mercoledì 30 aprile 2014

Svezia: "Assistenza Odontoiatrica."


Sono appena tornato a casa dal Folktandvården (Centro assistenza odontoiatrica) dopo due ore passate in compagnia della mia dentista di fiducia, Agnieszka WOJCIECHOWSKI, polacca, dal nome inpronunciabile. Scrivo questo post approfittando che sono ancora sotto l`effetto del potente anestetico somministratomi dalla solerte dottoressa Wojciechowski.
Ma andiamo con ordine: Stamattina dopo la consueta (e necessaria…) passeggiatina con Chicca oramai giunto allo stremo delle forze decido di porre rimedio al feroce ed implacabile mal di denti, telefono al Folktandvården inplorando vista l`urgenza un appuntamento, fissato per grazia ricevuta alle 4 del pomeriggio. Praticamente dopo il normale orario di lavoro. 
Puntualissimo alle 16:00 in punto sono in sala d`aspetto un pò meno puntuale è la dottoressa Wojciechowski che mi chiama alle 16:15, salutandomi, con un “buongiorno” vivace e gioviale, che mi lascia sorpreso e sospettoso. Durante la visita le bastano pochi minuti per constatare che è un ascesso dentale preticamente un accumulo di pus nei tessuti che circondano la radice di un dente mi spiega con tono allegro e sicuro. Vedrai andrà ”tutto benino” mi rassicura la giovane dentista, mentre benda, tocca, trapana, risbenda, disinfetta mi parla del suo sogno di diventare attrice teatrale ma la sua sfortuna è stata di provenire da una famiglia da tre generazioni nella professione medico/dentista. Mi chiede se va tutto bene, se mi sento bene, "stò benissimo," rispondo con voce tremante, soprattutto dopo che la dolce dottoressa Wojciechowski ha elencato vari casi di cecità, tumori, necrosi mascellari, dovuti a ascessi dentali.
Insomma il suo abituale repertorio di conversazione per tenere allegri i suoi pazienti.
Mentre lei chiacchera, io rischio di annegare per colpa di questi trapani moderni,ultraveloci (non ho capito bene, forse 4000 giri al secondo ) spruzzano una quantità enorme di acqua gelida per raffreddare le punte. Povero me, nonostante la presenza di ben due tubetti di aspirazione, ne ho ingoiata una quantità pari a quella che normalmente mi spetta quando nuoto in piscina. Giustamente mi sono lamentato con la signorina, Agnieszka, che si è giustificata affermando che: l’acqua di
Stoccolma è buona e salutare, secondo il nostro Stockholm borgmästare (sindaco di Stoccolma.) Per vendicarmi le faccio notare che il suo nome in Svezia è inpronunciabile. Lei mi rassicura e che dovrò portare pazienza fino a Midsommar (festa di mazza estate) quando convoglierà a nozze con un certo Ericsson, oggi suo fidanzato ufficiale, una decina di punture di anestetico non mi hanno tarpato completamente il cervello e su due piedi propongo: “ Allora per il prossimo appuntamento perché non spruzzare dell’ottimo vinello bianco fresco per raffreddare le punte ?”
Si è discusso sulle varietà dei vini utilizzabili, trovando un compromesso sul Frascati, quello dei castelli romani naturalmente, come quello della cantinetta di nonno Franco.
In sintesi: la prossima volta, dopo la visita di controllo (ci sarà tra due settimane) si brinda.
Se vi trovate a Stoccolma, non pensate quindi di farvi visitare quel pomeriggio dalla dottoressa Agnese Ericsson, (fd Agnieszka WOJCIECHOWSKI,) ma unitevi a noi, per una volta si va dal dentista per stare allegri e bere in compagnia.

sabato 19 aprile 2014

Svezia: Assistenza medica di base.

“ Al cuor non si comanda “ “ Franco cuor di leone “
Con queste e altre belle frasi avevo ripetutamente cercato di rinviare i miei esami clinici, ma una volta incappato in un controllo di rutin al ”Vårdcentralen” qui vicino casa mia ho dovuto subire una visita più accurata dal medico di base, un donnone biondo di chiare origini finlandesi che malgrado i miei timidi tentativi di protesta mi ha tolto ogni diritto di replica affrettandosi a scrivere un remis (inmpegnativa) per esami specialistici presso l’ospedale più vicino tempo due settimane e finalmente ieri in compagnia di una mia cara amica mi sono presentato in tuta ginnica e scarpette da ginnastica al Karolinska Universitetssjukhuset di Huddinge per un test cardiovascolare da sforzo.
Fin qui niente da eccepire, (certo se avessi avuto le sospirate scarpette giallorosse della Roma sarebbe stato meglio!), fino quando arrivo al reparto aspetto 10 minuti e vengo chiamato da una giovane infermiera addetta all`accettazione/spogliatoio la quale dopo essersi presentata mi chiede se mi sono depilato il torace.
“ Ma che dice ? – ho subito controbattuto– Ma non vede che ho una certa età, già sono pelato da qualche decennio, avevo una bella barba ma l`ho tagliata. Se devo radermi anche questa miseria divento spennato come un gallinaccio. La prego. Sia gentile, faccia uno strappo alla regola!L`infermiera ridacchia ma da buona svedese, è irremovibile.
La ”carissima…” amica che mi ha accompagnato si offre subito di provvedere con rasoio elettrico e lametta alla bisogna, l`infermiera con inprevista solerzia si affretta a fornire gli strumenti per l`operazione mentre io frignando supplico di prestare la massima attenzione, perché si sa, noi maschi duri, siamo tanto combattivi e sbruffoni, ma di fronte alla possibilità di dolore ci trasformiamo in agnellini terrorizzati.

Questo inaspettato incarico ha molto divertito la mia cara ”amica…”, che ad un certo punto suggerisce  maliziosamente di poter provvedere molto più velocemente invece con l’uso di una ceretta a strappo o mediante depilazione uno per uno con pinzetta, per fortuna questi strumenti di tortura vengono subito accantonati, forse leggendo l`orrore che trapela dai miei occhi.
Finita la rasatura, mi sono guardato allo specchio, ed ho scoperto con grande sgomento che intorno al torace la mia abbronzatura da sol leone era scomparsa.
“ Signore mio – guarda cosa mi hai fatto!” ho esclamato in preda all`ira –sembra che ho preso il sole con il reggiseno!

La mia amica, ha faticato non poco a  tranquillizzarmi, spiegandomi che probabilmente i medici in Svezia hanno ben altro da fare che ammirare il miei pallidi capezzoli spennacchiati.
Così a malincuore mi sono infilato la tuta da ginnastica, ma ha preteso di indossare la mia maglietta preferita, quella azzurra, con sopra scritto ”Forza Italia”
“ Se devo morire pedalando – ha deciso eroicamente – lo farò con il coraggio di un patriota del Risorgimento!”

Ovviamente quando sono entrato nello studio medico mi è stato subito intimato di togliermi la maglietta  prediletta e la dottoressa, senza degnare di uno sguardo il mio pallido petto, mi ha fatto salire su una cyclette bianca con tanto di contagiri elettronico.
Deluso ma non domo, e con gran faccia tosta ho cominciato a raccontare che da ragazzo in Italia ero un corridore nato, dimenticando di dire che in bicicletta non andavo da decenni, anche se negli anni giù in cantina avevo collezionato ben sette biciclette sette, poi vergognandomi un pò mi sento in dovere di confessare che l’ultima volta che avevo cercato di correre ero inciampato in una ”buchetta”, e per preacuzione ero stato ricoverato proprio nello stesso ospedale, “ Ma ora stò bene ed ho migliorato di molto il mio stile”, concludo mentendo spuduratamente.

La dottoressa, sembra rassegnata alle chiacchere e non fiata. Rapidamente mi applica sul petto e sulla schiena una decina di elettrodi a ventosa collegati con una serie di cavi e, mentre controlla battito cardiaco e pressione, mi ordina seccamente : “ zitto e pedala !”

Così ho iniziato a pedalare, dapprima aitante e sbruffone, realizzando ben presto che ogni due minuti circa il carico frenante aumentava, cominciando così a sudare e sbuffare.
“ Bravo Franco, continua così, cerca di tenere la velocità sopra i 60 giri, mi raccomando non fermarti mai!” Me tapino, inutilmente cercavo di immaginare di essere Bartali in fuga sulle salite delle Dolomiti, sentivo il cuore in gola mentre la pressione era raddoppiata, ero ormai ansimante e boccheggiante,i piedi come due piombi.
“ Complimenti Franco, tieni duro ancora per un paio di minuti !”
“Ancora un ultimo sforzo Franco, il traguardo è vicino – oramai ero al delirio – avrò la coppa e il bacio di questa giovane fanciulla bionda “.
Poi,mentre la vista iniziava inesorabilmente ad
annebiarsi, arriva il tanto sospirato ordine “ Bravo, bra jobbat, rallenta a 30 giri, smetti piano piano “.
“ Ecco, questo è il giro d’onore “ immaginavo confusamente. Poco dopo la dottoressa mi ferma definitivamente, mi aiuta a scendere dal suo tricicolo infernale, asciugandomi vigorosamente con rotoloni di carta. “ Ischemia miocardica negativa – sentezia la bionda, srotolando un lungo foglio millimetrato – ci vediamo martedì, dopo Pasqua, sempre depilato, così avrai l`onore di testare l’apparecchiatura per l’elettrocardiogramma dinamico “
Sembra si tratti di una misteriosa scatola elettronica collegata ad una centralina da portare per 24 ore (anche in bagno…)
“Che bello – ho balbettato  –  potrei avere una scatola argentata così martedì pomeriggio mi presento a scuola dai miei nipotini con il vecchio casco da ciclista con sopra un’antennina radio e faccio il robot di Star Wars.  
“ Vai  fuori!
“ Avanti il prossimo !”
FoF


   

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.