Battaglia di Narva 30 Novembre 1700 |
Gli avversari.
Carlo XII re di Svezia (Stoccolma 1682 - Fredrikshald 1718)
Figlio di Carlo XI e di Ulrica Eleonora di Danimarca. Alla morte del padre aveva quindici anni, ma, dichiarato maggiorenne di lì a pochi mesi, salì subito sul trono. Proseguì dapprima nella politica del padre, ma l'alleanza offensiva tra la Danimarca, la Russia e la Sassonia-Polonia, con l'attacco contro Riga nel 1700, lo costrinse alla guerra. Obbligato alla pace il re di Danimarca, si rivolse contro i Russi, che furono battuti sanguinosamente a Narva (1700). Quindi batté Augusto il Forte e lo costrinse (1706) a rinunciare al trono di Polonia e a riconoscere re Stanislao Leszczynski. Nel 1707 iniziò la campagna contro Pietro il Grande, ma le dure condizioni climatiche decimarono il suo esercito. Sconfitto a Poltava (1709) e distrutti dai Russi i resti delle sue forze, si rifugiò in Turchia, dove si trattenne, nella speranza di un'alleanza militare con il sultano, fino al 1714. Ritornato in Svezia dopo una leggendaria cavalcata di quindici giorni, riprese (1718) la guerra contro la Danimarca in Norvegia, ma morì durante l'assedio alla fortezza di Fredrikshald. Carlo XII è ritenuto uno dei più singolari tattici dei suoi tempi, in specie per il modo come seppe concentrare l'impiego simultaneo o alternato dell'artiglieria, fanteria e cavalleria. Voltaire lo esalta nella Histoire de Charles XII.
Carlo Eugenio di Croy (Le Roeulx, 1651 – Tallinn, 30 gennaio 1702)
Egli proveniva da un'antica famiglia francese originaria della contea di Ponthieu in Piccardia, il cui nome compare su documenti della prima metà del XII secolo come nobili di Croy. Era figlio di Jacques Philippe de Croy, principe di Croy, signore di Roeulx, e di Jeanne, contessa Bronckhorst-Batenburg. Nel 1676 prese parte alla battaglia di Lund (4 dicembre), nell'ambito della guerra di Scania (1674 - 1679) dalla parte dei danesi. Successivamente combatté con successo con l'esercito imperiale austriaco contro i turchi nella guerra austro-turca dal 1688 al 1699 e prese parte alla liberazione di Vienna (1683) e nel 1688 alla liberazione di Belgrado. Per i servigi resi fu promosso feldmaresciallo.
Nel 1697 passò al servizio dello zar Pietro il Grande e fu nominato comandante in capo dell'armata russa in Livonia. Il 20 novembre 1700 comandò le truppe russe nella battaglia di Narva contro gli svedesi di Carlo XII subendo una pesante sconfitta. Catturato dal nemico, morì prigioniero di guerra a Tallinn.
Le guerre del Nord
L'invasione della Russia da parte di Carlo XII di Svezia fu il primo tentativo di una grande potenza europea di invadere quella nazione.
All'inizio della campagna, nel 1700, la Svezia era all'apice della sua gloria imperiale. Le campagne dell'inizio del XVII secolo avevano aggiunto la Finlandia, la Carelia e l'Ingria ai domini svedesi, tutti territori che circondano la costa settentrionale del Golfo della Finlandia.
Le campagne di Gustavo Adolfo in Polonia e Lituania avevano garantito il controllo delle provincie baltiche alla Svezia, insieme alla vitale città commerciale di Riga. Per la fine della Guerra dei Trent'Anni, nel 1648, la Svezia controllava una serie di possedimenti isolati lungo la costa meridionale del Mar Baltico che garantivano forti benefici finanziari. Durante l'ultima parte del XVII secolo,l'obiettivo politico e militare della corona svedese era il mantenimento del proprio "impero". A questo scopo la nazione costituì un esercito e una marina militare sproporzionati rispetto alle proprie dimensioni, sostenuti da un impressionante amministrazione militare.
Sotto il Regno di Carlo X e Carlo XI, l'impero fu mantenuto con grande beneficio finanziario della nazione: il Mar Baltico era visto come un lago svedese e i dazi sul commercio garantivano la prosperità dei mercati svedesi. Ma il mantenimento dell'impero non fu conseguito senza suscitare inimicizie nei vicini. La Danimarca, tradizionale nemico della Svezia, era preoccupata dalla striscia di possedimenti svedesi, come Brema e Verden, che si stendeva lungo il suo confine meridionale e desiderava rinnovare la rivendicazione del proprio diritto al Ducato di Holstein, un protettorato svedese. Oltre all'ostilità danese, la Svezia doveva guardarsi anche da Augusto II, Elettore di Sassonia, il quale, una volta divenuto anche re di Polonia, aveva ereditato le rivendicazioni polacche sui propri territori perduti in Livonia. Infine, nel 1689, il giovane Zar Pietro I strappò il controllo dello stato russo alla reggente Sofia. La sua nazione era considerata una terra quasi barbarica e chiusa in sè stessa, tagliata fuori dal resto d'Europa. Questo spinse il giovane Zar a proclamare, dopo pochi anni, una politica di forte "occidentalizzazione". Era solo una questione di tempo prima che decidesse di realizzare il proprio sogno di conquistare una porta verso ovest, attraverso il Mar Baltico. Poichè il territorio svedese impediva alla Russia l'accesso al mare, il conflitto appariva inevitabile.
Alla morte di Carlo XI, nel 1697, salì al trono di Svezia il figlio Carlo XII, alla giovane età di 15 anni. I vicini della svezia videro questa successione come un opportunità di smembrare l'impero svedese e dividerne le spoglie pertinenti nelle proprie rispettive sfere d'influenza.
Un'alleanza fu così formata tra Russia, Danimarca e Polonia-Sassonia e furono stesi piani operativi che vennero ben presto attuati: nell'aprile del 1700, i Danesi invasero lo Schlewig e l'Holstein; due mesi dopo, i Polacchi strinsero d'assedio Riga e, più tardi, nella stessa stagione, lo Zar Pietro guidò una armata nella Livonia svedese ad assediare la città di Narva.
Nessuno, tra gli alleati, si aspettava che il giovane monarca fosse in grado di reagire con efficacia. Ma Carlo XII non aveva alcuna intenzione di rimanere fermo ad osservare il disfacimento del suo regno per mano nemica. Sul finire di giugno, guidò personalmente una invasione della Zelanda che costrinse i Danesi a chiedere la pace, ratificata il 18 agosto. Entro ottobre,aveva già trasportato un'armata in Livonia e, il 30 novembre, si preparava ad affrontare un'armata russa che assediava la città di Narva.
La Battaglia
Il 30 novembre 1700 (20 novembre nel calendario di transizione svedese), Carlo XII schierò i suoi 8.000 uomini (altri 2.500 uomini della guarnigione cittadina avrebbero preso parte alla battaglia in una fase successiva) di fronte all'assediante esercito russo che contava un numero di effettivi compreso tra i 34.000 e i 40.000 soldati.
L'esercito svedese era comandato personalmente da Carlo XII, assistito dal generale Carl Gustav Rehnskiöld, mentre le forze russe erano inizialmente comandate dallo Zar Pietro coadiuvato da Carlo Eugenio Conte de Croy. Alla notizia dell'esito dei combattimenti avvenuti nelle gole di Pyäjöggi, lo zar Pietro I abbandonò precipitosamente il campo ed affidò il comando dell'armata russa al duca Carlo Eugenio di Croy, un nobile olandese al servizio dei russi. Sfortunatamente Croy non conosceva la lingua russa e di conseguenza aveva molte difficoltà ad impartire gli ordini agli ufficiali russi. A ciò si aggiunga che egli non condivideva il modo con il quale l'esercito russo si era schierato di fronte a Narva: con un lavoro di settimane le truppe russe avevano eretto un doppio muro dinnanzi alla città. La fortificazione si estendeva verso est di fronte alla guarnigione della città assediata e verso ovest fronteggiava un eventuale attacco di truppe esterne con trincee e fossati dotati di pali appuntiti mentre gli accampamenti stavano nel mezzo.
Lo Zar confidava molto sul fatto che i suoi comandanti non si sarebbero lasciati scappare il successo in battaglia e presumeva che Carlo non avrebbe mai attaccato immediatamente le sue forze ben fortificate e per giunta di numero superiore. Eppure, alcune interpretazioni storiche vedono la partenza dello Zar dal campo di Narva nei giorni appena antecedenti la battaglia addirittura come un atto di codardia. Tuttavia, alcuni studiosi ritengono questa accusa priva di fondamento, come noto lo Zar Pietro si era esposto fisicamente al pericolo molte volte in passato per poter considerare la sua partenza da Narva come un atto di vigliaccheria.
Tornando alla battaglia, per gran parte della giornata, una tormenta inghiottì entrambi gli eserciti, rendendo impossibili gli attacchi. Tuttavia, a mezzogiorno, la direzione del venti era cambiata e la tempesta di neve soffiava direttamente negli occhi dei russi. Carlo XII vide quindi un'opportunità da cogliere immediatamente e fece avanzare il suo esercito sotto la "protezione" del meteo diviso in due parti, verso nord e verso sud, per aggirare dall'interno i russi: l'attacco iniziò verso le due del pomeriggio. Le cannonate svedesi distrussero le truppe nemiche nelle trincee mentre quelle russe non riuscivano a raggiungere il bersaglio a causa del forte vento contrario. In meno di mezz’ora nel trinceramento russo regnò il caos. L'armata russa divenne un solo mucchio disordinato di soldati, la maggior parte dei reggimenti si erano letteralmente sciolti e gli esperti combattenti svedesi ebbero presto ragione delle inesperte reclute russe disperdendole nelle direzioni nord e sud. Presi dal panico, i combattenti russi iniziarono una caotica e drammatica fuga: cercarono scampo fuggendo verso ovest attraverso l'unico ponte esistente che però collassò portando con sè moltissime vite.
Le perdite
Tratto da "Storia dell'impero russo compilata dal cav. Compagnoni" - 1829
"Questa in la famosa battaglia di Narva, che costò circa ventimila uomini ai Russi, e soli duemila agli Svedesi. Gli Svedesi poi guadagnarono 145 cannoni, 28 mortai, 151 bandiere, 20 stendardi e 6 paia di timballi: oltre ciò tutte le tende del campo, la cassa militare, e grande quantità di provvigioni da bocca e da guerra."
Le conseguenze
In due brevi campagne, si guadagnò la reputazione di abile comandante e aveva restaurato la traballante dominazione svedese. Apertamente sprezzante della capacità dimostrate dai Russi a Narva, Carlo non si impegnò nello sfruttamento del suo iniziale successo, concedendo al nemico la possibilità di recuperare. Invece, stanziato un presidio in Livonia, lanciò la sua armata contro la Polonia, in una campagna che si proponeva l'obiettivo finale esplicito di deporre Augusto II. Come Gustavo, Carlo XII scoprì di poter sconfiggere militarmente i Polacchi in ogni occasione, ma imporre alla Polonia una soluzione politica favorevole e duratura era una questione del tutto diversa.
Per sei anni, le sue truppe marciarono e contromarciarono in lungo e in largo in Polonia, vincendo battaglie a Riga (1701), Kliszow(1702), Polotsk e Thorn(1703), Lemberg e Punitz(1704), Grodno(1705) e Fraustadt(1706). Augusto fu deposto e Stanislao Leszczynski posto sul trono polacco, ma avrebbe potuto rimanerci solo con il sostegno delle armi svedesi.
Nel 1705 fu conclusa una pace tra Polonia e Svezia che assicurava il passaggio del commercio polacco attraverso il porto svedese di Riga e garantiva l'isolamento politico della Russia.
Dopo la battaglia di Fraustad(1706), dove un armata sassone che stava invadendo la Polonia fu irrimediabilmente sconfitta, Carlo XII marciò con le sue truppe in Sassonia, obbligando Augusto a firmare il Trattato di Altranstadt, in cui augusto rinunciava alle sue pretese sul trono polacco e rompeva la sua alleanza con lo Zar Pietro. Carlo aveva costretto a ritirarsi dalla contesa due dei suoi tre nemici, poteva ora concentrare la propria attenzione sul terzo:la Russia. Ma per tutta la durata di questo lungo conflitto, la Svezia non potè contare sull’appoggio del suo grande alleato si sempre, la Francia, impegnata su altri fronti in un susseguirsi di conflitti. Nonostante le numerose vittorie conseguite dal suo esercito, Carlo XII venne attirato all’interno della Russia, dove subì una pesante sconfitta nel 1709 a Poltava, ad opera dell’esercito russo. La sconfitta degli svedesi diede coraggio ad altri loro avversari: la Prussia, la Sassonia e l’Inghilterra. Carlo XII morì in battaglia nel 1718 sotto le mura di Frederiksdal. Le paci di Stoccolma (1720) e di Nystadt posero fine al conflitto: la Russia ottenne l’annessione della Livonia, dell’Estonia, della Carelia e di parte della Finlandia; la Prussia ottenne la Pomerania, mentre la Danimarca ricevette lo Schleswig e l’Hannover.
La Svezia perdette il suo ruolo di grande potenza europea, passando in secondo piano, mentre iniziava ad affacciarsi alla ribalta della storia una nuova grande potenza: la Russia dello Zar Pietro il Grande.
Carlo XII re di Svezia (Stoccolma 1682 - Fredrikshald 1718)
Figlio di Carlo XI e di Ulrica Eleonora di Danimarca. Alla morte del padre aveva quindici anni, ma, dichiarato maggiorenne di lì a pochi mesi, salì subito sul trono. Proseguì dapprima nella politica del padre, ma l'alleanza offensiva tra la Danimarca, la Russia e la Sassonia-Polonia, con l'attacco contro Riga nel 1700, lo costrinse alla guerra. Obbligato alla pace il re di Danimarca, si rivolse contro i Russi, che furono battuti sanguinosamente a Narva (1700). Quindi batté Augusto il Forte e lo costrinse (1706) a rinunciare al trono di Polonia e a riconoscere re Stanislao Leszczynski. Nel 1707 iniziò la campagna contro Pietro il Grande, ma le dure condizioni climatiche decimarono il suo esercito. Sconfitto a Poltava (1709) e distrutti dai Russi i resti delle sue forze, si rifugiò in Turchia, dove si trattenne, nella speranza di un'alleanza militare con il sultano, fino al 1714. Ritornato in Svezia dopo una leggendaria cavalcata di quindici giorni, riprese (1718) la guerra contro la Danimarca in Norvegia, ma morì durante l'assedio alla fortezza di Fredrikshald. Carlo XII è ritenuto uno dei più singolari tattici dei suoi tempi, in specie per il modo come seppe concentrare l'impiego simultaneo o alternato dell'artiglieria, fanteria e cavalleria. Voltaire lo esalta nella Histoire de Charles XII.
Carlo Eugenio di Croy (Le Roeulx, 1651 – Tallinn, 30 gennaio 1702)
Egli proveniva da un'antica famiglia francese originaria della contea di Ponthieu in Piccardia, il cui nome compare su documenti della prima metà del XII secolo come nobili di Croy. Era figlio di Jacques Philippe de Croy, principe di Croy, signore di Roeulx, e di Jeanne, contessa Bronckhorst-Batenburg. Nel 1676 prese parte alla battaglia di Lund (4 dicembre), nell'ambito della guerra di Scania (1674 - 1679) dalla parte dei danesi. Successivamente combatté con successo con l'esercito imperiale austriaco contro i turchi nella guerra austro-turca dal 1688 al 1699 e prese parte alla liberazione di Vienna (1683) e nel 1688 alla liberazione di Belgrado. Per i servigi resi fu promosso feldmaresciallo.
Nel 1697 passò al servizio dello zar Pietro il Grande e fu nominato comandante in capo dell'armata russa in Livonia. Il 20 novembre 1700 comandò le truppe russe nella battaglia di Narva contro gli svedesi di Carlo XII subendo una pesante sconfitta. Catturato dal nemico, morì prigioniero di guerra a Tallinn.
Le guerre del Nord
L'invasione della Russia da parte di Carlo XII di Svezia fu il primo tentativo di una grande potenza europea di invadere quella nazione.
All'inizio della campagna, nel 1700, la Svezia era all'apice della sua gloria imperiale. Le campagne dell'inizio del XVII secolo avevano aggiunto la Finlandia, la Carelia e l'Ingria ai domini svedesi, tutti territori che circondano la costa settentrionale del Golfo della Finlandia.
Le campagne di Gustavo Adolfo in Polonia e Lituania avevano garantito il controllo delle provincie baltiche alla Svezia, insieme alla vitale città commerciale di Riga. Per la fine della Guerra dei Trent'Anni, nel 1648, la Svezia controllava una serie di possedimenti isolati lungo la costa meridionale del Mar Baltico che garantivano forti benefici finanziari. Durante l'ultima parte del XVII secolo,l'obiettivo politico e militare della corona svedese era il mantenimento del proprio "impero". A questo scopo la nazione costituì un esercito e una marina militare sproporzionati rispetto alle proprie dimensioni, sostenuti da un impressionante amministrazione militare.
Sotto il Regno di Carlo X e Carlo XI, l'impero fu mantenuto con grande beneficio finanziario della nazione: il Mar Baltico era visto come un lago svedese e i dazi sul commercio garantivano la prosperità dei mercati svedesi. Ma il mantenimento dell'impero non fu conseguito senza suscitare inimicizie nei vicini. La Danimarca, tradizionale nemico della Svezia, era preoccupata dalla striscia di possedimenti svedesi, come Brema e Verden, che si stendeva lungo il suo confine meridionale e desiderava rinnovare la rivendicazione del proprio diritto al Ducato di Holstein, un protettorato svedese. Oltre all'ostilità danese, la Svezia doveva guardarsi anche da Augusto II, Elettore di Sassonia, il quale, una volta divenuto anche re di Polonia, aveva ereditato le rivendicazioni polacche sui propri territori perduti in Livonia. Infine, nel 1689, il giovane Zar Pietro I strappò il controllo dello stato russo alla reggente Sofia. La sua nazione era considerata una terra quasi barbarica e chiusa in sè stessa, tagliata fuori dal resto d'Europa. Questo spinse il giovane Zar a proclamare, dopo pochi anni, una politica di forte "occidentalizzazione". Era solo una questione di tempo prima che decidesse di realizzare il proprio sogno di conquistare una porta verso ovest, attraverso il Mar Baltico. Poichè il territorio svedese impediva alla Russia l'accesso al mare, il conflitto appariva inevitabile.
Alla morte di Carlo XI, nel 1697, salì al trono di Svezia il figlio Carlo XII, alla giovane età di 15 anni. I vicini della svezia videro questa successione come un opportunità di smembrare l'impero svedese e dividerne le spoglie pertinenti nelle proprie rispettive sfere d'influenza.
Un'alleanza fu così formata tra Russia, Danimarca e Polonia-Sassonia e furono stesi piani operativi che vennero ben presto attuati: nell'aprile del 1700, i Danesi invasero lo Schlewig e l'Holstein; due mesi dopo, i Polacchi strinsero d'assedio Riga e, più tardi, nella stessa stagione, lo Zar Pietro guidò una armata nella Livonia svedese ad assediare la città di Narva.
Nessuno, tra gli alleati, si aspettava che il giovane monarca fosse in grado di reagire con efficacia. Ma Carlo XII non aveva alcuna intenzione di rimanere fermo ad osservare il disfacimento del suo regno per mano nemica. Sul finire di giugno, guidò personalmente una invasione della Zelanda che costrinse i Danesi a chiedere la pace, ratificata il 18 agosto. Entro ottobre,aveva già trasportato un'armata in Livonia e, il 30 novembre, si preparava ad affrontare un'armata russa che assediava la città di Narva.
La Battaglia
Il 30 novembre 1700 (20 novembre nel calendario di transizione svedese), Carlo XII schierò i suoi 8.000 uomini (altri 2.500 uomini della guarnigione cittadina avrebbero preso parte alla battaglia in una fase successiva) di fronte all'assediante esercito russo che contava un numero di effettivi compreso tra i 34.000 e i 40.000 soldati.
L'esercito svedese era comandato personalmente da Carlo XII, assistito dal generale Carl Gustav Rehnskiöld, mentre le forze russe erano inizialmente comandate dallo Zar Pietro coadiuvato da Carlo Eugenio Conte de Croy. Alla notizia dell'esito dei combattimenti avvenuti nelle gole di Pyäjöggi, lo zar Pietro I abbandonò precipitosamente il campo ed affidò il comando dell'armata russa al duca Carlo Eugenio di Croy, un nobile olandese al servizio dei russi. Sfortunatamente Croy non conosceva la lingua russa e di conseguenza aveva molte difficoltà ad impartire gli ordini agli ufficiali russi. A ciò si aggiunga che egli non condivideva il modo con il quale l'esercito russo si era schierato di fronte a Narva: con un lavoro di settimane le truppe russe avevano eretto un doppio muro dinnanzi alla città. La fortificazione si estendeva verso est di fronte alla guarnigione della città assediata e verso ovest fronteggiava un eventuale attacco di truppe esterne con trincee e fossati dotati di pali appuntiti mentre gli accampamenti stavano nel mezzo.
Lo Zar confidava molto sul fatto che i suoi comandanti non si sarebbero lasciati scappare il successo in battaglia e presumeva che Carlo non avrebbe mai attaccato immediatamente le sue forze ben fortificate e per giunta di numero superiore. Eppure, alcune interpretazioni storiche vedono la partenza dello Zar dal campo di Narva nei giorni appena antecedenti la battaglia addirittura come un atto di codardia. Tuttavia, alcuni studiosi ritengono questa accusa priva di fondamento, come noto lo Zar Pietro si era esposto fisicamente al pericolo molte volte in passato per poter considerare la sua partenza da Narva come un atto di vigliaccheria.
Tornando alla battaglia, per gran parte della giornata, una tormenta inghiottì entrambi gli eserciti, rendendo impossibili gli attacchi. Tuttavia, a mezzogiorno, la direzione del venti era cambiata e la tempesta di neve soffiava direttamente negli occhi dei russi. Carlo XII vide quindi un'opportunità da cogliere immediatamente e fece avanzare il suo esercito sotto la "protezione" del meteo diviso in due parti, verso nord e verso sud, per aggirare dall'interno i russi: l'attacco iniziò verso le due del pomeriggio. Le cannonate svedesi distrussero le truppe nemiche nelle trincee mentre quelle russe non riuscivano a raggiungere il bersaglio a causa del forte vento contrario. In meno di mezz’ora nel trinceramento russo regnò il caos. L'armata russa divenne un solo mucchio disordinato di soldati, la maggior parte dei reggimenti si erano letteralmente sciolti e gli esperti combattenti svedesi ebbero presto ragione delle inesperte reclute russe disperdendole nelle direzioni nord e sud. Presi dal panico, i combattenti russi iniziarono una caotica e drammatica fuga: cercarono scampo fuggendo verso ovest attraverso l'unico ponte esistente che però collassò portando con sè moltissime vite.
Le perdite
Tratto da "Storia dell'impero russo compilata dal cav. Compagnoni" - 1829
"Questa in la famosa battaglia di Narva, che costò circa ventimila uomini ai Russi, e soli duemila agli Svedesi. Gli Svedesi poi guadagnarono 145 cannoni, 28 mortai, 151 bandiere, 20 stendardi e 6 paia di timballi: oltre ciò tutte le tende del campo, la cassa militare, e grande quantità di provvigioni da bocca e da guerra."
Le conseguenze
In due brevi campagne, si guadagnò la reputazione di abile comandante e aveva restaurato la traballante dominazione svedese. Apertamente sprezzante della capacità dimostrate dai Russi a Narva, Carlo non si impegnò nello sfruttamento del suo iniziale successo, concedendo al nemico la possibilità di recuperare. Invece, stanziato un presidio in Livonia, lanciò la sua armata contro la Polonia, in una campagna che si proponeva l'obiettivo finale esplicito di deporre Augusto II. Come Gustavo, Carlo XII scoprì di poter sconfiggere militarmente i Polacchi in ogni occasione, ma imporre alla Polonia una soluzione politica favorevole e duratura era una questione del tutto diversa.
Per sei anni, le sue truppe marciarono e contromarciarono in lungo e in largo in Polonia, vincendo battaglie a Riga (1701), Kliszow(1702), Polotsk e Thorn(1703), Lemberg e Punitz(1704), Grodno(1705) e Fraustadt(1706). Augusto fu deposto e Stanislao Leszczynski posto sul trono polacco, ma avrebbe potuto rimanerci solo con il sostegno delle armi svedesi.
Nel 1705 fu conclusa una pace tra Polonia e Svezia che assicurava il passaggio del commercio polacco attraverso il porto svedese di Riga e garantiva l'isolamento politico della Russia.
Dopo la battaglia di Fraustad(1706), dove un armata sassone che stava invadendo la Polonia fu irrimediabilmente sconfitta, Carlo XII marciò con le sue truppe in Sassonia, obbligando Augusto a firmare il Trattato di Altranstadt, in cui augusto rinunciava alle sue pretese sul trono polacco e rompeva la sua alleanza con lo Zar Pietro. Carlo aveva costretto a ritirarsi dalla contesa due dei suoi tre nemici, poteva ora concentrare la propria attenzione sul terzo:la Russia. Ma per tutta la durata di questo lungo conflitto, la Svezia non potè contare sull’appoggio del suo grande alleato si sempre, la Francia, impegnata su altri fronti in un susseguirsi di conflitti. Nonostante le numerose vittorie conseguite dal suo esercito, Carlo XII venne attirato all’interno della Russia, dove subì una pesante sconfitta nel 1709 a Poltava, ad opera dell’esercito russo. La sconfitta degli svedesi diede coraggio ad altri loro avversari: la Prussia, la Sassonia e l’Inghilterra. Carlo XII morì in battaglia nel 1718 sotto le mura di Frederiksdal. Le paci di Stoccolma (1720) e di Nystadt posero fine al conflitto: la Russia ottenne l’annessione della Livonia, dell’Estonia, della Carelia e di parte della Finlandia; la Prussia ottenne la Pomerania, mentre la Danimarca ricevette lo Schleswig e l’Hannover.
La Svezia perdette il suo ruolo di grande potenza europea, passando in secondo piano, mentre iniziava ad affacciarsi alla ribalta della storia una nuova grande potenza: la Russia dello Zar Pietro il Grande.
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källa: Le grandi battaglie della storia secondo Luca |