venerdì 28 ottobre 2011

Il lupo è la radura dell'anima umana ...

Questa notte voglio riportarvi un brano tratto dal libro che sto leggendo, non aggiungerò commento, non credo sia necessario...
"Un giorno portai come al solito Brenin con me all'allenamento di rugby. Aveva circa due mesi ed era il periodo un cui aveva preso l'abitudine di tormentare Rugger, al quale non era per niente simpatico. Dopo un po' Rugger perse la pazienza, afferrò Brenin per il collo e lo inchiodò a terra. Va ascritto a suo grande merito il fatto di essersi limitato a questo. avrebbe potuto spezzare il piccolo collo di Brenin come un ramoscello. Perfino un pit bull puo' superare l'esame di Kundera. Ma è stata la reazione di Brenin quella che mi rimarrà per sempre dentro. La maggior parte dei cuccioli si sarebbe messa a guaire per lo shock e il terrore. Brenin ringhiò. E non era il brontolio di un cucciolo, ma un ringhio profondo, calmo e sonoro in contrasto con la sua tenera età. Questa è forza. Ed è questo che ho sempre cercato di portare con me e che spero di portare con me per sempre. In quanto scimmia, non sarò all'altezza, ma ho l'obbligo, l'obbligo morale, di non dimenticarlo mai e di emularlo per quanto mi è possibile [...] nei miei momenti migliori sono un cucciolo di lupo e ringhio la mia sfida al pit bull che mi ha inchiodato a terra. Il mio ringhio è riconoscere il fatto che sta per arrivare il dolore, perché il dolore è la natura della vita. E' ammettere che sono solo un cucciolo e che, in qualsiasi momento, il pit bull della vita puo' spezzarmi il collo come un ramoscello. Ma è anche l'espressione della mia volontà di non cedere, succeda quel che succeda."
*****
Chi è Mark Rowlands:
Mark Rowlands, giovane e inquieto docente di filosofia in un'università americana, legge per caso su un giornale una singolare inserzione, si incuriosisce e risponde. Qualche ora dopo è il padrone felice di un cucciolo di lupo, a cui dà nome Brenin ("re" in gallese antico). Per undici anni, sarà lui la presenza più importante nella vita del professore, che seguirà ovunque: assisterà alle sue lezioni acciambellato sotto la cattedra, incurante degli iniziali timori e del successivo entusiasmo degli studenti, ne condividerà avventure, gioie e dolori, lo accompagnerà nei suoi spostamenti dall'America all'Irlanda alla Francia, dove Mark si trasferisce dopo aver troncato quasi ogni legame con i suoi simili. E sarà, soprattutto, una fonte continua di spunti di riflessione e idee filosofiche perché, contrariamente allo stereotipo che ne fa un emblema del male, della ferocia, del lato oscuro dell'umanità, il lupo è per Rowlands metafora di luce e di verità, la guida per un viaggio interiore alla scoperta della propria più intima e segreta identità: "Il lupo è la radura dell'anima umana ... svela ciò che rimane nascosto nelle storie che raccontiamo su noi stessi". La sua natura selvaggia e indomabile, infatti, rivela a chi gli sta accanto un modo di vivere e di fare esperienza del mondo non solo radicalmente diverso da quello degli uomini, ma forse anche più autentico e appagante perché immune da doppi fini, da ogni atteggiamento di calcolo e manipolazione.
Buon vita a tutti da nonno Franco

martedì 25 ottobre 2011

Spazza Tour

Cari  amici lettori dopo aver saputo che i turisti giapponesi si fanno le foto accanto a mucchi di inmondizia come ricordo di Napoli. Voglio proporvi  ancora un post sulla ”monnezza napoletana” che  se non fosse un’immane tragedia, potrebbe anche farci ridere, come nella migliore tradizione del teatro napoletano, qui purtroppo c`è poco da ridere. Napoli è davvero una città sui generis. Quando reputa che alcuni problemi siano irrisolvibili, o si affida a San Gennaro o li «utilizza» per esercitare la propria fantasia. Tutti (soprattutto gli stranieri) applaudono a queste sue invenzioni (la famosa arte di arrangiarsi), ma intanto i problemi restano. Così, invece di armarsi di pale e di scope per rimuovere i cumuli di rifiuti rimovibili (non parlo dei K2 di immondizia; per quelli ci vorrebbero macchinari da fantascienza anni '50) qualcuno si organizza e porta in giro i giapponesi a fotografarli (cosiddetto «Spazza Tour», moderna versione del Grand Tour settecentesco), e i giapponesi sono fuori di se dalla gioia, abbagliando di flash la sporcizia nostrana, quasi fosse una diva del cinema hollywoodiano.
Altri montano presepi fatti con l'immondizia, modellano sculture composte da sacchetti della Nettezza Urbana, allestiscono mostre che hanno per soggetto i rifiuti. E questi sono gli slogan: «La munnezza è il nostro orgoglio. Non lasciarla bruciare. Non fartela fregare. Al Bad Museum la tua munnezza diventa opera d'arte ed avrà più valore perchè… la munnezza sei tu». Provocazione, dicono. Sia pure, ma sa tanto di autocompiacimento. E così è naturale che atterri in città il grande scultore e pittore britannico (Damien Hirst) per vedere quest' «arte» e toccare con mano l'emergenza. E il grande artista britannico, davanti alla monnezza verminosa eruttata dai cassettoni ormai invisibili, vittime della loro stessa debordante sporcizia spinta fino in mezzo alla strada (scorze, gusci di cozze, cortecce di mellone, incartate di cape di alici, conserva, pomodori scamazzati, et coetera et coetera), Domenico Rea si scioglie quasi in lacrime (di gioia) ed eleva il suo inno dadaista, surrealista, pop art (fate voi): «Grande Napoli! Quello che mi piace di più di questa città è la sua sporcizia. Che è lo specchio della società moderna. Napoli è un grande stimolo per gli artisti».
Un tempo il nemico si chiamava Spagnolo, Alemanno, e contro questo nemico la città (o una parte d'essa) si armava: la Storia ha chiamato quei momenti «rivolta di Masaniello» e «Quattro Giornate». Contro i Borbone si levò un gruppo di intellettuali: la plebe era troppo ignorante per capire, e la repubblica finì i suoi (pochi) giorni a piazza Mercato, Grève napoletana, luogo di esecuzioni capitali. Contro i tedeschi, guidato dal colonnello Sholl, furono gli scugnizzi a dar man forte alla popolazione adulta. Ben presto, senza istruttori, impararono come si manovrava una mitragliatrice o un panzerfaust rubato al nemico. Tanti piccoli eroi anonimi. Robert Capa ne immortalò due su tutti: sigaretta Camel alle labbra e fucili più grandi di loro appoggiati alle spalle.
Ora tacciono grandi e piccini. I grandi, per paura (della camorra) e per collusione (con la classe politica, in parte responsabile dello scempio); i piccoli, perchè a loro della munnezza sembra non fregargliene niente: attraversano velocemente i vicoli della città a bordo dei loro roboanti motorini, per farsi ammirare facendo «il cavallo», o per scippare una povera vecchierella.


Al tempo di Bassolino, gran distributore di prebende, ricchi premi e cotillon, nessun intellettuale levò la voce per una sua dimissione, reclamata pure dagli alieni dell'ammasso globulare M3; oggi fanno professione di pessimisti («Ahinoi, così così vanno le cose, c'è ben poco da fare»), o peggio scaricano le colpe sul governo Berlusconi.
E il popolo si è arreso, come davanti a una delle tante inevitabili calamità della sua storia. Da noi, infatti, c'è per un'antica familiarità con la sciagura (terremoti, eruzioni, pestilenze, formazioni di nuove terre, bradisismi eccetera) una pressochè totale sfiducia nelle nostre forze e in quelle dei nostri simili: una resa senza condizioni alla Fatalità. È tipico delle nostre genti, avvistando la malasciorta (la cattiva fortuna) sfiduciarsi, lasciarsi andare e sospirare: «Ce sta poco a fa'. E' destino». Scriveva Croce che al solo apparire dell'esercito francese, «che forse, con calma e riflessione sarebbe stato respinto», il capitano borbone gridò: «Guagliò, fujmmo!».


Dice bene Domenico Starnone quando afferma che «la gente non si dà da fare semplicemente perchè ha paura della camorra»; dice bene Adolfo Scotto di Luzio quando sostiene che «la società civile non reagisce al degrado perchè è collusa con la politica». Ma queste non sono le uniche ragioni per spiegare l'inerzia napoletana. La realtà è che non è ancora finito il tempo dei palleggi di responsabilità, dello scarica-barile (di monnezza) fra le autorità, e che non si troverà soluzione fino a quando non si troverà coralità, unità di intenti e di passione civile.
E infine più senso civico. La Madre di tutte le Emergenze. Il problema irrisolto dal IX secolo a.C. Anno di fondazione della città.   
di Marcello D'Orta



lunedì 24 ottobre 2011

"Il Cerchio Della Vita"

Sono tornato in Svezia per festeggiare il compleanno della mia nipotina, così ci sono rimasto quattro settimane in questo mio appartamentino da solo, a riflettere di come è cambiata la mia vita dal mese di luglio dell´anno scorso. Quando ho perso mia moglie complice delle mie fantasie. Male incurabile e mesi di sconforto a seguire era vero amore, costruito in 40 anni di fiduciosa attesa. 2 figli adorabili… era la felicità che costruivamo giorno per giorno, coscienti di essere felici. Lo so che metto tristezza ma ho il conforto di avere avuto tanto dalla vita.

Ma la vita fa strani percorsi…ed io sono un uomo fortunato,tra le tante telefonate con le solite frasi di rito che ricevevo dall`Italia, una mi fa sobbalzare sulla sedia è Lei la mia prima fidanzatina 15_lei, 17_io. Anche qui frasi di rito, ed anche Lei è vittima dello stesso destino… (5_anni prima.)   Il destino, il fato, gli astri, il karma…ma   che ne so! Quando sembrava che la vita non aveva più niente da offrirmi è apparsa all’improvviso. Sentiva le mie emozioni, sentiva che io la pensavo. Lui era il mio angelo custode. E mi ha trovato.
Adesso devo ritornare in Italia, strano non mi sono mai sentito così emozionato, sto viaggio, me lo sento addosso,dolce peso che mi “sbatacchia” a destra e a sinistra,un turbine di sentimenti. Chissà cos’è, forse il tempo che passa inesorabile, la paura e la speranza del domani, questo feeling di trovarmi sospeso tra questi due mondi che a volte sono irreconciliabili. 
La gioia indescrivibile che provo in Svezia quando rivedo i miei cari.immergermi di nuovo nella vita che ho fatto per 40_anni è diversa si, ma ha lo stesso sapore e lo stesso profumo di questo meraviglioso autunno,e poi il sottile dolore che sento quando devo ripartire dall`Italia, non devo pensare, o almeno cercare di non farlo, perché fa male quel dolore sottile, quando devi venir via da dove hai lasciato te stesso com’eri da ragazzo. 
Mannaggia  alla distanza, anche oggi con tanto di prenotazioni elettroniche, e solo un click dalla meta…Le maledette complicazioni della vita che ci impediscono di, aprirci, “provare”, senza nessun timore, privi della rabbia che ci consuma perché siamo così impotenti anche se dovremmo, essere liberi. 
Che illusione la libertà, che ci sfugge da sotto il naso perché in realtà non esiste per nessuno. Va bene allora mi sento pronto, parto, spero…ma sarà vera questa voglia di Italia o mi troverò un’altra volta solo a Ciampino con un trolley in mano?  Vale la pena d`agganciarsi al passato, o resti solamente scottato, e poi…e poi.  Continua, la vita, finché và.  Io sono forte e pronto (credo) ad affrontare il mio vecchio mondo. Allora prendimi, Italia, fammi rivivere le storie di un tempo, ma attenta a quando mi ricaccerai al di là delle alpi.  Forse non ce la farò a sopravvivere stavolta. 
Attenta, Italia, non tradirmi un`altra volta. ...hooo mi senti...?


domenica 23 ottobre 2011

Colori Svedesi


Abbiamo un bel lamentarci noi degli stereotipi che ci appiccicano addosso gli stranieri. Il fatto è che loro, poveretti, sono vittime di denigrazioni altrettanto ingiustificate da parte nostra. Prendete gli svedesi, per esempio: alzi la mano chi, in tutta coscienza, sente di poter dire che non li immagina tutti tristi e noiosi come i personaggi delle bergmaniane «Scene da un matrimonio». Poi arrivi all'aeroporto di Stoccolma e scopri che - a tua conoscenza - è l'unico scalo al mondo dove sia previsto uno spazio per giocare a campana. Sarebbe per i bambini. Sarebbe. Poi basta bighellonare lì intorno qualche minuto per sorprendere qualche uomo d'affari che, nella sua inappuntabile grisaglia, si mette a saltare da un riquadro all'altro stringendo la ventiquattr'ore.
Metro a Stocolma
Piccola cosa forse, questa dell'area destinata allo scatenamento del fanciullino che alberga in ogni manager. Ma è un piccolo seme che ti fa germogliare il dubbio che, se è vero che spaghetti e mandolino sono un po' limitati come riferimenti descrittivi di noi genti italiche, non sarà che per caso si dia la possibilità di vedere anche svedesi allegri? 
Poi scendi nella metropolitana e il germoglio diventa un vigoroso albero di certezza. Il fatto è che la metropolitana di Stoccolma è bella, bella come un museo d'arte contemporanea. Sono più di 150 gli artisti che si sono prodigati per fare di ciascuna delle stazioni un'esperienza estetica, e molti ci sono riusciti in maniera davvero spettacolare, tanto che qui immergersi nelle gallerie della metropolitana è stato trasformato da seccatura inevitabile a must turistico.

Altro luogo comune mediterraneo riguardante le terre iperboreali: d'estate va tutto bene, con le giornate interminabili, le notti bianche e via dicendo; ma nella irredimibile tenebra invernale non vi può essere spazio per levità di cuori. Errore ciclopico. Proprio questo è in realtà uno dei momenti in cui meglio si può fare esperienza del buonumore di cui sono capaci i discendenti dei Vichinghi. L'inverno quassù è di sicuro la stagione dalle giornate che, dipendesse dal sole, non comincerebbero mai davvero: passi dal buio a una cosa che non sai bene come chiamare perché non ha ancora finito di essere alba ed è già tramonto. Ma, nell'atmosfera vagamente irreale delle giornate in cui a mezzogiorno le ombre si proiettano lunghissime sulla neve che la luce calda tinge di giallo, gli svedesi, e primi fra tutti gli abitanti di Stoccolma, si sanno perfettamente organizzare per divertirsi, anche con pubbliche occasioni di festa.
La stagione dei festeggiamenti invernali comincia ogni anno il 28 novembre, con l'apertura del primo mercatino di natale rievocativo a Skansen. Gli svedesi vanno matti per questo parco-villaggio-museo ospitato su una delle isole che formano la loro capitale. E' la ricostruzione fedele, se non proprio di un autentico villaggio dei secoli passati, almeno degli elementi costitutivi di esso, tutti messi insieme a formare una sorta di abitato ideale, distillato di tutti quelli reali. Ora, i mercatini di Natale in sé sono quanto di più tradizionale il mondo nordico abbia da offrire per il periodo dell'Avvento. Ma qui non si limitano a un mercatino qualsiasi: con un notevole gusto iperrealistico ne organizzano uno che è la fotocopia (ma forse sarebbe più confacente dire il dagherrotipo) dei mercatini natalizi di cent'anni fa. Con il contorno delle case e botteghe artigiane del parco, la gente in costume e tutti i minuziosi dettagli che qui sono bravissimi.
Prima, però, è la volta di un altro genere di celebrazioni: il 10 dicembre è il giorno della cerimonia di consegna del premio dei premi, il Nobel, ai ricercatori che di volta in volta meglio si siano distinti nello sforzo di migliorare la conoscenza del mondo attraverso le scienze, ai medici che abbiano dato un contributo rilevante alla riduzione delle sofferenze che affliggono l'umanità, agli economisti che più a fondo abbiano esplorato i meccanismi reconditi della creazione della ricchezza, nonché a quello ritenuto più rappresentativo fra quei medici dell'anima che sono i poeti e i narratori. In contemporanea con la cerimonia alla presenza della famiglia reale svedese nel Municipio di Stoccolma, nell'altra capitale della penisola scandinava, Oslo, viene conferito il Nobel inevitabilmente più significativo e insieme più controverso di tutti, quello per la pace.

È in particolare nel mercatino natalizio di Skansen che, ogni sabato e domenica pomeriggio, si festeggia Santa Lucia con una processione. Il giorno di massima gloria di Lucia arriva naturalmente un paio di settimane più tardi. Nel corso di quel 13 dicembre, che la nostra tradizione popolare accredita di “giorno più corto che si sia” con un'anticipazione del solstizio forse dettata dall'amore per la rima, la processione che termina a Skansen con un concerto di canti ispirati alla santa e carole natalizie ha poi il suo giusto compimento con la deposizione sul capo di una graziosa e inevitabilmente bionda fanciulla della corona che sta ad indicare l'elezione della fanciulla medesima quale rappresentante pro-tempore della siciliana Santa Lucia in veste di “Regina della luce”. Ed è davvero mirabile la disinvoltura che la Lucia di turno riesce a sfoggiare portandosi in giro-presumibilmente guardata a vista dai vigili del fuoco confusi fra la folla, perché da queste parti non si corrono rischi-quello scomodissimo candeliere con tanto di fiammelle accese.
Certo la cerimonia e il sontuoso banchetto che la chiude sono riservate a una selezionatissima lista di invitati e benefattori, ma la presenza in città dei campioni dell'umanità si fa sentire per tutta la settimana e finisce per coinvolgere anche i comuni mortali che non hanno accesso alla sala decorata dai quintali di fiori donati ogni anno dal comune di San Remo a ricordo del fatto che lì, sulla Riviera ligure, il signor Nobel scelse di trascorrere gli ultimi anni della sua esistenza itinerante.
Per amore della netiquette e di Paoletta: l`articolo è di Gianni Campi.
(il collage però è mio)

giovedì 20 ottobre 2011

Sti testa de casco




Roma messa a ferro e fuoco. L'Urbe devastata e sfigurata. Diversi agenti delle forze dell'ordine feriti e immortalati nelle foto con il volto sanguinante. Autoblindi bruciati. Roma per un giorno era come Beirut, fiamme e fumo nel cuore dell'Europa, nel cuore dell'antica civiltà latina. Il tutto per mano di centinaia di "teste di casco". Così ha definito i black bloc il comico Enrico Brignano in un suo monologo durante la trasmissione le Iene. Brignano ha accusato i teppisti di sabato in maniera netta e diretta. A tratti lasciando da parte anche la vena ironica. Brignano ha messo sotto accusa l'intelligenza di questi "uomini neri" che forse non sapevano neanche cosa stessero facendo e soprattutto, convinti di arrecare un danno al "sistema",magari lo favorivano, come nel caso delle banche. "Mentre tu black-bloc passeggiavi fra mamme e bambini che giustamente volevano protestare - recita Brignano - ad un certo punto ti viene sta botta di patrottismo e ti metti a spaccare la vetrina della banca, perché questo fa molto rivoluzionario. Ma non ti sei chiesto che magari la vetrina spaccata non gli fa niente alla banca, perché la banca ha magari un'assicurazione contro gli atti vandalici e che magari l'assicurazione gliela rimette nuova la vetrina alla banca? No tu non c'hai pensato perché sei black bloc, è carattere, sei impulsivo....".

Il suo monologo a le Iene è contro i teppisti di Roma, ma tra una frase e l'altra il comico accusa la polizia di non aver agito in tempo, magari "perché la manifestazione non doveva riuscire..."Al di là dell'opinione di un comico che ha il diritto di esprimere ciò che pensa, andare ad insinuare che i poliziotti e i carabinieri erano ben felici di prenderesi bastonate sul volto è un pochino tanto. Ma alla fine resta una verità indiscutibile e ce la dà lo stesso Brignano: "300 black bloc mimetizzati con le spranghe in mano non valgono un solo romano definitivamente incazzato che tira fuori il crick dalla macchina black bloccata" dalla manifestazione e dai disordini di sabato scorso...
Källa: Il Giornale  (Luca  Romano)

lunedì 17 ottobre 2011

Dalla parte del lupo


Un giornalino regionale di  Norrköping ha dato finalmente la tanto attesa notizia:
"Il lupo cattivo è stato ucciso".  
Così qualcuno memore della favola di Cappuccetto rosso ha tirato un sospiro di soglievo ringraziando il buon cacciatore di averlo finalmente liberato dalla sindrome,
” dei tre porcellini”
Ma veniamo alle cose serie: Quello che mi lascia molto perplesso è che il lupo non è un animale (come mi dispiace chiamarlo così) solitario, ha bisogno di un branco, di una gerarchia... non vorrei che sia stata una balla inventata ad hoc da contadini e cacciatori, una lobby molto potente in Svezia, solo per per creare "panico"...  così ll governo oltre a risarcire i“furbetti” contadini,  sarà costretto a prolungare di qualche giorno il permesso di sparare ai “furbetti" cacciatori, per la gioia di crede ancora nelle favole. Naturalmente la mia è solo un'impressione, qualcuno di voi magari conosce meglio la vicenda.
Comunque che il Lupo abbia ucciso 27 pecore è una balla madornale dettata dall`ignoranza o dalla malafede di chi scrive. Infatti l`ignoranza purtroppo  porta anche a pensare che i Lupi attaccano il gregge uccidendo tutti gli elementi. Niente di più falso in quanto i Lupi usano sempre la stessa tecnica di caccia infatti i lupi uccidono solamente un elemento per gregge perché sanno che gli altri serviranno per sfamarli in futuro, naturalmente massima cautela se incontrate un Lupo anche  se il lupo non attacca l’uomo perché ha ormai capito di essere diventato preda e non più predatore!

In poche parole il Lupo ha paura dell`uomo e sarà lui a scappara ancora prima che voi vi saresti  avvicini! Se vi interessa saperne di più vi segnalo un bel libro scritto da Luigi Boitani, il titolo è: 

"Dalla parte del lupo", in cui spiega tra l'altro come siano nate tante leggende sulla pericolosità del lupo verso l'uomo ma come pure non esistano casi documentati di attacchi di lupi all'uomo. Tra l'altro il lupo sia in Italia che in Svezia non si è estinto probabilmente anche grazie alla sua diffidenza verso l'uomo. In un altro fantastico libro, scritto però in inglese, quello che è considerato l'esperto mondiale di lupi, David Mech (titolo del libro "The Wolf") riporta un episodio in cui in Nord America un ricercatore credeva di essere attaccato da un lupo quando vide l'animale balzare verso di lui semplicemente per... prendere la via di fuga! Quindi perchè continuviamo a credere che il nostro pianeta e le sue componenti abbiano come finilità solamente noi umani e le nostre esigenze. Dobbiamo imparare prima noi e dopo insegnarlo ai nostri figli, che la difesa dell’ambiente deve essere rivolta al benessere di tutti gli esseri viventi, umani e non umani, che vivono.nello stesso ambiente. Allora cominciamo ad occuparci degli animali invece di sparargli addosso, soprattutto di quelli la cui esistenza è minacciata per diversi motivi. Come il nostro magnifico prerdatore verso il quale abbiamo il dovere: di tutelare la sua esistenza non solo come parte di un ambiente naturale, ma in quanto essere vivente che ha diritto a non soffrire e a vivere. Vivere e convivere con gli altri animali, compreso l’uomo.

NB:Poblico un commento di Ugo Viappiani sui ripetuti casi di avvistamenti nei paraggi di paesi di cui si parla sui media locali. Un consiglio a quella signora “che ha deciso di non passeggiare più nei sentieri dei boschi ma di scegliere la strada asfaltata più sicura”

E’ notizia diffusa di questi giorni della presenza del lupo in territorio casinese. Prendiamola per buona, giacchè è supportata da prove di pecore e caprioli sbranati. Ho letto sul giornale di un nonno preoccupato per l’incolumità del proprio nipotino e la cosa mi ha fatto tenerezza, riportandomi al mondo delle favole. Francamente (sono nonno anch’io) temo di più la “paura” del lupo che il lupo stesso.
Ho 68 anni e da parecchio tempo leggo giornali e vado per boschi, ma mai ho saputo di attacchi all’uomo da parte del lupo. Sarà perchè sono pochi e per tanto tempo quasi scomparsi, ma pare accertato che il lupo non attacca l’uomo, ma lo teme. Sui giornali, invece, si leggono periodicamente notizie di vittime umane causate da piccoli insetti come zecche o api, ma, peggio ancora, da docili animali da casa o cortile che spesso teniamo a contatto diretto di adulti e bambini. Alcune razze di cani pericolosi (statisticamente parlando) passano in modo imprevedibile dallo stato di quiete a una aggressività pericolosa e si comportano come “LUPI”.

A quella ragazza o signora che (sempre dal giornale) ha deciso di non passeggiare più nei sentieri dei boschi ma di scegliere la strada asfaltata più sicura perchè frequentata da persone e auto, consiglierei una prudenza maggiore in quanto le statistiche annoverano più vittime da “auto” che da attacchi di lupi. Stia tranquilla e vada per boschi: una sola attenzione deve fare e cioè non si vesta da Cappuccetto Rosso! Per tutti valga la regola di comportarsi in modo normale e non da “pecora”. Solo così apprezzeremo questo magnifico animale che ha tutti i diritti di convivere con l’uomo.

Ugo Viappiani

"In bocca a lupo” a tutti voi che leggete, con la speranza che la risposta sia per sempre “viva il lupo”.  Buona giornata a tutti da franco                                          




sabato 15 ottobre 2011

Mi dispiace,non volevo.

Foto: TV4
Ieri pomeriggio dopo sei ore di consultazioni finalmente è arrivata la buona novella, Håkan Juholt come previsto rimarrà attaccato alla sua poltrona. Infatti non ci sarà nessuna azione penale contro il leader del partito socialdemocratico ora che il procuratore Björn Ericson ha deciso di chiudere l'istruttoria.

Il buon Håkan,dopo essersi messo a nudo di fronte alle massime cariche del suo partito si salva in zona Cesarini, subito dopo aver tenuto un discorsetto pieno di scuse e di buoni propositi per il futuro, (non solo non ruberà più la marmellata ma ha promesso di non leccarsi nemmeno le dita…) 

Questa mattina è stato ospite di un noto programma del mattino TV4. Alla domanda:come credi di recuperare i tuoi elettori. Håkan risponde con l` ottimismo che lo distingue da sempre, che già dalla prossima settimana inizierà una turné / pelligrinagio, percorrendo Moder Svea in lungo e in largo con il capo cosparso di cenere cercherà di convincere i suoi potenziali elettori (oramai in fuga), che in fondo non era sua intenzione rubare la marmelleta : Förlåt, det var inte meningen. Che sarebbe come dire: Mi dispiace,non volevo.
Sofie Rudh
addetto stampa


Dopo l`intervista Håkan Juholt si è affrettato a lasciare gli studi del canale TV4 e con un dribbling degno di Zlatan Ibrahimović ha raggiunto la sua auto,quella... verde pisello…?

“Gran parte del fine settimana Håkan lo dedicherà alla sua vita privata”, spiega con gentilezza tutta svedese la sua addetto stampa, Sofie Rudh, al famigerato giornale della sera Aftonbladet.

(vagabondo)

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giovedì 13 ottobre 2011

Håkan e il dono dell'ubiquità

Foto Aftonbladet
Avere il dono dell'ubiquità, è la facoltà di essere presente in tutti i luoghi o in più luoghi nello stesso tempo, con riferimento ad alcuni santi che avrebbero avuto da Dio tale dono.


Da oggi in Svezia abbiamo anche noi un santo si chiama: Håkan Juholt, leader del partito socialdemocratico, da venerdì scorso sta percorrendo la sua personale Via Crucis per aver intascato un indennizzo che i parlamentari ricevono quando risiedono fuori da Stoccolma. Questo indennizzo viene dimezzato se nell`appartamento ci abita qualcun`altro,  nel caso di Håkan: la sua fidanzata. Così il buon Håkan unisce al dilettevole anche l`utile ed incassa a spese di noi contribuenti 160.000skr. ( 17.000e)
Lui si difende dicendo che non era a conoscenza di questa…come dire “regoletta…” la quale in Svezia si insegna ai bambini in età prescolare.
Voi direte: Ma che c`entra con il Santo?
C` entra perchè lui possiede il dono dell'ubiquità, infatti Håkan Juholt possiede una SAAB verde pisello per la quale riceve un indennizzo dal perlamento per fare il pendolare tra Stoccolma ed Oskarshamn, il miracolo avviene in due diverse occasioni il 16 febbraio e il 22 marzo 2007, dove lui riesce addirittura ad essere alla guida della SAAB verde pisello verso Oskarshamn e nello stesso istante è alla guida di un auto in affitto (Avis) con la quale si dirige in un altra direzione.
Per il momento lui non vuole commentare con il giornale della sera Aftonbladet che ha scoperto il miracolo.
Il dono dell'ubiquità costerà a noi contrbuenti altre 184 421skr (20 000e) per appena le 94 volte che sembra Håkan abbia preso in affitto un auto mentre "forse" era alla guida della sua SAAB verde pisello.
Ma cosa non si farebbe per avere un papa svedese....


(vagabondo)

mercoledì 12 ottobre 2011

Autunno


Risvegliarmi al tepore
di quei raggi di quel sole
a ridarmi vita quieta
nell’incanto di una sera.
…e ridere

di chi si finge triste
in questa vita scarna,
l’autunno ride mesto
per chi ancor s’affanna.


(vagabondo)

domenica 9 ottobre 2011

Snön Faller (Cade la neve)

Begravningarna kommer

tätare och tätare
som vägskyltarna 
när man närmar sig en stad. 

Tusentals människors blickar 
i de långa skuggornas land. 
En bro bygger sig långsamt rakt ut i rymden.



I funerali si fanno
sempre più fitti.
Come segnali stradali
quando ci si avvicina alla città.

Migliaia di sguardi di uomini
sulla terra delle ombre lunghe.

Un ponte si costruisce da sé
lentamente.
Dritto, fuori nello spazio.

Tomas Tranströmer, ur diktsamlingen ”Den stora gåtan” 2004 …”


Quest’anno resta in Svezia, il premio Nobel per la letteratura: 
Finalmente l’Accademia ha scelto l’ottantenne Tomas Tranströmer, il più noto poeta svedese vivente, anche se purtroppo poco conosciuto in Italia, dove è stato solo l’editore Crocetti a pubblicare le sue opere: una raccolta nel ’96, una nel 2008 e una terza in uscita tra quindici giorni.
Probabilmente Tranströmer è l'autore che con Strindberg e Swedenborg, ha più segnato la letteratura moderna europea. Non a caso nel titolo tradotto in italiano c'è il motivo del silenzio. I suoi versi sembrano nascere da un'immersione nella natura intatta, dove il fragore della modernità tace, rimane come sui confini. 
Così recita un testo dal titolo Pagina di libro notturno: 


«Sbarcai una notte di maggio / un gelido chiaro di luna / dove erba e fiori erano grigi / ma il profumo verde. / Salii piano un pendìo / nella daltonica notte / mentre pietre bianche / segnalavano alla luna. / Uno spazio di tempo / lungo qualche minuto / largo cinquantotto anni. / E dietro di me / oltre le plumbee acque luccicanti/ c'era l'altra costa / e i dominatori./ Uomini con futuro/ invece di volti».


È l'atmosfera raccolta e vasta insieme delle isole del nord, dove la luce dei lunghi crepuscoli ti aiuta a vedere più chiaro dentro te stesso e a percepire la nitidezza delle cose naturali, la loro anima segreta.

Tomas Tranströmer  praticamente scrive da sempre.  Le sue prime poesie, infatti, risalgono a quando aveva 13 anni, mentre la prima raccolta è del 54: 17 dikter, ovvero, Diciassette Poesia. Accanto all’attività di scrittore ha proseguito negli anni quella di psicologo,si è impegnato anche nel sociale lavorando in carceri minorili, con tossicodipendenti e con disabili. E’ anche un pianista. Nel 1990 purtroppo  è stato colpito da un ictus, che lo ha lasciato semiparalizzato, e incapace di parlare. Non per questo il nostro Tomas ha smesso di scrivere. Né di suonare. Ha continuato a farlo, infatti, con la sola mano sinistra.


Tack Tomas Tranströmer.


giovedì 6 ottobre 2011

Fraticelli d`Italia unitivi.

Ai miei tempi il 4 ottobre era festa. Non facevi in tempo a tornare a scuola il 1˚ ottobre che il terzo giorno San Francesco ti resuscitava dai banchi.

La vera festa nazionale condivisa era quella. San Francesco è l’unico italiano che mette d’accordo tutti, credenti e laici. Piace ai cattolici, naturalmente, perché è santo e ha le stimmate.

Piaceva ai comunisti e socialisti perché è con i poveri ma il suo è l’unico comunismo che ammiriamo tutti, perché è volontario e personale, scontato sul­la propria pelle e non imposto da una dittatu­ra. Piaceva ai fascisti e ai nazionalisti, perché è il Santo Patrono d’Italia e per Mussolini era «il più italiano dei santi, il più santo degli ita­liani ».

Piace ai laici perché era in conflitto con il po­tere clericale, piace ai pacifisti che non a caso marciano su Assisi, da Capitini in poi e piace a tutti i dialoganti con altre fedi.

Piace alle fem­ministe perché aveva un rapporto paritario nella santità con Chiara. Piace agli ambientali­sti e agli animalisti perché fu il primo a difende­re la Natura, cantare il creato,l’acqua,la terra e trattare umanamente gli animali. Ed è il pre­cursore di tutti i ribelli e i viandanti, è andato on the road prima di Kerouac e dei vagabondi del Dharma, un irrequieto alla Chatwin, è il Siddharta nostrano e cristiano, senza ricorre­re a Buddha e a Hermann Hesse. Unisce fedi, culture, generazioni, pensieri opposti. Oggi poi è il testimonial perfetto per i sacrifici imposti dalla crisi.

Allora, Fraticelli d’Italia, perché non ripar­tiamo da lui?


sabato 1 ottobre 2011

Nembo Kid contro i neutrini...

Lo sapevamo già dagli anni trenta del Novecento che si poteva viaggiare più veloci della luce. Almeno lo sapevamo noi  ragazzini/e  negli anni_50, noi amanti dei fumetti. Non c’era bisogno di aspettare le conferme che sono arrivate il, 22 settembre, sono arrivate dal Cern di Ginevra che annunciava di aver fatto viaggiare un fascio di neutrini a 60 nanosecondi più veloci della luce con buona pace della Teoria Generale della Relatività e grande incazzatura di Albert Einstein, il suo teorico.

«Un team di ricercatori guidato dall’italiano Antonio Ereditato», si può leggere sul sito online del Corriere della Sera  « ha registrato che i neutrini, le particelle più piccole e così sfuggenti da attraversare qualsiasi solido, hanno superato i 300.000 chilometri al secondo. Ereditato, che lavora al centro di fisica delle particelle del Cern, ha raccontato che nel corso di tre anni di misurazioni è stato verificato che i neutrini si muovono 60 nanosecondi (un tempo infinetesimale) oltre la velocità della luce sulla distanza di 730 km tra Ginevra, sede del Cern, e il Gran Sasso, sede del laboratorio dell’Istituto di Fisica Nazionale (Infn). [...] I neutrini avrebbero dovuto percorrere i 732 km di distanza tra i due laboratori in 2,4 millesimi di secondo, ma in realtà ci hanno messo 60 nanosecondi (60 milionesimi di secondo) in meno di quanto avrebbero dovuto impiegarci secondo i canoni della fisica di Einstein. “Si tratta (apparentemente) di una piccola differenza”, ha spiegato Ereditato al Corriere della Sera, “ma concettualmente è incredibilmente importante. La scoperta è così sorprendente che, per il momento, tutti dovrebbero essere molto prudenti. Non voglio neanche pensare alle possibili implicazioni”».

A volare più veloce della luce è sempre stato Superman, personaggio dei fumetti che era arrivato in Italia nel 1954, con gli Albi del Falco, e che, per motivi di diritti d’autore, allora si chiamava Nembo Kid (il ragazzo delle nuvole), non aveva la “S” disegnata sulla calzamaglia e si presentava come il «campione degli oppressi, la meraviglia fisica che ha giurato di dedicare la sua esistenza ad aiutare chi ha più bisogno di lui».

Albert Einstein 
Con dieci centesimi gli americani potevano seguire le avventure del supereroe dotato di strabilianti poteri grazie a una mutazione dovuta proprio all’arrivo sul pianeta Terra. Se in una prima versione del fumetto i superpoteri erano dovuti a una diversa gravità rispetto al pianeta originario, in seguito verrà messa in rilievo la sostanziale differenza tra i raggi “gialli” del nostro Sole e quelli “rossi” di Krypton. Con il passare del tempo, però, Superman diventerà un personaggio sempre più irrazionale e antiscientifico e i suoi poteri verranno esagerati per fronteggiare l’agguerrita concorrenza di una valanga di supereroi spuntati come funghi che invaderanno, di lì a poco, il mercato del fumetto

Metamorfosi nella metamorfosi, nella metamorfosi. E ora la metamorfosi dei neutrini del Cern.  Quando la realtà supera la fantascienza....


da: al coniglio agile p. castellacci

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.