Intanto Jaime Åkenson, favoritissimo leader destrorso di Sverigedemokraterna (Sd), Svezia democratica, lui tanto democratico da voler chiudere le frontiere ai richiedenti asilo e rimandare al mittente chi lo ha ottenuto è lui con la sua faccia da bravo ragazzo e amico della porta accanto ci tiene a farci sapere che : "Questo è un referendum fra chi vuole il solito arcobaleno che ci ha riempito d’immigrati. Oppure sceglie il nostro vero welfare che si occupi degli svedesi, e non la politica dell’asilo per tutti." A me sembra un ritornello già sentito da un`altra parte. Inutile negare che Jimmie si è preparato con molta cura a questa temuta da me vittoria. Ha cacciato dal partito i razzisti impresentabili, compresa la suocera che s’era abbandonata a dichiarazioni antisemitiche, e poi ha cambiato il simbolo da una torcia fiammante in un tenero fiorellino gialloblù, aperto alle famiglie gay, messo un po’ da parte gli attacchi alla legge sull’aborto. E ai suoi elettori poco importa la quantità d’iscritti ancora legati all’estrema destra, che postano gli sfottò ad Anna Frank e frasi tipo «ci sono più parassiti in un afghano che in un cane svedese». Ai suoi elettori, sono cose che importano poco. Sulla piazza di Värnamo l’accolgono già da leader. Jimmie Be Good. Lui alza un braccio: «Portiamo la nave sulla rotta giusta». E siccome è il caso propio di dirlo, quassù succedono di tutti i colori, tanto che Akesson si prende anche l’abbraccio d’un sudanese in giubba bianca che lo voterà — "heja Jimmie" Che sarebbe -Forza Jimmi- e lui si tiene in tasca il messaggio beneaugurante dell’amico Matteo Salvini: «Caro Jimmie, dopo il voto spero d’incontrarti in una nuova, prestigiosa veste istituzionale». Che Dio ce la mandi buona.
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