mercoledì 28 agosto 2013

"Gli svedesi dei palazzoni."


L’invito è arrivato nella maniera più svedese possibile, un foglio A4 infilato nella cassetta delle lettere. L’evento si sarebbe svolto un sabato pomeriggio, nel piccolo parco del condominio dove abito. Ho  deciso quindi di accettare. “Perché no?” mi sono detto. E così il pomeriggio dell’appuntamento sbirciando dalla finestra ho atteso che I primi temerari si avviassero verso il luogo convenuto. Fatti pochi metri a piedi, girando l’angolo dello stabile, ho visto le panchine e i tavoli con le tovaglie svedesi (ossia a strisce giallo e blu) allestiti nel piccolo parco/giardino; poi ho notato bevande di ogni genere, dal caffè all’acqua, all’äppelcider, all’immancabile birra (leggera), lì a disposizione di tutti. Biscotti e dolcetti di vario genere facevano bella mostra di sé su un tavolo, mentre il nuovo barbecue in muratura, attendeva soltanto l’orario giusto per essere acceso.
Da parte mia ho contribuito al magna-magna generale con una bel salame tipo Napoli, che ho appoggiato sul tavolo, quindi tagliato e condiviso con i presenti. In pratica ho partecipato alla mia prima festa “a`la svedese” del condominio dove abito oramai da un paio d`anni. Come sono arrivato, le persone sedute al mio stesso  tavolo, gentilissime, si sono presentate. “Tjäna,Hej ! Jag heter Mikael och bor på trappa C.” (Ciao, salve, sono Mikael, abito all`interno C!“). Ciascuno dava le propie generalità e la posizione geografica, tanto per aiutare l’altro ad orientarsi. “Ti ho già visto, mi sembra, ma non ricordo dove” mi ha detto una signora dall’aria un pò annoiata. Poi di colpo è giunta l’illuminazione: “Aaaah sì, adesso ricordo. Sono tua dirimpettaia. Mi capita di spesso di guardare  verso le finestre di casa tua, ti vedo cucinare…!” Ma guarda un pò c`è anche quel bambino biondo e antipatico che abita nel mio stesso pianerottolo, come sempre mi guarda con fare circospetto, le faccio una smorfia facendo gli occhi da pazzo, scappa via inpaurito verso i numerosi bambini dei condonimi anche loro intervenuti alla festa: ce n’era di tutte le età, dai 2 agli 11 anni.
“Certo, è bella questa festa, è stata una bella idea organizzarla!” ha detto ”Mezzapinta” già mezzo ubriaco. “Eh sì, perché in queste tre palazzine siamo in tanti, ma praticamente non ci conosciamo,”gli ha fatto eco un altro, masticando un pezzo del mio salame... “ È vero Franco,ci si saluta, ci si sorride, ma poi finisce lì, non c’è un vero rapporto tra noi ed è un peccato!” ha aggiunto la signora Andersson con il suo solito sguardo languido da foca monaca.  Ma allora è vero, mi sono detto io, è proprio come mi sembrava: questi svedesi da condominio fanno più fatica di me a fare amicizia.
Non sono solo io che, a causa della mia leggendaria ritrosia verso gli estranei, ci metto anni per lasciarmi andare oltre a un “Ciao”. Qua sono tutti come me! Ciò da una parte conferma il mito dei svedesi riservati, chiusi, distanti. D’altra parte però, guardando la scena in cui ero inmerso, facevo fatica a pensare a gente fredda e poco sociale. Vedevo sorrisi a bizzeffe, mani e sguardi che s’incontravano, birre bevute assieme, sentivo risate comunitarie, udivo persone che non si erano mai viste prima tra loro, parlare come se si conoscessero da anni. Svedesi, asociali e gelidi? A quanto sembra l`altra sera, direi di no, dicevo tra me e me. Addirittura in più di una occasione sono stato avvicinato spontaneamente da alcuni condomini, che mi hanno fatto diverse domande su di me, con curiosità e vero interesse. Non c’era niente di formale o vuoto nel loro approccio, ma solo desiderio di conoscermi meglio. “Da quanto tempo sei in pensione? E dove lavoravi? Hai qualche nipotino? Ah sei italiano, che combinazione? Siamo stati in vacanza in Italia quest’estate. Roma, Napoli, che meraviglia! Quella macchina rossa al posteggio è tua, vero? C'avrei scommesso !” Ero senza parole, impressionato da tanta cordialità (fino a questo punto si spingevano i miei pregiudizi sugli svedesi dei palazzoni: fino a rimanere stupito dalla loro cordialità!).
All’inizio della festa, lo ammetto, mi sentivo rigido come uno stoccafisso norvegese, poi ho iniziato a rilassarmi. Ho cominciato, udite udite, a sentirmi a mio agio. Cose 'e pazze . Ho scoperto di vivere in un condominio piuttosto internazionale del quartiere: oltre ai svedesi provenienti da ogni parte della Svezia, ho incontrato una famiglia polacca ed una ungherese e non ricordo più bene quale altra nazionalità..
Verso le otto di sera, “stanco, ma felice”, mi sono deciso di tornare a casa. Ho salutato tutti con un sorriso e ricevuto indietro altrettanti sorrisi. Hej alla! God natt, tack för senaste, vi ses imorgon (Ciao a tutti, buonanotte, grazie dell’invito, ci vediamo domani).
Forse da questa esperienza, mi sono portato dietro la fine di una leggenda e il crollo di un mito inossidabile durato guasi mezzo secolo: "quello dei svedesi dei palazzoni," gelidi e inavvicinabili, peggio di quelli della villette!
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Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.