martedì 18 maggio 2010

IKEA: La mia persecuzione…!


Io alla globalizazione non ci credo forse perchè c`è troppa America in giro, troppe scarpe Nike, troppa Ikea… Ikea per me è una persecuzione c`è anche a Roma: via Anagnina a due passi da casa mia, quando abitavo a Roma nell`altro secolo per fortuna ancora non c`era, nemmeno a Stoccolma a dire il vero l`hanno costruita poco dopo il mio arrivo,sempre nell`altro secolo e sempre vicino casa mia.
Quando sono stato a Roma l`ultima volta i miei parenti vedendo che mi annoiavo ed anche per torgliermi un pò da "le scatole" mi hanno detto: Vai a vedere Ikea è molto svedese sai…(mortaccivostri ho pensato io…) ebbene SI! confesso mi sono incuriosito e ci sono stato, arrivato in macchina ho subito notato che il parcheggio è gratuito. E’ nella filosofia di Ikea: tanti servizi, tante coccole ai clienti, costi contenuti… Entrate nel percorso guidato per il parcheggio. Basta seguire le frecce della segnaletica orizzontale… L´illusione di stare a Stoccolma dura poco, un inserviente mi indica un cortello con scritto sopra “ P-pieno” e mi invita gentilmente ad uscire.

All `uscita indovinate chi c’è …? l’immancabile parcheggiatore abusivo autorizzato (autorizzato dagli altri abusivi) che dice: “Dottó venga che c`è posto” Va bene. Proseguo secondo le sue indicazioni,facendo attenzione a due macchine che arrivano contro mano. Per uscire naturalmente la strada da fare è minore se esce si dall`entrata E’ questione di principio: la benzina costa. Quindi c’è sempre un romano contromano. Ma è anche questione di territorio: chi so’ sti cazzo de svedesi che comannano ‘a casa nostra?! Va bene. E’ Ikea Roma.

Il parcheggio si trova seguendo le indicazioni del parcheggiatore abusivo autorizzato. Se piove Ikea naturalmente fornisce all’ingresso del negozio di bustine trasparenti per contenere gli ombrelli bagnati ed evitare lo sgocciolamento in giro. A Roma per evitare che il romano distratto dimentichi la busta o ne faccia scorta per chessò uso di congelatore, il parcheggiatore abusivo autorizzato vi risparmia la fatica di cercare il sacchetto (si presume che voi siate passati già per i negozi Ikea sparsi in Italia, e siate quindi alla ricerca dei sacchetti: rinunciate, non li trovereste mai). Costo: Dottò faccia lei!

Mettiamo che non piove. Avrete guadagnato l’ingresso e cercate il posto per depositare il figliolo al seguito. Rinunciate: all’inizio c’era il servizio di baby sitting. Ora non c’è più: i bimbi romani saltano, rotolano, si moltiplicano, si rompono e i genitori chiedono i danni. Se non avete figli, cercherete matite e metro di carta. Rinunciateci: prima di voi è passata la famiglia Scortichini che ha bisogno di matite in quantità industriale. Comincia il giro. Ci sono le stesse frecce orizzontali del percorso parcheggio. E’ inutile: cercate di orientarvi seguendo i cartelli affissi al soffito, che indicano i settori. Se c’è contromano in auto, immaginate a piedi.

I settori più belli sono quelli dell’abitazione tipo, dei divani, delle cucine e delle camere da letto. Nel primo troverete la classica famiglia composta da suocera, suocero, giovane coppia con quattro bambini, zia e zio, nipoti e amici degli zii che guardano con aria di superiorità la gigantografia di un fichetto svedese che tutto sorridente dice: “Vieni a vedere la mia casa, io vivo in 30 meri quadrati”. E nei trenta metri sono compresi camera da letto, soggiorno, salotto, cucina, bagno e studio con un intricato sistema di armadi a muro e soppalchi. La famiglia allargata, che vive tutta nella stessa casa di 30 metri quadrati ,passa oltre.

Nel reparto divani, Ikea dà il meglio di sé nella dimostrazione della resistenza dei suoi prodotti: può resistere un divano letto alla pressione di quattro bimbi più nonna che è ”stracca morta” e je gira ‘la brocca?! può! Nel reparto cucine scoprirete che i romani hanno bisogno di un miliardo di scomparti per tutte le conserve che si producono mediamente in una famiglia.

Nel reparto camere da letto i romani non si soffermano: manca lo stile barocco roccocò in vero truciolato laccato del finto stile impero che si usava a Venezia ai tempi del doge. Il vostro giro ovviamente prosegue sempre tra la transumanza pluridirezionale. E in tutta questa “ammucchiata”vi accorgerete che lo svedese, sì i termini svedesi sono molto simili a certi termini italiani. Che ne so: il divano Klippàn è come il flipper,lampa "è na lampadina" e così via…

Vi siete stancati? avete fame? c’è il ristorante. A Stoccolma troverete tavoli da otto dove sono sedute due persone, o quattro che tra loro non si conoscono. A Roma troverete due tavoli da otto opportunamente accostati per far spazio alla famiglia. Troverete che l’angolo dei condimenti e accessori ha oliera e acetiera legate con lo spago al carrello, così come il cavatappi. E lo spago non è un filo continuo, ma una cordicella con una serie di nodi, perché lo spago si taglia, lo strumento si porta a tavola e, se va bene, si riporta al carrello e si riannoda. A Stoccoma vedrete una fila ordinata. A Roma nonostante le transenne c’è sempre l’ingorgo in un punto: quello delle posate. Non chiedetemi il perché. A Stoccolma ci sono i vassoi. Anche a Roma, ma a Roma hanno aggiunto il carrello stile areoporto: potrete inserire i vassoi ben impilati per tutta la famiglia che occupa i due tavoli da otto accostati.

Dopo pranzo viene il bello. C’è il mercato. Si scende al piano terra. Quella scritta enorme che campeggia (mercato) è un’istigazione a delinquere per i romani. Se non vi siete mai accostati a un mercato romano non potete capire. Dunque, nel mercato del negozio Ikea ci sono quei cestoni cubici dove è depositato sempre lo stesso oggetto ma in quantità industriali. Il romano, per il solo fatto di trovarsi in un posto con la scritta “mercato”, deve scegliere: “Pija questo che è mejo!”,No, pija quest’altro”. E’ così.

Non perdetevi il reparto tessili, dove ci sono i tessuti a metraggio per le tende. Assisterete a splendide disquisizioni tra commessi e clienti sull’arredamento di “mia cognata Domidilla che ha un mezzanino vicino a quello di zia Carolina, su a Monte Mario. Avete presente il mezzanino all’angolo vicino alla salumeria da ‘Il norcino de Norcia?”. La vostra visita sta per concludersi, arriva il momento delle casse. La fila non c’è: c’è il girotondo. Dopo aver pagato forse dovrete impacchettare qualcosa: ci sono i banchi con la carta da imballaggio gratis. Gratis significa gratìs, non a metro. E la carta da imballaggio in una casa romana serve sempre. Come i cataloghi di Ikea. Gratis anche quelli e in una famiglia allargata non si può litigare per chi debba sfogliare il catalogo per primo. Avete finito la vostra giornata di shopping al’Ikea? bene, adesso fate attenzione all’uscita.

Il parcheggiatore abusivo autorizzato vi dirà che ha controllato la macchina, ha pulito il parabrezza e ha evitato che qualcuno parcheggiasse in doppia fila per non farvi uscire. Ovviamente non vi aiuta a caricare la spesa. “Dottò avete speso tutti li sordi?, nunè che ve c`è avazato cuarche cosa NO è…?!”.


(vagabondo)

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.