martedì 20 agosto 2013

Svezia: La descriminazione colpisce ancora.



La Svezia è uno dei paesi più vivibili d’Europa, ma l’odio razziale e la discriminazione religiosa sono una piaga non ancora sconfitta. Venerdì notte una donna incinta che indossava il velo islamico è stata aggredita e picchiata.

È accaduto venerdì notte una donna incinta che indossava il velo islamico è stata aggredita e picchiata in un quartiere alla periferia sud di Stoccolma, suscitando un’ondata di indignazione tra le donne del Paese che hanno lanciato un appello a manifestare solidarietà, scendendo in piazza con il capo coperto nonostante la religione di appartenenza. La notizia è stata comunicata dalla stampa svedese. All’agenzia TT Klas Jensgard, della polizia di Stoccolma, la donna ha affermato di essere stata aggredita proprio a causa del velo islamico, che le è stato strappato via durante l’attacco. Finora, secondo i media svedesi, non è stato compiuto alcun fermo per l’aggressione, avvenuta verso mezzanotte nel sobborgo di Farsta.
La ministra della Giustizia Beatrice Ask
Sono numerosi gli episodi di questo tipo avvenuti di recente in Svezia e quest’ultimo ha suscitato immediate reazioni: appelli a scendere in piazza indossando il velo in segno di solidarietà, inviti a pubblicare fotografie sui social network con il capo coperto, cui hanno già aderito la deputata dei Verdi Asa Romson, la socialdemocratica Veronica Palm, l’attrice Gina Dirawi. Ieri sul giornale Aftonbladet, esponenti dell’organizzazione “Protesta Hijab” hanno fatto appello alla ministra della Giustizia Beatrice Ask perché adotti misure “in grado di assicurare alle donne musulmane il diritto alla sicurezza personale e alla libertà religiosa, senza essere preda di attacchi verbali o fisici”, nell’ambito della lotta all’odio razziale e alla discriminazione religiosa.
(Diverse köllor)


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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.