giovedì 21 luglio 2011

Vieni…

Voglio portarti in giro per Stoccolma. C`e un bel sole oggi che riscalda facendoci dimenticare tutto il gelo lasciato alle nostre spalle. Vieni allora, dammi la mano, fingiamo di non avere un passato, né un futuro, viviamo nel momento che poi non esiste in realtà. Ma forse potrebbe. Ci vuole coraggio per questo, ma non credo che ce l’abbiamo noi. Allora, ci vuole più coraggio ad abbandonare tutto quel che ci lega (e ci pesa) e a tuffarci nell’ignoto(armati solo di speranza), o a restare fermi nel presente sicuro e calmo (anche se stagnante)? Dunque, chi ce l’ha la risposta? Difficile, lo so, essere candidi. Ma vieni, voglio farti vedere Stoccolma da l`alto della Kaknastornet

Quando vai lassù,l’immensità della mia Stoccolma ti ipnotizza, e tu non sai da dove girarti perché è un tale spettacolo questo panorama, e il cuore ti fa un balzo nel petto, mentre cerchi d’ingoiare le lacrime che vogliono scorrerti giù sul viso quando provi ad afferrare il significato di tutto questo.
L’infinito dei poeti forse, la mia città adottiva. Te lo offre.

Dai vieni, perché sarebbe stato bello viverla con te questa esperienza. Restando solo per un pò, però, non per sempre, sai. Un viaggio, un soggiorno anche lungo, ma con quel biglietto di ritorno in tasca…Avanti, entriamo ad NK; guarda quei negozietti scintillanti, che carini, ma chi ci può comprare niente, vero? Prezzi alle stelle. Ma non importa, io le stelle ce le ho negli occhi, non vedo altro, perché tu ti specchi nel mio sguardo e mi basta così.

Voglio portarti in giro per la mia Stoccolma, girovagare per Djurgården calpestando quest`erba , verdissima.

Ci sarai a guardare la prima neve? Voglio portarti a Millesgården, farti vedere le mostre di artisti eccentrici e vibranti di passione, dove non capisci niente, ma non importa perché mi stringi sempre la mano. Seguimi ti porterò in mongolfiera per farti respirare l’emozione che può farti conquistare l’universo, se vuoi.Perché siamo a Stoccolma, e tutto è possibile. Quasi. Tutto, meno cambiare il passato.

Vieni guardiamo da lassù questa città, con che gioia accoglie noi tutti…Ma non per sempre, poi. Dopo, il richiamo del cuore ti strazia. Troppo tardi, credi? Non so. Ancora non so, anche dopo tutti questi anni, ma non pensiamoci.

Andiamo verso la periferia, entra nel mio mondo del mio sobborgo (förort), strade tranquille all’ombra di alberi adesso fioriti e pieni di vita (ma presto spogli che sembreranno morti, vorrei evitartelo); vieni la mia casa è vicina, alla fine di un lungo viale, diretto verso un posto dove una volta c’erano i sogni. Vieni…


lunedì 18 luglio 2011

Lucio Battisti, l’ultimo mito del Belpaese

Ho visto l’altra sera su Raidue un bel vintage su Lucio Battisti e mi sono accorto che Battisti è davvero l’ultimo mito italiano. Unisce le generazioni come nessuno dopo di lui, unisce da nord a sud, da destra a sinistra, élite e popolo, anima collettiva e intimità privata, canta un’epoca e ciascuna biografia.

Vorrei perciò ricordarlo in una veste strana, nel 150º dell’Italia unita, come il testimonial estremo dell’anima latina, italiana e mediterranea. Vorrei ricordarlo, pur nella sua ritrosia, come patriota dell’Italia estrema.
Abbiamo sempre rimosso una cosa: Lucio è un mito italiano ma solo italiano, non ha sfondato nel mondo, anche col suo trasloco a Londra il suo successo non fu tradotto. Restò nostrano, celestiale e provinciale, mitico e locale.

Battisti ci aiutò a riannodare i rapporti col nostro tempo, pur non amandolo, e con le nostre coetanee. Accompagnò i primi balli appassionati, tu chiamale se vuoi erezioni... Nell’epoca dell’invadenza del politico e del collettivo, evocò emozioni e mondi interiori; ci attaccammo a quelle storie d’amore per cantare le nostre e riabilitare l’universo a due in piena orgia da corteo.

Battisti fu il ponte fra il canto libero e la tradizione, fra leggerezza e intensità. Ci riportò nel nostro tempo a cavallo del mito, tra ritmi, parole e vestiti di quegli anni; dimostrò che si può essere romantici nell'epoca cinica della tecnica o nell’era ideologica della lotta armata.
Poi quella voce così diversa che ripara la gioventù dall'ingiuria del tempo e che ti fa volare...

mercoledì 6 luglio 2011

Il barbecue perfetto

Non è stato facile trovare il barbecue perfetto. Va be’, perfetto, insomma, sarebbe grandicello, a gas e (importantissimo) a buon prezzo. Ho fatto il giro dei negozi di, hem förbättring cioe’ quelli che vendono prodotti che hanno a che fare con la ristrutturazione e la decorazione della casa, soprattutto il super-store che si chiama, BAUHAUS un catena di magazzini che vende dalla pittura ai pavimenti alle cucine complete alle lampade per il soggiorno ai tagliaerba e le piantine, e anche le viti e le pile elettriche. Ci vado volentieri lì, c’è un aria di movimento, di costruzione, di cose nuove, di legno appena segato (infatti te lo tagliano come vuoi e lo stesso per le persiane), ti viene la voglia di rifarti la casa, che so, cambiare il rubinetto del lavandino del bagno, mettercene uno più moderno, alto, elegante e made in Italy. Ieri mentre facevo il traslocco la speranza mi rinasceva dentro, anche un pizzico di entusiasmo, mi sono sentito di nuovo scorrere addosso l’energia e la voglia di aggiustarmi il mio nuovo appartamentino, anche se è molto diverso sopratutto molto più piccolo della casa dove ho vissuto per 30_anni, dove i miei figli sono cresciuti e da cui non volevo andar via.

Una mia "vecchia" amica è venuta apposta dall`Italia per farmi compagnia in questi giorni di traslocco, così l`arredamento ha solamente due colori bianco e nero, secondo lei anche la mattonelle della doccia dovevano essere bianche e nere… per fortuna sono di un bel grigio-rosa, i lavandini, gli sportelli per la cucina, e sì,

le pareti della cucina dovevano essere pitturate di arancione invece sono di un bel Stockholmsvit (bianco Stoccolma). Comunque, eccomi qui a comprare stò benedetto barbecue, e ce ne sono dozzine, tra piccolissimi da mettere sul tavolo, a certi accidenti giganteschi e carissimi per quelli che si considerano grandi chef del barbecue e tramutano il giardino in una vera e propria cucina all’aperto (avevo dei vicini così).

Poi gli svedesi ci cucinano di tutto su quella madre-di-tutti-i-barbecue: bisteccone, costolette di maiale, polli interi, non solo semplici hamburgers e korv (salciccie) come facciamo noi.Va bè, molte volte ho fatto la pizza sul barbecue ed è sempre venuta una meraviglia, ma è un’altra storia.Confesso io sono rimasto italiano… un pò pigro per cucinare,il barbecue non lo userei mai.

Invece gli svedesi,attrezzi del mestiere belli e pronti,sembrano che non abbiano fatto mai altro in vita loro. Loro si mettono lì in piedi, di ottimo umore, una bella Pripps Blå
gelata in mano e girano la carne con smisurato amore, con lo sfondo musicale dei Flamingokvintetten mentre suonano per l`ennesima volta"Tintarella di Luna". Si sentono giustamente orgogliosi di un barbecue ben riuscito: cotti a perfezione i cheeseburgers oggi, no? Ma certo,e che sapore con il formaggio Cheddar sciolto sopra, il ketchup, un tocco di maionese, una puntina di Bostongurka una fetta di pomodoro o di cipolla se vuoi.
E poi i panini che devono essere morbidi, leggeri e capienti. Un po’ di pastasallad (insalata di pasta), il cocomero Greco comperato ad ICA di un bel rosso rubino, birra super-fredda Pripps Blå , panna e fragoline svedesi per il dessert, poi un bel tazzone di caffè (eh, sì,qui ci vuole quello svedese).
E, naturalmente, si pranza all’aperto anche se piove. Andiamo allora ad innaugurare questo appartamentino! Kära vänner… Viva il barbecue!

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.