martedì 1 giugno 2010

Facciamo lo scambio?

 

Vi ricordate il gioco che si faceva da piccoli del “facciamo cambio”? Io l’ho sempre fatto poco e quelle poche volte ho preso solenni fregature… di solito lo praticavo con il mio amico Dario che possedeva una quantità strabiliante di giocattoli all’ultima moda! Ricordo che lo invidiavo moltissimo, perché soprattutto in ambito “Far West” era proprietario di innumerevoli cappelli da caw boy che io potevo solo immaginare di possedere!

Nonostante questo è capitato che lui, per altro più grande di me, facesse, a volte, la fatidica proposta: “Facciamo cambio?” Io, gelosissimo dei miei giochi, raramente abboccavo, ma a volte, preso da raptus di insana follia e credendo di riuscire ad avere la meglio sulla sua furbizia, accettavo… salvo poi pentirmi ogni volta di aver perso questo o quello e dovermi sorbire la mia povera mamma che mi diceva “ Ben ti stà! Così impari!”

Perchè scrivo questo? Per il semplice fatto che ultimamente mi è capitato di leggere dei commenti su alcuni blogg italosvedesi, che mi hanno lasciato un pó perplesso mi sembra di percepire una leggera ”invidia” da chi sfortunatamente è rimasto/a in Italia, nei confronti di chi, secondo loro ha avuto la grande “fortuna” di emigrare,

Ebbene sono stato preso da raptus di insana follia ancora una volta così mi è venuta in mente una idea, propongo uno scambio alla pari a chi naturalmente ha avuto la sventura di capitare sul mio blogg e sogna di emigrare: Voi prendete il mio posto in Svezia vi lascio tutto, ed io il vostro in Italia, chissà qualcuno di voi forse abbocca, così mia madre da lassù potrà pensare con orgoglio: ”Finalmente ha imparato qual`cosa stò pezzo di...adesso imparino gli altri...!”

PS:Tutte le vostre proposte saranno esaminate (escluse quelle indecenti...)
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Ciao Alda, e grazie!

 
Ha nevicato molto sul mio destino
una pioggia torrenziale e felice
come quella dei santi.
Qualsiasi patria mi sarebbe andata bene
ma la grandiosità della follia
è stata il mio maggior culto.
A Torino ho messo radici segrete
ho inventato un comandamento
a cui non ho mai obbedito
e questa disobbedienza segreta
ha fatto fiorire i miei migliori versi.

Alda Merini
(inedito per “La Stampa”, giugno 2009)
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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.