sabato 13 aprile 2013

Te la do io la Svezia: "Vita infantile"


La Svezia è il baluardo dell’innovazione in fatto di diritti sociali e di genere: dopo aver fatto da apripista europeo per femministe, gay e aiuti statali, nel Paese nordico infuria il dibattito sull’abolizione della distinzione tra generi.

INFANZIA UNISEX - L’uguaglianza di genere è in Svezia ormai talmente data per assodata che negli ultimi anni è  passata in secondo piano in nome della neutralità, specie per le nuove generazioni: sempre più bambini infatti sono chiamati con nomi unisex (ne esistono 170 legalmente riconosciuti) ed educati a prescindere dal loro sesso. Frasi come “il rosa è un colore da femminuccia” insomma non valgono niente nel Paese dove i negozi di abbigliamento eliminano i reparti uomo/donna e le ditte di giocattoli usano come immagine pubblicitaria un piccolo Spiderman che spinge una carrozzina rosa.

LUI, LEI, HEN - La situazione sta cambiando de facto, ed esige anche un rinnovamento della lingua che permetta di riferirsi a una persona senza implicarne il genere. Così da pochi giorni è stato ufficialmente inserito nella versione online dell’Enciclopedia Nazionale il termine “hen”, un pronome personale neutro che può essere utilizzato al posto di lui (“han”) e lei (“hon”). Il termine è da tempo in uso negli ambienti femministi e omosessuali, ma le sue origini risalgono agli anni Sessanta, e il primo a proporne l’introduzione nel vocabolario fu lo studioso Hans Karlgren nel 1994.
Jan Guillou

LE CRITICHE - C’è anche chi, come lo scrittore Jan Guillou, non ha accolto a braccia aperte la nuova via: per gli scettici la neutralità del genere potrebbe nuocere su due fronti, la preservazione della lingua nazionale e la psicologia dei bambini, confusi più che confortati dalla mancanza di differenze. 

La Svezia e soprattutto il suo sistema scolastico si trovano a cavallo di un cambiamento che necessiterà di tempo per raggiungere una stabilità e una coerenza: per il momento gli istituto si arrangiano secondo direttive interne, per esempio senza distinguere tra aree maschili e femminili, o facendo attenzione a come gli insegnanti chiamano i bambini. 

Se per il mondo degli adulti svedesi il nuovo pronome è il riconoscimento di una tendenza di pensiero già affermata (la cui precedente battaglia – non ancora conclusa – è l’abolizione della sterilizzazione obbligatoria per i trans), il rischio per la vita infantile è che venga monitorata e incanalata più di quanto veniva fatto in precedenza.
Källa: gionalettismo di Marta Arniani


Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.