venerdì 20 aprile 2012

La bambina con la neve tra i capelli.


Ninni Schulman è una giornalista del quotidiano della sera ”Expressen” di Stoccolma nel 2010 ha debbuttato con un thriller dal titolo ”La bambina con la neve tra i capelli” ("Flickan med snö i håret").Edito in Italia da Sperling & Kupfer e tradotto da Nerito R.

A me è piaciuto molto e mi pare che si inserisca abbastanza bene nel prolifico filone letterario della giallistica svedese che annovera tra i suoi membri scrittori che hanno ormai raggiunto una fama internazionale.

Ninni Schulman
La giornalista Magdalena Hansson, trent’anni, giornalista, un divorzio e troppi errori alle spalle lascia Stoccolma per sfuggire da se stessa ritorna al paesino dove è nata, ad Hagfors, nella contea del Värmland. Paese dove da sempre regna la pace e la tranquillità. Purtroppo la serenità del paesino viene interrotta la sera di san Silvestro quando  una ragazzina, Hedda, esce da casa per non farvi più ritorno. Stranamente in paese nessuno reclama il corpo della ragazzina. Come se fosse venuta dal nulla per poi sparire nel nulla. 

Che la neve nasconde sempre un segreto: lo sanno tutti a Hagfors e lo sa anche Magdalena e lo sanno Petra Wilander e Christer Berglund, poliziotti, che conoscono i mali di Hagfors meglio di chiunque altro. A interessarsi al caso è solo Magdalena: sarà lei, insieme a Petra e Christer, a scoprire il legame tra l’omicidio e un traffico di giovani prostitute. E a svelare l’atroce segreto di Hedda.
Insomma comprate il libro e Buona notte.


"Orgoglio" e "Italia" non sono parolacce.


Che cosa significa essere italiani, oggi? Prima di tutto sentirsi italiani e contenti di esserlo. Il che non vuol dire churchillianamente, «sto con il mio Paese (o il mio popolo) giusto sbagliato che sia». Significa non denigrarsi, attività che ci è molto congeniale, e essere coscienti che la nostra storia e la nostra cultura fanno di noi un popolo molto speciale, quali che siano i problemi che dobbiamo affrontare “oggi” come nazione e Stato. Significa capire che in molti Paesi dell’Occidente possono esserci realtà, politiche e sociali, migliori di quelle di cui disponiamo noi: ma questo non significa che ovunque, tutto, sia meglio che da noi, meglio di noi.  (ex.Svezia) con questa autodenigrazione, così provinciale, finiremmo per ridurci psicologicamente proprio come quegli extracomunitari che sognano di arrivare in un Paese «altro», quale che sia.
Essere italiani, oggi, significa accettare l’evento epocale della globalizzazione sapendo che non la si può evitare, ma anche che non si deve farsene divorare. E che l’unico modo per mantenere la nostra identità è, appunto, volerne avere una, rispettarla, proteggerla. Significa continuare a subire l’Europa unita (perché l’abbiamo subita, non voluta) senza cedere all’appiattimento che l’Ue vuole imporre a tutti i popoli europei per formarne un altro, gigantesco e astratto, senza radici e senza coscienza di sé. Charles de Gaulle parlava di «una certa idea della Francia», che ai suoi occhi era «come la Santa Vergine di un affresco medioevale, votata ad un destino eminente ed eccezionale». La grandeur.
Ida Magli
Dopo il fascismo, nessun italiano mediamente prudente oserebbe dire qualcosa del genere di noi/popolo e della nostra patria. L’ha fatto, di recente, un’italiana geniale quanto coraggiosa, Ida Magli: «Gli italiani hanno avuto e hanno intelligenza e creatività superiore a tutti gli altri popoli. Per questo sono stati e sono superiori» (Elogio agli italiani, Rizzoli, 2000). Naturalmente, la superiorità ci viene dalla nostra storia e da come ci ha formati e sviluppati, certo non da questioni biologiche di razza. Autodenigrarci, sport nazionale, per le quotidiane miserie della cronaca e della politica significa avere sguardo da miope, e ignorare i secoli di storia che hanno fatto – fanno – di noi un grande popolo. È lo stesso motivo per cui i francesi si sentono, e sono, un grande popolo. Loro, però, non giocano al ribasso, si compiacciono di sé e amano se stessi nella propria nazione (e per questo ci stanno antipatici).
Io Franco sono italiano da molti secoli e, orgoglioso o no, ci resto! Anche se ho vissuto in Svezia tutta la vita, non ho mai sentito il bisogno di essere ItaloSvedese e tanto meno di cambiare nazionalità!! Dunque non posso dire altro che: Viva l'Italia!
Da un articolo di: giordanobrunoguerri.
Una meravigliosa lezione di storia di Benigni

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.