Ho appena finito di
leggere l’ultimo giallo di Liza
Marklund che è anche l’ultima avventura dell`eroina nata dalla
fantasia della scrittrice/giornalista svedese oramai famosa in tutto il mondo.
Annika Bengtzon,
giornalista di Stoccolma affronta una nuova inchiesta:questa volta mi sono
sentito anche un pò coinvolto avendo la Marklund ambientato il suo ultimo libro
nei pressi di una scuola materna di un quartiere non molto lontano da casa mia.
Dove sotto un mucchio di neve
viene ritrovato il corpo di una donna. Si tratta della quarta giovane
madre che cade per mano di un assassino, pugnalata alle spalle. Ma non è tutto,
mentre Annika indaga, il marito, funzionario al Ministero della Giustizia,
inviato a Nairobi, viene sequestrato al confine tra Kenya e Somalia e i
rapitori chiedono un riscatto esorbitante. Da qui prende il via; Du gamla, du fria che non c`entra
niente con il titolo della versione italiana; Linea di confine (edito da Marsilio).
L’autrice,
giornalista professionista come la sua eroina, racconta (conoscendolo molto
bene) il mondo dei media e i meccanismi usati per distorcere la realtà. Anche
se, proprio in fondo, nella pagina dedicata ai ringraziamenti, Liza Marklund si
premura di ricordare che alcune cose che lei descrive (come il fatto che i
funzionari governativi svedesi abbiano una polizza assicurativa che li tuteli
in caso di rapimento) siano frutto della sua fantasia. Soprattutto perché se lo fosse, lei non lo scriverebbe
perché questo aumenterebbe il rischio di rapimenti. “In questo romanzo”, dice “mi
sono attenuta a uno scenario fittizio che forse è abbastanza vicino alla realtà
o forse non lo è affatto. Meglio per tutti non saperlo”.
James
Patterson ha detto: "Prendete un
libro di Liza Marklund, leggetelo fino alla fine, poi aspettate che la libreria
riapra, e compratene un altro"
Anche io vi consiglio di comprarlo,
è molto bello!
La contaminazione dei cibi con la carne di cavallo ha
colpito anche le polpettine svedesi servite nei punti vendita di
Ikea e la stessa azienda svedese ha annunciato di aver ritirato le polpettine
in 13 paesi europei, compresa l'Italia. Sono stati gli ispettori della
Repubblica Ceca che vigilano sulle derrate alimentari a trovare carne di cavallo
nelle polpettine prodotte in Svezia, uno dei punti cardine del menù servito nei
punti vendita del colosso svedese dell'arredamento Ikea
«Al momento
non si riscontra alcun allarme per la salute. L’Italia conferma anche in questa
occasione il primato della sicurezza alimentare a livello comunitario. I
campioni prelevati fino sono praticamente ad oggi il doppio di quelli
raccomandati dalla UE», ha commentato il ministro della Salute Renato Balduzzi
che ha definito tutto il caso«una colossale frode».
NB: Il gruppo Ikea ha confermato che i
prodotti erano stati preparati da un unico fornitore svedese.
Che le
polpette svedesi comprate surgelate nei più svariati punti di vendita della
Svezia( è possibile comprarle anche dal benzinaio.) siano una autentica
schifezza non l`ho scoperto certamente oggi.
Infatti sono anni che predico che
vengano elimate, sia dagli asili che dalle scuole. L`idea che i miei nipotini abbiano
ingerito sostanze dopanti, presenti purtroppo in tutti i cavalli da corsa, non
solo mi indigna, ma mi terrorizza.
Neve,vattene via. Non faccio giri di parole: queste piccole nevicate notturne mi hanno rotto gli zebedei. Insomma, questa mattina
quando sono uscito con Chicca sono andato a gambe all`aria propio dove meno te
lo aspetti, su un vialetto d’accesso pulito a puntino ma tradito da un sottile
strato di ghiaccio, ruzzolone, con relativa copocciata su un provvidenziale
mucchio di neve mista a terra molto sporca.
Allora, una volta tantissimi anni
fa quando abitavo sotto il sole quasi perenne della “Piccola città, la neve era
solo un sogno.Si!!! HO PECCATO, anche un desiderio, ma allora ero un ragazzo
ingenuo e privo di buon senso, chiaro, e tutti quei film americani; vi
ricordate: sette spose per sette fratelli? Tutta la valle ricoperta dal manto
bianco della neve, dove tutti ballavano ed erano felici, spaccando legna con bellissime
camicie di flanella a quadroni, stivali tirati a lucido, mentre all’interno
della casa di legno, un bel fuoco scoppiettante danzava nel caminetto, le
donne radiose e serene preparavano con premura materna la cioccolata calda, e beh cavolo,
un pò di sana invidia la provavo, volevo anch’io vivere in quella valle
meravigliosa. Ma gli anni passano e ti rendi conto che dalla casetta di
legno circondata dalla neve devi pur uscire per andare al lavoro, portare i
bambini all´asilo e quelle candide montagnole di neve e ghiaccio davanti alla porta
di casa te le devi spalare da solo, se vuoi raggiungere la macchina, anche lei
sepolta sotto un metro di frusen snö e che di partire proprio non ne vuole
sapere.
Prova poi a
fare la discesa di Tullinge con l’auto, anche dopo che gli spazzaneve hanno
fatto il loro bravo lavoro e c`è solo uno diabolico sottilissimo strato di
ghiaccio, appena una spruzzatina di neve mezza ghiacciata. Vedi come la macchina ti parte da sotto le
chiappe, come sbanda e tu, devi sterzare nella direzione della sbandata, senza
toccare il freno, rischi un infarto quando ti accorgi come si avvicina
velocemente quell`abete gigantesco, lì sulla destra, dove sotto ci sono parcheggiate
due Volvo che a te sembreranno enormi… Certo, se sei alla guida di un bel SUV,
con tanto di 4x4 inserito forse te la
cavi con meno strizza, ma io, con questa Fiattuccia, di strizza ci vivo fin dal
primo fiocco di neve.
Esistono,
lo ammetto, momenti di fragili emozioni, da sbirciare ogni tanto, “quando cade
la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore,” cantava Lucio Battisti,
si posa lievemente sul prato di casa tua e far diventare bello anche quel melo,
solo un attimo prima nudo e scheletrico.
E basta. Non copre tutte
le strade, non ti blocca l`entrata del garage, non devi raschiare tutto il
giaccio dalla macchina che la sera prima per pigrizia italica hai posteggiato
sotto le stelle.
Allora le
file di meli scintillanti, bianchi sotto un cielo che più terso e azzurro non
si può ti commuovono e il cuore ti si gonfia di gioia, com`è bella la Svezia
pensi, voglio vivere per sempre qui. Ma non
dura ragazzi. L`effetto fiabesco dura lo
spazio di un mattino, quando le nuvole grigie della perturbazione proveniente dalla
Finlandia (proviene sempre dalla Finlandia…) cancellano l’azzurro e i dolci
fiocchettini trasparenti, come per magia diventano grandi come palme di mano .
Accidenti alla neve allora. E al freddo polare, al vento gelido che ci
torturano ogni anno con il “classico” inverno che ogni anno;” erano 100 anni
che non si vedeva”.
Viva il Sud punto e
basta!!! Adoro il Sud!!! Ho nostalgia
del Sud, torno al Sud…
Mettere per l`ennesima volta nel lettore il CD di “ 7
spose x 7 fratelli “. Non mi aiuta per niente. Le ragioni sono differenti,
forse la neve è solo un pretesto e il freddo alla fine non conta neanche
tanto.
Si è vero, pensare non mi ha
fatto mai un granchè bene, l`ho sempre detto io…
Questa mattina mi sono svegliato con uno stato d`ansia particolare, mi
sentivo osservato, scrutato…..a tentoni cercavo i miei occhiali, ma qualcosa
non quadrava…..mi giro verso il divano e a pochi centimetri una massa pelosa
con due occhi marroni mi teneva d’occhio, osservando attentamente ogni mio piccolo
movimento; poi pian piano questa massa di peli si è mossa verso la cucina…..ero
più sollevato.
Due settimane fa
al supermercato ho incontrato un ragazzo italiano. Paolo, un ragazzo gentile e molto
cortese, ma anche spiritoso, ed io ci scambio volentieri qualche parola.
Quel giorno era particolarmente
sorridente ed entusiasta mi dice: “Franco sai, mi sposo”.
“Veramente? -dico
io- Evviva, questa si che è una notiziona, la tua ragazza si trasferisce qui in
Svezia allora?”
“No - fa lui- lei
ha un buon lavoro in Italia e qui non sarebbe facile trovare un lavoro
altrettanto qualificato e stabile, poi dovrebbe studiare lo svedese…”
“Allora tornerai
tu in Italia?”
“No, per il
momento ho ancora un contratto qui in Svezia -dice lui- ci vedremo nei fini
settimana e tutte le volte che potremo prenderci qualche giorno di ferie….finchè
io non troverò un lavoro in Italia. Ma per il momento in Italia la vedo dura”
Devo aver fatto
una brutta faccia quando pensavo:" Non funzionerà, sarà difficile, si vedranno
poco, non potranno gettare alcuna base per il futuro." Paolo forse coglie al
volo i miei pensieri, si stringe nelle spalle, e sorridendo mi dice:
“Propio così
Franco, abbiamo deciso che ci sposiamo, poi si vedrà”
É una
vera follia, però l`idea mi piace.
Penso a questa
generazione figli della precarietà, vivono all’estero e sono precari
all’estero. Oggi il contratto c’è, domani chissà, oggi sono qui, domani chissà.
Paolo però ama la
sua ragazza e ha deciso di sposarla.
Ma si Paolo
fregatene di quello che sarà.
Oggi ho visto su
Facebook le loro foto, lui in evidente inbarazzo per colpa della cravatta che
non ha mai portato, lei con un taieur rosa molto carino, nella bella sala
municipale della loro città, circondati da parenti e amici.
Qualche tempo
fa sono stato invitato a cena da nonna Andersson, per gustare il suo delizioso revbensspjäll (costolette di maiale).
A cena oltre sua
figlia, c`era anche suo genero, un aitante giovanotto con la faccina da bravo
ragazzo. Dopo cena per sopperire ad un attacco di giusta gratidutine inquanto servito
e riverito come sempre, ho deciso di lavare i piatti in svedese: diskningnaturalmente assistito dal bravo giovanotto.
Un gesto
molto apprezzato dalle femminuccie di queste parti. Abbiamo aspettato che le
due donne uscissero dalla cucina – un pò per assicurarmi dell`effetto sorpresa e
un pò per evitare a nonna Andersson la pena di sentirmi cantare a squarciagola tra
una padella e un forchettone – e ci siamo messi all’opera.
Passano pochi minuti e
Göran, (così si chiama il bravo giovanotto) mi strilla: “Nej, nej!!! Vad gör
du??” (cosa stai facendo)“Sluta, sluta” (smettila).
“Ma che meraviglia! Che bravo ragazzo e poi ci lamentiamo dei giovani svedesi…! Che Paese
avanti in fatto di educazione giovanile, non vuole che alzi un dito!”
Naturalmente
avevo frainteso, non si trattava di uno
smisurato eccesso di riguardo verso una persona anziana, ma che il mio modo di
lavare i piatti era per lui ”slarvig”(incurante) e per niente ecologico.
Perché? Mia
madre e mia nonna in Italia facevano così: torrenti di detersivo sulla spugna e
acqua corrente, un bel cannello d`acqua scrosciante e rumoroso e via con olio
di gomito – e qui si capisce anche il motivo dell´urlo strazziante del bravo
ragazzo vikingo.
Far
scorrere l’acqua? sprecarla! Con le conseguanze che andranno a gravare sulla communità, sia per i costi sia per l`ambiente.
“Jag ska
visa dig – ti faccio vedere io come si fa”.
La tecnica
con cui i giovani svedesi lavano i piatti è molto interessante. Si
riempie il lavello d’acqua, si mette il detersivo, (meglio se è poco..) Poi si
immergono i piatti uno alla volta nel lavello ECOLOGICO, si strofinano con una
spazzolina meglio se usata e riusata (per via dei costi…) e si mettono a
scolare in bella mostra in un scolapiatti di plastica grigio_IKEA. Sì, perché qui in Svezia lo
scolapiatti incastonato nel pensile esattamente sopra la testa come l’abbiamo
noi poveri italiani non esiste.
Cosa manca al modello svedese?
L`operazione
fondamentale: il risciacquo!
Se si mette troppo detersivo i piatti escono inpregnati da
una schiuma di bolle a dir poco schifosa, che non viene risciaccuata dal getto d´acqua incriminato,
ma si lascia scivolare sul piatto
sottostante. Con tanti saluti ai prossimi commensali.
Il numero delle volte che si svuota e si ririempie il
lavello, varia secondo la quantità delle stoviglie sporche, questo per evitare
di affogare i piatti nel sudiciume creato da eventuali resti di grasso di
salciccie, salse alla francese, ragù alla svedese, burro, margerine e leggerezze varie.
Da quella magica sera dove imparai a lavare i piatti alla
svedese è passato un pò di tempo, ma ancora oggi non posso fare a meno di
osservare amici e conoscenti nel momento
magico dell’Diskning e posso dire che
gli uomini svedesi, specie quelli più giovani, sono quelli col maggior senso
ecologico: l’acqua non la cambiano mai – nemmeno se stanno lavando i piatti
dopo un matrimonio con 50 persone – e il detersivo va usato con grande parsimonia,
solo un sottile filo azzurro…!
Meno male che nella mio appartamentino di Stoccolma ho la
lavastoviglie: mi evito così il pericolo di prendermi in colpo, nel caso che
qualche nativo svedese amante dell´ambiente, si offrisse di lavare i piatti. Magari dopo una cena a base di tortelli ai quattro formaggi …!!!
Alcuni giorni fa Silvio Berlusconi ha adottato un cane per
intercessione di Michela Vittoria Brambilla, più nota come fervente animalista
che come ex ministro del Turismo. E, subito dopo, Mario Monti ha fatto la medesima cosa. Vari
osservatori criticheranno l'ex premier e il premier in carica, dicendo che, pur
di strappare un pugno di voti, sfruttano perfino i cani, l'affetto per i quali
rende simpatici. C'è poi chi deplorerà Monti perché ha pedestremente imitato
Berlusconi - mago della comunicazione - allo scopo di non perdere punti. Ma
stavolta ci dissociamo da simili polemiche per talune ragioni. Chiunque
manifesti amore per gli animali merita attenzione e stima, perché dimostra di
avere cuore e cervello. Le bestie, infatti, possono benissimo fare a meno degli
uomini, mentre gli uomini non possono fare a meno di esse. Chi non afferra
questo concetto è un demente.
Non credo
neppure che i due citati uomini impegnati nella campagna elettorale abbiano
fatto una pantomima nell'accettare di ospitare in casa loro cucciolotti
bisognosi di famiglia. Si percepisce a occhio nudo, guardando le foto che li
ritraggono con i cagnolini in grembo, che non recitano la parte di chi si
improvvisa maldestramente cinofilo: li abbracciano con delicatezza, lo si
evince dalla loro espressione. Due istantanee, due quadretti edificanti, due
personaggi finalmente se stessi, senza veli, che provano piacere autentico nel
coccolare esserini indifesi e sicuramente non ipocriti nel ricambiare la
benevolenza dei nuovi padroni.
D'altronde,
è noto: i cani sono animali da branco, necessitano di un capo e, quando lo
trovano, gli garantiscono ubbidienza e fedeltà. Berlusconi e Monti in questo
caso, accarezzando il pelo morbido delle bestiole, hanno compiuto un atto
rivoluzionario per l'Italia: mai nessuno, prima di loro, aveva accettato di
farsi riprendere in compagnia di un amico quadrupede, introducendolo nelle
cronache politiche come simbolo di amore disinteressato. Ritratti inediti che
rivelano spontaneità e sensibilità apprezzabili, spero, tanto a destra quanto a
sinistra. Un'iniezione di fiducia per un popolo sfiduciato: chi ama gli animali
non può essere cattivo e magari è attrezzato per rispettare i propri simili.
Cogliere un
tratto di dolcezza in due leader di partito produce un effetto benefico e
rassicurante in chi si accinge a votare: altro che caimani. Non eravamo
abituati a certe scenette, e assistervi è stato sorprendente in senso positivo.
Gli americani da tempo non escludono gli animali dalle istituzioni, anzi, li
elevano spesso al rango di protagonisti della Casa Bianca.
Non c'è
statunitense che abbia scordato il nome del micio di Bill Clinton, il mitico
Socks, che campò oltre 20 anni e figurò, nelle sue pose regali, su tutti i
giornali del mondo. Una speranza: Silvio e Mario imparino dai loro cani a
essere fedeli, ma non si mettano ad abbaiare alla luna; e tengano i piedi
saldamente attaccati alla penisola, dove le grane da sistemare sono tante.
Italiani, non
potete viaggiare con Ryanair…proprio non é nel vostro DNA. Non ne siete in
grado.
Evitate. Prendete
Alitalia o qualsiasi altra compagnia. Spenderete il quintuplo, ma voi ci
risparmierete in salute ed il resto dei passeggeri risparmierà in tempo. Davvero dico.
Perché quando fate in check-in, dovete aver giá stampato il biglietto a casa. E
non lo sapete fare.
Anche se Ryanair
vi ha mandato 10 mail dove c’era scritto di stampare il biglietto o si paga la
penale, voi probabilmente non avete neanche letto la mail. O forse non sapete
leggere, la mail. Fatto sta che
arriverete al check-in senza il biglietto. E li urlerete,
perché voi avete già viaggiato decine e decine di volte con Ryanair e non vi
avevano MAI chiesto il biglietto prestampato. Urlerete e vi renderete ridicoli
elencando le decine di aeroporti dove avete preso un aereo Ryanair che da
SEMPRE chiede di stampare il biglietto. Tranne a voi. Passato questo
peserete la vostra valigia, che sarà sicuramente OLTRE i 15 kili. Perché a voi
non é mai capitato di avere limiti di peso alla valigia. Avete viaggiato decine
e decine di volte con Ryanair. E allora urlerete ancora, incazzandovi con un
impiegato aeroportuale che non ha niente a che vedere con Ryanair, ma sarà
colpa sua che non vuole passarvi la valigia. Non é colpa vostra se non avete
letto le istruzioni che sono le stesse da anni. E’ colpa di quello sfigato al
banco, dipendente di una società che NON é Ryanair. Al controllo
metal-detector le guardie vi faranno buttare i flaconi di shampoo e l’inutile
profumo da 100€ che volevate imbarcare. E voi avete già viaggiato decine e
decine di volte ed una cosa del genere non vi era mai successo. E sarà colpa di
Ryanair, perché vi deve vendere il profumo in volo. Mica sono norme di
sicurezza mondiale sui liquidi in cabina. Non lo potete capire. Una volta
arrivati al gate, non siete in grado di capire che qualcuno ha pagato
l’ingresso prioritario per poter essere sicuro di sedere vicino ai propri
compagni di viaggio. Non é giusto. E’ per sgubbare più soldi. E quelli sono
cretini che li pagano i soldi in più. Oppure i soliti raccomandati. E voi non
potete capire la vera motivazione.
E quando,
finalmente a bordo, la cappelliera non si potrà chiudere perché il vostro
bagaglio a mano é troppo lungo o troppo alto, non capirete che la colpa é
vostra, perché le dimensioni del bagaglio a mano vanno rispettate per un certo
motivo. Sarà colpa delle cappelliere di Ryanair che sono troppo piccole, perché
vi devono fare per forza imbarcare il bagaglio. E quindi picchierete a forza la
cappelliera cercando inutilmente di chiuderla. Ma non ci riuscirete, perché nelle
decine e decine di voli avete sempre usato quel trolley. Ed allora vi
renderete ridicoli di nuovo, perché l’hostess vi spiegherà che non c’è
problema, prende il bagaglio ed il nominativo e lo troverete insieme agli altri
a fine volo. Ma la stronza parla
inglese, e voi non siete in grado di parlare inglese. E gli urlerete in
italiano che é inammissibile che il personale non parli italiano. Anche se
state viaggiando con una compagnia Irlandese. Loro devono parlare italiano. Perché si, é una
compagnia privata Irlandese, mica una Onlus internazionale. Se decidono che le
hostess devono parlare solo swahili, é una politica privata di una azienda
privata, e possono farlo. Ma come potrete mai accettare che chiunque nel mondo
non parli Italiano??? E quindi vi chiederà
un documento, e voi urlerete TENCHIU’, e quando vi chiederá almeno il
nominativo da associare alla valigia, voi risponderete sempreOK TENCHIU’ OK TENCHIU’. E sarete gli
zimbelli di tutti gli anglofoni sul volo.
Ed infine, a
terminare la vostra performance, appena l’aereo tocca terra vi alzerete ed
aprirete la cappelliera. E quando l’hostess vi inviterá a sedere e mantenere la
cintura allacciata finché l’aereo non é completamente fermo, lo dirà in quella
lingua incomprensibile, e voi non la potete capire.
Qui vi verrà
incontro, vi dirà di sedervi e di rimettere la valigia nella cappelliera. E voi
cosa direte? OK TENCHIU’ OK TENCHIU’. Maledetta lei. ( grazie a Ubbo per il
suggerimento )
Quindi, davvero,
perché vi ostinate a viaggiare con Ryanair? Non ne siete in grado!!!!
Viaggiate con
Alitalia. Il biglietto costa anche 10 volte di più, ma che vi frega?
Potete imbarcare
quante valigie volete, il personale parla italiano, non ci sono sovrapprezzi e
potete arrivare in aereoporto con il solo documento.
Il fatto che
Ryanair costi poco perché campa esclusivamente di kili di troppo, priority,
panini e bibite, non lo potete capire. Sono stronzi che vogliono solo
guadagnare. Dovrebbero farvi pagare il biglietto 10€ e farvi fare anche un
....... a bordo, mentre vi offrono il caffé e vi regalano un profumo.
Alitalia é una
compagnia seria. Non l’avete scelta perché costava 800€ contro le 10€ di
Ryanair, ma non potete capire PERCHÉ costasse 790€ di differenza. Proprio non
potete.
E anche se avete
pagato l’extra del biglietto non stampato, i 5 kili di troppo della valigia ed
il vostro bagaglio a mano é finito in stiva, avete pagato…tié…300€ in
totale….sempre 500 in meno rispetto Alitalia, ma tutta la bile prodotta sarebbe
rimasta buona al posto suo. Quindi perché incazzarsi
in questo modo? Evitate! Davvero! (Ed io mi sarei
risparmiato urla, strepiti, file più lunghe e la vergogna di essere Italiano.)
***** ( Gabriele Massari per nonno Franco a Stoccolma)
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Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.