lunedì 30 maggio 2016

Ecco perchè amo il grande Nord


Quando qualcuno in Italia mi domanda:"cosa ci trovi di tanto speciale nel Grande Nord" non so mai bene cosa rispondere. E' un amore così profondo e complesso da non poter essere spiegato in poche parole ed in pochi secondi.  Gli amici si chiedono come sia possibile che io adori passare le mie vacanze in posti di questo tipo e io so bene che, anche se tentassi di spiegare quali sono i motivi che mi legano a queste terre, non riuscirei a scalfire minimamente il loro scetticismo a riguardo e non potrebbero comunque capire perchè per noi mediterranei la vacanza è rigorosamente al mare e rigorosamente al sole. Senza spiaggia non è estate, senza bagni non sono vacanze. Mi guardano interdetti bollando la Scandinavia con un superficiale, sciocco e sbrigativo "è fredda e tutta uguale"...  Cosa rispondere dunque se queste sono le premesse?
Loro e il loro mare cosa ne possono sapere della magica potenza che esprime un cielo plumbeo e nuvoloso sui tetti di rame della meravigliosa e vibrante Stoccolma e delle sensazioni indelebili che si provano quando ti ritrovi ad ammirare lo spettacolo della natura in una giornata di pioggia  avendo chiara e forte la sensazione di poter accarezzare quelle nuvole così basse, minacciose e cariche di energia? E sentirti vivo ed elettrico in mezzo a questa forza e bellezza contagiosa..
Ingrid, molto più loquace e diretta di me, direbbe loro così:
"Amo quella terra per la tenacia con cui ricomincia a vivere dopo essere stata ridotta a poco più di nuda roccia dal ghiaccio che d’inverno ricopre ogni cosa.
La amo per il complesso gioco di energie che si manifestano quando la terra convalescente dispiega le proprie indomabili forze vitali. La amo per la potenza che esprime, la amo con passione per i suoi canti: il respiro delle balene, lo starnazzare rauco di uno stormo di gru o il secco suono dei palchi possenti di due alci in amore che si scontrano. Amo i suoi tumulti e la sua impazienza; la amo quando infuria e quando si tranquillizza.
A volte in primavera nei giorni in cui spuntano le prime foglie e si schiudono i primi fiori, sento di amarla così profondamente ed intensamente come un cane ama viaggiare con la lingua a penzoloni nel retro di un furgone, abbaiando di felicità e scodinzolando senza posa e vorrei essere anche io in grado di dar sfogo alla mia gioia con la stessa esuberanza. In aprile poi le giornate si allungano sempre più e con esse anche il tempo degli uomini che vi abitano si dilata; rapidamente la neve che si è accumulata in alti strati sulle pendici più elevate dei monti inizia a sciogliersi nel pallido diluvio di raggi di sole. Rivoli d’acqua si fanno strada erodendo il manto nevoso e la dura crosta superficiale  gelata inizia a cadere: finalmente l’inverno ha allentato la sua gelida presa.
Tutte le creature, noi compresi, riemergono alla vita, così come fanno le valli e le insenature. Le foreste crescono, gli animali si moltiplicano, gli uccelli riprendono le rotte migratorie che li trasportano da una stagione all’altra. Trote e salmoni ritornano a risalire i fiumi come fanno da generazioni e da millenni. Si sviluppa un intero ecosistema nell’ambito del quale gli elementi fondamentali della vita – luce, acqua, energia – si intrecciano nelle dinamiche turbolente, ancestrali ed interattive della creazione, della procreazione e della lotta eterna tra prede e predatori.
Attenzione: Tutte le foto appartengono a Jonna Jinton 
e non si possono copiare.

Ecco perché amo così tanto questo posto. È come una sorta di Africa gelata, e quando stò distante mi manca ogni giorno da morire."
my name is Ingrid.
 

venerdì 20 maggio 2016

"FOLLIE SVEDESI"


Una blogger svedese, Tanja Bergkvist, si domanda fino a che punto la follia gender possa arrivare in Svezia. Così crea un video che ha avuto così tanto eco da esser intervistata dai media locali.
La protagonista, blogger per hobby e dottorata in matematica, incontra militanti del partito femminista svedese che le spiegano come sia necessario decostruire il concetto di mascolinità negli uomini e mostrare un nuovo modo di essere uomo, rappresentato dallo splendido sponsor dell’ideologia gender del movimento, un uomo vestito da capo a piedi di rosa, calzini compresi.
Riporta, poi, la teoria elucubrata da scienziati filo gender che lamentano l’eccessiva importanza concessa all’idea che gli spermatozoi siano attivi mentre gli ovuli subiscano la fecondazione –da cui deriverebbero tutti gli stereotipi di femminile e maschile-.
Ampio capitolo è riservato all’educazione: sin dall’asilo, infatti, la scuola in Svezia ha responsabilità legale sul tema delle ” gender equality “. Per questo motivo le maestre seguono un programma finalizzato alla repressione degli stereotipi. “E’ importante” afferma una docente intervistata non fare quello che mia madre ha fatto con me.”
La scuola, secondo questa teoria, deve abituare i bambini ad essere quello che vogliono e ad amare chi credono meglio: una persona, un animale, un qualcosa a distanza, una persona dello stesso sesso od unicamente se stessi.
Il grande strumento pedagogico utilizzato? Fermare i piccoli alunni e far uscire le bambine in cortile per prime…
Nella logica gender tutto viene codificato per genere: un gioco è troppo femminile, uno troppo maschile (ed esiste un Dipartimento che ne fornisce una specifica etichettatura per sesso).
Com’è possibile? Semplicemente perché in Svezia si spendono denari pubblici per analizzare il sostrato gender nei singoli oggetti. Esempio ne sono i 70.000 € investiti per comprendere se la tromba è uno strumento musicale gender equality o meno
Una vera e propria follia, che la blogger ha deciso di denunciare perché –come dice lei- la nonna avrebbe trovato tutto questo pazzesco. 
(källa:provita)
C’è chi, a differenza della maestra che fa del disconoscere l’educazione familiare ricevuta un vero e proprio orientamento pedagogico, ritiene invece importante dare continuità alla cultura del buonsenso.
FoF 


Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.