venerdì 25 novembre 2011

Quello che le donne italiane non sanno.

L'Italia è un grande Paese produttore di creatività, talento e flessibilità, ma queste risorse non riescono a essere coltivate e incanalate nella direzione auspicabile e utile a creare vantaggi competitivi per il bene collettivo. Ma quando si analizzano queste carenze, si tende una dimensione molto importante: il ruolo ancora marginale che le donne hanno nell'economia e nella leadership del Paese. Il tasso di occupazione femminile italiano è tra i più bassi al mondo.
In Italia non solo le donne lavorano poco, ma quando lo fanno non riescono a raggiungere posizioni di rilievo: la percentuale delle dirigenti d'impresa non raggiunge il 5%. Le lavoratrici italiane percepiscono in media un reddito stimato inferiore, tra il 10% e il 30%, a quello dei lavoratori. Fortunatamente non in tutti i Paesi il ruolo delle donne è marginale, basti volgere lo sguardo alla Svezia che ha sempre avuto un'alta partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in cui i tassi di attività e di occupazione femminili superano il 70%.
Perchè questa sostanziale differenza tra Italia e Svezia? I motivi sono molteplici; infatti la parità dei sessi viene spesso intesa come una questione di diritti politici e sociali mentre la politica svedese per l'eguaglianza dei sessi si basa su una forte tradizione a favore della natalità e del sostegno sociale.
In Svezia l'elevata natalità non pregiudica il tasso di occupazione femminile, che anzi si attesta ai vertici delle classifiche europee; la donna sposata è coperta dalla stessa legislazione lavorativa, fiscale e assicurativa degli uomini. Nessun beneficio è accordato alla donna per il suo ruolo di moglie ed inoltre il tasso di disoccupazione delle donne è inferiore a quello degli uomini.
La politica sociale svedese ha riconosciuto da lungo tempo il doppio ruolo della donna come madre e come sostenitrice della famiglia. L'eredità demografica ed economica della politica svedese per l'eguaglianza dei sessi è di particolare importanza in quanto l'Europa deve affrontare la sfida dei tassi di natalità in diminuzione e dell'invecchiamento demografico.
Di massima importanza, è che il tasso di natalità più alto deve essere accompagnato dalla libertà di scelta della donna e che la politica demografica deve riconoscere le donne lavoratrici come "fatto sociale". Questa capacità di aver saputo combinare la politica demografica e il femminismo contribuisce a spiegare il successo ottenuto dalla politica paritaria svedese.
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mercoledì 23 novembre 2011

Gli svedesi preferiscono le brune

Se il tema può prestarsi al sorriso, in Svezia, si affrontano questi stereotipi con un po’ più di serietà. In Svezia, infatti, si dà la colpa di questa immagine della bionda tutt’altro che timida, la televisione, la cultura, ma anche la pubblicità. «Il biondo e la magrezza sono delle caratteristiche fisiche che la televisione e le riviste di oggi elogiano in continuazione. Tuttavia, la maggior parte delle donne nel mondo non sono bionde e provano a tingersi i capelli. È possibile che sia questo “effetto naturale” a suscitare l’invidia delle altre donne», spiega Tiina Rosenberg, professoressa di sociologia e specialista di studi di genere all’università di Lund (Svezia).

Le svedesi sarebbero dunque invidiate dalle donne, che cercano disperatamente di assomigliargli, e desiderate dagli uomini che le vedono come delle bellezze non artificiali? Eppure, Tiina non rinuncia a ricordare un altro paradosso: «Nei Paesi dove ci sono più bionde, cioè in Europa, la “bionda” è spesso considerata come una stupida. In Svezia per esempio, si pensa immediatamente che una donna bruna sia più intelligente! Abbiamo anche noi i nostri luoghi comuni». E questi stereotipi, più o meno degradanti, irritano le svedesi. «Non scherzo quando dico che mi faccio rimorchiare non appena accenno la mia nazionalità! E a volte questo m’infastidisce. Ho spesso l’impressione che basti dire “svedese” perché i ragazzi immaginino che sia già in pugno!».

Sì in effetti, le svedesi possono essere alte, bionde ed intraprendenti. Ma passeggiando per le strade di Stoccolma , è molto probabile che vi imbattiate in brunette basse e molto timide! Un esempio è Annika: una mia conoscente ha vent’anni e attualmente vive a Roma per un anno di Erasmus. Non appena arrivata a Roma, Annika ha fatto in breve tempo i conti con gli stereotipi che possono avere gli italiani nei confronti delle svedesi! «Quando sono arrivata nel mio alloggio italiano, ero l’attrazione dei ragazzi. Pensavano di vedere sbarcare una festaiola poco timida e credo di averli un po’ delusi! Il fatto è gli italiani che ci provano non capiscono: noi vogliamo solo divertirci in vacanza o in Erasmus e in nessun caso sedurli ad ogni costo. Da noi, non si può acquistare alcol, per esempio, allora quando viaggiamo, ne approfittiamo al massimo, e qualche volta ci si lascia un po’ troppo andare!».

Durante la discussione con Annika cerco come sempre di dare "un colpo al cerchio ed uno alla botte,"ma non posso fare a meno di pensare con una punta di tristezza che:
Più i pregiudizi sono idioti, più sono difficili da sdradicare.



lunedì 21 novembre 2011

Parte-Nopei e Parte-Svedesi

Ecco i furbetti del fai-da-te:  Diciassette dipendenti infedeli dell’azienda svedese applicavano le targhette con la scritta "difettato" sui mobili e li vendevano col 70% di sconto a parenti e amici. Incastrati dai video.

L’«angolo delle occasioni» dei negozi Ikea, prima ancora di essere un luogo fisico, è un «deposito» dell’anima; dove lui e lei che - fino a un secondo prima - hanno litigato furiosamente su tutto, si rasserenano miracolosamente, come se si trovassero sulla montagnetta di Medjugorje: non a caso gli sconti praticati nell’«angolo delle occasioni» sono talmente alti che qualcuno li definisce, in modo blasfemo, «sconti della Madonna».

Attratti forse da questa dimensione «mistica» (che però gli inquirenti tenderebbero ad escludere ndr), un gruppo di impiegati «infedeli» dell’Ikea di Afragola (Napoli) avevano pensato bene di allargare, a dismisura, l’«angolo delle occasioni». Obiettivo: favorire parenti ed amici praticando loro sconti fino al 70%. Il giochetto era ingegnoso nella sua facilità (o facile nella sua ingegnosità, fate voi...): il parente o l’amico sceglieva la merce da acquistare e il complice Ikea, con un colpo di clic sul computer, inseriva il prodotto nel settore «angolo delle occasioni» (quello cioè riservato agli articoli «fallati» o «difettati»). Insomma, la furbata (leggesi, truffa) consisteva nell’applicare la dizione «fallato» o «difettato» a merce perfettamente integra che però, grazie a quel cartellino taroccato, veniva venduto a meno della metà del prezzo reale.

La dinamica dell’imbroglio era descritta ieri, con dovizia di particolari, su Il Mattino di Napoli che titolava: «All’Ikea truffa dei maxisconti ad amici e parenti: indagati 17 dipendenti». Diciamo subito che - se l’«inghippo» è venuto fuori quasi in tempo reale - il merito è proprio dei vertici dell’aziendali parte-nopea e parte-svedese che, appena sentito puzza di bruciato, hanno chiamato i pompieri, anzi i carabinieri. Di lì una serie di indagini e appostamenti che hanno incastrato la banda dei «prezzi stracciati»; ora, per tutti i 17 componenti della gang, c’è un bel avviso di garanzia con l’ipotesi di concorso in truffa aggravata ai danni di Ikea.

«Decisive le immagini ricavate all’interno del megastore alle porte di Napoli - racconta Il Mattino -. Semplice ma efficace il metodo usato: codici e parole d’ordine che deprezzavano i prodotti da vendere. Bastava così cambiare il codice e far risultare che un mobile era “senza vitiera“ o “in non perfette condizioni“, quindi farlo slittare in una sezione del negozio chiamata appunto “angolo occasioni“»; il tutto «mediante artifici e raggiri, consistiti nella fraudolenta sostituzione dell’etichetta di sconto».
Fondamentale - come già detto - la denuncia dei vertici dell’azienda Società Ikea Italia srl e l’acquisizione di alcuni filmati che immortalerebbero almeno una ventina di «manipolazioni» sospette. Ampia la casistica che sarebbe stata utilizzata dai presunti dipendenti infedeli: si va dalla formula «non in perfetto stato», all’articolo irrimediabilmente bollato come «rovinato». Sconti da capogiro, in alcuni giorni c’era la fila all’esterno di una sezione di Ikea, tutti in fila, ognuno con il proprio piccolo compitino da portare a casa. Un direttore alle vendite, qualche impiegato alla recovery, poi addetti alle vendite. In diciassette a finire sotto inchiesta, «tutti identificati mediante personale della sicurezza Ikea», si legge in calce all’informazione di garanzia appena notificata.

E non è tutto. «Le indagini - assicurano gli inquirenti - vanno avanti nel tentativo di risalire anche ad altri potenziali responsabili di un giro d’affari organizzato alle spalle del colosso svedese».

Come dire, l’affare si ingrossa: montarlo non è stato facile, ma smontarlo sarà ancora più arduo. Come nel caso di un cucina Stat; della linea Ikea, ovviamente. 

källa: il giornale  (Nino Materi)

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.