martedì 18 marzo 2014

Saper accettare i propi limiti...


e scendere qualche gradino senza farsi male.
Di momenti in cui la scala va percorsa in discesa, nel corso della vita ne sperimentiamo tanti. Sarà sicuramente successo a tutti di rendersi conto che la strada ad un certo punto ha preso a scendere e che, abituati alla pianura o alla salita, non sappiamo come affrontarla rischiando di franare rovinosamente. Nel passaggio verso la fase di vita da senior la discesa di qualche gradino é un’esperienza inevitabile e quindi è importante attrezzarsi per affrontarla al meglio.
Sto parlando di una condizione che non sperimenta solo chi ha raggiunto alte vette di successo e di notorietà e ad un certo punto si rende conto che le ciambelle non vengono più tutte col buco come al solito o che la propria presenza, di solito circondata di attenzione e di plauso, improvvisamente diventa indifferente ai più. Al contrario sto parlando di una condizione che sperimenta chiunque di noi si accorga nella normalissima vita quotidiana che le proprie prestazioni fisiche non sono più quelle di una volta, che il proprio contributo non è più considerato così fondamentale da chi ci sta intorno o che si è meno pronti di un tempo a fronteggiare con sicurezza situazioni nuove e difficili.
Ci sono tempi della vita in cui le parole chiave sono crescere, salire, espandersi, puntare in alto, conquistare il mondo, o detto più prosaicamente, migliorare le proprie condizioni economiche, avere una casa più bella, costruire una bella famiglia, avere successo, dimostrare a sé e al mondo che si esiste e che non si è niente male.
Nella scalata ad un certo punto ci si stabilizza: qualcuno raggiunge quote collinari, qualcun altro arriva a 1300 metri, i più fortunati giungono alle vette dei 3000 o addirittura sull’Everest. Ognuno, raggiunta la propria quota, nel tempo si adatta e si affeziona allo standard di vita corrispondente.  Poi passano gli anni e ad un certo punto succede qualcosa per cui rimanere a vivere a quell’altitudine diventa un problema.
Ad esempio, succede che sul lavoro ci si accorge che il rischio di obsolescenza è diventato reale, che ci sono bravi e rampanti trentenni e quarantenni che si domandano per quale ragione tu cinquanta-sessantenne devi godere di più responsabilità e privilegi di loro; succede che anche tu cominci a chiederti con ansia la stessa cosa e che l’azienda magari ti fa capire che se c’è qualche esubero, considerata la tua età, sei tra i primi della lista; così la reazione umana che ti viene è di avvinghiarti alla poltrona e di prepararti ad una guerriglia di resistenza che però sai già in anticipo che ti vedrà presto o tardi perdente.
E nella vita privata arriva il momento in cui qualcuno, magari anche un amico benintenzionato, ti segnala che hai messo su troppa ciccia, o all’opposto che ti stai rimpicciolendo e restringendo come un frutto un po’ avvizzito, e magari ti aggiunge che “forse non ci senti più benissimo, l’hai fatta una visita audiometrica ?” E quando ti accorgi che i figli non solo ce la possono fare senza di te, ma cominciano loro a raccomandarti di essere prudente, invece che tu a loro, allora capisci che sei a una svolta.
Ti rendi conto che se prima ti sentivi l’hub intorno al quale girava tutto il traffico non solo della tua vita ma anche di quella di tanti altri, ebbene ora sei in procinto di diventare uno scalo periferico.   E’ in questo frangente che bisogna tirar fuori la propria cifra e il proprio stile.
Guai a ergere barricate ridicole e antistoriche, guai a far finta di niente negando anche a se stessi che la situazione è cambiata, guai a buttarsi in picchiata presi da improvvisi istinti masochistici ! Questo è il momento invece in cui bisogna riallargare lo sguardo su terreni nuovi e imparare a scendere qualche gradino senza farsi male, con il miglior savoir-faire di cui si é capaci e consapevoli che la serenità e l’autorealizzazione le si possono trovare anche qualche gradino più in basso, che la fase di vita da senior é piena di opportunità diverse da quelle precedenti.
källa:i ragazzi di sessant'anni-e oggioni,
E’ il momento di saper accettare i propri limiti e di dimostrare che si è in grado di governare la discesa, non solo di arrampicarsi in salita.


Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.