venerdì 11 luglio 2014

"Integrazione o pacifica convivenza...?"

Quando arrivai in Svezia avevo la senzazione che mi sarei integrato in poco tempo.Questo stato d`animo mi dava una specie d´ebbrezza come dopo aver preso “una sbornia” per intenderci.
Dopo qualche mese andai da un medico e capii tutte le sue indicazioni, la burocrazia non mi faceva paura ottenni il numero personale in un batter d`occhio. Facevo la spesa dove la facevano gli svedesi e per bere un “svensk kaffe” andavo nelle kaffetterie. Insomma avevo capito le “loro” abitudini e potendomi esprimere in svedese con poche frasi basilari  mi sembrava sufficiente per sentirmi integrato in quel grande paesone che era Stoccolma a metà degli anni sessanta.

Dopo appena un anno dovetti ricredermi e capii che per noi tutti immigrati sarebbe stato inpossibile integrarsi completamente, perchè i nostril sogni, pensieri,incazzature, parole d´amore sarebbero sempre state in italiano. 
Potendo scegliere avrei sempre optato per il prociutto di Parma e spaghetti con pomodorini e basilico e mai per la "svensk skinka e johnson frestelse."

Non capii mai i loro giochi di parole (vitsar) con diverse sfumature (nyanser) ma sopratutto capii che non saremmo mai stati accettati pienamente dagli svedesi che ancora oggi guardano gli immigrati con sospetto.

A questo punto capii che non sarebbe servito a niente avere un diploma o una laurea. Certamente facilitò il processo iniziale ma non fu possible andare oltre questo primo stadio che non chiamerei nemmeno integrazione ma “convivenza pacifica” tra persone che si rispettano, anche se ognuno crederà sempre di essere superiore all`altro per il modo di interpretare la vita, per educazione ricevuta, per cultura,  arte e storia.

Non metto in dubbio che il matrimonio (o convivenza che sia) con con una/o svedese aiuta sicuramente, ma per tutta la vita si resterà comunque un diverso, nonostante l'amore incondizionato del partner. 

La lingua resterà un ostacolo insormontabile per la spontaneità dei sentimenti. 
Quando parliamo in svedese addirittura combiamo il nostro timbro di voce ed anche la gestualità è differente per le due lingue. In un filmato fatto al lavoro qualche anno fa stentai a riconoscermi.

Agli inizi questa realtà sarà dura da accettare per tutti, dopo capiremo che ”accettare”  è la nostra unica arma per poter vivere tranquillamente il resto della nostra vita in un paese così diverso dal nostro dove grazie a Dio molte cose funzionano meglio.


Unico neo sará sempre questa piccola spina piantata nel cuore che ci farà tanto male! E che lo vogliate o no non potremmo mai più togliere. Nemmeno tornando in Italia per colpa delle esperienze negative o positive  che avremmo fatto in questa terra le quali cambieranno totalmente il nostro modo di pensare, di agire, di vedere le cose tanto che non ci sentiremo mai più a casa nostra, da nessuna parte...!!!
(FoF)





Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.