Due settimane fa
al supermercato ho incontrato un ragazzo italiano. Paolo, un ragazzo gentile e molto
cortese, ma anche spiritoso, ed io ci scambio volentieri qualche parola.
Quel giorno era particolarmente
sorridente ed entusiasta mi dice: “Franco sai, mi sposo”.
“Veramente? -dico
io- Evviva, questa si che è una notiziona, la tua ragazza si trasferisce qui in
Svezia allora?”
“No - fa lui- lei
ha un buon lavoro in Italia e qui non sarebbe facile trovare un lavoro
altrettanto qualificato e stabile, poi dovrebbe studiare lo svedese…”
“Allora tornerai
tu in Italia?”
“No, per il
momento ho ancora un contratto qui in Svezia -dice lui- ci vedremo nei fini
settimana e tutte le volte che potremo prenderci qualche giorno di ferie….finchè
io non troverò un lavoro in Italia. Ma per il momento in Italia la vedo dura”
Devo aver fatto
una brutta faccia quando pensavo:" Non funzionerà, sarà difficile, si vedranno
poco, non potranno gettare alcuna base per il futuro."
Paolo forse coglie al volo i miei pensieri, si stringe nelle spalle, e sorridendo mi dice:
Paolo forse coglie al volo i miei pensieri, si stringe nelle spalle, e sorridendo mi dice:
“Propio così
Franco, abbiamo deciso che ci sposiamo, poi si vedrà”
É una
vera follia, però l`idea mi piace.
Penso a questa
generazione figli della precarietà, vivono all’estero e sono precari
all’estero. Oggi il contratto c’è, domani chissà, oggi sono qui, domani chissà.
Paolo però ama la
sua ragazza e ha deciso di sposarla.
Ma si Paolo
fregatene di quello che sarà.
Oggi ho visto su
Facebook le loro foto, lui in evidente inbarazzo per colpa della cravatta che
non ha mai portato, lei con un taieur rosa molto carino, nella bella sala
municipale della loro città, circondati da parenti e amici.
Bellissimi e
raggianti.
Auguri Paolè,
auguri di cuore….