La vera festa nazionale condivisa era quella. San Francesco è l’unico italiano che mette d’accordo tutti, credenti e laici. Piace ai cattolici, naturalmente, perché è santo e ha le stimmate.
Piaceva ai comunisti e socialisti perché è con i poveri ma il suo è l’unico comunismo che ammiriamo tutti, perché è volontario e personale, scontato sulla propria pelle e non imposto da una dittatura. Piaceva ai fascisti e ai nazionalisti, perché è il Santo Patrono d’Italia e per Mussolini era «il più italiano dei santi, il più santo degli italiani ».
Piace ai laici perché era in conflitto con il potere clericale, piace ai pacifisti che non a caso marciano su Assisi, da Capitini in poi e piace a tutti i dialoganti con altre fedi.
Piace alle femministe perché aveva un rapporto paritario nella santità con Chiara. Piace agli ambientalisti e agli animalisti perché fu il primo a difendere la Natura, cantare il creato,l’acqua,la terra e trattare umanamente gli animali. Ed è il precursore di tutti i ribelli e i viandanti, è andato on the road prima di Kerouac e dei vagabondi del Dharma, un irrequieto alla Chatwin, è il Siddharta nostrano e cristiano, senza ricorrere a Buddha e a Hermann Hesse. Unisce fedi, culture, generazioni, pensieri opposti. Oggi poi è il testimonial perfetto per i sacrifici imposti dalla crisi.
Allora, Fraticelli d’Italia, perché non ripartiamo da lui?