giovedì 14 maggio 2020

Come si vive in Svezia, uno dei pochi paesi al mondo che ha adottato l'immunità al gregge.

In Svezia non c'è nessun lockdown per coronavirus: posso andare al bar, al ristorante e in ufficio. 
Ma non significa che non sia preoccupata.
Ciao a tutti.  Ho trovato in rete questo interessante articolo della giornalista Caisa Ederyd dove si confessa riguardo i suoi dubbi e timori di chi vive questo particolare momento in Svezia, tra poche restrizioni e molte raccomandazioni. L`ho tradotto per voi. Buona lettura (a chi interessa eh...!!)
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È molto strano oggi vivere in Svezia. Mi rendo perfettamente conto che siamo nel bel mezzo di una una pandemia e so che è una cosa seria.. Ma non riesco a rendermi conto esattamente quanto sia grave. Lavoro in una stazione radio di servizio pubblico a Stoccolma. La maggior parte dei miei colleghi, compresa me stessa , andiamo al lavoro ogni giorno mantenendo le distanze di sicurezza l'uno dall'altro il più possibile. Uno dei maggiori uffici stampa svedesi trasmette direttamente dal nostro edificio. Ma non importa quanto sento parlare di quarantene, blocchi, rischio di depressione economica e restrizioni alla libertà in altri paesi - è come se non lo capissi. La mia vita è troppo normale Eppure, allo stesso tempo, non lo è. Vivo insieme al mio ragazzo e due bambini. Avere figli piccoli e un lavoro a tempo pieno non mi lascia molto tempo per pensare. Ma non vedo mia madre da due mesi. Ha 70 anni e da tempo soffre di problemi respiratori. In questo momento, la strategia svedese  è concepita apposta per proteggere persone come lei.

La maggior parte delle restrizioni in Svezia sono solo raccomandazioni: come lavarsi le mani, non andare alle feste, evitare di viaggiare e tenersi a distanza il più possibile.. Limitare il contatto con altre persone, soprattutto se si è  una persona a maggior rischio di contagio, come appunto  mia madre. A parte una serie di raccomandazioni dettate dal buon senso , attualmente il governo ha imposto solamente quattro restrizioni: nessuna riunione pubblica di oltre 50 persone; vietate le visite nelle  case di riposo; non recarsi in Danimarca (i confini sono chiusi.)  Bar e ristoranti devono assicurarsi che all`interno non ci siano assembramenti i clienti devono essere serviti seduti ai tavoli.
Essendo io in buona salute, non ho paura di ammalarmi. La maggior parte dei miei amici e dei miei famigliari pensa che la via svedese sia quella giusta (Dio, spero davvero che l'immunità del gregge funzioni.) Ci scherziamo molto su, che in fondo è l'unico modo in cui ci sentiamo in grado di gestire la situazione.

La maggior parte dei miei amici ora lavorano da casa. Chiunque abbia anche il minimo sintomo di raffreddore deve stare a casa. Starnutire o tossire in pubblico sono diventati tabù, mentre due mesi fa potevo tranquillamente presentarmi al lavoro raffreddata. Ci viene detto di stare distanti. Ci è comunque concesso di fare praticamente quello che vogliamo, a parte andare a ballare o partecipare a feste pubbliche o private—praticamente tutte le cose divertenti che si facevano prima con gli amici—e naturalmente non possiamo stare insieme ai nostri genitori o nonni. Anche se vado ancora al lavoro, faccio una vita diversa. Evito i trasporti pubblici. Mi tengo a distanza dalle persone per strada e nei supermercati. I miei bambini vanno all'asilo nido, ma abbiamo deciso che non possono andare a casa degli altri bambini. Forse siamo paranoici, forse no.

Mi mancano le cene con gli amici. Mi manca mia madre. È come se andasse tutto bene, ma mi sento perennemente triste e preoccupata anche se a fasi alterne. So che abbiamo libertà che gli altri non hanno, ma è difficile essere oggettivi. Non entro in un locale da febbraio. Le poche volte che sono stata in un bar negli ultimi due mesi è stato un po' come andare a un rave illegale. Sì, possiamo farlo, ma è sicuro? Gran parte della gente pensa che stare all'aperto non sia pericoloso, sempre che si mantenga la distanza. A quanta distanza è solo a tua discrezione anche in generale c`è sentimento di fiducia per il governo e la popolazione. Forse funziona perché noi svedesi manteniamo le distanze anche per nostra abitudine. Io per esempio sono contenta di avere una scusa per non abbracciare nessuno. Una mia amica è medico in uno dei principali ospedali di Stoccolma. Un paio di settimane fa mi ha detto che c'erano i segni di una catastrofe in arrivo. Non c'erano abbastanza posti di terapia intensiva. Molti operatori sanitari si erano ammalati gravemente. Un altro amico è a casa da solo in quarantena da sette settimane perché ha difficoltà respiratorie. Questo rende tutto più tangibile.

Però, la settimana scorsa, Stoccolma ha avuto i due giorni più caldi della stagione ed io vado al lavoro in bici, ho notato che la città era piena di gente. C'era un ingorgo sulla ciclabile. I ristoranti all'aperto erano pieni. Ogni giorno, ora, vedo sempre più gente in giro il risultato è stato che alcuni bar sono stati costretti a chiudere per non aver rispettato le regole. Troppe persone tutte vicine e con servizio al banco. Più ci avviciniamo all'estate, meno il virus ci preoccupa. Mentre alcuni dei miei amici si sono messi in quarantena (volontaria o involontaria), altri hanno organizzato piccole feste private e passato weekend nelle loro case di campagna—nonostante il governo avesse chiesto alle persone della zona della capitale, la più colpita, di non spostarsi se non per necessità.

Quando il governo ha ristretto le riunioni pubbliche a 50 persone, il 29 marzo, pensavo che fosse questione di giorni prima che anche noi venissimo colpiti dal lockdown. Ma è passato più di un mese, e sembra che stiamo andando in una direzione diversa. Anche se non siamo andati nemmeno vicini a un vero lockdown, la gente sembra che ne abbia abbastanza: "È quasi estate! La vita va avanti."
In sostanza, la Svezia ha chiesto ai cittadini di usare il buon senso. Ma cosa succede se la situazione va così al di là del buon senso? È facile sentirsi un po' persi. 
E io mi ritrovo a preoccuparmi perché non mi preoccupo abbastanza.
Di Caisa Ederyd; traduzione di Franco Fazio.
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Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.