domenica 29 aprile 2012

Una tradizione svedese: "Loppis"

In Italia non si usano; sono i “Loppis”, (marcati delle pulci) in Svezia ci sono e fanno terribilmente comodo, è un modo molto amato dagli svedesi per liberarsi di oggetti che non si vogliono più o che non servono più e ci si guadaga anche qualcosina. 
Amata  tradizione svedese “il Loppis” si fa spesso, soprattutto in primavera e In autunno.  Allora, ieri ho affittato un camioncino a StatOil e ho cominciato a svutare il gararge di mia figlia che io inpunemente avevo riempito fino al soffitto quando due 2 anni fa cambiai casa.Così ieri mattina ho incominciato a raccogliere tutto cose e cosette che avevo deciso di portare in una discarica, ma che sono ancora in condizioni decenti e un po’ alla volta con l’aiuto (spesso brontolone) di tutta la famiglia,ho portato  tutto fuori nel giardino davanti a casa o davanti al garage, insomma tra molte lamentele e qualche accidente  ho fatto un gran casino.
Questa mattina però dopo aver riempito (prima) il camioncino e svotato (dopo) quando sono arrivato al Loppis non mi è rimasto che pagare l`affitto per un giorno 250 korone (25 Euro).Oggi essendo sabato era più caro. Dopo mezz`ora mi sono ritrovato dietro le mie belle”bancarelle” ordinate con un tocco di creatività tutta italiana (per attirare l’attenzione dei potenziali clienti). I miei due tavoli erano ricoperti da attrezzi di cucina, caffettiere con l`omino, piatti da portata in falso argernto, pentolini, tazze e piattini, e due casseruole nuove di terracotta, credo mai usate. Su l`altro tavolo, giocattoli da grandi e da piccolissimi,una tombola,un monopoli,bambole scapigliate e un ciccio bello inportato dall`Italia, 2 seggioloni stranamente in buono stato.  Libri di tutti i generi in svedese e qualcuno in italiano che non ha comprato nessuno ma soprattutto favole e racconti di diversi scrittori, per una raccolta di Topolino (Kalle Anka) non c`era più spaziono così ho dovuto collocarli su un’ asse posata sopra due cassette della frutta. Poi mi sono fatto prestare due vecchie poltrone e le ho coperte di magliette, gonne lunge ed una minigonna,due maglioni norvegesi, pantaloncini da tennis, jeans, dieci borsette e molte paia di scarpe di buon gusto ma un pò fuori moda. Un paio di scarpe decoltè rosse sono andate subito a ruba (comprate da una donna naturalmente)  La sua amica invece si è dovuta accontentare di una borsetta di nappa rossa.  (Ricordatevi che: il rosso attrae e si vende velocemente.)  

Giornata splendida fuori, ma un freddo d’accidente dentro. 

Però il colbacco di pelliccia me lo sono messo in testa, per cui almeno non mi sono congelato il cervello. Di cui ho avuto un gran bisogno, soprattutto quando ho dovuto contare i soldini, che a me non fanno proprio schifo. "Allora, signora, (io sono un pò balbuziente…) Lei mi ha dato cento korone, questo costa 45, per cui il resto, ecco, sarebbe… insomma faccia Lei".Che delusione ho provato quando ho capito di non essere tagliato  per fare il commerciante, per fortuna che c’era mia figlia ad aiutarmi (nonostante il suo evidente  imbarazzo per una padre così imbranato).
Certo, si vende tutto per pochissimo; questo è lo charm dei “Loppis”. Vengono solo a comprare cosette per pochi soldi, altrimenti andrebbero in un vero negozio.  
Dunque, una giornata di semi-tortura con un freddo cane a tracannarmi litri caffè nero svedese, e dire qualche frase in spagnolo e qualche parolaccia in serbocroato, questi “Loppis” attraggono molto i nuovi immigrati che spesso hanno ben poco da spendere ma devo dire che non è andata male. Insomma ho guadagnato più di quanto mi aspettassi. 
Oggi pomeriggio poi, due miei gentilissimi vicini che sono a conocenza dei miei recenti problemi di salute mi hanno portato una sdraio e un termos di tee alle erbe (molto buono), per cui mi sono potuto sdraiare vicino ad un termosifone con un bel libro cosa che non facevo da un pò tempo. Verso le sei, abbiamo sgombrato tutto (e ce n’è voluto, perché ce n’era rimasta di roba…), caricato il camioncino ho portato il resto a: Stockholm Stadsmission (Esercito della salvezza). 
Che Dio li benedica. E cosi sia! 
*****



venerdì 27 aprile 2012

Lentamente attraversiamo la città.(Sakta vi gå genom stan)


Da qualche parte ho letto:”se non sei con chi ami, ama con chi sei”.O qualcosa di simile. Allora io amo Stoccolma anche con il tempo grigio e deprimente di oggi,piovigginoso e freddo e in autostrada un filino di nebbia. Ma questo non cambia niente e te ne aggorgi quando sei nella city, la stessa volontà di vivere e lavorare dalla cassiera della kaffetteria dove mi sono seduto al manager frettoloso.Insomma la vita quotidiana continua come niente fosse.Certo a volte si può soffrire e lo spasimo che sento nell`anima mi fa prendere tutto sul serio.Ma io non fuggo sono un uomo passionale, e tutto mi incita a guardarmi in giro,ascoltatare.incazzarmi,piangere o gioire.Sicuramente troppo. Ma come faccio a contrllarmi. I sentimenti non si possono anestetizzare.Allora quando sono a Stoccolma mi assale una dolce sensazione colpa del suo modo di vivere che mi scalda l`anima e mi soddisfa. Almeno per un pò.


Ho diritto anch`io a questa sensazione?  Siccome, in fondo, mica ci sono nato qui a Stoccolma…

Ma SI! mi dicono, anch’io ne ho il diritto.Bene.

Marciapiedi sdrucciolevoli, ombrelli coloratissimi le vetrine di NK brillano lo stesso. Una signora mi sorride, anche quando ha rischiato di essere trafitta dal mio ombrello, andava  di fretta, si, ma mi ha sorriso…c`è anche senso dell`humor. Stoccolma è anche questo.  


I grattacieli di Hötorget, vetrate immense che riflettono il cielo di fine Aprile, una primavera poco mite questa, strana, poca Stoccolma, ma mi va bene, certo, almeno non c’è neve…


Una pausa veloce in un ristorantino Greco: spiedino di maiale con salsetta Tzatziki allo yogurt ed una deliziosa e soffice pita, pane tradizionale del medio oriente.  Poi un caffè da favola, fortissimo, aromatizzato col  cardamomo, la mia spezia preferita. Canzoni in greco sullo sfondo…subito seguite da un rock di Elvis. Stoccolma vivissima e vivace, città poliglotta,aperta a tutti e tutto, ti abbraccia,a volte ti strapazza un pò, ma lo fa con tenerezza.


Mi siedo un attimo sulla panchina di fuori, bagnata ma poco, osservo la folla che avanza, sorridente e no, cellulari tra le dita, piccoli strumenti musicali  da tenere risuonanti di SMS continui.  Questa è Stoccolma. A me va bene così.



mercoledì 25 aprile 2012

Lars Sven "Lasse" Hallström.


Lars Sven "Lasse" Hallström
Quando arrivai in Svezia Lars Sven "Lasse" Hallström,era poco più di un ragazzo ma era già conosciuto dal publico televisivo come autore di programmi per bambini, molto famosi quelli realizzati negli anni 70 in collaborazione con Magnus Härenstam och Brasse Brännström che io giudico degli autentici capolavori.

Questo ex. ragazzino oramai famoso ad Hollywood tanto da essere stato nominato all`oscar per la migliore regia con il film: "La mia vita a quattro zampe", del 1985,un film, drammatico e surreale,che  fa ottenere ad Hallström anche la nomination per la migliore sceneggiatura non originale.Questa sera ha avuto il potere di farmi scendere una ”lacrimuccia” con il film dato dalla RAI:
” HACHIKO - IL TUO MIGLIORE AMICO”. 
È Un film semplice,ma mi ha toccato il cuore!! Hallström ci dimostra che attraverso l'amore tra un uomo e un cane,emergono pienamente i valori dell'affetto puro e sincero e della fedeltà. E,se pur nella società odierna si è ormai scettici di fronte a ciò,il film ci fa capire come questi sentimenti siano in realtà così semplici da donare e rispettare. 

Oggi si vive di corsa, tralasciando del tempo prezioso per i valori che dovrebbero contare veramente, e donare l’amore che si possiede assaporandone tutti i vari passaggi. In fondo non c’è niente di più importante dell’amare e dell’essere amati. Insomma, Hachi vi aspetta. Un film che vi accarezzerà il cuore e vi entrerà nell'anima! 

Vi consiglio di preparare i fazzoletti!
  


venerdì 20 aprile 2012

La bambina con la neve tra i capelli.


Ninni Schulman è una giornalista del quotidiano della sera ”Expressen” di Stoccolma nel 2010 ha debbuttato con un thriller dal titolo ”La bambina con la neve tra i capelli” ("Flickan med snö i håret").Edito in Italia da Sperling & Kupfer e tradotto da Nerito R.

A me è piaciuto molto e mi pare che si inserisca abbastanza bene nel prolifico filone letterario della giallistica svedese che annovera tra i suoi membri scrittori che hanno ormai raggiunto una fama internazionale.

Ninni Schulman
La giornalista Magdalena Hansson, trent’anni, giornalista, un divorzio e troppi errori alle spalle lascia Stoccolma per sfuggire da se stessa ritorna al paesino dove è nata, ad Hagfors, nella contea del Värmland. Paese dove da sempre regna la pace e la tranquillità. Purtroppo la serenità del paesino viene interrotta la sera di san Silvestro quando  una ragazzina, Hedda, esce da casa per non farvi più ritorno. Stranamente in paese nessuno reclama il corpo della ragazzina. Come se fosse venuta dal nulla per poi sparire nel nulla. 

Che la neve nasconde sempre un segreto: lo sanno tutti a Hagfors e lo sa anche Magdalena e lo sanno Petra Wilander e Christer Berglund, poliziotti, che conoscono i mali di Hagfors meglio di chiunque altro. A interessarsi al caso è solo Magdalena: sarà lei, insieme a Petra e Christer, a scoprire il legame tra l’omicidio e un traffico di giovani prostitute. E a svelare l’atroce segreto di Hedda.
Insomma comprate il libro e Buona notte.


"Orgoglio" e "Italia" non sono parolacce.


Che cosa significa essere italiani, oggi? Prima di tutto sentirsi italiani e contenti di esserlo. Il che non vuol dire churchillianamente, «sto con il mio Paese (o il mio popolo) giusto sbagliato che sia». Significa non denigrarsi, attività che ci è molto congeniale, e essere coscienti che la nostra storia e la nostra cultura fanno di noi un popolo molto speciale, quali che siano i problemi che dobbiamo affrontare “oggi” come nazione e Stato. Significa capire che in molti Paesi dell’Occidente possono esserci realtà, politiche e sociali, migliori di quelle di cui disponiamo noi: ma questo non significa che ovunque, tutto, sia meglio che da noi, meglio di noi.  (ex.Svezia) con questa autodenigrazione, così provinciale, finiremmo per ridurci psicologicamente proprio come quegli extracomunitari che sognano di arrivare in un Paese «altro», quale che sia.
Essere italiani, oggi, significa accettare l’evento epocale della globalizzazione sapendo che non la si può evitare, ma anche che non si deve farsene divorare. E che l’unico modo per mantenere la nostra identità è, appunto, volerne avere una, rispettarla, proteggerla. Significa continuare a subire l’Europa unita (perché l’abbiamo subita, non voluta) senza cedere all’appiattimento che l’Ue vuole imporre a tutti i popoli europei per formarne un altro, gigantesco e astratto, senza radici e senza coscienza di sé. Charles de Gaulle parlava di «una certa idea della Francia», che ai suoi occhi era «come la Santa Vergine di un affresco medioevale, votata ad un destino eminente ed eccezionale». La grandeur.
Ida Magli
Dopo il fascismo, nessun italiano mediamente prudente oserebbe dire qualcosa del genere di noi/popolo e della nostra patria. L’ha fatto, di recente, un’italiana geniale quanto coraggiosa, Ida Magli: «Gli italiani hanno avuto e hanno intelligenza e creatività superiore a tutti gli altri popoli. Per questo sono stati e sono superiori» (Elogio agli italiani, Rizzoli, 2000). Naturalmente, la superiorità ci viene dalla nostra storia e da come ci ha formati e sviluppati, certo non da questioni biologiche di razza. Autodenigrarci, sport nazionale, per le quotidiane miserie della cronaca e della politica significa avere sguardo da miope, e ignorare i secoli di storia che hanno fatto – fanno – di noi un grande popolo. È lo stesso motivo per cui i francesi si sentono, e sono, un grande popolo. Loro, però, non giocano al ribasso, si compiacciono di sé e amano se stessi nella propria nazione (e per questo ci stanno antipatici).
Io Franco sono italiano da molti secoli e, orgoglioso o no, ci resto! Anche se ho vissuto in Svezia tutta la vita, non ho mai sentito il bisogno di essere ItaloSvedese e tanto meno di cambiare nazionalità!! Dunque non posso dire altro che: Viva l'Italia!
Da un articolo di: giordanobrunoguerri.
Una meravigliosa lezione di storia di Benigni

giovedì 19 aprile 2012

Pensieri alle 3 di notte.



“La vita di ognuno è un'attesa. Il presente non basta a nessuno:
l'occhio e il cuore sono sempre avanti, oltre la breve gioia, oltre i
limiti del nostro possesso, oltre le mete raggiunte con aspra fatica.
In un primo momento della nostra esperienza pare che ci manchi
qualcosa; più tardi ci si accorge che ci manca "qualcuno", e lo
attendiamo...”
  
pensieri di Don Primo Mazzolari

Un idealista.


Da ragazzo ero un idealista convinto,non parlavo d`altro ed era l`unica cosa che contava per me.ideali incalpestabili,vivevo di mare,di sole, nutrendomi delle emozioni più spontanee,ingnorando quella montagna di volgare materialismo che mi aggrediva non appena aprivo gli occhi.


Anche oggi mi piacerebbe sprofondare l’anima nella meraviglia degli verdi foreste svedesi forti ed esuberanti, che vedo dalla finestra della mia cucina.  Vorrei che mi bastasse volare sulle note struggenti di un brano di Vecchioni, Dalla, Baglioni, Bocelli…mi basterebbe anche la stimolante certezza ,vicina o lontana, non importerebbe  di un progetto con un traguardo tutto mio.  
Vorrei non commuovermi, non tremare, non avvampare, quando un auto assolutamente narcisista mi si pone davanti, con le sue ambigue lusinghe.  Vorrei, ma non posso.  Mi tenta il richiamo seducente di un auto nuova, con sedili di pelle burrosa, di un marchio prestigioso.  

Sfioro, tremante, queste forme scolpite, vivo attimi di febbre intensa, sto male,non mi resta che abbandonarmi all’ebbrezza della guida.  

Vorrei essere idealista.  Ma non posso.


domenica 15 aprile 2012

Benvenuto raggio di sole.

Mattino
Dopo un mese in Italia con temperature superiori ai 20 gradi,questa mattina quando mi sono svegliato ho avuto questa bella sorpresa, a dire la verità a me “non fa ne caldo ne freddo”, (si fa per dire…)

 Per fortuna questo pomeriggio è tornato un bel sole e la neve se n`è andata  (speriamo per sempre…)
Così mi sono sorpreso a canticchiare Raggio di sole di DeGregori.
A proposito devo confessarvi una cosa! Mi piace cantare! A bassa voce, a squarciagola, ridendo, quando sono in macchina, quando faccio la doccia, …. È un passatempo gioioso in cui si allena non soltanto la voce ma anche la memoria, un modo per ricordare, attraverso testi e melodie, le emozioni del primo amore, dell’ultimo, del Liceo , della prima gita, della prima volta ... magari cantandole con gli altri.
Pomeriggio

Certo bisogna essere un minimo intonati per evitare il vuoto attorno a sé nel giro di pochi secondi, ma non è una priorità! Mi piace cantare soprattutto le canzoni italiane, per il semplice fatto che nella propria lingua madre è più facile emozionarsi. Questa canzone di DeGregori non è solo di parole meravigliose ma di una musica che ti entra sotto la pelle per dolcezza e bellezza e ti stringe forte "er core".

Voglio dedicarla sopratutto ai blogger italosvedesi.(sembra scritta appositamente per voi/ e per me…!)
Ascoltatela tutta, e dopo Natti Natti!

giovedì 12 aprile 2012

Due modelli,due crisi.

Due modelli differenti, quello italiano e quello svedese. Dai risultati diametralmente opposti. Entrambi oggi in crisi per motivi diversi, ed entrambi bisognosi di riforme. Ma mentre la Svezia è pronta al cambiamento, il Belpaese è ancora molto indietro.

Björn nasce nello stesso anno di Franco. Björn a Stoccolma, in Svezia. Franco invece a Roma, Italia. Björn comincia la sua carriera scolastica in uno dei paesi con livelli d’istruzione più efficienti ed alti al mondo (la Svezia investe in istruzione lo 7,5% del PIL). La sua famiglia dall’asilo fino all’università non dovrà pagare alcuna tassa per il suo diritto allo studio perchè l`istruzione è gratuita.

Franco nasce in una nazione che vanta livelli di istruzione e di innovazione tecnologica tra i più bassi in Europa (meno del 5% del PIL è investito in istruzione, ovvero meno della media europea) nonché percentuali di analfabetismo del 12% (Unla, 2005). Franco paga le tasse per l’istruzione allo stato, i libri, nonché – a seconda delle scuole – una sovratassa definita “di contributo scolastico”.

IL MONDO DEL LAVORO - Dall’asilo all’Università. Björn riceve dallo stato svedese un assegno mensile per sei anni (2492 corone svedesi, circa 270 euro) che gli permette di coprire circa il 30% delle sue spese, anche se risulta uno studente universitario part-time. Potrà incrementare fino a 7,259 corone svedesi, circa 770 euro, se chiederà un prestito d’onore.
Questi soldi dovrà rimborsarli in futuro allo Stato, il quale chiederà un 4% di interesse annuo. Questo gli permette di andare via da casa intorno ai 17-18 anni, in genere in un monolocale o casa dello studente a prezzi ovviamente vantaggiosi. Franco, una volta laureato e trovato un lavoro, se ne andrà di casa tra i 30-32 anni. Alla fine della sua carriera scolastica ed universitaria potrà dire di aver vissuto alle spalle della propria famiglia per 30 anni della sua vita. Björn una volta laureato (intorno ai 24 anni), se non riesce a trovare lavoro va alla Arbetslöshetskassa (Ufficio per la disoccupazione) e riceverà 320 SEK al giorno (circa 35 euro) fino a quando non troverà un lavoro. Ma dovrà dimostrare di cercarlo continuamente, altrimenti gli verrà negato l’assegno. Franco trova lavoro dopo alcuni anni di ricerca e di lavoretti saltuari e provvisori tramite la conoscenza di un amico di famiglia. Björn dopo aver lavorato tutta la sua vita intorno tra i 61 e i 67 anni deciderà di andare in pensione. La sua pensione dipenderà dalla quantità di contributi versati nella sua vita lavorativa (il 18,5% del suo stipendio verrà utilizzato per la sua pensione). Verranno inseriti anche gli anni di università e i giorni di malattia.

CONFRONTO IMPIETOSO? - In questo parallelismo tra la vita di uno svedese ed un italiano ci rendiamo conto delle differenze lampanti tra i due stati. Björn è figlio del più efficiente womb-to-tomb system al mondo (letteralmente dall’utero alla tomba). Uno Stato madre che organizza e aiuta i propri figli-cittadini, e rappresenta il più grande datore di lavoro della nazione. Una Svezia che è fiera di definirsi socialdemocrazia, che è rimasta come un faro ed un modello per tutti i partici socialisti europei.

Franco è figlio di un paese che ha attraversato due disastrose guerre mondiali, un successivo e straordinario boom economico e demografico, ma che poi ha perso il treno per l’innovazione non riuscendo ad adeguare i suoi obsoleti e farraginosi sistemi di stato sociale. Un’Italia che guardava da una parte al sistema capitalistico anglosassone, ma allo stesso tempo continuava ad utilizzare quello corporativo di stampo fascista per assicurare il protezionismo dallo Stato e la famiglia come nucleo fondamentale dell’azienda.

DUE MODELLI, DUE CRISI - Fin qui il sogno. Ma da qualche anno il welfare state svedese sta attraversando la più grande crisi della sua lunga e gloriosa vita. Il collasso del sistema ha portato al declino del suo più grande idealizzatore e sostenitore: alle ultime elezioni del 2006, infatti, il Partito Socialdemocratico ha incontrato la peggior sconfitta di sempre, cedendo il trono alla coalizione di centro-destra. La crisi viene da molto lontano, dagli anni ‘70 e tra gli economisti si è in disaccordo sulle sue cause. Dagli anni ‘80 in poi la disoccupazione è cominciata a crescere in modo esponenziale, le ore lavorative sono diminuite (in parte anche grazie ad una legge assurda per cui il datore del lavoro non può verificare se il proprio dipendente che si mette in malattia è veramente malato), e poi sono arrivate la crisi del comparto industriale, il collasso del sistema previdenziale troppo generoso, la crescita della popolazione, la congiuntura internazionale ecc. Ma forse la crisi del sistema svedese nasce da un fattore non svedese: l’immigrato. Il 12.5% della popolazione è di origine non svedese, per lo più mediorientali e asiatici, i quali spesso diventano veri e propri parassiti dello stato sociale, rompendo i pilastri del sistema di convivenza: egualitarismo, onestà e lagom (concetto svedese che non ha equivalenti in altre lingue è che significa “moderato, il giusto tanto, né troppo né poco”). La Svezia quindi si sta avviando in un periodo di crisi epocale del suo welfare system e potrà salvarsi solo attuando importanti riforme strutturali per stare al passo coi nuovi tempi.Conosco bene la Svezia e sono certo che a breve si troverà una soluzione di compromesso per mantenere un forte stato sociale più flessibile e probabilmente meno generoso: conoscendo i loro tempi a la loro tenacia. I figli di Björn probabilmente non avranno di che temere in futuro.

Chissà se invece i figli di Franco, in un paese in cui le riforme strutturali sembrano solo miraggi o vaghe promesse elettorali, riusciranno a vedere uno spiraglio di cambiamento.

martedì 10 aprile 2012

Quando c´è la salute, c`è tutto...


Oggi Pasquetta, quindi gita fuori porta, una corsa in macchina, sulla braccianese fino ai boschi di Tolfa dove si trova il "Casale dell`Acqua Bianca".
Il cancello di accesso è su una curva e anche se la strada è poco trafficata occorre comunque prestare attenzione, specie se si sta salendo da Allumiere. Il cancello  è chiuso, dobbiamo aprirlo noi...  ci affrettiamo a richiuderlo dopo essere transitati con la macchina, altrimenti le mucche al pascolo scappano! Lo sterrato segue in parte il fosso dell'Acqua Bianca,  il suono cristallino dell`acqua  mi ricorda che siamo in primavera inoltrata. Il posto è bellissimo, sia sotto il profilo naturalistico che per l'architettura il casale del 1400 è bellissimo, unico nel suo genere. Il ristorante è situato in mezzo ad un bosco di castagni e faggi. Introno al casale c`è un grande prato dove i bambini,sembrano vogliano correre all'infinito.
Malgrado sembriamo sette tipi poco raccomandabili compreso il cane dall`aspetto non propio socievole, il figlio della propietara ci accoglie con calore e mentre unisce due tavoli ci consiglia di inziare con un antipasto a base di bruschette ai funghi porcini,bruschetta di lardo,formaggi locali di pecora,salciccie (di fegato...) di loro produzione,naturalmente tutto condito con olio d`oliva fresco di frantoio.
Vado in bagno, e mi misuro la glicemia, (valore alle stelle...) Uscendo dimentico di chiudere la porta, qualcuno grida:" haoo ma che abbiti (con 2B) al colosseoOO..." Decido di saltare sia gli antipasti sia i primi, ed opto per l` Acquacotta tolfetana. Che cos`è? 
Lo dice anche il nome: niente è più povero dell'acquacotta! Un tempo considerato "mangiare da bifolco", oggi emblema della cucina legata al territorio dei monti di Tolfa si tratta di una zuppa di erbe che cambia continuamente seguendo il ritmo delle stagioni.
Oggi mi hanno assicurato di aver usato solamente erbe selvatiche e un battuto (leggero...) di maiale casareccio. C´erano anche i germogli di tamaro (Tamus communis L.)  abbondantissimi asparagi selvatici e tanta,tanta mentuccia. Ho apprezzato la gentilezza del ragazzo che mi ha offerto un bicchiere di vino da abbinare con la Trista, visto il mio precedente rifiuto a ordinarlo per motivi di guida.
A proposito, questa zuppa si chiama anche "Trista."Insomma ho mangiato "la trista" e il valore glicemico questa sera è sceso a volori piú rassicuranti.Insomma;" quando c´è la salute, c`è tutto..."
(vagabondo)
Trista
Se chiama trista e è triste come me.
'N po' d'acqua e sale dentro 'na piletta.
ajo e mentuccia e, dopo ch'è bollita,
se 'mpaneno du' fette de bruschetta.
(Ettore Pierettori, poeta tolfetano)





Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.