giovedì 26 dicembre 2013

Il giorno dell`inzuppamento. "dopp i grytan."

Ierisera Ingrid,( mia consuocera) durante una cena a base di cannelloni alla romana ha promesso (minacciato) che oggi preparerà uno dei piatti natalizi a Lei più cari (e congegnali) il "dopp i grytan.", per fortuna caro solamente a Lei perchè suo figlio per sua fortuna è stato convertito (e salvato...) a colpi di lasagne e cannelloni. A descrivere questo micidiale piatto svedese ci ha già pensato il blogg di: "Non solo polpette." Ve ne propongo un brano ed io mi risparmio la fatica. Buona lettura e buon proseguimento!


Lo julskinka è un prosciutto conservato con la tecnica del rimning (in inglese curing), che consiste nello strofinare sale e zucchero sulla carne (o sul pesce), perché la loro azione combinata ne impedisce il disfacimento.
Moltissimi piatti svedesi sono marinati utilizzando questa tecnica, ma il rimning è utilizzato anche in moltissime altre cucine.
Ecco, Wikipedia italiana non conosce questa tecnica, e io mi sono fatta l’idea che se noi del Belpa vogliamo conservare la roba, non ci limitiamo a spalmarci sale e zucchero, ma inventiamo la mortazza, il salame, il lardo di colonnata, il San Daniele, etc.
Ma io pecco sempre di sciovinismo alimentare, per cui è anche probabile che ci siano spiegazioni più politically correct.
Dopo averlo conservato in questo modo il prosciuttone va bollito, dopodiché dovete togliere il grasso dal cosciotto, mettere il suddetto grasso di nuovo nel brodo, ridargli un’altra scaldata affinché il grasso si sciolga nel brodo, e conservare la brodaglia grassa ottenuta, perché così avrete fatto un’altra specie di ‘piatto’ natalizio svedese
Nel senso, per loro è un piatto, per me è miseria, ma comunque si chiama dopp i grytan.
Già il nome vi dà l’idea: dopp i grytan significa infatti “puccia nella pentola, e consiste nell’infilare pezzi di pane di segale mezzo raffermo per raccattare il brodo che si sarà formato bollendo il prosciuttone.
Un invitantissimo dopp i grytan. Il giorno 24 dicembre, per questa ragione, è anche conosciuto infatti come doppareda’n, “il giorno dell’inzuppamento”. Praticamente, dovete spalmare di burro le vostre appetitosissime fette di pane di segale raffermo, e infilarle nel pentolone. Le lasciate lì uno o due minuti, così che si impolpino bene di brodo&grasso, e poi le recuperate con un mestolo forato. Sentite, io mi rifiuto di scrivere un post a parte per questa sottospecie di piatto, perché mi rifiuto anche di considerarlo un piatto. Non voglio fare la snob, io lo capisco che i piatti poveri si basano sul riuscire ad avere il maggior apporto calorico con il minor dispendio di fatica, davvero.
Ma io il “puccia in pentola il pane nero raffermo e rufola nel grasso di porco” non ve lo cucino. Rassegnatevi.

Quindi si capisce abbastanza facilmente che il cosciotto di maiale sia un piatto tradizionale molto antico, perché con la diffusione del cristianesimo e il crollo dell’Impero romano d’Occidente, che mischiò le carte in tavola, perché i Germa si trovavano a quel punto improvvisamente membri della classe dirigente, le tradizioni gastronomiche e non solo, si sono un po’ confuse, e noi abbiamo mangiato più carne e bevuto più birra, mentre loro hanno iniziato a mangiare pasta (salvo poi aggiungerci il ketchup).
(non solo polpette)





Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.