domenica 30 maggio 2010

La saggezza del popolo...!


I proverbi sono la saggezza del popolo. O, almeno, cosi' si dice, e non vi è ragione di dubitarne. Consentitemi dunque di rabbrividire, dato che, se la saggezza del popolo italiano si misura dai suoi proverbi, allora non c'e' molto da stare allegri. Ecco, qui di seguito, un elenco di proverbi (tutti realmente esistenti e documentati) che vi daranno da pensare.

1) PROVERBI IDIOTI (O INCOMPRENSIBILI)
Sono quelli di cui il significato e' oscuro, oppure molto ben celato (o espresso in maniera bizzarra)

La padella disse al paiolo " fatti in la', che tu mi tingi"

I guai della pentola li sa il mestolo

Can ringhioso e non forzoso, guai alla sua pelle !

Quel che vien di ruffa in raffa se ne va di buffa in baffa. (qui siamo al delirio piu' totale)

Non dire "quattro" se non l'hai nel sacco (reso celebre dal Trap e "Mai dire Gol")

La pioggia mattutina rallegra il pellegrino. (booo…!)

L'eccezione conferma la regola. (e qui si potrebbe scrivere un libro: infatti quella appena enunciata sotto forma di proverbio e' in realta' una regola, che quindi dovrebbe avere le sue brave eccezioni. Cio' significa che la presenza di regole senza eccezioni conferma la regola secondo la quale l'eccezione conferma la regola.Se non avete capito niente non e' colpa vostra, e' il proverbio che e' stupido)

2) I PROVERBI FALSI, CONTRADDITTORI O SEMPLICEMENTE STUPIDI

Chi fa da se fa per tre - L' unione fa la forza

Il riso abbonda sulla bocca degli stolti - Il riso fa buon sangue ( Quindi per essere sani bisogna essere stupidi)

Moglie e buoi dei paesi tuoi. (questo oltre ad essere falso è anche razzista)

Tutto il mondo e' paese. (questo è anche coatto e non esce al di fuori del condominio.)

Tale il padre, tale il figlio. (ci mancherebbe anche questo…)

Buona notte a tutti, da vagabondo.

sabato 29 maggio 2010

Gli italiani “diversi…”


Rigoletto, atto secondo, scena IV: Palazzo Ducale di Mantova. Il buffone, cui hanno rapito la figlia incontra i cortigiani complici del misfatto e grida;
“ cortigiani vil razza dannata”. E nel libretto si legge: “ Cortigiani razza di vigliacchi maledetti a che prezzo avete venduto il mio bene”.

Parole che mi tornano a mente leggendo alcuni Blogg_italiani, non tutti per fortuna, i quali senbrano aperti solamente per scrivere peste e corna dell`Italia,usando a volte un linguaggio che va oltre i limiti della decenza, ma non è questo che mi preoccupa: di ridicoli il mondo è pieno. Mi preoccupa più il fatto quando quest`ultimi mettono l`Italia in cattiva luce di fronte hai loro nuovi padroni, in questo caso gli svedesi, dopo "poverini" si meravigliano se gli svedesi restino disorientati ed evitano di entrare nel merito del dibbattito.Ve lo dico io il perchè: uno svedese non metterebbe mai la Svezia in cattiva luce sia di fronte ad uno svedese e tanto meno di fronte ad uno ”straniero” nemmeno sotto tortura. Quindi il malcapitato svedese di turno al colmo della meraviglia si starà chiedendo in cuor suo: ”ma che razza di pezzo di m***a ho davanti…!”

Ed allora il malcapitato/a per togliersi dall`atmosfera di imbarazzo creata dal cialtrone di turno cercherà una via d`uscita diplomatica e vi dirà che: Si,avete ragione voi, è vero Berlusconi è un pagliaccio,ma comunque gli spaghetti sono cotti al dente, il mandolino è accordato ad arte,ed il sole riscalda di più che in Svezia, a questo punto il cialtrone convinto di aver giovato alla causa italiana si toglie finalmente dalle palle del malcapitato svedese convinto di aver fatto un ulteriore passo avanti nella società svedese (esempio di servilismo all`italiana) non sapendo il tapino di aver fatto al contrario, inrimediabilmente un passo indietro.

Misera Italia dei cialtroni (provate, se potete, a tradurre questa parola (cialtrone) in svedese, ma anche in inglese..: certo, c’erano e ci sono, restano, e anche continuamente rinascono (ricicciano come si dice a Roma…) queste minoranze cialtrone, anche se sono, certo,si tratti di minoranze a tutti gli effetti, con i loro splendidi lampi di luce.

Forse allora la chiave di questo possibile « essere » contraddittorio degli italiani, dei loro vizi come delle loro virtù, andrebbe ricercata proprio nel periodo in cui l’Italia ancora non c’era, ma c’erano curiosamente eruzioni a tappe di lingua e cultura già italiana.

Poveri italiani “diversi,” dentro i quali si sfumano tanti temi e elementi, tratti caratteriali, slanci e paure, tic, come dire, il genogramma degli italiani, anche se non si sa, non si è ancora capito “cazzo,” quando e come questi benedetti italiani abbiano cominciato ad esser tali..

E poi, ancora, quali di questi italiani ? Quelli che hanno creato dentro i confini nazionali, o quelli che navigando alla volta del Canada e dell’Argentina, o dell’Australia e perchè no, anche alla volta della Skandinavia si sono mischiati con altre culture, come è proprio di tutte le vere culture, e hanno sconfitto la problematicità della loro identità (che quando è "una" fa sempre tremare) accettando il principio della polivalenza ? Colombo allora era italiano, o era portoghese ? era cristiano o ebreo ? E Yves Montand ? E quelli che da fuori arrivano in Italia, « sbarcano » (brrrrr), dall’Uruguay o dalla Romania, o dall’Africa, dall’Albania, e vogliono viverci in questa fragile Italia ?

Forse, i veri italiani sono quelli che son disposti, sia in Italia sia all`estero, ad intrecciare fra loro le lingue gentili del mondo, a ballare il tango e a saltare come i canguri... Ma per fortuna ! Siamo italiani diversi, ma a volte no…!(vagabondo)
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domenica 23 maggio 2010

Italia vs Svezia…!


Vorrei oggi spegnere un fuoco, il fuoco dell'entusiasmo di chi intravede nella Svezia un chissà quale paese "aperto" e "tollerante". Notoriamente amo sia la Svezia come l`Italia, ma (e ve l'avevo promesso) da tempo stavo ripensando a un possibile confronto tra les moyens de vivre di questi due Stati. Non si creda che abitare nel Nord Europa voglia dire essere tutti uguali: gli italiani più ignoranti mettono nel calderone svedesi, olandesi, tedeschi, danesi, considerandoli alla pari protestanti, bevitori di birra, dediti al lavoro, biondi con gli occhi azzurri e parecchio "chiusi".

Ecco, confrontandomi più nella fattispecie con Svezia e Italia devo ora dire di avere riconosciuto aspetti negativi della Svezia (è ora di smetterla di considerarla una specie di paradiso terrestre); anche se l`Italia viene scalzata dalla Svezia in certe cose. Del resto i pro e i contro esistono dappertutto.

Cominciamo col chiarire ad esempio in cosa l`Italia batte nettamente la Svezia...Bè, innanzitutto attraverso il suo patrimonio storico-culturale filosofico e letterario e la sua capacità di propaganda e protagonismo in Italia e in Europa.Certo, l`Italia è ancora, per molti, macchiata dall'onta storica del fascismo, ma, insomma a noi italiani tutti ci conoscono per meriti, e sia demeriti, gli svedesi poverini NO! Gli svedesi gli si conosce per poche cose, a volte banali (l' Ikea), ma pochi sanno davvero chi sono. La Svezia ha una storia giovane, fino al XIX secolo era uno dei Paesi più poveri d' Europa, diciamo poi che dal XX secolo attraverso liberalizzazioni economiche, un intenso sfruttamento delle sue risorse naturali e l'avvio di una politica assistenziale riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo è riuscita a diventare quello che è oggi, uno Stato invidiato per la vivibilità, l'efficienza ed anche per l'apertura di costumi.

Diciamo però che anche in merito all'apertura dei costumi l`Italia ha ormai raggiunto e superato la Svezia: basta digitare alcune parole chiavi in Google.....Sarà pure progressista questa Svezia, ma non si trova un sito porno svedese, non si trovano locali dove fare sesso, rara la novellistica erotica, rarissime le community di incontri. L`Italia, invece, concede pari dignità a tutto in termini di locali, siti informativi, credo che sia la patria del naturismo,tutti nudi in spiaggia,in televisione,la giornalista più “in” del momento Monica Setta, ci spiega la “notizia del giorno”
mettendo in bella mostra due “tette” da far paura. ( I maligni dicono che i suoi fans più accaniti siano i camionisti). Non serve a nulla dire che in Svezia ci sono i preservativi ad ogni angolo della strada, i matrimoni gay, la fecondazione assistita, che si fa educazione sessuale nelle scuole, che le donne sono emancipate; queste sono tutte realtà ben presenti e radicate in molti altri Paesi ormai (tranne l' Italia e pochi altri). Diciamo che la Svezia è stata una delle prime ad emanciparsi, ma avviato questo processo, lentamente, anche in Europa si sono raggiunti degli obiettivi comuni in termini di libertà di costume. Anzi, forse, se vogliamo dirla tutta, è la Danimarca a essere più progressista e "trasgressiva" della Svezia. La Svezia, poi, ricordiamolo, è una delle poche in Europa a mettere in galera i clienti delle prostitute, con l'assurdità di considerare legale la prostituzione stessa
(in altri termini: le puttane possono esercitare senza farsi pubblicità, ma i clienti vengono arrestati).

Allora quindi, da cosa si vede il progressismo? Dal proibizionismo o dalla libertà? In più la Svezia considera "legale" e culturalmente accettata la sessualità tra uomini e animali (è aperto da decenni un dibattito tra i favorevoli e gli animalisti contrari) e in passato ha liberalizzato anche le immagini pornografiche minorili (Grazie Svezia...vergognati!! Questo significa essere progressisti??).

Ma veniamo agli aspetti positivi: la Svezia ha un grande patrimonio naturale e paesaggistico, dopo la Francia e l' Italia, ha cuochi famosi in tutto il mondo, la gente non è chiusa come si crede, ma molto friendly (c'è una cosa bellissima degli svedesi: hanno abolito il "Voi", la forma di cortesia e tutti si danno del tu, eliminando i titoli di onorificenza e i cognomi. Per cui, niente professore, cavaliere, signore, ma semplicemente "Hej Hans! Hur mår du?"-come stai), i bambini sono rispettatissimi e quando si va in Svezia c'è un clima sereno e tranquillo, ideale per chi si vuole riposare. Però le principali attrazioni di divertimento sono simili ad altri Paesi d' Europa (pub, discoteche) e non certo mancano povertà, omicidi e criminalità. E' inoltre paradossale notare la crescita esponenziale negli ultimi tre-quattro anni di senzatetto locali e di extracomunitari integrati e inseriti.

In Italia invece gli italiani (esclusi gli immigrati) non sono così friendly, hanno un'anima piuttosto altezzosa; si potrebbe ben dire che sono "chiusi” nella loro ristretta di cerchia amicizie e si sentono sicuri solamente all`interno di quello che loro chiamano “Il nostro gruppo…” una specie di “tribù…” ( i matrimoni vengono arganizzati fra tribù amiche), a pelle si tratta inoltre di una società più maschilista di quella svedese, non in tutte le città si parla volentieri inglese a (Roma per niente…), c'è più uno spirito campanilista, mentre in Svezia interessa poco parlare la propria lingua locale. In Svezia i film esteri arrivano in lingua originale (in inglese), mentre in Italia, vengono tutti doppiati.

Veniamo alle donne...Si potrebbe tracciare un profilo sommario di donne italiane e svedesi? Mah!! Difficile stabilire delle differenze, se non dire forse che tutte le ragazze svedesi (o che ne assorbono la cultura) vivono già da sole a poco più di vent'anni, manca quel clima familistico-reverenziale dell' Italia.
I giovani svedesi viaggiano molto più spesso, mentre da noi ci si imbatte molto spesso nella "nevrosi" da viaggio (baldi giovani che preferiscono stare nella propria terra natia, forse non troppo curiosi del "nuovo" o bloccati da paure immaginarie o comunque risolvibili). Inoltre è difficile delineare un quadro preciso per colpa dello scambio di culture e della massiccia immigrazione generalizzata.

E' certo che la precoce emancipazione, la possibilità di costruire facilmente una carriera, contribuiscono a dare alla donna svedese una sicurezza che forse manca alle donne italiane; di fatto le italiane sono finte emancipate, scimmiottano l'emancipazione, ma la strada è ancora lunga da percorrere e lo si capisce dal fatto che in Svezia vendono i vibratori… (si avete capito bene…) nelle farmacie e che in Parlamento esistono numerose parlamentari e ministre donne. Forse il prossimo primo ministro del governo in Svezia sarà una donna
(vedi il post “ Mona Sahlin,ministro senza TOBLERONE”)
Naturalmente queste sono considerazioni mie e non possono valere in assoluto, sia chiaro. Sono delle linee di tendenza basate su osservazioni personali, esperienze di vita nei due paesi.

Il dibattito si può aprire qui, voi lettori potrete contribuire, confutare, insomma dire la vostra sul tema:
"Italia vs Svezia".

(vagabondo)

martedì 18 maggio 2010

IKEA: La mia persecuzione…!


Io alla globalizazione non ci credo forse perchè c`è troppa America in giro, troppe scarpe Nike, troppa Ikea… Ikea per me è una persecuzione c`è anche a Roma: via Anagnina a due passi da casa mia, quando abitavo a Roma nell`altro secolo per fortuna ancora non c`era, nemmeno a Stoccolma a dire il vero l`hanno costruita poco dopo il mio arrivo,sempre nell`altro secolo e sempre vicino casa mia.
Quando sono stato a Roma l`ultima volta i miei parenti vedendo che mi annoiavo ed anche per torgliermi un pò da "le scatole" mi hanno detto: Vai a vedere Ikea è molto svedese sai…(mortaccivostri ho pensato io…) ebbene SI! confesso mi sono incuriosito e ci sono stato, arrivato in macchina ho subito notato che il parcheggio è gratuito. E’ nella filosofia di Ikea: tanti servizi, tante coccole ai clienti, costi contenuti… Entrate nel percorso guidato per il parcheggio. Basta seguire le frecce della segnaletica orizzontale… L´illusione di stare a Stoccolma dura poco, un inserviente mi indica un cortello con scritto sopra “ P-pieno” e mi invita gentilmente ad uscire.

All `uscita indovinate chi c’è …? l’immancabile parcheggiatore abusivo autorizzato (autorizzato dagli altri abusivi) che dice: “Dottó venga che c`è posto” Va bene. Proseguo secondo le sue indicazioni,facendo attenzione a due macchine che arrivano contro mano. Per uscire naturalmente la strada da fare è minore se esce si dall`entrata E’ questione di principio: la benzina costa. Quindi c’è sempre un romano contromano. Ma è anche questione di territorio: chi so’ sti cazzo de svedesi che comannano ‘a casa nostra?! Va bene. E’ Ikea Roma.

Il parcheggio si trova seguendo le indicazioni del parcheggiatore abusivo autorizzato. Se piove Ikea naturalmente fornisce all’ingresso del negozio di bustine trasparenti per contenere gli ombrelli bagnati ed evitare lo sgocciolamento in giro. A Roma per evitare che il romano distratto dimentichi la busta o ne faccia scorta per chessò uso di congelatore, il parcheggiatore abusivo autorizzato vi risparmia la fatica di cercare il sacchetto (si presume che voi siate passati già per i negozi Ikea sparsi in Italia, e siate quindi alla ricerca dei sacchetti: rinunciate, non li trovereste mai). Costo: Dottò faccia lei!

Mettiamo che non piove. Avrete guadagnato l’ingresso e cercate il posto per depositare il figliolo al seguito. Rinunciate: all’inizio c’era il servizio di baby sitting. Ora non c’è più: i bimbi romani saltano, rotolano, si moltiplicano, si rompono e i genitori chiedono i danni. Se non avete figli, cercherete matite e metro di carta. Rinunciateci: prima di voi è passata la famiglia Scortichini che ha bisogno di matite in quantità industriale. Comincia il giro. Ci sono le stesse frecce orizzontali del percorso parcheggio. E’ inutile: cercate di orientarvi seguendo i cartelli affissi al soffito, che indicano i settori. Se c’è contromano in auto, immaginate a piedi.

I settori più belli sono quelli dell’abitazione tipo, dei divani, delle cucine e delle camere da letto. Nel primo troverete la classica famiglia composta da suocera, suocero, giovane coppia con quattro bambini, zia e zio, nipoti e amici degli zii che guardano con aria di superiorità la gigantografia di un fichetto svedese che tutto sorridente dice: “Vieni a vedere la mia casa, io vivo in 30 meri quadrati”. E nei trenta metri sono compresi camera da letto, soggiorno, salotto, cucina, bagno e studio con un intricato sistema di armadi a muro e soppalchi. La famiglia allargata, che vive tutta nella stessa casa di 30 metri quadrati ,passa oltre.

Nel reparto divani, Ikea dà il meglio di sé nella dimostrazione della resistenza dei suoi prodotti: può resistere un divano letto alla pressione di quattro bimbi più nonna che è ”stracca morta” e je gira ‘la brocca?! può! Nel reparto cucine scoprirete che i romani hanno bisogno di un miliardo di scomparti per tutte le conserve che si producono mediamente in una famiglia.

Nel reparto camere da letto i romani non si soffermano: manca lo stile barocco roccocò in vero truciolato laccato del finto stile impero che si usava a Venezia ai tempi del doge. Il vostro giro ovviamente prosegue sempre tra la transumanza pluridirezionale. E in tutta questa “ammucchiata”vi accorgerete che lo svedese, sì i termini svedesi sono molto simili a certi termini italiani. Che ne so: il divano Klippàn è come il flipper,lampa "è na lampadina" e così via…

Vi siete stancati? avete fame? c’è il ristorante. A Stoccolma troverete tavoli da otto dove sono sedute due persone, o quattro che tra loro non si conoscono. A Roma troverete due tavoli da otto opportunamente accostati per far spazio alla famiglia. Troverete che l’angolo dei condimenti e accessori ha oliera e acetiera legate con lo spago al carrello, così come il cavatappi. E lo spago non è un filo continuo, ma una cordicella con una serie di nodi, perché lo spago si taglia, lo strumento si porta a tavola e, se va bene, si riporta al carrello e si riannoda. A Stoccoma vedrete una fila ordinata. A Roma nonostante le transenne c’è sempre l’ingorgo in un punto: quello delle posate. Non chiedetemi il perché. A Stoccolma ci sono i vassoi. Anche a Roma, ma a Roma hanno aggiunto il carrello stile areoporto: potrete inserire i vassoi ben impilati per tutta la famiglia che occupa i due tavoli da otto accostati.

Dopo pranzo viene il bello. C’è il mercato. Si scende al piano terra. Quella scritta enorme che campeggia (mercato) è un’istigazione a delinquere per i romani. Se non vi siete mai accostati a un mercato romano non potete capire. Dunque, nel mercato del negozio Ikea ci sono quei cestoni cubici dove è depositato sempre lo stesso oggetto ma in quantità industriali. Il romano, per il solo fatto di trovarsi in un posto con la scritta “mercato”, deve scegliere: “Pija questo che è mejo!”,No, pija quest’altro”. E’ così.

Non perdetevi il reparto tessili, dove ci sono i tessuti a metraggio per le tende. Assisterete a splendide disquisizioni tra commessi e clienti sull’arredamento di “mia cognata Domidilla che ha un mezzanino vicino a quello di zia Carolina, su a Monte Mario. Avete presente il mezzanino all’angolo vicino alla salumeria da ‘Il norcino de Norcia?”. La vostra visita sta per concludersi, arriva il momento delle casse. La fila non c’è: c’è il girotondo. Dopo aver pagato forse dovrete impacchettare qualcosa: ci sono i banchi con la carta da imballaggio gratis. Gratis significa gratìs, non a metro. E la carta da imballaggio in una casa romana serve sempre. Come i cataloghi di Ikea. Gratis anche quelli e in una famiglia allargata non si può litigare per chi debba sfogliare il catalogo per primo. Avete finito la vostra giornata di shopping al’Ikea? bene, adesso fate attenzione all’uscita.

Il parcheggiatore abusivo autorizzato vi dirà che ha controllato la macchina, ha pulito il parabrezza e ha evitato che qualcuno parcheggiasse in doppia fila per non farvi uscire. Ovviamente non vi aiuta a caricare la spesa. “Dottò avete speso tutti li sordi?, nunè che ve c`è avazato cuarche cosa NO è…?!”.


(vagabondo)

martedì 11 maggio 2010

Jean Edith Camilla Läckberg:La signora in giallo che parla svedese…!

 

Lo strepitoso successo internazionale dei polizieschi svedesi è uno dei fenomeni letterari più intriganti degli ultimi decenni. Edizioni in tutte le lingue, milioni di copie vendute, trasposizioni cinematografiche: i gialli made in Scandinavia non cessano di stupire e rischiano di scalzare la tradizione anglosassone nel cuore dei fan del genere.

Nell' ormai lungo elenco di autori che hanno conquistato i lettori italiani, non faticherà a trovare spazio Camilla Läckberg, vi consiglio di leggere La principessa di ghiaccio, primo di una fortunata serie di romanzi accolti con entusiasmo da pubblico e critica (un giornale ha addirittura parlato della «nuova Agatha Christie svedese»).



Tanta enfasi potrebbe alimentare qualche dubbio: nuovo grande talento o abile operazione pubblicitaria (fra l' altro l' autrice, prima di dedicarsi totalmente alla letteratura, ha lavorato a lungo nel marketing)? Basta tuttavia leggere qualche pagina per vincere lo scetticismo: una volta infilato il naso nel romanzo non lo si molla più. Per spiegare il fascino esercitato da questi evocatori di incubi nordici, si sono spesso evocate le atmosfere gotiche, le inquietudini claustrofobiche delle interminabili notti invernali, l' efferatezza di delitti maturati nella solitudine e nel silenzio.

Tutto vero, ma la Läckberg sembra capace di far risuonare qualche corda in più: a parte lo straordinario lavoro di introspezione con cui disegna il carattere dei vari personaggi (anche di quelli che occupano ruoli marginali nell' intreccio narrativo), il suo talento consiste soprattutto nel saperci restituire uno straordinario spaccato della società svedese: pregiudizi, odi di classe appena mascherati dalle convenzioni, l' arroganza del potere che si accompagna al più insignificante dei ruoli istituzionali, la pruderie che affiora dietro all' apparente libertà delle relazioni sessuali e molto altro ancora. Emozioni e sentimenti nascosti e violenti a un tempo, che si fanno ancora più nascosti e violenti quando allignano in un paesino come Fjällbacka, pieno di turisti d' estate, abitato da un pugno di pescatori d' inverno.

Lo impara a sue spese Erica Falck, scrittrice tornata nella casa dei genitori dopo la loro tragica morte dovuta a un incidente d' auto e coinvolta, prima suo malgrado poi sempre più attivamente, nell' indagine che un poliziotto locale, Patrik Hedström, sta conducendo sull' assassinio di colei che era stata la più grande amica della sua infanzia. Per venire a capo di una matassa che si fa più intricata a ogni pagina, i due - che scoprono nel frattempo di provare una forte attrazione reciproca - dovranno sudare le proverbiali sette camicie, ma soprattutto dovranno sfondare un muro quasi impenetrabile di bugie e reticenze. Posted by Picasa

lunedì 10 maggio 2010

"a`munnezza" e l`unità d`Italia...!


L’11 maggio 1860 Garibaldi sbarcava a Marsala e il 14, a Salemi, dichiarava di assumere la dittatura della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele. Era l’avvio della campagna che portò l’intero Regno delle Due Sicilie ad unirsi al Piemonte e all’Italia.

Quì inizia la nostra storia di italiani ma sui blogg italosvedesi nemmeno una parola siamo troppo impegnati a parlare di ”a`munnezza” ed allo stesso tempo cercare di ”rassicurare” i nostri ”amici” svedesi che loro per noi sono dei semi-Dei. Tranquilli non v`incazzate subito... ”...e che cazzolina…”, siccome che nemmeno io sono esente da colpe ho fatto un “mea culpa, mea maxima culpa. ...” ed ho cercato di analizzare la cosa,vediamo un pó:

L`Obbiettivo che Massimo D'Azeglio si era prefissato era che fatta l`Italia, bisogna fare gli "italiani!”. Purtoppo sospetto che non si riuscirà mai a "fare gli italiani", anche perché - se historia magistra vitae - non essendo riusciti a compiere questa impresa titanica tempo fa, quando le condizioni sarebbero potute essere più favorevoli, oramai possiamo considerare scaduto il tempo a nostra disposizione per darci una identità, quale che sia.

Ammetto, però, di non considerare questo un fatto spiacevole o deplorevole: forse, in fondo, questa incapacità di sentirci, considerarci "popolo" potrebbe essere all'origine della nostra straordinaria capacità di sopravvivenza in un mondo dove, se il "darwinismo" non è un peccato capitale, avremmo dovuto soccombere in quanto specie poco propensa all'evoluzione. Si pensi, banalmente, a tutti quei popoli estintisi, certo per una serie infinita di ragioni, ma anche perché, appunto, così aggregati da essere incapaci di riuscire in qualche modo a contaminare l'ambiente circostante e contaminarsi con realtà altre e differenti.

In Europa siamo il parente "cafone" al cui cospetto anche
qualsiasi svedese deficente e semi-analfabeta può fare bella figura. Se gli altri producono, portano il pane a casa e fanno girare l'economia mondiale, noi altri svolgiamo un lavoro ben più complesso, poco o niente apprezzato e per di più gratuito: noi siamo i lavoratori socialmente utili del "Bordello Italia"

Comunque vi dico sinceramente che non riesco a pensare ad una Europa senza Italia e senza italiani. Una Europa quadrata come la Svezia, tristemente rispettosa delle leggi, priva di spirito di adattamento anche alle peggiori condizioni (vedi situazione campana: quale altro popolo riuscirebbe a vivere tranquillamente e rassegnatamente tra cumuli di immondizia? Se esiste lo sfido a dimostrarlo!), senza la minima possibilità di ridere (data l' assenza dei buffoni di corte: sempre noi, ovviamente), costretto ad una corsa infinita a migliorarsi poiché non c'è nessuno peggiore da additare al pubblico ludibrio per poi potersi adagiare giusto un po' sugli allori già conquistati. Sono gli ultimi della classe che rendono ancor più straordinari i successi dei primi.

Negli anni 30 un giornalista tedesco Emilio Ludwig, dopo sei mesi di permanenza in Italia per scrivere un libro sull'Italia e sugli italiani, andò ad intervistare Mussolini e gli chiese: "Ma deve essere ben difficile governare gente così individualista ed anarchica come gli italiani?". Mussolini rispose: "Difficile? Ma per nulla. E' semplicemente inutile!". Lascio a voi il commento della frase.

Così mentre il resto d'Europa muta, ringiovanisce, si rifonda, si da delle regole per una convivenza sempre più civile, noi rimaniamo al palo, incapaci di un qualsivoglia di rinnovamento: una società strenuamente attaccata alla propria vecchiaia – spacciata come eterna gioventù - e conservatrice con leggi e principi che chiunque si sente in diritto di aggirare in nome del proprio interesse e con un orizzonte sempre più vago e piatto che non consente di coltivare alcuna speranza per il futuro.

L'Italia – sempre che sia mai esistita – è morta e sepolta!

(non volevo dirlo, ma lo detto…adesso vado fuori con Zapp per una boccata d`aria fresca... svedese naturalmente... così vivremo tutti più felici e contenti...! )
(vagabondo)

mercoledì 5 maggio 2010

Come ti cambio la Svezia...( con al governo i Moderati…!)


Chi sono i Moderati: il partito dei Moderati è più grande della coalizione di destra che ha governato negli ultimo 4_anni, non prima di aver cambiato volto. Sempre portatore di una ideologia liberale di cui si parlerà in seguito, ha compiuto alcuni passi verso il centro dello schieramento politico sia frutto di un cambiamento di strategia politica, sia di uno spostamente dell’asse del partito stesso. Anzitutto ha cambiato il proprio nome da “Partito della Destra” in “Partito dei Moderati” ed invece di porsi in aperto contrasto con il sistema di Welfare svedese, ha proposto importanti riforme volte a risolvere la piaga della disoccupazione, riducendo i disoccupati che non cercano lavoro (in seguito si chiarirà questo concetto) e incentivando le imprese ad assumere più facilmente.

Nel perseguire questa strategia Reinfeld è stato molto abile a presentarsi come un riformatore della macchina burocratica svedese piuttosto che come il distruttore delle reti sociali così care agli svedesi.. Quello che Reinfeld prometteva ed ha mantenuto sono una serie di riforme che senza toccare i diritti acquisiti dai lavoratori e dai cittadini, ha mirato al cuore degli attuali problemi dell’economia svedese.

Il programma di governo della coalizione di destra è basato su quattro misure fondamentali: riduzione delle aliquote sul reddito personale per i poveri e la classe media, riduzione delle tasse a carico dei datori di lavoro, riduzione delle tasse per il settore dei servizi. A questa riduzione del carico fiscale si affianca la riforma dei benefici previsti per i disoccupati (unemployment benefits). Attualmente in Svezia gli “unemployment benefits” sono molto alti e praticamente vitalizi. Tale sistema tende ad allontanare gli individui dal mondo del lavoro, a ridurre al minimo gli incentivi alla partecipazione al processo produttivo.

Il governo di Reinfeld ha dato un taglio netto dei benefici ma il mantenimento dell’attuale livello per un certo periodo di tempo (mi sembra di duecento giorni, che diventano quattrocento se si ha famiglia) e poi diminuirli gradualmente fino ad una soglia successiva con la quale scatta il “lavoro garantito”: da quel momento il disoccupato non potrà rifiutare nessun lavoro che gli venisse offerto a meno di non perdere ogni diritti ai trasferimenti pubblici.

Le misure previste dal governo Reinfeld agiscono sia sul lato dell’offerta di lavoro, con la diminuzione delle aliquote sui redditi da lavoro e il taglio degli “unemployment benefits”, sia sulla domanda di lavoro, attraverso il taglio delle tasse pagate dai datori di lavoro in tutti i settori e in particolare in quello dei servizi. Il risultato è quello di spingere più persone verso il mondo del lavoro e di incentivare le imprese ad assumere di più.

Disuccupazione:altro dato dolente della Svezia:le statistiche riferiscono di una percentuale di disoccupati intorno al 5%ma altri calcoli la danno a cifre ben superiori, intorno al 17%-20%. Tale discrepanza è data dal fatto che nelle statistiche ufficiali non vengono considerati “disoccupati” coloro che percepiscono una qualche forma di assistenza sociale oppure coloro che pur essendo disoccupati fanno parte dei programmi governativi di formazione. Vi sono poi coloro che pur essendo disoccupati vengono inseriti nella categoria dei pre-pensionati. Se aggiungiamo anche parte di coloro che si dichiarano malati ma che di fatto malati non sono, arriviamo ad una figura intorno al 20%

Quello della malattia è stato un problema particolare in Svezia che descrivo a titolo esemplificativo delle distorsioni introdotte nel sistema lavorativo da leggi poco oculate. In Svezia il datore di lavoro non aveva alcun diritto di verificare la “malattia” dei suoi impiegati. Era sufficiente dichiararsi malati per non presentarsi al lavoro. Ovviamente il risultato era che in media 14% dei lavoratori si trovava a casa per malattia; ogni lavoratore infatti si prendeva all’incirca 30 giorni di malattia all’anno! Episodi emblematici erano che durante le partite della nazionale di calcio il picco di lavoratori malati assumeva proporzioni da record.Oggi le prime due settimane le paga il datore di lavoro 80% del salario e per dichiararsi malati bisogna telefonare direttamente al datore di lavoro,risultato:un calo vertiginoso di “malati immaginari…”

Il programma dell’Alleanza; ha inoltre si inansprito delle leggi contro il crimine, in crescita esponenziale in Svezia negli anni ’90 ad oggi la Svezia ha un numero annuale di stupri più alto dell’intera città di New York, nonostante New York ospiti più persone dell’intera Svezia.

L’Alleanza inoltre ha migliorato l’efficacia delle scuole, soprattutto di quelle primarie, correggendo alcune riforme introdotte dal precedente governo che eliminavano, ad esempio, i voti (betyg) il Partito Comunista aveva proposto persino di eliminare i compiti a casa, per evitare ogni tipo di discriminazione. Pur non volendo intaccare l’importanza dei programmi sanitari e di educazione pubblici, il governo intende aprire tali settori ad una maggiore concorrenza, sia tra enti pubblici che tra enti pubblici e privati.
Un’altra misura è stata l’eliminazione della “tassa sulle proprietà”, una misura particolarmente invisa agli svedesi. Un’aliquota dell’1.5% veniva infatti applicata al valore netto della ricchezza posseduta da ogni individuo. Questo si traduceva di norma in una doppia tassazione, tripla in alcuni casi, degli asset finanziari e immobiliari detenuti da ognuno.

Quello che la destra guidata da Reinfeld ha capito è che gli svedesi non vogliono riforme radicali del sistema di Welfare. Vogliono correggerne gli aspetti più grotteschi, come il problema della “malattia”, la totale inefficienza del sistema sanitario (la Svezia è uno tra i paesi con le liste di attesa più lunghe per le più banali operazioni), limitare alcuni eccessi ideologici come quelli delle scuole e risolvere il problema della disoccupazione e del sistema di protezione sociale che ha creato una “divisione sociale” tra quelli che lavorano e quelli che percepiscono i trasferimenti dello Stato. La popolazione svedese è cosciente del fatto che le alte tasse pagate invece di finanziare un efficiente sistema di protezione sociale hanno creato enormi distorsioni nelle decisioni degli individui e un sistema di premio per la pigrizia o la mancanza di serietà sul lavoro.

Ecco perchè gli svedesi (compreso me) hanno affidato all’Alleanza per la Svezia il compito di cambiare lo stato delle cose, riducendo il carico fiscale e modificando il sistema degli incentivi senza però smantellare il sistema delle reti sociali che hanno volute costruire venutosi a formare dagli anni ’60 in poi.
(vagabondo)

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.