giovedì 23 agosto 2012

Sayonara Ericsson

Oggi:Sony Ericsson Mobile Communications ("Sony Mobile") ha annunciato che sta alterando la struttura operativa globale dei siti di sviluppo di Tokyo in Giappone, Lund in Svezia e Pechino in Cina. Nel mese di ottobre 2012, Sony mobile sposterà la sua sede centrale e alcune altre funzioni da Lund a Tokyo. Sony Mobile ha anche ridefinito i ruoli e le responsabilità di ciascun sito di sviluppo, importante per sfruttare i punti di forza di ciascun sito. Queste misure mirano a potenziare le capacità operative e di sviluppo di Sony, ottimizzare la gestione della catena di approvvigionamento e ottenere una maggiore integrazione all'interno di Sony.
"Sony ha identificato il business mobile come uno dei suoi core business e il portafoglio smartphone Xperia  continua a guadagnare slancio con i clienti e consumatori in tutto il mondo", ha detto Kunimasa Suzuki, Presidente e CEO di Sony Mobile. "Stiamo accelerando l'integrazione e la convergenza all'interno di Sony per continuare a rafforzare la nostra offerta, e una struttura operativa più mirata ed efficiente contribuirà a ridurre i costi [...]"

Per quanto riguarda i cambiamenti della struttura operativa, Sony mobile prevede di ridurre il proprio organico globale di circa il 15 per cento (circa 1000 persone, tra cui consulenti) entro la fine del mese di marzo 2014.  La società cerca di aumentare l'efficienza operativa, ridurre i costi e favorire una crescita redditizia.
källa: Engadget

In parole povere:
I tagli che riguarderanno circa mille posti di lavoro interesseranno le attività del gruppo giapponese in Svezia e saranno completati entro il 2014. Contemponeamente, la sede della ex joint venture verrà spostata dalla Svezia al Giappone.


I giorni perduti.


Questa notte voglio regalarvi questo racconto intitolato « i giorni perduti” è tratto da Le notti difficili, scritto da Dino Buzzati

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta e caricava la cassa su di un camion.

Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone.

Kazirra scese dall’auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel dirupo che era colmo di migliaia e migliaia di altre cassi uguali.

Si avvicinò all’uomo e gli chiese: –Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c’era dentro? E cosa sono tutte queste casse?
Quello lo guardò è sorrise: –Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni.

–Che giorni?
–I giorni tuoi.
–I miei giorni?

–i tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno.
C’era dentro una strada d’autunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata, che se n’andava per sempre. E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo e c’era dentro una camera d’ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.
Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, che lo aspettava da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare.
Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava dritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere.

–Signore! – gridò Kazirra. –Mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole.

Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell’aria, e all’istante scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. 
E l’ombra della notte scendeva.

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.