martedì 24 gennaio 2012

Cade la neve (purtroppo...)


Stoccolma
Io Franco, la neve non l`avevo vista mai. Crescendo a Roma,insomma,non è qualcosa a cui ci si abitui e non ci si pensa più di tanto. Ma mia madre, beh, lei, di neve ne aveva vista parecchia. Mia madre me ne parlava ogni tanto,con alle spalle un’infanzia sulle montagne al confine tra Lazio e Abruzzo, dove le nevicate abbondanti facevano sempre parte dei suoi ricordi giovanili. 
Ma io,Franco, niente neve. Quanto la desideravo,quella soffice,bianca,meravigliosissima neve…così,un giorno di febbraio del 1900 etc. etc,mia madre decise di portarmi per una settimana da lo zio Giovanni (cosa che facevamo solamente d`estate e mai d`inverno, causa il freddo boia), zio Giovanni decise di portarci a Tagliacozzo,in Abruzzo,un paesino molto carino e caratteristico.Solo una ventina di chilometri, -andiamo a farci un bel giro- disse lo zio Giovannii.  E VABBÈ,a Tagliacozzo c’eravamo già stati …ma d’estate. 
Tagliacozzo

A quei tempi le previsioni del tempo le dava il colonnello Bernacca. Poverino,lui faceva del suo meglio, altri strumenti...altri tempi...insomma non erano così dettagliate come oggi,per cui lo zio Giovanni non poteva avere la minima idea che, all’arrivo, avremmo trovato…neve.  Neve, e ancora, NEVE! 

E chi l´aveva vista mai se non in sogno. Il selciato delle strade era coperto da un velo ghiacciato, sdrucciolevole sotto i mie mocassini con le suole in pelle di bufalo, leggerini e pò troppo scoperti. 
Mammamia, che emozione strana e bella scivolare un pò,con quel freddo pungente che penetrava nel corpo, bloccando la circolazione…Ma la felicità c`era,eccome,quella infantile, inebriante e vera. 

Che senzazione la fontana in piazza con le cannelle dell`acqua …congelate in volo!  Ghiaccio dappertutto,brividi per tutto il corpo (più di felicità che di freddo) sotto quel cappottino blù leggerino, perfetto per l’inverno romano. Avrei voluto restare almeno fino a sera ma mia madre fu inrevomibile.-Per carità, fa troppo freddo,torneremo,ti metterai i pantaloni pesanti,gli scarponi,ed una sciarpa di lana. Inutile dire che non saremo più tornati d’inverno-. 
Stoccolma
Così quell`emozione magica si perse sotto il sole di febbraio che brilla ma non scalda. Che ne sapevo io che oggi mi sarei ritrovato a Stoccolma, incazzato come una “bestia”nel vedere dalla finestra, la mia auto seppellita dalla neve di sta`notte.Si! lo sò avrebbe dovuto essere nel garage ma con l`età uno diventa sempre più pigro,non mi resta che di armarmi di badile. Adesso che la neve è solo una grande rottura di palle, vorrei ancora un pò di quel sogno infantile,di quella mancanza di cinicismo…Insomma la taglio quì...Si invecchia punto,ecco,mannaggialapupazza, non mi resta che andare a spalare la neve. (vagabondo)


Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.