martedì 27 ottobre 2015

Come cambia il vento in Svezia

Il centro di accoglienza dato alle fiamme ieri notte
Anche questa notte in Svezia è accaduta una serie di incendi che hanno interessato centri di accoglienza per i profughi, sia quelli operativi sia quelli in via di costruzione. Secondo la polizia, gli incendi sono dolosi. Da oltre una settimana, si assiste a questo fenomeno, quello degli incendi appiccati ad immobili destinati a diventare centri di accoglienza, fenomeni che veramente si rischia di perdere il conto, tanto che alcuni Comuni non vogliono più rendere pubblici gli indirizzi in cui verranno alloggiati i profughi proprio per evitare incendi dolosi. La polizia svedese, inoltre, ha fatto sapere che non è in grado di proteggere tutti i centri di accoglienza che, in tutto il paese, sono oltre 8.000. Nonostante il flusso massiccio di profughi, la maggioranza degli svedesi si era detta favorevole all'accoglienza di profughi. I media svedesi, inoltre, compresi i tabloid più orientati a destra, hanno mostrato la loro solidarietà attraverso campagne stampa a favore dei profughi e reportage dalle zone di guerra.
Il bus fermo di fronte al centro di accoglienza
 contestato dai profighi

Nelle ultime settimane, tuttavia, il clima sta cambiando e tra la popolazione stanno cominciando ad affiorare i primi malumori, che si ripercuotono anche sulla grande coalizione di governo, formata da un'alleanza di partiti di sinistra e borghesi. Alleanza che ora sta cominciando a vacillare. I partiti borghesi di opposizione chiedono un cambiamento di rotta, ossia un inasprimento delle leggi che regolano l'accettazione dei profughi. Si discute, infatti, sempre più spesso della limitazione dei ricongiungimenti familiari, e dell'introduzione di permessi di soggiorno temporanei e dell'obbligo dell'autosufficienza, requisito per poter stare in Svezia.
Gli "Svedesi Democratici", (sempre loro…) partito della destra populista svedese, criticano il fatto che le maggiori uscite registrate per far fronte all'accoglienza dei profughi vengano compensate con il taglio ai fondi destinati agli aiuti dei paesi in via di sviluppo. Secondo loro sarebbe molto più efficace aiutare le popolazioni dei paesi di provenienza di questi profughi, piuttosto che aiutare i richiedenti asilo giunti nel Paese scandinavo, visto che si sono potuti pagare il lungo viaggio fino in Europa e sono considerati, di conseguenza, "relativamente benestanti". Tuttavia anche organizzazioni moderate criticano il governo per il taglio ai fondi destinati agli aiuti per lo sviluppo economico dei paesi più poveri.
Abdullah Waez, 25 anni. Profugo contestatore
Ad onor del vero c`è da aggiungere che ieri sera 35 profughi in segno di protesta si sono rifiutati di scendere dal bus che li aveva trasportati al centro di accoglienza.  Uno di loro è Abdullah Waez, 25 anni che ha spiegato la motivazione dicendo: ”Siamo riconoscenti ma questo posto non è a misura d`uomo  e non vogliamo vivere isolati." Per fortuna sembra che a quest`ora siano scesi tutti.
Speriamo in una notte serena.




Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.