domenica 29 gennaio 2012

Svezia:"Come ti rimetto insieme i cocci".


Mea culpa: Ammetto di aver mancato clamorosamente il pronostico sul nome del nuovo leader del Partito Socialdemocratico Svedese.

Così il giornale SYDSVENSKAN, qualche giorno fa è uscito con questo titolo:”Han ska svetsa samma partiet”che tradotto vuol dire:”Lui risalderà il partito” come dire:"Lui rimetterà insieme i cocci del partito".Infatti nella speranza di rinsaldare un partito segnato oramai da profonde spaccature interne, hanno pensato bene di eleggere un operaio saldatore di 54 anni con alle spalle una lunga militanza nel sindacato IF Metall potente sindacato metallurgico.

Il suo compito non si presenta facile, Löfven dovrà riportare il partito dei laboristi a quel rapporto privilegiato con il mondo del lavoro che i Socialdemocratici sembrano aver smarrito da tempo.Insieme a fette intere di elettorato. 


Svenska Dagbladet, giornale moderato, definisce il nuovo leader come un uomo di ”basso profilo, alta integrità e buon senso” avendo guidato il sindacato della IF Metall, è motivo per cui si può sperare che rafforzerà di nuovo i legami del partito con la Confederazione svedese delle unioni del lavoro (Länsorganisasionen, LO).

Nel suo discorso d`apertura Löfven  non ha mancato di ricordare Olof Palme, che (prima di essere  ucciso nel febbraio del 1986) impresse alla forza politica che guidava una impronta solidale con il Sud del Mondo e con i diritti di autodeterminazione politica ed economica di ogni paese. “Non è facile proseguire su quelle orme – ha detto Löfven riferendosi ai princìpi ispirati da Olof Palme – ma i nostri valori sono senza tempo  so che molte donne e molti uomini ci credono in questo paese”.

Staremo a vedere. 
(vagabondo)






martedì 24 gennaio 2012

Cade la neve (purtroppo...)


Stoccolma
Io Franco, la neve non l`avevo vista mai. Crescendo a Roma,insomma,non è qualcosa a cui ci si abitui e non ci si pensa più di tanto. Ma mia madre, beh, lei, di neve ne aveva vista parecchia. Mia madre me ne parlava ogni tanto,con alle spalle un’infanzia sulle montagne al confine tra Lazio e Abruzzo, dove le nevicate abbondanti facevano sempre parte dei suoi ricordi giovanili. 
Ma io,Franco, niente neve. Quanto la desideravo,quella soffice,bianca,meravigliosissima neve…così,un giorno di febbraio del 1900 etc. etc,mia madre decise di portarmi per una settimana da lo zio Giovanni (cosa che facevamo solamente d`estate e mai d`inverno, causa il freddo boia), zio Giovanni decise di portarci a Tagliacozzo,in Abruzzo,un paesino molto carino e caratteristico.Solo una ventina di chilometri, -andiamo a farci un bel giro- disse lo zio Giovannii.  E VABBÈ,a Tagliacozzo c’eravamo già stati …ma d’estate. 
Tagliacozzo

A quei tempi le previsioni del tempo le dava il colonnello Bernacca. Poverino,lui faceva del suo meglio, altri strumenti...altri tempi...insomma non erano così dettagliate come oggi,per cui lo zio Giovanni non poteva avere la minima idea che, all’arrivo, avremmo trovato…neve.  Neve, e ancora, NEVE! 

E chi l´aveva vista mai se non in sogno. Il selciato delle strade era coperto da un velo ghiacciato, sdrucciolevole sotto i mie mocassini con le suole in pelle di bufalo, leggerini e pò troppo scoperti. 
Mammamia, che emozione strana e bella scivolare un pò,con quel freddo pungente che penetrava nel corpo, bloccando la circolazione…Ma la felicità c`era,eccome,quella infantile, inebriante e vera. 

Che senzazione la fontana in piazza con le cannelle dell`acqua …congelate in volo!  Ghiaccio dappertutto,brividi per tutto il corpo (più di felicità che di freddo) sotto quel cappottino blù leggerino, perfetto per l’inverno romano. Avrei voluto restare almeno fino a sera ma mia madre fu inrevomibile.-Per carità, fa troppo freddo,torneremo,ti metterai i pantaloni pesanti,gli scarponi,ed una sciarpa di lana. Inutile dire che non saremo più tornati d’inverno-. 
Stoccolma
Così quell`emozione magica si perse sotto il sole di febbraio che brilla ma non scalda. Che ne sapevo io che oggi mi sarei ritrovato a Stoccolma, incazzato come una “bestia”nel vedere dalla finestra, la mia auto seppellita dalla neve di sta`notte.Si! lo sò avrebbe dovuto essere nel garage ma con l`età uno diventa sempre più pigro,non mi resta che di armarmi di badile. Adesso che la neve è solo una grande rottura di palle, vorrei ancora un pò di quel sogno infantile,di quella mancanza di cinicismo…Insomma la taglio quì...Si invecchia punto,ecco,mannaggialapupazza, non mi resta che andare a spalare la neve. (vagabondo)


lunedì 23 gennaio 2012

C'era una volta la Svezia.

Gellert Tamas 
Tamas Gellert:
È un giornalista svedese cresciuto a Kristianstad,Skåne. 
È uno dei sette figli di una famiglia di accademici ungheresi, nel 1989 si trasferisce a Budapest alla ricerca delle le sue radici,e propio nella capitale Ungherese che suo malgrado si ritrova nel bel mezzo della caduta dell'Europa dell'Est, inizia a lavorare come corrispondente da Budapest per diversi giornali svedesi.  Tornato in Svezia, si trasferice a Stoccolma,collabora con Dagens Nyheter, il principale quotidiano nazionale, e con il canale televisivo tv4, la fama internazionale arriva grazie a l`uomo laser,bestseller in Svezia, che nel 2005 è diventato una serie di grande successo.

Si dice che il giornalista Mikael Blomkvist, protagonista delle Trilogia Millennium, dorma tenendo sul comodino una copia di “L’uomo laser” di Gellert Tamas. Un caso? Ma no! A spiegare oggi questo particolare vi propongo un articolo di Luca Crovi in cui si legge che Larsson avrebbe voluto scrivere di quella vicenda reale accaduta tra il ’91 e il ’92, ma che era troppo impegnato nella stesura della sua trilogia. “Me lo hai rubato, stavo per scriverlo io – scrive Larsson a Tamas – ma non importa è un buon libro”. Due giorni fa “L’uomo laser” è uscito nelle librerie italiane nell’edizione di Iperborea con traduzione di Renato Zatti.

«Me lo hai rubato, stavo per scriverlo io. Ma non importa è un buon libro». Così Stieg Larsson commentò all'amico Gellert Tamas le sensazioni da lui provate leggendo le terribili vicende del serial killer John Ausonius trasposte sulla pagina dal collega giornalista in L'uomo laser nel 2002. E Larsson confessò ulteriormente a Tamas che se non fosse stato già da tempo impegnato nella stesura di un progetto complesso come quello della Millennium Trilogy «il caso dell'Uomo Laser» sarebbe stato oggetto di una sua inchiesta o di un suo romanzo. Non è quindi casuale che proprio in Uomini che odiano le donne il giornalista Mikael Blomkvist abbia fra le letture da comodino una copia dell'Uomo laser, da cui sono stati tratti con successo prima un documentario e poi una fiction televisiva svedese.
Finalmente quello straordinario reportage-romanzo viene edito anche in Italia da Iperborea (L'uomo laser. C'era una volta la Svezia, pagg. 498, euro 19,50. traduzione di Renato Zatti). Un libro scritto con la forza della grande inchiesta che mostra come i movimenti neonazisti furono radicati nella Svezia degli anni '90 e come la loro ascesa politica e sociale fu in parte legata alla profonda crisi economica e d'identità patita dal Paese in quel periodo. Protagonista esemplare degli eventi narrati e di un anno di terrore che sconvolse Stoccolma fu il serial killer John Ausonius che sparò, prima che la polizia riuscisse a individuarlo, con un fucile dotato di un mirino laser a ben undici persone, tutte di origine extracomunitaria, fra l'agosto '91 e il gennaio '92. Un caso che sconvolse la nazione e, una volta individuata l'identità del killer, divise l'opinione pubblica fra chi lo considerava un pazzo assassino e chi invece vedeva in lui una sorta di eroe, interprete delle teorie predicate dalla cosiddetta Resistenza Ariana Bianca.

Per raccontare chi fosse realmente John Ausonius, ma anche chi fossero le sue vittime, il giornalista Gellert Tamas sceglie di narrare il passato dell'uno e degli altri intercalando gli eventi storici con un ritmo da thriller degno dei migliori romanzi di Frederick Forsyth. E per entrare nella testa del criminale l'autore sceglie di scandire la narrazione con nove capitoli in corsivo che riportano il testo dei racconti in prima persona fatti da Ausonius allo stesso Tamas: i suoi deliri, il suo spaesamento, le sue sensazioni di onnipotenza sulle vittime. Ed è sconvolgente seguire il flusso degli eventi narrati, partendo dalle origini della famiglia del killer, in Westfalia, e passando per la sua infanzia, gli amici, l'esperienza nella scuola privata, la sua prima rivolta e la fuga dal mondo e poi il vuoto, i demoni, il caos, la violenza, la vendetta e la definitiva caduta libera. Una vita «nera», quella di John Ausonius che fa il proiezionista in un cinema porno, il tassista, lo speculatore di Borsa, ma anche il barbone, il giocatore d'azzardo incallito e persino il rapinatore di banche, prima di diventare un killer armato di fucile. Dapprima persona comune, John Ausonius diventa uno straordinario dittatore degli eventi che lo investono, un uomo della folla che cavalca la pazzia fino in fondo, rendendola razionalità per se stesso.

Come acutamente sottolinea Goffredo Fofi nella postfazione all'edizione italiana, la storia di Ausonius «è quella di un bambino male amato, di un adolescente mal seguito, di un giovane disturbato di cui la burocrazia del suo paese si è occupata molto superficialmente e di cui non ha saputo intuire, per trascuratezza, nonostante l'evidenza, il disagio sofferto e la pericolosità che ne consegue. La sua storia è quella di un bambino svedese che il color nero dei capelli e l'origine tedesca, rimarcati con ostilità dai suoi biondi coetanei, rendono intimamente fragile.
John Ausonius
E rivendicativo. E pronto a scaricare su altri “diversi” la sua pena, fino a concepire l'odio nei confronti degli immigrati e farne la sua ragione di vita».
Gellert Tamas non commenta in alcun modo i fatti che racconta nel suo libro, li mostra in maniera cruda sottolineando però come non ci sia stato nessun pentimento da parte di Ausonius, il quale, anzi, una volta in carcere malmenò selvaggiamente più di una volta i propri avvocati difensori e cercò anche una disperata fuga prendendo in ostaggio con un coltello uno dei secondini della prigione. Il quadro che emerge è quello di una Svezia il cui regime democratico ha fallito gravemente nei propri tentativi di educare i cittadini. Un concetto, questo, che noiristi come Maj Sjöwall e Per Wahlöö, Henning Mankell, Olle Lonnaeus e Stieg Larsson hanno marcatamente delineato nelle proprie opere, mettendo in luce una generazione di «uomini che odiano la Svezia».

mercoledì 18 gennaio 2012

67

67. Non è la mia taglia. sono gli anni che compio oggi 18 gennaio 2012. Mi sembra ieri(non e' vero, ma si dice cosÌ no? ) che salutando l`anno 2000 entravamo in un nuovo secolo. Dall'ora, ne sono successe di cose nella mia vita, belle e brutte… certamente non mi annoio, questo e' sicuro! 
A differenza di un tempo,questa serie di eventi mi ha dato la consapevolezza che niente è scontato nella vita… nemmeno l'avanzare dell'età e la… possibilità di invecchiare… proprio cosi'.
Per questo  sono contento di aver raggiunto questo inportante traguardo, non lo sento affatto come un "anno in piu'", ma piuttosto come il raggiungimento di 67 anni di esperienza di vita, di eventi, di incontri . Si! Di incontri e vorrei ringraziare tutte le persone che hanno percorso un pezzo di strada assieme a me, contribuendo, nel bene e nel male, a portarmi ad essere come sono ora. 
Grazie! Ognuno di voi è stata… vita, non importa se avete incrociato il mio cammino per una giornata o per 67 anni.
Non ho paura di invecchiare! Come disse il mio sosia George Clooney (scherzo naturalmente, lui è molto più brutto!) alla domanda se avesse paura di invecchiare. 
Anche io penso: 
"Paura di invecchiare? Tutt'altro… anche perchè l'alternativa è ben peggiore!"

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.