mercoledì 5 settembre 2012

L’insospettabile

 Maria Carlshamre
Vive in Svezia da 45 anni. Un giorno a vent’anni vi andò forse a cercare le bionde e non è ancora tornato. Sul suo blog bilingue, Franco: dalla Svezia con amore [...], qualche giorno fa ci ha ricordato qualcosa della Svezia che non è molto divulgato, ma comunque già in circolazione da diversi anni. L’insospettabile ha molto a che fare con le disavventure o con le sciagure che colpiscono le donne. E’ che la Svezia, il luogo dove forse è più alta l’attenzione per la parità, sta ai primi posti in Europa per violenze sessuali sulle donne. E gli altri paesi scandinavi non sono molto distanti. La Svezia è un mito per alcuni atti legislativi di civiltà che in altri paesi sono arrivati in seguito o non sono mai arrivati. Per esempio è stato il primo paese europeo a sanzionare, a qualsiasi titolo, le punizioni corporali sui bambini già nel ’79, contrariamente ad altri paesi dell’Unione che ancora non vi hanno provveduto (anzi il famoso scapaccione viene ritenuto perfino utile). Per l’otto marzo 2010 Amnesty International sul problema dello stupro nei paesi scandinavi rilanciava un appello speciale, fatto già l’anno prima (6/3/2009) in seguito all’allarmante rapporto del 2008.   
“Nel rapporto del 2008, intitolato “Il caso è chiuso: stupro e diritti umani nei paesi scandinavi” Amnesty International sottolinea come le donne che riferiscono alla polizia di essere state stuprate hanno una piccola possibilità che i loro casi siano giudicati da un tribunale a causa delle barriere che incontrano nelle leggi e nelle procedure e a causa delle norme stereotipate relative al comportamento sessuale di uomini e donne. Il pregiudizio di genere, inoltre, interferisce ad ogni livello dell’iter legale intrapreso dalle donne sopravvissute. Di conseguenza molti responsabili non sono mai stati chiamati a rispondere dei loro reati.” Viene in mente Ciudad Juàrez (ma le realtà complessive sono enormemente diverse e non paragonabili) per il muro di gomma che si può avere anche nel fior fiore del primo mondo e con tanto di fiore all’occhiello in tema di parità.
Ad un aumento dei casi di violenza sessuale, per es. di 140% negli anni ’80-2000, non corrisponde in proporzione un numero conseguente di condanne, statisticamente fermo come indice agli anni 60-70.
Nel suo blog, Franco Fazio, conoscendo bene ormai la Svezia e vivendoci da 45 anni, afferma che tutt’oggi statisticamente una persona rischia più di subire uno stupro che una rapina.
Volete sapere – racconta Lilli Gruber - che faccia ha una donna che è stata maltrattata e picchiata per anni dal marito? Eccola. Così ho conosciuto la prima volta, a un dibattito al Parlamento Europeo per la Festa della Donna nel 2005, la giornalista Maria Carlshamre. La sua denuncia ha squarciato un velo che per anni ha nascosto una verità inconfessabile.
Pubblicamente, in diretta televisiva, Maria trova il coraggio di denunciare suo marito, mandando in mille pezzi il grande porta-ritratto di cristallo con la foto cartolina della Svezia.
«Volete sapere che faccia ha una donna che è stata picchiata? Eccola. Mio marito abusa di me da più di dieci anni». Immediatamente licenziata. Avevano tentato in ogni modo di dissuaderla, dove lavorava.  Uno shock per il paese. Appena rotti gli argini molte altre donne rivelano di essere state malmenate e stuprate. Il dato costante europeo è che la maggioranza dei casi di violenza, intorno al 70%, avviene in famiglia. Questo conferma con chiarezza che il filo rosso del patriarcato annoda ancora la struttura societaria ancestrale a quella moderna. Una triste realtà di sopraffazione emerge con forza nel paese della più avanzata parità di genere raggiunta. Meno di un quarto delle donne che subiscono violenza sporge denuncia, il resto per paura di ritorsione, paura di non essere credute, per vergogna, subisce in silenzio. Gli agenti che ricevono le denunce tendono più a sminuire e ridimensionare, che a perseguire la reale e completa entità del fatto violento, in un eccesso di garantismo insospettabile a rovescio. 
(http://udireggiocalabria.
wordpress.com/2010/08/11/
linsospettabile-1/)
Conclude il corrispondente bloger dalla Svezia: … è parere comune tra gli ufficiali che le donne che denunciano questo tipo di crimine “stiano mentendo o si stiano confondendo”. Questo atteggiamento dei poliziotti genera un fenomeno denominato “attrito”: le donne preferiscono non denunciare l’accaduto, o far cadere le accuse in un secondo momento. La condizione degli stupratori in Svezia è quindi di sostanziale impunità. «Dobbiamo cambiare l’immagine di noi stessi. Non siamo i campioni del mondo dell’uguaglianza» è l’amara riflessione di Maria Carlshamre divenuta in seguito parlamentare europea.

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Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.