martedì 2 ottobre 2012

La Svezia? Non è il paradiso.

Politica, scuola, sanità, diritti civili. Come cambia la Svezia nel racconto della coppia di scrittori Lars Kepler.
La società svedese è una buona società, ma non è assolutamente un paradiso. In Svezia molte cose stanno cambiando, a partire dalla politica: per esempio adesso abbiamo un partito razzista di estrema destra, e non era mai successo prima in Svezia che un partito di estrema destra avesse così tanto potere e raccogliesse tanti consensi, e questo fa molta paura.

Inoltre abbiamo questa ondata di privatizzazioni sulla scuola, sulla sanità... Insomma tutto ciò che dovrebbe essere considerato un bene comune, viene privatizzato. Non credo che tu debba essere curato meglio se sei ricco! È un problema quando si cerca di fare soldi sulla malattia della gente e la stessa cosa sta succedendo sull'educazione. Noi in Svezia eravamo abituati a avere uno Stato forte, si pagavano delle tasse molto alte, ma poi indietro si aveva la scuola gratuita, l'università gratuita, il servizio sanitario gratuito: le cose stanno cambiando e non so cosa succederà!
Anche la famiglia sta cambiando molto. La Chiesa non è così forte, per cui la maggior parte dei bambini nasce al di fuori del matrimonio, ci sono delle relazioni più libere, meno divorzi anche. È un fenomeno abbastanza nuovo ma d'altronde è positivo anche perché questo significa che si sta insieme perché ci si ama, non perché si è sposati. Poi è molto importante che sia gli uomini che le donne possano avere una famiglia e contemporaneamente lavorare, educare i propri figli. La condizione dell'uomo e della donna non è ancora del tutto paritaria, ma ci stiamo arrivando. Spesso i padri usufruiscono di un anno intero di congedo paternità, cioè hanno un mese quando il bambino è neonato e poi possono avere lo stipendio fino a un anno dalla nascita del bambino. Ci sono quindi sia mamme che papà che vanno in giro con il passeggino e questo è sicuramente un aspetto positivo anche per le relazioni all'interno della famiglia.
Un'altra cosa importante è che si può adottare un figlio anche se si è delle donne single, quindi anche se una donna non trova l'amore della sua vita può comunque avere una famiglia, avere un figlio. E' vero che la destra sta prendendo il potere un po' ovunque in Europa, sta diventando quasi un trend. 
Questo accade certamente a causa della depressione economica: le persone tirano fuori il lato peggiore, quello forse più timoroso e diffidente. Sta succedendo la stessa cosa in Norvegia, in Danimarca: hanno dei partiti di destra molto forti. Ci spaventa moltissimo il razzismo perché è completamente irrazionale; le società dovrebbero essere tolleranti, solidali.
Il razzismo non è per forza collegato all'immigrazione: basta guardare alla Finlandia, Paese in cui non c'è praticamente immigrazione, eppure c'è un razzismo molto forte. E' del tutto illogico!


Lars Kepler è lo pseudonimo dietro cui si celano due autori svedesi, marito e moglie. Con questo pseudonimo hanno realizzato la serie delle indagini del lappone Jonna Linna. In Italia sono stati pubblicati L'ipnotista (Longanesi 2010), L'esecutore (Longanesi 2010), La testimone del fuoco (Longanesi 2012). 


"Parità dei sessi alla svedese..."

Ikea cancella le donne dai cataloghi dell'Arabia Saudita.

A dare la notizia è stato il quotidano gratuito svedese Metro,che ha mostrato il paragone fra il catalogo standard che viene distribuito anche in Italia e quello destinato al mercato saudita, evidenziando come le donne siano state eliminate dalle foto o sostituite con figure maschili. Non solo. Il gruppo svedese ha addirittura il profilo di una designer. "Non si possono cancellare le donne dalla realtà", ha commentato sul quotidiano il ministro per il Commercio Ewa Björling.

A pensare che Italia aveva lanciato la campagna pubblicitaria in difesa dei matrimoni gay. In Arabia, invece, cancella tutte le donne dai cataloghi.
Ecco la doppia morale di Ikea "cuor di leone": coraggiosa e spregiudicata dove può permettersi di fare la voce grossa, politically correct e morigerata laddove potrebbe davvero farsi portatrice dei diritti umani. Viene quasi da chiedersi: perché si batte per matrimoni gay e dimentica invece la condizione della donna nei Paesi islamici?

Ovviamente per una banale strategia di marketing. La campagna pubblicitaria con cui era sbarcata nel Sud Italia era tesa a far parlare di sé, creare la polemica e far in modo che i giornali parlasero del colosso svedese.
In Arabia Saudita Ikea ha preferito non incorrere in polemiche e ha cancellato tutte le donne dalle pubblicità e dai cataloghi. Tanto che il colosso svedese dell’arredamento si è visto costretto a scusarsi subito dopo che l'opinione pubblica ha duramente attaccato la scelta di eliminare qualsiasi figura femminile dai cataloghi stampati per il mercato dell'Arabia Saudita. Messi a confronto coi cataloghi pubblicati per l'Occidente salta subito all'occhio che le figure femminili sono state letteralmente "sbianchettate". "Avremmo dovuto capire che escludere le donne dalla versione saudita del catalogo è in contrasto con i valori del gruppo Ikea", si legge nel comunicato di scuse diffuso dall'Ikea dopo essere stata sommersa da una selva di polemiche e di tirate di orecchie.
Da un articolo di Sergio Rame





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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.