venerdì 31 dicembre 2010

Cotechino,lenticchie e tanta fortuna..."


Fortuna, chi non ne vorrebbe tanta e tanta di più?

Ma cos’è la fortuna? Nella sua definizione letterale altro non è se non la sorte favorevole ed il destino propizio. Di fatto è ciò a cui tutti costantemente aspirano in amore, nel lavoro e nella vita in generale. La ricerca costante di un favorevole futuro è terreno fertile per ogni genere di superstizione, rito propiziatorio e credenza popolare.
La superstizione è sempre esistita, essa è antica quanto l’uomo, appartiene, infatti, alla nostra stessa natura l‘ ”istinto di affidarsi a qualunque buona speranza” nella ricerca costante della sodisfazione personale, ovvero della felicità.

Nell’antica Roma la superstitiònem indicava l’affidamento costante alle divinità per scampare i pericoli, erano superstiziosi coloro che si rimettevano nelle mani degli dei e con doni e sacrifici sempre uguali e sempre ripetuti chiedevano per se una o più “fortune”.Ogni superstizione pretende un “rito materiale ed oggettivo”, questa delle lenticchie a Capodanno si caratterizza per il consumo del legume sulla tavola dell’ultimo dell’anno! In realtà chi crede alla superstizione pensa che consumando il “rituale propizio” si attiri una positiva fortuna … in realtà il comportamento rituale non ha nessun nesso di causa – effetto con gli eventi che il superstizioso, invece, vi correla.

“Non è vero, ma ci credo!”

Quante volte abbiamo usato questa frase per sottolineare la nostra fiera razionalità senza, però, sottrarci al fascino delle tradizioni? Dunque non sarà vero ma tutti mangiamo il cotechino con le lenticchie perché alla fortuna non si può resistere!
Del resto la tradizione si radica e si stratifica, fa parte della nostra cultura e del nostro essere ed è bella perché ricca anche di popolarità e credenze!

Mamma Michelina: mi raccontava la favola di un bimbo di nome Fortunato che viveva tutto solo in una piccola casa tra le campagne. I genitori erano partiti disperati ed in cerca di lavoro e danaro. La notte dell’ultimo dell’anno il bimbo era solo, il fuoco si spense ed il piccolo non aveva più legna da ardere, non potè neanche cucinarsi un povero piatto di lenticchie. Le piccole lenticchiette brune rimasero nella pentola in terra al camino spento. Fortunato si addormentò desiderando di mangiare la sua minestra e pensando alla mamma ed al papà. Sognò che qualcuno accendeva per lui il fuoco e preparava il cibo, sentì un caldo tepore nel cuore e dormì beatamente. Al suo risveglio il fuoco ardeva e le lenticchie fumavano dalla ciotola sulla tavola, in casa era solo … chi aveva fatto per lui tutto questo? La fame era tanta e il bimbo prese a mangiare il suo piatto … dopo qualche cucchiaio la pietanza si trasformò in oro e soldi. Il bimbo “Fortunato”, si ritrovò ricco, tanto ricco da partire per la città alla ricerca dei genitori che non dovettero più preoccuparsi del danaro e della miseria. Tutti vissero nel benessere e nella fortuna.

Questa novella mi convinceva sempre a mangiare … mangiavo per cercare l’oro nelle lenticchie! Non l’ho mai trovato, ma conservo il ricordo di una bella storia per bambini.

Dunque, per grandi e piccini “fortunati”, la ricetta del Cotechino con le Lenticchie di una mamma cuoca, Mamma Michelina:

Ingredienti:
Lenticchie
Aglio
Olio extravergine d’oliva
Sale
Passata di pomodoro
Peperoncino
Cotechino


Procedimento:

In una pentola,possibilmente di coccio,soffriggete l’aglio tritato e il peperoncino con l’olio extravergine d’oliva.
Aggiungete le lenticchie e la passata di pomodoro e fate cuocere un paio di minuti.
Unite abbastanza acqua calda da coprire interamente le lenticchie.
Appena iniziano a bollire aggiungete il sale e fatele cuocere a fuoco moderato finché saranno cotte, mescolando spesso per evitare che si attacchino al fondo della pentola.
Cuocete il cotechino seguendo le indicazioni riportate sulla confezione.
Disponete le lenticchie su un piatto da portata ed adagiatevi sopra il cotechino tagliato a fette.


Servite caldo e Buona Fortuna!

giovedì 30 dicembre 2010

Buon Anno


Noi poveri mortali siamo abituati,tramite il calendario, a trascorrere ogni anno sempre le stesse feste.

Anche il calendario, inventato dai Maya, poi dagli egiziani,ed infine modificato da Papa Gregorio XIII, controlla la nostra vita,e scandisce lo scorrere del tempo vedendoci avvizzire ogni giorno che passa.La pellame va cedendo: c'è chi si ritrova con doppi menti un tutt'uno con la panza; calvizie lucide tipo palle da bowling;chi non riesce a distinguere più il proprio tatuaggio perchè accartocciato tra una piega di cedimento e l'altra; chi si stira il viso rifacendosi le impalcature. Avete mai visto questi volti senza più una forma umana tiratissimi, mentre il collo è penzolante?

Non solo la società ci vuole suoi sguatteri,ma dobbiamo pure invecchiare dopo aver sofferto una gioventù per farci il deretano per campare e ricevere una "pensione"
con dentiera in omaggio.

Mi sa tanto che a me non toccherà nemmeno quella.... (dentiera...)
Ma non solo questo!!!

Già dalla nascita il nostro destino è segnato da morte certa!!!!
Beh! se pensassimo a tutte queste belle cose,
moriremmo prima della nostra ora di solo scanto(spavento),
con le crisi di panico....
e quindi il genere umano, cerca di cogliere quei pochi
momenti di serenità che gli vengono concessi.

Arriva così, giorno dopo giorno, festa dopo festa,
stagione dopo stagione, il fatidico 31 dicembre.

Ma come vive l'essere umano questa nottata di festa?

Esistono due fazioni:
1) Coloro che lo vivono angosciati dall'incognita futuro

" E se fosse peggiore? meglio tracannarsi(scolarsi) qualche bottiglia
per dimenticare...."


2) Coloro che vivono il presente e sperano in un anno migliore

" Peggio di così posso solo crepare, meglio tracannarsi anche qui
qualche bottiglia per festeggiare..."

Manca davvero poco al 2011..:Cosa vorrei da questo nuovo anno?

Serenità perchè è cio di cui ho davvero bisogno ....
Rivoglio la mia solarità ,rivoglio la mia serenità...Il vecchio anno non è stato bello anzi ho trascorso momenti bruttissimi ,ho pianto,ho finto di star bene,ho sofferto in silenzio,

Vorrei seppellire tutto ciò che mi ha fatta star male ,desidero iniziare il nuovo anno con il sorriso ,voglio stare bene ....e ..volermi più bene ....Non so se ci riuscirò ma voglio riuscirci...

Intanto, Buon Anno a tutti!!!

 




martedì 14 dicembre 2010

Buon Natale a tutti voi.


Domani mattina sarò a Roma, sarà il mio primo Natale in Italia dopo 40_anni e credo che non avrò molto tempo per aggiornare il blogg.

Per questo vi auguro fin da ora un Buon Natale a tutti voi.

Che siano giorni di gioia e non di costrizione,che possiate passarli con chi veramente portate nel cuore e non siate costretti a sottostare ad inutile etichette ed ipocrisie…Non mangiate troppo (ma questa la vedo dura!)
***** 

martedì 30 novembre 2010

Första advent. (Kallt och lite mer snö ute.)

 
Ieri quando sono arrivato a Stoccolma mi sono reso conto per l`ennesima volta che, in Svezia, il Natale è una cosa diversa. Lo si respirava in ogni angolo: gli addobbi delle case, le luci alle finestre, le vetrine dei negozi, le strade ….. tutto luccicava “alla grande”!

C’era qualcosa di magico nell’aria. Il freddo terribile con un ventaccio gelido e sferzante mi ha fatto ritornare alla dura realtà facendomi affrettare…per rifugiarmi di nuovo nel calduccio di casa mia.
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giovedì 25 novembre 2010

Cartolina da Napoli...!


Una gita veloce a Napoli, in una città relativamente povera e con un'economia fragile, ma questo non vuol dire che non abbia conosciuto un suo sviluppo. Pertanto, è una città che consuma il necessario per vivere, nonché il superfluo, e produce in misura proporzionale spazzatura. Del resto, i rifiuti sono il prodotto collaterale del benessere, il rovescio dello sviluppo economico e tecnologico. Si moltiplicano i beni di consumo, ma anche i prodotti di scarto.

Conseguentemente, cumuli di sostanze sgradevoli e nocive si accrescono e non si sa dove disseminarle. Se poi volessimo andare ancora più a fondo, allora troveremmo un mal digerito senso della democrazia e, prima ancora, una maturità civile che forse non è mai arrivata. La responsabilità di quello che succede è, infatti, collettiva e insieme individuale.
E' collettiva per l'uso distorto della democrazia che si è fatto nel loro contesto sociale e politico. I rifiuti evidenziano, sotto questo aspetto, una gestione viziosa della cosa pubblica, in quanto mirano, e hanno mirato, a perseguire il vantaggio proprio o del proprio gruppo a scapito di quello della collettività.

Certamente la responsabilità è anche individuale, per via di quella diffusa mentalità che li porta ad aspettare la soluzione dei problemi da parte delle autorità, senza che si faccino carico delle loro personali responsabilità, rimboccandosi le maniche e dandosi da fare. E poi, le autorità sono l'immagine speculare di quello che sono o che, almeno, siano in grado di esprimere a livello politico.

I rifiuti evidenziano allora un più profondo e radicato disordine morale. Esso è quello di una società in cui non solo le contraddizioni esplodono, ma anche i rapporti umani si incrinano. La loro è una società sfrangiata, dove non c'è più ombra di bene comune. Nessuno, infatti, vuole la monnezza. Ognuno la dirotta sotto la casa dell'altro o nel comune vicino o nella provincia vicina con furbizia malevola. Manca il senso della condivisione, perché manca la solidarietà.

Napoli era una città affollata di diseredati in cui l'emarginazione e la miseria erano pesanti. Ma nei vicoli brulicanti di gente, ricchi di voci e di risonanze, c'era un palcoscenico naturale all'aperto, una fucina di genialità e creatività.
Innanzitutto, c'era una grande capacità di sorridere alla vita, che si esprimeva o nell'arte di arrangiarsi, inventandosi mille modi diversi di sbarcario il lunario, o nell'allegria, che faceva parte, a torto o a ragione, dello stereotipo del napoletano. C'era l'estroversione tipica o, se preferite, la teatralità, quella stessa che ha prodotto autentici geni come Eduardo e Totò, e unitamente un'emotività incontenibile, vulcanica. C'era pure, per chi non si ferma al folklore, un diffuso senso di solidarietà, una capacità di accoglienza che superava con generosità quasi istintiva differenze e pregiudizi. Era il grande cuore dei Napoletani!

Nella città moderna, disordinata e frenetica, tutto questo pare non esserci più. Prevale, piuttosto, un modo cupo di guardare all'esistenza, rassegnato e stanco. Quanto ai rapporti umani, essi sembrano inquinati dalla furbizia e dalla prevaricazione, per cui la diffidenza ha preso il posto della confidenza, la chiusura nel proprio dell'apertura e dell'attenzione verso l'altro.

Oggi si corre, a Napoli come altrove, con la complicazione della rete stradale inadeguata e del traffico sempre caotico. Ma si corre anche perché non si ha tempo per gli altri, né, tanto meno, per fermarsi a contemplare il sole e il mare.

Esasperati, depressi e sfiduciati, sono diventati aggressivi e arrabbiati, polemici a tempo perso, scontenti sempre. Tutto si poteva dire un tempo dei Napoletani, tranne che non fossero simpatici. Oggi, sono diventati senz'altro antipatici!

(vagabondo)

venerdì 19 novembre 2010

Non tollero che si parli male del mio Paese!


Propio così: Non tollero che si parli male del mio Paese!
Noi Italiani,come qualsiasi altro popolo, non siamo immuni da difetti o da peccati, né ci siamo mai sentiti degli “eletti” (pur avendo inondato di civiltà ogni dove); ma tra i tanti difetti che ci riconosciamo, il nostro più grande, è certamente quello di non riuscire a non parlar male di noi stessi; cosa che i nostri amici svedesi invece, riescono benissimo a fare, anche quando fanno delle emerite sciocchezze che il più delle volte vengono abilmente taciute dai loro media.

Criticare l’Italia e gli italiani, oltre che dimostrare una mancanza di “stile” e di “civiltà”, conferma una strategia studiata ed attuata per emarginare l'economia stessa del nostro Paese, per arrecare danno alle nostre imprese, al nostro turismo, e non solo, così come, dipingere il nostro Capo del governo come: “pagliaccio”, “mafioso”, “criminale”, “corruttore” o chi sa Dio che altro, equivale ed offende la sovranità di un popolo, che a maggioranza liberamente e democraticamente con il voto, ha scelto il proprio leader a prescindere. No, non è una difesa nei confronti del Sig. Berlusconi, imprenditore e capo di un partito, ma della libera espressione della maggioranza degli italiani; e ciò deve bastare per pretendere da tutti rispetto per la sua carica istituzionale, fino a quando si comproverà la sua presunta indegnità; ma soprattutto, si deve rispetto a quella parte del popolo italiano che a maggioranza, lo ha eletto.

Cessino dunque i luoghi comuni, le insinuazioni, le mezze frasi, le improbabili verità, su quei giornali che in palese spregio della obbiettività, preferiscono plasmare l'opinione pubblica italiana e internazionale, inseminando l’idea che tutto ciò che si tenta di fare nel nostro Paese è sbagliato, a prescindere.

Non lasciamoci intimidire; piuttosto, ribaltiamo questi luoghi comuni, sollecitando le nostre istituzioni a prendere posizione ed a pretendere il rispetto che ci è dovuto al pari di quello che siamo soliti riservare allo straniero che visita o lavora in Italia.

Solo gli ingenui, i creduloni , i fondamentalisti ad oltranza ed i pavidi, ignorano di essere loro stessi soggetti passivi, plagiati e succubi di una egemonia, priva di idee e di concretezza, fino a prova contraria; e da quando mondo è mondo, sono i fatti e non le parole che fanno la differenza, così come in una democrazia, è la maggioranza la sovrana indiscussa di una libera e civile società!
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sabato 13 novembre 2010

Svezia vs.Italia: (lavoratori autonomi e fannulloni statali…)


In Italia un lavoratore su tre è autonomo, in Svezia uno su
nove. C’è chi lo considera un fattore negativo, segno di una forte frammentazione della struttura economica. Ma le statistiche europee lo chiamano “indice di imprenditorialità” e la valenza è positiva.

Che c’è una tendenza all’individualismo in Italia e una difficoltà a mettersi d’accordo, è abbastanza noto.
Meno noto forse è che lo “statalismo” italiano è molto relativo. Quanti pregiudizi su schiere di ministeriali, forestali, provinciali e impiegati INPS - ovviamente fannulloni - che gravano sul bilancio dello stato. Altra storia nell’efficiente Svezia, da tempo pienamente convertita alla economia di mercato!

E’ qui il bello: gli statali in Italia sono il 14,6 % della forza lavoro, e in diminuzione. In Svezia ben oltre il 25 %, cioè quasi il doppio e in crescita.

Come quasi sempre su questo blog, la morale è doppia: evidentemente in Svezia tantissimi statali e pochi imprenditori riescono a creare una ricchezza superiore. Ma non diciamo che gli italiani non si danno da fare!

Questi ultimi post sul tema ”Svezia vs Italia” sono stati scritti da me (franco) , italiano di nascita, svedese d’adozione. Con l`intento di "sdrammaizare" un pò e mettere un piccolo contrappeso al complesso d’inferiorità dimostrato da qualche italiano nei confronti della Svezia.

L`autore sa benissimo che c’è tanto da migliorare in questa "benedetta" Italia ma sa anche che i depressi non combinano niente.

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venerdì 12 novembre 2010

Meglio invecchiare in Svezia, oppure in Italia…?

Lo stato sociale in Italia non funziona certo bene quanto in Svezia. Questione di efficienza, perché ormai di tasse se ne pagano qui quanto là. Ma anche questione di struttura sociale: ce n’è meno bisogno di stato in Italia, perché il privato provvede a molto di più. Costa più fatica, ma i risultati sono spesso molto migliori.

Prendiamo gli anziani. In Svezia lo stato provvede egregiamente anche a loro. Gli ospizi sono tanti, sono belli, pitturati di fresco e con un mare di servizio che in Italia si sognano.. Eppure…… Eppure non si muove. Si sta male negli ospizi svedesi, si è soli (compagnia di altri anziani - che non si sono scelti - tristezza), si è chiusi dentro, si dipende dagli orari imposti, si respira aria da ospedale.

In Italia la maggior parte degli anziani riesce a vivere nel pieno della società fino alla fine. Ponendo un onere sulla famiglia, abitando con i figli, o comunque curati da loro, ma nella contabilità sociale le cose funzionano a meraviglia: in cambio c’è il baby-sitter continuo, fidato e gratis. E chi dà cura a sua mamma potrà essere ragionevolmente certo che al proprio turno il figlio farà altrettanto.

È sì, i guai sono tanti, il sistema può essere opprimente, può ostacolare spostamenti liberi - temporanei o permanenti - e la contabilità non sempre quadra. Ma non c’è dubbio che nella maggior parte dei casi il sistema è equilibrato e produce tanti vantaggi.

Invecchiare è spesso meglio in Italia e non solo per il clima.
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lunedì 8 novembre 2010

Spaghetti Western alla svedese…!!!

  Finalmente anche noi che abbiamo la ”fortuna” di non essere abbastanza biondi possiamo tirare un respiro di soglievo ed uscire da casa senza paure, infatti è stato arrestato il cecchino che sparava sugli immigrati.

Come nel Texas dei primatisti bianchi l’uomo arrestato dalla polizia di Malmö sparava contro chi non era abbastanza biondo.

Quindici attacchi, otto feriti gravi ed un morto, questo il bilancio di un anno di terrore. Il cecchino mirava alle abitazioni, alle palestre, alle macchine, ai negozi dove intravedeva persone dalle pelle scura. La serie di attacchi è iniziata nell’ottobre del 2009, quando una giovane donna svedese è stata uccisa, probabilmente per sbaglio. Era seduta in una macchina parcheggiata insieme al suo fidanzato immigrato, ma i colpi sparati avevano ferito mortalmente la donna mentre l’uomo si era salvato.

Gli spari xenofobi sono proseguiti a cadenze quasi mensili, e hanno colpito persone straniere che si trovavano nei parchi o nelle palestre. Un gruppo di africani è stato colpito dagli spari mentre si trovava fuori da una piscina, mentre anche una moschea è stata attaccata. Grazie alle indicazioni della cittadinanza la polizia si è concentrata su un uomo di 38 anni che conduceva una vita solitaria. L’arrestato non ha opposto resistenza quando le forze dell’ordine sono arrivate a casa sua, e nella sua abitazione sono state ritrovate due armi da fuoco compatibili con il calibro dei proiettili utilizzati negli attacchi agli immigrati.

Ricordo con tristezza quando agli inizi degli anni ’90 si era verificato un caso simile a quello del cecchino di Malmö. Nella capitale Stoccolma John Ausonius, poi diventato famoso come Laserman, aveva sparato a undici persone, uccidendone una e ferendo gravemente le altre vittime dei suoi attacchi.

Anche allora la violenza si era concentrata contro gli stranieri, nonostante lo stesso Ausonius fosse uno svedese naturalizzato, essendo figlio di padre svizzero e madre tedesca. Ma l’odio contro chi aveva una pelle scura era prevalso sulla comune origine straniera.
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"Carlo XVI Gustavo, re suo malgrado"

 
E' andata a ruba, in Svezia, la biografia del re Carlo XVI Gustavo, in cui il sovrano viene descritto tra relazioni extraconiugali e festini sfrenati. Il libro, "Carlo XVI Gustavo, re suo malgrado", scritto da tre giornalisti, racconta la gioventù e l'ascesa al trono del re, ma la maggior parte del volume è dedicata alle feste organizzate con altri amici in compagnia di giovani donne.

Si parla anche della sua amante, la cantante del gruppo Army of Lovers.
Camilla Henemark avrebbe avuto una relazione con Carlo XVI alla fine degli anni '90. Il libro è basato soprattutto su testimonianze anonime specialmente di membri del suo entourage. I racconti sono molto dettagliati. Erano "ragazze a' la carte per la banda del re", scrivono i tre coautori - Thomas Sjoeberg, Deanne Rauscher e Tove Meyer.

L'opera descrive inoltre come il capo di Stato svedese abbia messo in pericolo la sua sicurezza andando a feste in alcuni club di dubbio gusto, uno dei quali a Stoccolma gestito da un pregiudicato. "Volevamo presentare il re in quanto persona e come viene percepito nel suo entourage", spiegano gli autori. Dal canto suo il re ha dichiarato di non aver avuto ancora il tempo di leggerlo, ma che i titoli di stampa in proposito "non erano gradevoli".

"Ho parlato con la mia famiglia e con la regina", ha aggiunto Carlo XVI Gustavo, "gireremo questa pagina e faremo altro perché, se ho capito bene, si tratta di fatti accaduti molto tempo fa".

La biografia è andata esaurita nelle librerie di Stoccolma solo poche ore dopo essere uscita.
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domenica 3 ottobre 2010

Ma che volete di più...?


Leggendo un blog italo-svedese ho notato (non con poca sorpresa) come anche le ultime elezioni in Svezia possono diventare oggetto di paragone tra Svezia e Italia. Stranamente è sempre l`Italia che esce da questi confronti piuttosto malconcia, a me oggi le ”balle” non "girano male"... infatti mia figlia mi ha invitato a pranzo (cucina molto bene anche se è nata in Svezia…),però vorrei dire la mia…: Premetto che il paese delle banane,non esiste il paese in cui si vive meglio. Cosa vuol dire che si vive meglio? La cosa è assolutamente soggettiva. Se lo si chiede a 100 persone diverse si otterranno 100 paesi diversi. Chi dice la Svezia, chi la Danimarca, ma se una persona odia il freddo, questi saranno i paesi peggiori.
Per me è l'Italia! La mia bella Italia. Abbiamo l'80% delle opere d'arte mondiali e dei siti archeologici. 5.000 Km di bellissime coste marittime. Isole stupende. Montagne che fanno sognare. Appennini tutti da vivere. La migliore cucina al mondo. Siamo la patria della moda e del buongusto. Le città con le piu' belle architetture. Abbiamo le automobili piu' invidiate e sognate del mondo. Siamo stati la culla della civiltà. Quando tutto il resto del mondo viveva nelle caverne e si cibava di cinghiali allo spiedo, noi avevamo Romolo e Remo, Cesare, Virgilio, Cicerone, Dante, Leonardo e Galileo. Siamo il popolo con la piu' bella fantasia e intelligenza in assoluto. Le piu' grandi opere musicali sono dei nostri musicisti. Siamo un popolo amato in tutto il mondo perchè siamo un popolo dal cuore d'oro. Il centro mondiale della religione è Roma Vaticano. Siamo la patria del diritto. Siamo un popolo che non serba rancore nei confronti di nessuno e che sa perdonare sinceramente.
Secondo i miei amici italiani: sembra che abbiano anche le tasse piú alte del mondo...ma che volete di più?


sabato 18 settembre 2010

Sinistra o Destra...?


Domani in Svezia ci sono le elezioni politiche. L’attuale primo ministro Fredrik Reinfeldt, a capo dell’Alleanza – la coalizione di centrodestra – sfida la leader dell’opposizione e dei socialdemocratici Mona Sahlin. Stando agli ultimi sondaggi, la coalizione guidata da Reinfeldt è in vantaggio di otto punti sulla Sahlin e potrebbe dunque mantenere la maggioranza in parlamento.

Subito dopo i primi segnali della crisi economica iniziata nel 2008, gli analisti politici avevano ipotizzato un progressivo sgretolamento della coalizione, ma così non è accaduto. Reinfeldt è riuscito a mantenere unita l’Alleanza e ora si appresta a vincere le elezioni con un buon distacco dal centrosinistra.

Il più grande aiuto per il governo è stato l’economia. Trattandosi di un mercato aperto (metà del prodotto interno lordo è legato in qualche modo al commercio estero), la Svezia è stata duramente colpita dalla recessione lo scorso anno. Ma quest’anno è tornata in sella. Nel 2010 il PIL crescerà più velocemente di qualsiasi altro paese occidentale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Il bilancio sarà in surplus. La Banca centrale ha anche iniziato ad aumentare i tassi di interesse.

Secondo gli analisti, la strada per l’Alleanza sembra essere spianata, ma i socialdemocratici dovrebbero comunque guardarsi anche dai Democratici Svedesi, il partito nazionalista contro l’immigrazione che potrebbe guadagnare seggi e spazi nel parlamento. Il partito è dato al 5,4%, ma entrambe le coalizioni si sono ripromesse di non accettarne il sostegno e, nel peggiore degli scenari, creare un governo di minoranza.

Intanto sulla scena politica prende sempre più forza la figura di Jimmi Akesson (vedi foto).Trentuno anni, capelli scuri e impomatati, occhiali da vista all’ultima moda. L’estrema destra in Svezia non si presenta sotto forma di un vichingo biondo e slavato ma nei panni di Jimmi con faccia da bravo ragazzo, classe 1979, da cinque anni leader dei Democratici di Svezia (SD), il partito di estrema destra che si appresta a varcare la soglia del 4% alle elezioni di domenica e fare il suo ingresso storico nel parlamento di un Paese la cui scena politica è stata dominata per quasi ottant’anni dai socialdemocratici.

Questi ultimi potrebbero addirittura realizzare il loro peggior risultato elettorale negli ultimi 100 anni. Così, il giovane leader che di recente ha dichiarato che «l’Islam è la più grande minaccia straniera per la Svezia dai tempi della Seconda Guerra Mondiale» potrebbe diventare l’ago della bilancia nel governo di un paese composto per il 14% da immigrati di origine irachena, polacca, slava.

Negli ultimi giorni di campagna elettorale sia Reinfeldt che Sahlin hanno categoricamente escluso una collaborazione con il partito di estrema destra («non li toccherei neanche con le pinze», ha detto il premier uscente) mettendo in guardia gli elettori sui pericoli di un successo di SD. Ma intanto, Akesson ha già cominciato a gongolare: «per il semplice fatto di trovarci in parlamento, li spaventeremo e li costringeremo ad adattarsi. Vogliamo essere i giullari di corte così che gli altri partiti adottino le nostre politiche», soprattutto in fatto di immigrazione. E di welfare. Anche su questo infatti l’estrema destra ha puntato la sua campagna elettorale, in uno stato che del suo stato sociale ha fatto un motivo di vanto in tutto il mondo. L’immigrazione di massa sta corrodendo il nostro welfare, urlava ieri Akesson in un comizio davanti a poche decine di sostenitori circondati da 200 poliziotti e centinaia di contestatori che protestavano al suono delle ‘vuvuzelas’. «La nostra priorità è chiara, ripristinare lo stato sociale svedese».
Nello stesso momento, da un’altra parte della città, il ministro delle Finanze Anders Borg chiedeva agli attivisti di centro-destra di «pregare gli elettori, per il bene della Svezia, di non votare SD». Sullo sfondo di elezioni difficili, un Paese che ha fatto registrare una ripresa economica tra le più forti in Europa e uno stato delle finanze pubbliche tra i più sani dell’Ue. Risultati che però, sottolinea l’opposizione socialdemocratica, hanno comportato grossi tagli alle tasse e, di conseguenza, al famoso welfare ‘dalla culla alla tomba’.

(vedremo domani...)

domenica 12 settembre 2010

Våld mot kvinnor en folkhälsofråga.

Il post: Un triste primato della Svezia. Ha destato non poche perplessità in un gruppo di ”maschietti” italiani i quali fanno parte di una associazione (da loro fondata) che sembra fatta apposta per odiare le donne i quali invece di consultare un medico possibilmente specializzato in psycatria hanno ritenuto più opportuno fare qualche commento rivolto verso la mia persona (il più simpatico mi ha dato dello scemo…) naturalmente essendo tutti anonimi e quindi non degni di risposta sono tutti finiti nel posto a loro più congeniale;
la spazzatura o monnezza come si dice dalle mie parti. Ho comunque ritenuto opportuno di scrivere un post Nr2 per mettere qualche puntino sulle (i) riguardo la situazione delle donne in Svezia, ma andiamo per gradi e iniziamo a conoscere chi è Maria Carlshamre:

Maria, (vedi foto) è una giornalista svedese la quale conduceva un popolare talk show, un bel giorno decide di raccontare cosa succede nell`ambito delle sue pareti domestiche. I responsabili della rete televisiva dove lavorava avevano tentato di tutto per farla tacere. Il suo boss l’aveva messa in guardia: l’argomento è off-limits, lascia perdere. Lei, 48 anni e da un decennio costretta a subire violenze dall’uomo che amava, non ha ascoltato. E un giorno ha deciso di fissare la telecamera e ha iniziato a parlare, in diretta: «Volete sapere che faccia ha una donna che è stata picchiata? Eccola. Mio marito abusa di me da più di dieci anni». La direzione l’ha licenziata.

Poi sono arrivate le prime e-mail, le telefonate. «Anche il mio uomo mi riempie di botte». «Mi ha stuprato, ma nessuno mi crederebbe». La cortina di silenzio e vergogna iniziava a lacerarsi. Non siamo in Arabia Saudita, dove la bellissima anchor-woman Rania al-Baz aveva trovato il coraggio di mostrare ai fotografi la devastazione del suo volto, le 13 fratture che avevano cancellato quell’ovale perfetto incorniciato dallo chador. Ai colleghi giornalisti aveva raccontato il pestaggio subito dal marito: «Voglio usare quello che mi è successo perché si cominci a parlare della violenza sulle donne nel nostro Paese». L’altra donna, quella che ha rivelato in tv il suo dramma, può darsi che conoscesse la storia di Rania. Del resto, sono molte le affinità che le uniscono. Maria Carlshamre è anch’essa una giornalista, ha pure lei occhi scuri e capelli neri. Ma è svedese. Vive, cioè, in un Paese dove la parità dei sessi ha smesso da decenni di essere un’utopia, dove i posti nelle stanze dei bottoni si dividono tra quote «azzurre» e «rosa», e l’ipotesi di dar vita a un partito «femminista» piace a un elettore su cinque.

Oggi il Paese dell’uguaglianza ha scoperto di essere il Paese delle urla nel silenzio. «La violenza contro le donne è aumentata negli ultimi due anni. Quella commessa da uomini che hanno un legame affettivo con le vittime è altamente sottostimata. Solo il 15-25% sporge denuncia». Una condanna senza appello, pronunciata un anno fa da Amnesty International, impegnata nella campagna mondiale Svaw ( Stop Violence Against Women ): «È il fallimento di un sistema». Intendiamoci, i mariti o i fidanzati svedesi non sono più violenti dei loro omologhi italiani, spagnoli o americani. Il problema sta nelle donne. Nella loro vergogna. Nelle loro bocche sigillate. Gli episodi di violenza sono aumentati a un ritmo vertiginoso:? 140% tra 1980 e 2000, dati ufficiali. Ma è il sommerso a fare la differenza. Come ovunque. Solo che qui, appunto, siamo nel regno dell’equità. E soprattutto della privacy: insieme alla leadership nella tutela dei diritti «rosa», essa è stata per decenni il «lenzuolo bagnato» che celava drammi laceranti, accusa Eva Hassel Calais, tra i coordinatori nazionali, in Svezia, dei centri per donne maltrattate.

C’è voluto un anno, in Svezia, perché il private matter diventasse pubblico, in un doloroso processo di autocoscienza. Gudrun Schyman, deputato di sinistra e femminista, ha proposto una «tassa sugli uomini» per pagare le conseguenze di botte e stupri. In novembre il ministro della Giustizia Thomas Bodström dichiarava: «Il silenzio è un tradimento per le vittime degli abusi e un aiuto per gli uomini violenti». Nel 2007 (mi sembra…) il procuratore generale ha annunciato di voler creare un team di 35magistrati specializzati nella violenza contro le donne. A Riad, a luglio, Rania al-Baz ha ritirato la denuncia contro il marito, sfinita da minacce e pressioni. In Svezia, oggi, Maria Carlshamre ammette: «Dobbiamo cambiare l’immagine di noi stessi. Non siamo i campioni del mondo dell’uguaglianza».

(vagabondo)

martedì 17 agosto 2010

Una gita a Rosengård: primo quartiere islamico in Europa.

Se volete conoscere meglio la Svezia, non esitate prendetevi una settimana di vacanza a Rosengård, il sobborgo a prevalenza islamica di Malmö, la terza città della Svezia. Qui le vacanze durano tutto l`anno (in pratica non lavora nessuno…) infatta il tasso di disoccupazione degli immigrati sfiora l’80 per cento. La maggioranza dei nuovi arrivi viene dalla Palestina, dal Kosovo, dall’Iraq.I profughi che cercano riparo dalla guerra mondiale islamica portano in Svezia la loro rabbia, le loro rivendicazioni politiche, l'antisemitismo. Lo scorso anno, la nazionale di Tennis israeliana passa da Malmo per un evento sportivo e scatta il boicottaggio. Gli islamici protestano in piazza. Stessa storia durante l’ultima Guerra di Gaza. Gli ebrei scendono in strada per una manifestazione di pace. Sventolano bandiere con la stella di David.
I dimostranti vengono circondata dai militanti islamici e da quelli della sinistra antagonista. Volano insulti, fischi, bottiglie. La polizia non reagisce. Il capo della sicurezza dichiara che gli islamici hanno il diritto di protestare perché è la legge svedese che glielo consente. Qualche tempo fa puntuale, riscoppia l’Intifada contro polizia e vigili del fuoco. Bruciano cassonetti e cabine del telefono. Un ragazzo viene ferito. Le bande di giovani teppisti arabi spadroneggiano per le strade di quella che doveva essere la società europea più avanzata dal punto di vista dei modelli di integrazione sociale. La dolce, quieta e un po’ noiosa Malmo, si risveglia in preda al panico.
Forse è vero che i “riots” di Rosengård sono il prezzo, endemico, che dovremo pagare prima di assistere una normalizzazione nei processi di integrazione fra islamici ed europei. Non avendo la palla di vetro è impossibile sapere cosa accadrà nel 2050, se la "fantascienza" eurabica dovesse avverarsi,oppure se assisteremo alla nascita di un Islam europeo. Certo è che il governo svedese e un intero modello politico e sociale, quello dell’accogliente socialismo dei Paesi nordici, sembra aver fallito. La Svezia aveva offerto una grande opportunità ai nuovi arrivati ed è stata tradita. Dagli anni Settanta i programmi di edilizia popolare della sinistra svedese diedero case a buon mercato alla arbetarklassen (classe operaia) che successivamente è stata sostituita dalla popolazione immigrata. Sussidi di disoccupazione, servizi sociali, assistenza sanitaria, istruzione. Il risultato è stato da una parte l'integrazione mancata dall'altra l’aumento esponenziale della conflittualità, soprattutto dopo l’11 Settembre e la pubblicazione delle “vignette sataniche”.
A Rosengard la sera scatta il coprifuoco ma il sindaco continua a ripetere che vuol farne una zona residenziale come tutte le altre. Un sindaco socialista che evidentemente ha chiuso gli occhi sulla alleanza fra “rossi” e “verdi”, arabi e anarchici, islamici e centri sociali, che votano nello stesso modo e manifestano insieme contro gli ebrei. Minoranze, si dirà, ma il mondo dell’immigrazione araba è una delle constituency della sinistra europea che lo difende e lo coccola con la stessa esagerazione con cui gli autori del genere eurabico lo attaccano e lo ostracizzano. La risorgenza di un “comunismo verde” o islamismo di sinistra, fortemente antisemita e anticristiano, non è un'invenzione fascista, razzista e bigotta. E' proprio il modello multiculturale svedese ad aver prodotto una polarizzazione etnica e politica che favorisce gli estremismi idelogici (e religiosi).
L'islamizzazione di Malmö, in definitiva, rappresenta la crisi d'identità in cui vegeta la sinistra europea e la sua incapacità di gestire la conflittualità sociale prodotta da decenni di multiculturalismo e relativismo culturale.
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Nella foto accanto:

Zlatan Ibrahimović idolo dei bambini multietnici di Råsenborg, dove è nato, il 3 ottobre, da genitori bosniaci. Attaccante del Paris Saint-Germain e della Nazionale svedese della quale è anche capitano.

FoF




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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.