martedì 30 novembre 2010

Första advent. (Kallt och lite mer snö ute.)

 
Ieri quando sono arrivato a Stoccolma mi sono reso conto per l`ennesima volta che, in Svezia, il Natale è una cosa diversa. Lo si respirava in ogni angolo: gli addobbi delle case, le luci alle finestre, le vetrine dei negozi, le strade ….. tutto luccicava “alla grande”!

C’era qualcosa di magico nell’aria. Il freddo terribile con un ventaccio gelido e sferzante mi ha fatto ritornare alla dura realtà facendomi affrettare…per rifugiarmi di nuovo nel calduccio di casa mia.
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giovedì 25 novembre 2010

Cartolina da Napoli...!


Una gita veloce a Napoli, in una città relativamente povera e con un'economia fragile, ma questo non vuol dire che non abbia conosciuto un suo sviluppo. Pertanto, è una città che consuma il necessario per vivere, nonché il superfluo, e produce in misura proporzionale spazzatura. Del resto, i rifiuti sono il prodotto collaterale del benessere, il rovescio dello sviluppo economico e tecnologico. Si moltiplicano i beni di consumo, ma anche i prodotti di scarto.

Conseguentemente, cumuli di sostanze sgradevoli e nocive si accrescono e non si sa dove disseminarle. Se poi volessimo andare ancora più a fondo, allora troveremmo un mal digerito senso della democrazia e, prima ancora, una maturità civile che forse non è mai arrivata. La responsabilità di quello che succede è, infatti, collettiva e insieme individuale.
E' collettiva per l'uso distorto della democrazia che si è fatto nel loro contesto sociale e politico. I rifiuti evidenziano, sotto questo aspetto, una gestione viziosa della cosa pubblica, in quanto mirano, e hanno mirato, a perseguire il vantaggio proprio o del proprio gruppo a scapito di quello della collettività.

Certamente la responsabilità è anche individuale, per via di quella diffusa mentalità che li porta ad aspettare la soluzione dei problemi da parte delle autorità, senza che si faccino carico delle loro personali responsabilità, rimboccandosi le maniche e dandosi da fare. E poi, le autorità sono l'immagine speculare di quello che sono o che, almeno, siano in grado di esprimere a livello politico.

I rifiuti evidenziano allora un più profondo e radicato disordine morale. Esso è quello di una società in cui non solo le contraddizioni esplodono, ma anche i rapporti umani si incrinano. La loro è una società sfrangiata, dove non c'è più ombra di bene comune. Nessuno, infatti, vuole la monnezza. Ognuno la dirotta sotto la casa dell'altro o nel comune vicino o nella provincia vicina con furbizia malevola. Manca il senso della condivisione, perché manca la solidarietà.

Napoli era una città affollata di diseredati in cui l'emarginazione e la miseria erano pesanti. Ma nei vicoli brulicanti di gente, ricchi di voci e di risonanze, c'era un palcoscenico naturale all'aperto, una fucina di genialità e creatività.
Innanzitutto, c'era una grande capacità di sorridere alla vita, che si esprimeva o nell'arte di arrangiarsi, inventandosi mille modi diversi di sbarcario il lunario, o nell'allegria, che faceva parte, a torto o a ragione, dello stereotipo del napoletano. C'era l'estroversione tipica o, se preferite, la teatralità, quella stessa che ha prodotto autentici geni come Eduardo e Totò, e unitamente un'emotività incontenibile, vulcanica. C'era pure, per chi non si ferma al folklore, un diffuso senso di solidarietà, una capacità di accoglienza che superava con generosità quasi istintiva differenze e pregiudizi. Era il grande cuore dei Napoletani!

Nella città moderna, disordinata e frenetica, tutto questo pare non esserci più. Prevale, piuttosto, un modo cupo di guardare all'esistenza, rassegnato e stanco. Quanto ai rapporti umani, essi sembrano inquinati dalla furbizia e dalla prevaricazione, per cui la diffidenza ha preso il posto della confidenza, la chiusura nel proprio dell'apertura e dell'attenzione verso l'altro.

Oggi si corre, a Napoli come altrove, con la complicazione della rete stradale inadeguata e del traffico sempre caotico. Ma si corre anche perché non si ha tempo per gli altri, né, tanto meno, per fermarsi a contemplare il sole e il mare.

Esasperati, depressi e sfiduciati, sono diventati aggressivi e arrabbiati, polemici a tempo perso, scontenti sempre. Tutto si poteva dire un tempo dei Napoletani, tranne che non fossero simpatici. Oggi, sono diventati senz'altro antipatici!

(vagabondo)

venerdì 19 novembre 2010

Non tollero che si parli male del mio Paese!


Propio così: Non tollero che si parli male del mio Paese!
Noi Italiani,come qualsiasi altro popolo, non siamo immuni da difetti o da peccati, né ci siamo mai sentiti degli “eletti” (pur avendo inondato di civiltà ogni dove); ma tra i tanti difetti che ci riconosciamo, il nostro più grande, è certamente quello di non riuscire a non parlar male di noi stessi; cosa che i nostri amici svedesi invece, riescono benissimo a fare, anche quando fanno delle emerite sciocchezze che il più delle volte vengono abilmente taciute dai loro media.

Criticare l’Italia e gli italiani, oltre che dimostrare una mancanza di “stile” e di “civiltà”, conferma una strategia studiata ed attuata per emarginare l'economia stessa del nostro Paese, per arrecare danno alle nostre imprese, al nostro turismo, e non solo, così come, dipingere il nostro Capo del governo come: “pagliaccio”, “mafioso”, “criminale”, “corruttore” o chi sa Dio che altro, equivale ed offende la sovranità di un popolo, che a maggioranza liberamente e democraticamente con il voto, ha scelto il proprio leader a prescindere. No, non è una difesa nei confronti del Sig. Berlusconi, imprenditore e capo di un partito, ma della libera espressione della maggioranza degli italiani; e ciò deve bastare per pretendere da tutti rispetto per la sua carica istituzionale, fino a quando si comproverà la sua presunta indegnità; ma soprattutto, si deve rispetto a quella parte del popolo italiano che a maggioranza, lo ha eletto.

Cessino dunque i luoghi comuni, le insinuazioni, le mezze frasi, le improbabili verità, su quei giornali che in palese spregio della obbiettività, preferiscono plasmare l'opinione pubblica italiana e internazionale, inseminando l’idea che tutto ciò che si tenta di fare nel nostro Paese è sbagliato, a prescindere.

Non lasciamoci intimidire; piuttosto, ribaltiamo questi luoghi comuni, sollecitando le nostre istituzioni a prendere posizione ed a pretendere il rispetto che ci è dovuto al pari di quello che siamo soliti riservare allo straniero che visita o lavora in Italia.

Solo gli ingenui, i creduloni , i fondamentalisti ad oltranza ed i pavidi, ignorano di essere loro stessi soggetti passivi, plagiati e succubi di una egemonia, priva di idee e di concretezza, fino a prova contraria; e da quando mondo è mondo, sono i fatti e non le parole che fanno la differenza, così come in una democrazia, è la maggioranza la sovrana indiscussa di una libera e civile società!
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sabato 13 novembre 2010

Svezia vs.Italia: (lavoratori autonomi e fannulloni statali…)


In Italia un lavoratore su tre è autonomo, in Svezia uno su
nove. C’è chi lo considera un fattore negativo, segno di una forte frammentazione della struttura economica. Ma le statistiche europee lo chiamano “indice di imprenditorialità” e la valenza è positiva.

Che c’è una tendenza all’individualismo in Italia e una difficoltà a mettersi d’accordo, è abbastanza noto.
Meno noto forse è che lo “statalismo” italiano è molto relativo. Quanti pregiudizi su schiere di ministeriali, forestali, provinciali e impiegati INPS - ovviamente fannulloni - che gravano sul bilancio dello stato. Altra storia nell’efficiente Svezia, da tempo pienamente convertita alla economia di mercato!

E’ qui il bello: gli statali in Italia sono il 14,6 % della forza lavoro, e in diminuzione. In Svezia ben oltre il 25 %, cioè quasi il doppio e in crescita.

Come quasi sempre su questo blog, la morale è doppia: evidentemente in Svezia tantissimi statali e pochi imprenditori riescono a creare una ricchezza superiore. Ma non diciamo che gli italiani non si danno da fare!

Questi ultimi post sul tema ”Svezia vs Italia” sono stati scritti da me (franco) , italiano di nascita, svedese d’adozione. Con l`intento di "sdrammaizare" un pò e mettere un piccolo contrappeso al complesso d’inferiorità dimostrato da qualche italiano nei confronti della Svezia.

L`autore sa benissimo che c’è tanto da migliorare in questa "benedetta" Italia ma sa anche che i depressi non combinano niente.

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venerdì 12 novembre 2010

Meglio invecchiare in Svezia, oppure in Italia…?

Lo stato sociale in Italia non funziona certo bene quanto in Svezia. Questione di efficienza, perché ormai di tasse se ne pagano qui quanto là. Ma anche questione di struttura sociale: ce n’è meno bisogno di stato in Italia, perché il privato provvede a molto di più. Costa più fatica, ma i risultati sono spesso molto migliori.

Prendiamo gli anziani. In Svezia lo stato provvede egregiamente anche a loro. Gli ospizi sono tanti, sono belli, pitturati di fresco e con un mare di servizio che in Italia si sognano.. Eppure…… Eppure non si muove. Si sta male negli ospizi svedesi, si è soli (compagnia di altri anziani - che non si sono scelti - tristezza), si è chiusi dentro, si dipende dagli orari imposti, si respira aria da ospedale.

In Italia la maggior parte degli anziani riesce a vivere nel pieno della società fino alla fine. Ponendo un onere sulla famiglia, abitando con i figli, o comunque curati da loro, ma nella contabilità sociale le cose funzionano a meraviglia: in cambio c’è il baby-sitter continuo, fidato e gratis. E chi dà cura a sua mamma potrà essere ragionevolmente certo che al proprio turno il figlio farà altrettanto.

È sì, i guai sono tanti, il sistema può essere opprimente, può ostacolare spostamenti liberi - temporanei o permanenti - e la contabilità non sempre quadra. Ma non c’è dubbio che nella maggior parte dei casi il sistema è equilibrato e produce tanti vantaggi.

Invecchiare è spesso meglio in Italia e non solo per il clima.
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lunedì 8 novembre 2010

Spaghetti Western alla svedese…!!!

  Finalmente anche noi che abbiamo la ”fortuna” di non essere abbastanza biondi possiamo tirare un respiro di soglievo ed uscire da casa senza paure, infatti è stato arrestato il cecchino che sparava sugli immigrati.

Come nel Texas dei primatisti bianchi l’uomo arrestato dalla polizia di Malmö sparava contro chi non era abbastanza biondo.

Quindici attacchi, otto feriti gravi ed un morto, questo il bilancio di un anno di terrore. Il cecchino mirava alle abitazioni, alle palestre, alle macchine, ai negozi dove intravedeva persone dalle pelle scura. La serie di attacchi è iniziata nell’ottobre del 2009, quando una giovane donna svedese è stata uccisa, probabilmente per sbaglio. Era seduta in una macchina parcheggiata insieme al suo fidanzato immigrato, ma i colpi sparati avevano ferito mortalmente la donna mentre l’uomo si era salvato.

Gli spari xenofobi sono proseguiti a cadenze quasi mensili, e hanno colpito persone straniere che si trovavano nei parchi o nelle palestre. Un gruppo di africani è stato colpito dagli spari mentre si trovava fuori da una piscina, mentre anche una moschea è stata attaccata. Grazie alle indicazioni della cittadinanza la polizia si è concentrata su un uomo di 38 anni che conduceva una vita solitaria. L’arrestato non ha opposto resistenza quando le forze dell’ordine sono arrivate a casa sua, e nella sua abitazione sono state ritrovate due armi da fuoco compatibili con il calibro dei proiettili utilizzati negli attacchi agli immigrati.

Ricordo con tristezza quando agli inizi degli anni ’90 si era verificato un caso simile a quello del cecchino di Malmö. Nella capitale Stoccolma John Ausonius, poi diventato famoso come Laserman, aveva sparato a undici persone, uccidendone una e ferendo gravemente le altre vittime dei suoi attacchi.

Anche allora la violenza si era concentrata contro gli stranieri, nonostante lo stesso Ausonius fosse uno svedese naturalizzato, essendo figlio di padre svizzero e madre tedesca. Ma l’odio contro chi aveva una pelle scura era prevalso sulla comune origine straniera.
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"Carlo XVI Gustavo, re suo malgrado"

 
E' andata a ruba, in Svezia, la biografia del re Carlo XVI Gustavo, in cui il sovrano viene descritto tra relazioni extraconiugali e festini sfrenati. Il libro, "Carlo XVI Gustavo, re suo malgrado", scritto da tre giornalisti, racconta la gioventù e l'ascesa al trono del re, ma la maggior parte del volume è dedicata alle feste organizzate con altri amici in compagnia di giovani donne.

Si parla anche della sua amante, la cantante del gruppo Army of Lovers.
Camilla Henemark avrebbe avuto una relazione con Carlo XVI alla fine degli anni '90. Il libro è basato soprattutto su testimonianze anonime specialmente di membri del suo entourage. I racconti sono molto dettagliati. Erano "ragazze a' la carte per la banda del re", scrivono i tre coautori - Thomas Sjoeberg, Deanne Rauscher e Tove Meyer.

L'opera descrive inoltre come il capo di Stato svedese abbia messo in pericolo la sua sicurezza andando a feste in alcuni club di dubbio gusto, uno dei quali a Stoccolma gestito da un pregiudicato. "Volevamo presentare il re in quanto persona e come viene percepito nel suo entourage", spiegano gli autori. Dal canto suo il re ha dichiarato di non aver avuto ancora il tempo di leggerlo, ma che i titoli di stampa in proposito "non erano gradevoli".

"Ho parlato con la mia famiglia e con la regina", ha aggiunto Carlo XVI Gustavo, "gireremo questa pagina e faremo altro perché, se ho capito bene, si tratta di fatti accaduti molto tempo fa".

La biografia è andata esaurita nelle librerie di Stoccolma solo poche ore dopo essere uscita.
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Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.