolosi per l'ambiente, mentre il resto viene riciclato o incenerito, creando così energia. Ovvio che con questi numeri si fa presto ad avere "fame" di rifiuti, così hanno pensato: "Dove ci sono tanti rifiuti e gente così poco furba da vederli come un problema e non come una risorsa?"

L'ovvia risposta è l'Italia, dove nella gestione dei rifiuti siamo indietro anni luce, infatti crescono più del PIL, e ormai ci siamo attestati a 530 kg/persona all'anno di spazzatura.
Allora gli inceneritori vanno bene? la risposta è sì se costruiti in maniera adeguata, infatti nella cittadina di Högdalen, accanto a Stoccolma c'è la centrale più grande della Svezia, che assieme ad altri piccoli impianti nei paesi limitrofi, dà energia alla capitale.

Gli abitanti del villaggio amano dire che la loro centrale emette sostanza tossiche pari al fumo di tre sigarette, e gli ispettori confermano questo dato.

Sono passati cent'anni da quando la Svezia ha aperto il suo primo inceneritore, ma a noi potrebbero bastarne meno, visto che esiste già un modello da seguire, la domanda è: "Quando?".

Da Proteinformazione
Pubblicato da il consapevole un martedì, maggio 24, 2011

INTANTO, LA NAPOLI DEI SOCIALMENTE INUTILI, MUORE SOFFOCATA "INTA MUNNEZZA."
La città più bella del mondo è Napoli seppellita inta munnezza!
Possibile che il Popolo Napoletano non sappia inbarcà e spedirli inta ‘a barchetta sti‘insozzoni, verso i Paesi della Transilvania? Fanno come quei Popoli sottovalutati del Nod Africa che hanno preso a calci nel culo sti regnanti con ideologia simile al Comunismo che li hanno tenuti segregati di Valori Democrazie ed Ecologia, senza uno straccio di dignità cristiana?

Insomma, Napoletani, scetatevi! Reagite? Pigliate ’e carrette de L’Aquila, scopa di saggina e mannatele a scupà inte Vie da sanità!


(vagabondo)

sabato 14 maggio 2011

Io amo l’Italia !


Io amo l’Italia perchè mio padre e mia madre sono italiani, perchè il sangue che mi scorre nelle vene è italiano.

Perchè è italiana la terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera, perchè la città dove son nato, la lingua che parlo, i libri che mi educano.

Perchè mio fratello, mia sorella, i miei compagni, e il grande popolo in mezzo a cui vivo, e la bella natura che mi circonda, la musica, la cultura e tutto ciò che faccio, che amo, che studio, che ammiro, è italiano.

E. De Amicis - Cuore

mercoledì 11 maggio 2011

" Er Nasone"

A Roma da qualche giorno non si parla d`altro, secondo una previsione sismica vecchia di 32 anni oggi: Roma sprofonderà. Non chiedetemi l`ora per noi romani la puntualità è un opcional…

Il mio vicino di casa l`ha presa in modo irresponsabile -meno male così non pago la rata “da machina”- ha detto propio “da machina”. -Allora domani non si lavora così venimo tutti a spasso co`te a Frà- gli ha fatto eco la moglie.

Penso a come sarebbe triste domani mattina svegliarsi senza il selciato pieno di buche sotto casa mia. Dove si inciampa, si impreca e se cadi cammini a quattro zampe, senza la fontanella al centro della piazza che se l`ascolti in silenzio ti racconta secoli di storia, senza “er nasone” dove da ragazzino mi dissetavo nei torridi pomeriggi dell`estate romana, senza il ponentino malandrino che fa alzare le gonne “alle belle donne”, il colonnato di piazza san Pietro che mi aspetta sempre paziente per salutare i miei ritorni con un grande abbraccio o con una grande sberla… a seconda dei casi.

Niente paura Roma, domani sarai ancora qui dove l’eternità è casa tua, l’Impero è casa tua, Dio è a due passi da dove sto scrivendo questo post, il paradiso è nostro, dove la Roma e la Lazio sono il nostro unico bene e nostro unico male e viceversa.
É l`ora terza , il sole mi riscalda con una dolcezza che avevo dimenticato da anni.

Piccioni permettendo berrò un caffè a piazza del popolo. Dopo me ne torno al mare a Civitavecchia.

(a presto vagabondo)

domenica 1 maggio 2011

Il posto delle fragole

Il mio posto delle fragole: me lo ricordo com’era allora, dolce, vibrante, il verde era di smeraldo, il blu uno zaffiro liquido mi ricordo che il sole c’era sempre, anche quando non c’era, perché me lo sentivo dentro con l’abbaglio della gioventù. La gioia nel guardarlo, ammirarlo, tuffarmici dentro, viverlo, con la pelle e l’anima, era lo scopo delle mie giornate. A volte non pensavo ad altro: solo quel posto amico esisteva. Lo sognavo la notte, poi il mattino la mia prima corsa in bici, il primo sobbalzo al cuore. Poi tanti altri a seguirlo. Andarmene faceva male. Ma non potevo fare altro, non capite? Non avevo altra scelta, in preda a rigide regole che non potevano cambiare.

Lasciare il posto delle fragole mi faceva soffrire. No anzi, sanguinavo. E solo il suo continuo pensiero mi dava forza per continuare. L’avrei rivisto tra poco, in fondo, coraggio… Un giorno però il viaggio fu più lungo (scelta mia).Ma gli anni di lontananza me lo resero sempre più bello, anche se un pò (poco poco) sbiadito. Lo cancellavo con violenza, quando mi veniva in mente, forte ancora, anche struggente, il desiderio mai appassito, la voglia di immergermi acuta…

Fu diverso, dunque, il mio posto delle fragole, quando ieri me lo ritrovai di fronte all’improvviso. Trattenevo il fiato, non sapevo che sentire, che pensare, sarebbe stato diversissimo stavolta, cambia tanto il mondo, la storia, e anche i posti, con nuove aggiunte, qualche perdita, forse importante… Ma no, mi sentii battere il cuore quando il mio sguardo lo accarezzò di nuovo, ma cercai tanto di controllare quei sentimenti clandestini e segreti.

Splendido come allora, il mio posto delle fragole. Sì, mutato, in qualche aspetto, le fronde abbondanti dei miei alberi amati un pò più scarse, appena appassite. Ma non meno care. Forse di più. Sì, tanto di più, e le emozioni celate resuscitarono, esuberanti, eruttate dal vulcano che mi era diventato il cuore. Cambia tutto ma non cambia niente. Riafferrare quel passato con la rabbia dello spreco degli anni. L’ira e lo strazio, l’ingiustizia. Poi la possibilità (concretissima!) di dipingerlo di nuovo, con tenerezza e anche col fuoco, renderlo ancora fremente e prezioso.

Lentamente, il mio posto delle fragole si ritrasse nell’oscurità, sempre lì, sotto lo stesso sole. Ma non ne assorbiva più il calore. Né la vita. Difficire vederlo, rassegnato all’anonimità, un posto come tanti. Mi fa angustiare trovarlo così, risoluto ad avvolgersi in quel manto insipido. Che fare, dunque? Bisogna continuare, allontanarsi con fermezza, anche girare la pagina. Ce ne sono tanti di posti delle fragole in questo nostro meraviglioso mondo, e il richiamo mi infonde nuova speranza.
Posti abbaglianti, da toglierti il fiato, lontani ma anche vicinissimi, seducenti tutti. Sì sono diversi, ma non meno dolci. Certo meno amari. Che svanisca pure, allora, `sto posto delle fragole stanco. Jag flyttar vidare.

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.