giovedì 6 novembre 2014

Paese che vai, usanze che trovi.


Paese che vai, usanze che trovi. Così, se in Italia persino gli acqazzoni previsti per oggi su Roma si trasformano in una ordinanza del sindaco Marino per chiudere le scuole, in Svezia accade l'esatto contrario.
In Svezia, infatti, il maltempo è semplicemente una ragione in più per accompagnare i piccoli di appena 18 mesi a giocare nei giardini degli asili nido.Per chi non vive a queste altitudini, è un'immagine quantomeno rara. Che diventa a dir poco sorprendente se si pensa che negli asili di Stoccolma è molto facile scorgere, tra gli altri, tanti piccoli di origine africana entusiasti della neve o della pioggia.
Al di là dello scenario alquanto suggestivo, la questione, però, è un'altra. In Svezia l'educazione infantile ha un ruolo centrale nel sistema scolastico nazionale. Tant'è che, nonostante la scuola dell'obbligo cominci a 7 anni, l'80% dei bambini frequenta l'asilo già al compimento del secondo anno di età, se non prima. Una realtà che, fatta eccezione per la Danimarca, non ha eguali nel resto d'Europa.
Non è, dunque, un azzardo sostenere che per le autorità svedesi la scuola è qualcosa di più di un semplice luogo di educazione, piuttosto è una vera e propria palestra di democrazia. Perché in una società che diventa sempre più multietnica l'istruzione costituisce il principale volano dell'integrazione degli immigrati. Una scuola di democrazia che non vale soltanto per i piccoli interessati, ma anche per gli stessi genitori. I quali indirettamente sono costretti a confrontarsi con gli usi, i costumi e la cultura del paese ospitante.
Peraltro, basta osservare la legislazione del paese scandinavo per capire che non si tratta di una convinzione meramente astratta. L'ordinamento svedese, infatti, prevede un congedo parentale di 18 mesi, durante i quali è lo Stato a garantire circa l'80% dello stipendio. Alla scadenza, il neonato può già essere iscritto all'asilo, usufruendo del supporto economico diretto e indiretto delle autorità statali. Non solo, quattro anni fa sono state introdotte importanti novità anche per gli adulti di origine straniera presenti sul territorio nazionale,infatti, è stata approvata una legge, che se non ricordo male è entrata in vigore a gli inizi del 2011, che prevede per gli immigrati in possesso di un permesso di un soggiorno la possibilità di frequentare corsi di lingua svedese, educazione civica e perfino stage di lavoro. 
L'aspetto interessante, inoltre, è che questi benefit, a differenza di quanto accade abitualmente, non fanno riferimento al nucleo familiare, ma a ogni singolo individuo. Con l'obiettivo di incentivare e coinvolgere anche le donne immigrate. Anche perché i figli, persino in tenera età, sono già molto impegnati.
Scelte che confermano ancora una volta non un trend, ma una vera e propria tradizione del paese scandinavo. Uno stato che ha sempre investito e creduto nell'uguaglianza di genere e nel ruolo fondamentale dell'educazione come mezzo di integrazione per i nuovi arrivati.


Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.