martedì 10 aprile 2012

Quando c´è la salute, c`è tutto...


Oggi Pasquetta, quindi gita fuori porta, una corsa in macchina, sulla braccianese fino ai boschi di Tolfa dove si trova il "Casale dell`Acqua Bianca".
Il cancello di accesso è su una curva e anche se la strada è poco trafficata occorre comunque prestare attenzione, specie se si sta salendo da Allumiere. Il cancello  è chiuso, dobbiamo aprirlo noi...  ci affrettiamo a richiuderlo dopo essere transitati con la macchina, altrimenti le mucche al pascolo scappano! Lo sterrato segue in parte il fosso dell'Acqua Bianca,  il suono cristallino dell`acqua  mi ricorda che siamo in primavera inoltrata. Il posto è bellissimo, sia sotto il profilo naturalistico che per l'architettura il casale del 1400 è bellissimo, unico nel suo genere. Il ristorante è situato in mezzo ad un bosco di castagni e faggi. Introno al casale c`è un grande prato dove i bambini,sembrano vogliano correre all'infinito.
Malgrado sembriamo sette tipi poco raccomandabili compreso il cane dall`aspetto non propio socievole, il figlio della propietara ci accoglie con calore e mentre unisce due tavoli ci consiglia di inziare con un antipasto a base di bruschette ai funghi porcini,bruschetta di lardo,formaggi locali di pecora,salciccie (di fegato...) di loro produzione,naturalmente tutto condito con olio d`oliva fresco di frantoio.
Vado in bagno, e mi misuro la glicemia, (valore alle stelle...) Uscendo dimentico di chiudere la porta, qualcuno grida:" haoo ma che abbiti (con 2B) al colosseoOO..." Decido di saltare sia gli antipasti sia i primi, ed opto per l` Acquacotta tolfetana. Che cos`è? 
Lo dice anche il nome: niente è più povero dell'acquacotta! Un tempo considerato "mangiare da bifolco", oggi emblema della cucina legata al territorio dei monti di Tolfa si tratta di una zuppa di erbe che cambia continuamente seguendo il ritmo delle stagioni.
Oggi mi hanno assicurato di aver usato solamente erbe selvatiche e un battuto (leggero...) di maiale casareccio. C´erano anche i germogli di tamaro (Tamus communis L.)  abbondantissimi asparagi selvatici e tanta,tanta mentuccia. Ho apprezzato la gentilezza del ragazzo che mi ha offerto un bicchiere di vino da abbinare con la Trista, visto il mio precedente rifiuto a ordinarlo per motivi di guida.
A proposito, questa zuppa si chiama anche "Trista."Insomma ho mangiato "la trista" e il valore glicemico questa sera è sceso a volori piú rassicuranti.Insomma;" quando c´è la salute, c`è tutto..."
(vagabondo)
Trista
Se chiama trista e è triste come me.
'N po' d'acqua e sale dentro 'na piletta.
ajo e mentuccia e, dopo ch'è bollita,
se 'mpaneno du' fette de bruschetta.
(Ettore Pierettori, poeta tolfetano)





Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.