sabato 22 novembre 2014

Aurora Hunters: (Cacciatori di Aurore)

Abisko National Park.
”Una piccola stazione ferroviaria sperduta nella tundra innevata. Niente lampioni, né macchine, né case, il cielo è il padrone assoluto. A pochi metri, un unico edificio, il Mountain Lodge. È tutta qui Abisko, nel centro esatto della Lapponia svedese… Così comincia il racconto di Alessandra, fortunatissima Aurora Hunter, che si è trovata al posto giusto nel momento giusto, durante la spettacolare aurora del 24/25 gennaio.”
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Una piccola stazione ferroviaria sperduta nella tundra innevata. Niente lampioni, né macchine, né case, il cielo è il padrone assoluto. A pochi metri, un unico edificio, il Mountain Lodge. È tutta qui Abisko, nel centro esatto della Lapponia svedese, 200 km a nord del Circolo Polare Artico e a un’ora di treno dall’abitato più vicino.
Sfidando temperature proibitive, nei mesi invernali qui si radunano viaggiatori provenienti da tutto il mondo. La ragione che li spinge ad affrontare 3 o 4 coincidenze aeree e mezz’ora di vestizione ogni volta che si tratta di mettere il naso fuori dal tepore dell’albergo, si chiama aurora boreale.
L'Aurora Sky Station.
Il “Blue Hole of Abisko” è forse il luogo migliore al mondo per osservarla. Circondato da montagne che ostacolano le precipitazioni, assicura agli Aurora Hunters 200 giorni all’anno di cielo limpido. Il 2012 e il 2013, con i loro picchi di attività solare, sono gli anni in cui le probabilità di assistere ad aurore spettacolari sono tra le maggiori della decade in corso.
Sì, perché le “luci del Nord” non sono tutte uguali, né è sufficiente varcare la fatidica soglia del circolo polare per osservarle.
Nelle immediate vicinanze dell’albergo, in venti gelidi minuti una seggiovia porta all’Aurora Sky Station, situata a 1000 metri di altitudine sulla vetta del monte Nuolja (il “monte che tiene lontane le nuvole”, secondo le popolazioni Sami). Qui, l’assoluta mancanza di inquinamento atmosferico e luminoso trasforma le lunghe notti di caccia in sogni a occhi aperti.
Il monte Nuolja
L'aurora sopra il monte Nuolja, il monte che, secondo le popolazioni Sami "tiene lontane le nuvole"
Mentre sorseggio un succo di lampone artico caldo, incontro i miei 7 compagni d’avventura, provenienti da Inghilterra, Olanda, Francia e America, tutti accumunati della passione per il cielo, e incontro Chad Blakley che, stregato dalle luci del Nord, si è trasferito ad Abisko dal lontano Wyoming, per studiare e fotografare l’aurora, che d’inverno organizza safari fotografici notturni.
Chad ci ha fornito preziosi consigli per consentire a noi e alla nostra attrezzatura fotografica di sopravvivere a temperature inferiori ai -30°C. Fotografare a queste temperature non è uno scherzo. Oltre a rischiare l’amputazione delle dita ogni volta che si tolgono i guanti per modificare le impostazioni della  macchina, bisogna anche evitare gesti troppo bruschi o affrettati. Dopo un’intera notte all’aperto, macchina e cavalletto si trasformano in fragilissimi pezzi di ghiaccio metallici. Quindi, niente telecomandi a filo perché si spezzerebbero, solo a infrarossi; niente autofocus, né sulla macchina né sull’obbiettivo se si vuole riportarli a casa  integri, e numerose batterie di scorta, perché il tempo di resa a queste temperature è un terzo della normale durata. Nel gruppo c’è stato chi in 5 ore ne ha usate ben 4!
Sono partita con la speranza di fotografare un’aurora di livello 3, grado di tutto rispetto, dominato da archi e nastri poco dinamici di colore verde, dovuti alle particelle che interagiscono con gli atomi di ossigeno ad un’altezza compresa tra i 100 e i 300 km di quota. Le mie aspettative sono state ampiamente superate nella notte tra il 25 e 26 gennaio, quando un flare classificato M9 ha raggiunto la terra dando vita alla tempesta magnetica più forte degli ultimi 7 anni.

Come ogni pomeriggio, anche quel giorno eravamo riuniti davanti al proiettore per commentare le foto della sera precedente, quando Chad arrivò di corsa nella sala per le proiezioni. Agitava il cellulare urlando le previsioni di SpaceWeather: quella notte era prevista un’aurora di grado 6. Ci disse che era stato appena contattato da National Geographic. In nord America era previsto cielo coperto, perciò  la tempesta magnetica sarebbe stata visibile solo in Scandinavia: volevano un servizio fotografico.  Nessuno di noi si capacitava della nostra fortuna.
Verso il lago ghiacciato.
Dopo un breve breafing, decidemmo che quella sera non saremmo saliti all’Aurora Sky Station, ma ci saremmo diretti sulle rive del lago ghiacciato, all’interno del parco naturale di Abisko. Lì, il Lodge aveva una capanna per gli attrezzi, davanti alla quale avremmo potuto accendere un fuoco, indispensabile per scaldarsi in quella che si profilava come una lunga notte.
Cenammo velocemente perché eravamo tutti preda dell’eccitazione.
Chad ci disse di coprirci il più possibile,  fuori c’erano -32°C. Indossammo un intero guardaroba: quando ci incontrammo fuori dalla porta eravamo irriconoscibili gli uni agli altri. Solo gli occhi erano scoperti.

Trainando su un bob la legna per il fuoco, arrivammo al lago dopo mezz’ora di cammino. Ognuno scelse dove posizionare il cavalletto. Quella notte sarebbe terminata otto ore dopo, alle 4 del mattino.
Occorrono dosi massicce di pazienza e resistenza, perché l’aurora ama celarsi, e dopo una prima, lattiginosa apparizione ha latitato per ore prima di apparire in tutto il suo cangiante splendore.

Qualcuno è stato sul punto di rinunciare, perché il freddo era, semplicemente, insostenibile. Ma quella notte non si poteva davvero: sapevamo che probabilmente non saremmo più stati tanto fortunati. Così ci scaldammo saltando, correndo e ballando intorno al fuoco.
Quando finalmente la vedemmo prendere forma con luci che vorticavano tumultuosamente avvolgendo tutta la volta celeste, contro un cielo tempestato di stelle come raramente accade di vedere nella vita, la vista ci lasciò ammutoliti. Ma fu solo un momento, prima di abbandonarci a grida di gioia e abbracci commossi tra compagni di avventura che fino a pochi giorni prima erano perfetti sconosciuti.
E questa sono io!
Abbiamo osservato incantati tutte le possibili forme dell’aurora, dai semplici nastri che si arrotolavano e arricciavano, ad archi pulsanti fino alle strutture più complesse come tende e corone. L’intensità era così elevata che, in alcuni momenti, alle quote più alte comprese tra i 300 e 400 km, è stato possibile osservare il colore rosso.

Fotografarla non era semplice, il movimento era talmente rapido che persino un’esposizione di 3 secondi risultava eccessiva. Dopo ore di fotografie abbiamo deciso di sdraiarci e abbandonarci alla vista di quel meraviglioso spettacolo della natura.
Nessuno di noi potrà mai dimenticare la notte in cui il nostro sogno è diventato realtà.


Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.