Avete mai visto lo spettacolo
offerto da un gabbiano (foto a lato non mia) che vola controvento? A volte, se
il vento è forte, sembra percorrere solo pochi metri a fronte di uno sforzo
immane, tanto da far sorgere a chi lo guarda stupefatto la domanda "ma chi
glielo fà fare?". Con un affascinante, imperioso e silenzioso sbattere di
ali, incurante di chi lo sta’ a guardare, il gabbiano arriva d’istinto dove sá
dover arrivare, e là può finalmente cogliere il frutto del suo sforzo, lasciandosi
improvvisamente trasportare e cullare dal vento, facendosi accompagnare senza
più fatica alcuna, ma mantenendo sempre grande attenzione perché qualche
piccola variazione può essere necessaria.
Il gabbiano non vuole premi o ricompense, non
chiede il prezzo del biglietto, né si lascia distrarre da chi assiste
affascinato al suo volo. Non gli importa di avere o meno ammiratori.
Sà cosa deve fare. E lo
fà, semplicemente.
Avete mai osservato attentamente un gatto? Osservato davvero? Quello sguardo
attento, un momento addormentato, il momento dopo pronto al gioco o alla
guerra… L’espressività a volte sorprendente del muso e del corpo già non
avrebbero necessità di suono, ma i loro variegati miagolii completano la
capacità di farsi capire. Un gatto può essere spaventato, incuriosito,
divertito, addormentato, riflessivo perfino, ma anche quando si nasconde per
compiere un agguato, la sua espressione non finge mai: gli occhi sono lo
specchio delle sue intenzioni. I gatti, perfino i nostri mici casalinghi, non "nascondono"
nulla, sono sempre sé stessi, accada quel che accada. Vivono sempre, anche
negli ultimi mesi della loro vita; quando noi, terrorizzati, abbiamo già smesso
di vivere, loro continuano a farlo, incuranti, ignoranti forse di ciò che li
attende. Non si fanno domande, non cercano risposte. Fanno ciò che possono. Sempre e
comunque.
da wolfghost