Brasse se n`è andato all`età di 69 anni dopo aver fatto sorridere non solo due
generazioni di bambini ma anche i loro genitori (tra i bambini per loro fortuna anche i miei).Brasse, era uno dei 3 conduttori di un
programma televisivo del pomeriggio che ha fatto la storia della televisione
svedese ”Fem myror är
fler än fyra elefanter”(Cinque formiche sono di più di quattro
elefanti) il programma era ad indirizzo pedagogico ed ogni pomeriggio trattava
una lettera dell´alfabeto, usando il linguaggio dei bambini, così mentre i miei due”mascalzoni latini”
inparavano a leggere io con la scusa di farli star buoni imparavo lo svedese.
Sono
circa 100 mila le persone che vivono in Svezia e provenienti dalla Turchia e
quasi la metà di queste vengono dalla città di Konya(Turchia) particolarmente
dalla località Kulu. Come succede ogni anno queste 50 mila persone d'estate
tornano nel loro paese d'origine per fare le ferie. Tuttavia quest'anno in
questo periodo(14 Settembre) in Svezia si svolgeranno le elezioni nazionali e
locali. Quindi il governo svedese ha deciso di aprire dei seggi anche a Kululu
per far praticare a queste 50 mila persone(già cittadini svedesi) il loro
diritto al voto.
Le elezioni svedesi a Kulu(Turchia) si sono svolte il, 27
Agosto 2014, presso il Consolato onorario dello Stato di Svezia inaugurato il
27 Giugno di quest'anno.
Erdal Akdeve, cittadino svedese di origini turche, è
il primi consolato onorario dello Stato di Svezia a Kululu. Akdeve dice che
quello che succede in questi giorni in Turchia è un'esperienza senza precedenti
per lo stato svedese. Non finisce tutto con un semplice servizio offerto dallo
Stato, a Kululu si sono svolte anche delle campagne di propaganda. Per esempio
Sedat Dogru dell'Alleanza di Destra come Mehmet Coksurer dell'Alleanza di
Sinistra Verdi hanno portato avanti le campagne elettorali dei loro partiti
anche qui a Kulu(Turchia).
L`immigrazione turca verso la Svezia (Stoccolma) come quella
italiana è inziata negli anni 60.
"Giudicatemi per quello che sono, e non per quello che
era mio padre. Ma, è così: François Mitterrand era mio papà". È quanto sostiene
il giovane uomo politico svedese Hravn Forsne al giornale regionale
Kungsbacka-Posten, in un'intervista ripresa dai media francesi.
Forsne, candidato alle elezioni municipali del 14 settembre
con il partito moderato del premier Fredrik Reinfeldt, è figlio della
giornalista Christina Forsne, 66 anni, che due anni fa aveva confidato di aver
avuto una relazione segreta con Mitterrand, incontrato nel 1979, quando ancora
non era presidente, in occasione di un congresso socialista internazionale
vicino a Stoccolma.
La relazione sarebbe durata dal 1980 al 1995, mentre lei
lavorava a Parigi come corrispondente del quotidiano svedese Aftonbladet. E la
moglie di Mitterrand, Danielle, nonché diversi amici e colleghi, sarebbero
stati al corrente di tutto. La Forsne, autrice di una biografia su Mitterrand
uscita nel '97, non ha mai voluto svelare l'identità del padre di suo figlio,
nato nel novembre del 1988. In una intervista rilasciata nel 2012 ad un noto
quotidiano svedese, la madre aveva ammesso di aver avuto una relazione di 15
anni con Mitterrand, ma alla domanda se l'ex capo dell'Eliseo fosse il padre di
suo figlio, aveva risposto evasivamente. "Sono pronta a parlare della mia
relazione con François Mitterrand. Ma non parlerò di nessun altro che mi è
vicino", aveva detto.
Ai media francesi, Hravn Forsne, che abita a Kullavik, nel
sud-ovest della Svezia, non ha voluto dire di più: "Sono un politico
svedese ed è la politica svedese che mi interessa", ha dichiarato
all'agenzia France Presse, precisando di non cercare la notorietà in Francia.
Al giornale svedese ha detto di aver incontrato colui che dice sia suo padre "cinque
o sei volte al massimo".
Eravamo quattro amici al bar
che volevano cambiare il mondo
destinati a qualche cosa in più
che a una donna ed un impiego in banca
si parlava con profondità di anarchia e di libertà
tra un bicchier di coca ed un caffè
tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi farò…
(Gino Paoli)
*****
Già! E non eravamo solo quattro, anzi a volte eravamo in
tanti, e non eravamo solo al bar ma anche in molti altri posti che al bar
assomigliano. Questa frase della vecchia canzone è diventata uno di quei modi
di dire che spiegano tutto in poche parole, un modo di essere e un modo di
pensare, i sentimenti e i distacchi, le trasformazioni e le speranze, e allora
la uso anch'io come titolino di un post che vuole riportare a un'epoca e vuole
anche svolgere una funzione.
Il bar per eccellenza negli anni della nostra gioventù -
anni lunghi quelli nei paesi, assai più che nelle città - era il chiosco di
Barone, quello di allora, che era cosa assai diversa di quello che è stato
dopo. Un chiosco con le tante pertinenze - lo scalino, il bancone - e le ancor
più numerose appendici, la piazzetta di cui non ricordo il nome, la panchina al
viale, l'autobus che non passava mai, la Piscina mondo proibito per noi ragazzi
del popolo, ecc.. è vero che volevamo cambiare il mondo, e che poi a uno a uno
siamo andati via, e chi non è partito per andare lontano ha lasciato per la famiglia,
i figli, e gli anni che passano.
Forse è anche vero che il mondo ha cambiato noi, ma la cosa
mi sembra più banale, perché non tutto e non tutti siamo cambiati allo stesso
modo. La canzone può avere finali assai diversi a seconda di chi la canta. Volevamo
cambiare il mondo, ma intorno ai quattro amici al bar anche allora c'erano
coloro ai quali non fregava niente del mondo. Così ognuno è poi diventato
grande attraversando gli anni come ha saputo e potuto: chi con gli appetiti o
l'accidia, chi con le preoccupazioni o i successi o quant'altro ancora e chi
con quello che resta dell'antica voglia di cambiare il mondo. Che a volte non
scompare del tutto, e ogni tanto riaffiora, anche quando non ci si aspetta più
molto dal tempo che verrà.
Eravamo un po' di amici al bar, e qualcosa di quello spirito
in alcuni è rimasto. Il desiderio di poter fare di più talvolta è palpabile,
anche se il bar o le sue appendici sono oramai lo spazio e il tempo breve di un
incontro in agosto, fatto di un fugace saluto e di qualche commento su come è
il paese oggi.
Poter fare di più per la cittá di Santa Fermina, che avremmo
voluto diversa e per il quale non abbiamo avuto modo e tempo di fare granché,
anche a causa di coloro ai quali non fregava niente del mondo. Cosa si può fare
da lontano per la città di Santa Fermina? Niente o qualcosa. Chi opta per
qualcosa sa che ha Internet a disposizione, almeno per dire la sua e su ciò che
vuole.
Questo spazio dovrebbe essere anche per i quattro amici al bar che
volevano cambiare il mondo e che hanno ancora qualcosa da dire. Critiche e
suggerimenti, agli amministratori o agli amici rimasti in paese, che a volte
vuol dire la stessa cosa. Naturalmente i suggerimenti sarebbero benvenuti anche dalla Madonnina di
Pantano! Tutti con spirito devoto e costruttivo. Possibilmente...!!! Buona vita a tutti!!!
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Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.