Alcuni giorni fa Silvio Berlusconi ha adottato un cane per intercessione di Michela Vittoria Brambilla, più nota come fervente animalista che come ex ministro del Turismo.
E, subito dopo, Mario Monti ha fatto la medesima cosa.
Vari osservatori criticheranno l'ex premier e il premier in carica, dicendo che, pur di strappare un pugno di voti, sfruttano perfino i cani, l'affetto per i quali rende simpatici. C'è poi chi deplorerà Monti perché ha pedestremente imitato Berlusconi - mago della comunicazione - allo scopo di non perdere punti. Ma stavolta ci dissociamo da simili polemiche per talune ragioni. Chiunque manifesti amore per gli animali merita attenzione e stima, perché dimostra di avere cuore e cervello. Le bestie, infatti, possono benissimo fare a meno degli uomini, mentre gli uomini non possono fare a meno di esse. Chi non afferra questo concetto è un demente.
Non credo
neppure che i due citati uomini impegnati nella campagna elettorale abbiano
fatto una pantomima nell'accettare di ospitare in casa loro cucciolotti
bisognosi di famiglia. Si percepisce a occhio nudo, guardando le foto che li
ritraggono con i cagnolini in grembo, che non recitano la parte di chi si
improvvisa maldestramente cinofilo: li abbracciano con delicatezza, lo si
evince dalla loro espressione. Due istantanee, due quadretti edificanti, due
personaggi finalmente se stessi, senza veli, che provano piacere autentico nel
coccolare esserini indifesi e sicuramente non ipocriti nel ricambiare la
benevolenza dei nuovi padroni.
D'altronde,
è noto: i cani sono animali da branco, necessitano di un capo e, quando lo
trovano, gli garantiscono ubbidienza e fedeltà. Berlusconi e Monti in questo
caso, accarezzando il pelo morbido delle bestiole, hanno compiuto un atto
rivoluzionario per l'Italia: mai nessuno, prima di loro, aveva accettato di
farsi riprendere in compagnia di un amico quadrupede, introducendolo nelle
cronache politiche come simbolo di amore disinteressato. Ritratti inediti che
rivelano spontaneità e sensibilità apprezzabili, spero, tanto a destra quanto a
sinistra. Un'iniezione di fiducia per un popolo sfiduciato: chi ama gli animali
non può essere cattivo e magari è attrezzato per rispettare i propri simili.
Cogliere un
tratto di dolcezza in due leader di partito produce un effetto benefico e
rassicurante in chi si accinge a votare: altro che caimani. Non eravamo
abituati a certe scenette, e assistervi è stato sorprendente in senso positivo.
Gli americani da tempo non escludono gli animali dalle istituzioni, anzi, li
elevano spesso al rango di protagonisti della Casa Bianca.
Non c'è
statunitense che abbia scordato il nome del micio di Bill Clinton, il mitico
Socks, che campò oltre 20 anni e figurò, nelle sue pose regali, su tutti i
giornali del mondo. Una speranza: Silvio e Mario imparino dai loro cani a
essere fedeli, ma non si mettano ad abbaiare alla luna; e tengano i piedi
saldamente attaccati alla penisola, dove le grane da sistemare sono tante.
källa: il giornale di Vittorio Feltri