martedì 24 settembre 2013

"C’è del marcio in Svezia",

«C’è del marcio in Svezia», scriverebbe oggi Shakespeare se dovesse rivedere il testo del suo Amleto, altro che “marcio in Danimarca”, come si lamentava Marcello, una delle guardie del re, nella famosa tragedia. O come citava anche il principe de Curtis, in arte Totò, in Chi si ferma è perduto, di Sergio Corbucci del 1960

Prima c’è stato lo choc del partito xenofobo di estrema destra Sverige Demokraterna (Democratici svedesi) che per la prima volta elegge dei deputati al Parlamento puntando la campagna elettorale sul pericolo immigrati. Immaginiamo che Stieg Larsson, lo scrittore della famosa trilogia Millennium, si stia agitando nella tomba.

Poi il libro “Carlo XVI Gustavo, il monarca riluttante” in cui si svelano imbarazzanti prodezze sessuali del sessantasettenne Gustavo Folke Hubertus, amato re di Svezia e duca dello Jämtland, sul trono dal 15 settembre 1973. Gli avvenimenti si riferirebbero a circa venti anni fa e, secondo certe fonti, la regina ne sarebbe stata a conoscenza.
E a proposito della regina, di origine tedesca, un canale televisivo svedese svelò a suo tempo che il padre sarebbe stato membro del partito nazista che si sarebbe appropriato di una fabbrica di armamenti appartenuta a imprenditori ebrei. La regina dapprima nega, poi, incalzata dalle notizie ammette che la notizia è vera, ma che lei lo aveva saputo solo in età adulta.
Assange
Poi arriva il caso Assange, il giornalista australiano, attivista del sito Wikileaks che qualche tempo fa è stato al centro del “ciclone dossier” e che le autorità di mezzo mondo ancora cercano di incastrare aggrappandosi a una accusa di presunto “assalto sessuale” nei confronti di due cittadine svedesi (ancora la Svezia). Un caso di violenza? Forse la verità è più complicata di quello che sembra. Già, perché a quanto rivela un lancio dell’agenzia di stampa Ansa, una delle due donne sarebbe conosciuta come «Anna la cubana, una collaboratrice della Cia, nota per i suoi articoli al vetriolo su siti web finanziati dall’Usaid, l’agenzia Usa di aiuti all’estero».
Anna la cubana
In tutto questo “marcio” che avrebbe fatto la felicità di Shakespeare, la Svezia continua a sfornare, senza sosta, gialli e giallisti: da Liza Marklund a Camilla Läckberg, da Lars Kepler a Henning Mankell. Di quest’ultimo l’editore Marsilio ha mandato in libreria, L’uomo inquieto, annunciato come l’ultimo romanzo (non nel senso di cronologico, ma di definitivo) delle avventure del commissario Kurt Wallander.
«Dopo questa storia sarà impossibile ripescare il personaggio», aveva annunciato il sessantaduenne scrittore svedese alla vigilia dell’uscita. Questa indagine porterà Wallander a indagere i misteri della Guerra Fredda, in un turbinio di sottomarini nucleari, agenti segreti, omicidi, tradimenti, intrighi, dove nulla è come appare.

E ancora una volta rispunta, come in quasi tutti i romanzi di questa generazione di giallisti svedesi, il fantasma dell’omicidio del primo ministro Olof Palme, un mistero irrisolto non solo da un punto di vista investigativo (l’assassino e i mandanti non sono mai stati scoperti), ma anche politico: da anni, infatti, in Svezia c’è chi si chiede se Palme fosse stato un agente al servizio dei sovietici.

Ma torniamo a Mankell. L’affresco che esce della Svezia da questo romanzo non è dei più edificanti, così come non lo era stato neanche in romanzi precedenti, tipo L’uomo che sorrideva (sempre edito da Marsilio, casa editrice specializzata in “giallo Svezia“). Dice Ann-Britt Hoglund, uno dei personaggi, a proposito del caso di cui Wallander si stava occupando: «Non credevo che potesse succedere in Svezia». «Fino a qualche anno fa non accadeva», rispose Wallander. «Poi c’è stato un cambiamento. Si dice che la Svezia abbia cambiato sembianze lentamente e di nascosto. Ma secondo me il cambiamento era più che evidente e tangibile, bastava volerlo vedere. Ma non so dirti per quale motivo si sia verificato questo cambiamento». E ancora: «Questo non spiega però perché la Svezia sia la nazione con il peggior risultato nella lotta contro la criminalità. Il corpo di polizia svedese risolve meno casi di tutti gli altri corpi di polizia al mondo».
Sarà forse per questo che Mankell si è stancato di raccontare la società svedese e il nostro commissario Wallander, divorziato, scazzato, amante della bottiglia – insomma lo stereotipo del poliziotto come ce lo ha tramandato la letteratura poliziesca da Chandler in avanti – viene messo da parte?

L’aveva già fatto sir Arthur Conan Doyle con il suo investigatore, l’azzimato Sherlock Holmes. Ma Conan Doyle fu costretto, a furor di lettori, a far risorgere il suo personaggio dopo che nel romanzo L’ultima avventura, nel corso di un duello con l’arcinemico professor Moriarty, Holmes era scomparso precipitando nelle cascate di Reichenbach. Con la scusa che il corpo non era mai stato ritrovato, Conan Doyle dovette così ripescare Holmes che riapparve vivo e vegeto e ancor oggi continua a investigare insieme a noi.
källa:al coniglio agile di castellacci
Mankell per evitare di dover resuscitare Wallander, si preoccupa di trovare un escamotage a prova di recriminazioni, e tira fuori dal cilindro (sarebbe più esatto dire: dal computer) un escamotage che non rivelerò per non sciupare il finale a chi non lo ha ancora letto. Ma c’è un ma. Il buon Mankell sarà anche stanco del suo personaggio, ma non si taglia tutti i ponti narrativi dietro di sé. Già, perché in questo romanzo la figlia Linda decide di intraprendere la carriera del padre e entra in polizia. Questo vi dice niente Si accettano scommesse sul fatto che nel prossimo romanzo di Mankell il testimone del commissario Wallander sarà preso dalla figlia. E tutti saranno felici e conteni: scrittore, agente, editore, ma soprattutto i lettori.


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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.