martedì 28 luglio 2020

Le bianche braccia della signora Sorgedahl

Stanotte fa caldo e non si dorme così ho finito di ri-leggere: Le bianche braccia della Signora Sorgedahl, il quale è senza alcun dubbio uno dei libri più belli che io abbia mai letto di Lars Gustafsson, un compagno silenzioso che ho ri-letto volentieri e mi ha accompagnato in questi ultimi giorni di questo caldo luglio svedese, eccovi un brano.
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"Tutto il resto che ho senza dubbio dimenticato? Lo spazio tra i caratteri, dice Wittgenstein, è parte di ciò che da ai caratteri un senso. Se qualcuno ricordasse tutto, non gli rimarrebbe nessun presente in cui vivere. O vivrebbe in un eterno presente? Ho la strana sensazione che la memoria scelga per proprio conto. E mi domando che cos’è è che vuole. Ricordo la signora Sorgedahl così bene. Pensate! Nei cinquant’anni che sono trascorsi, non ho mai fatto stranamente nessun tentativo di rintracciare la signora Sorgedahl, non ho neanche cercato il suo nome nell’elenco del telefono."
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Supponiamo allo stesso modo che il tempo sia una somma imperfetta di ricordi e cicatrici: un luogo remoto dove il possibile non si avvera mai, e l'assurdo trova sempre una via per manifestarsi. Il tempo attraverso il quale è passato un professore di filosofia, in pensione dopo una vita spesa ad Oxford, è un tempo affollato: camminano fianco a fianco, affacciandosi sul bordo della memoria, i vivi, i morti, i sopravvissuti. Dal placido ritiro inglese il professore torna con la forza della memoria alla nativa Svezia, al piccolo paese di Västerås, dove ancora, come nel 1954, lo attendono le bianche braccia della signora Sorgedahl: traguardo inaspettato, desiderato, la tanto attesa lezione su delizia e croce dell'abbandono. Prima di raccontarla, però, ad un invisibile uditorio, il vecchio professore gioca a scacchi con il passato (per la morte ci sarà un altro, diverso tempo) snocciola citazioni e cammina all'indietro, gambero d'acqua dolce: tutto per capire che cosa l'abbia fortuitamente portato nell'abbraccio accogliente di una donna affascinante ed annoiata. Per capire, in fondo, chi è stato, chi è ora.
Rovistando nell'affollato, impolverato baule del passato l'uomo trova i resti di una giovinezza trascorsa nel cono d'ombra delle scoperte: bruciano, ieri come oggi, i baci dati alla figlia del Fonditore, primo, acerbo amore; suonano sempre astrusi i racconti della madre distratta; non sono terminate le discussioni di un improvvisato club filosofico nel locale caldaia. Ogni attimo, ogni capitolo, testimoniano l'adolescenza dell'anziano, indizi dell'adulto che sarebbe poi diventato. Fino alla prova ultima, assaggio di piacere e passaggio obbligato verso la “terra dei grandi”: “Mi sembrava come se realmente avessi ricevuto, alla fine, una risposta alla domanda se esistevo” Le bianche braccia della signora Sorgedahl: ovvero la Svezia che (per fortuna) non ti aspetti, lontana chilometri dai luoghi comuni sui “generi”. Perché in questo romanzo di Lars Gustafsson, filosofo, matematico, tra i più tradotti scrittori scandinavi, non c'è nessun cadavere a cui rendere giustizia, nessun investigatore dalla tormentata vita affettiva: perfino l'imperitura neve lascia il passo ad un'incredibile e memorabile grandinata estiva. Qui c'è solo il silenzio, un costante ribollir di passioni sotto il gelo che tutto copre: un velo sottile preserva dal caos un'idea di continua ricerca di sé, cerchio magico che si costruisce e chiude intorno al protagonista.
Le “bianche braccia” del titolo sono dunque solo un pretesto: d'amore, certo, emozione violenta ed irripetibile, ma pur sempre un escamotage grazie al quale il vecchio professore si mette sulle tracce delle orme lasciate in anni di cammino, finanche i segni delle cadute, delle deviazioni. Gustafsson ha posto dunque l'arte della riflessione al centro di questo romanzo “proustiano”, intriso di scienza e filosofia: è l'idea del tempo che lo affascina, il suo essere materia sfuggente e concreta, quel susseguirsi di stagioni che, smontate e analizzate, permettono al professore di rileggere il presente sotto una nuova luce. Il fluire degli anni, mescolato alla corrente dello scibile umano, assume a volte i caratteri del sogno, o della più assurda allucinazione: all'anziano intellettuale, come a tutti noi, resta solo la possibilità di cogliere aspetti separati, momenti isolati, esperienze sbiadite, istantanee malamente cucite insieme dal filo rosso dell'“io” per definire i confini dell'identità. A metà strada tra testamento letterario e memoir autobiografico.
Le bianche braccia della signora Sorgedahl rifulge della perfetta bellezza delle cose perdute, senza macchie, strappi: e si concede poco a poco, come una donna sensuale incerta se obbedire ad un istinto per sempre giovane. 
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domenica 19 luglio 2020

Quando attraversavo un ponte di 6 Km per comprare patate e uova fresche.

Domenica mattina sono le 6:47. C`è un bel cielo azzurro e tanto sole. La temperatura è già di 22°C, speriamo bene. Certo oggi ci starebbe bene una bella gita all`isola di Öland, tanto basta passare il ponte. Buona Domenica a chi passa da quì. A proposito passiamo il ponte...? Io ho oggi mi sento un vagabondo...!. ❤️🙋‍♂️
Quando arrivai in Svezia questo ponte che collega  il breve tratto di mare tra la terra ferma e l`isola di Öland (la seconda isola del Regno) ancora non c`era. Infatti i lavori iniziarono a dicembre del 1967 appena tre mesi dopo la storica decisione di passare dalla guida a sinistra a quella destra. (finalmente... era un incubo...!!)  La costruzione iniziò a pieno regime solamente a metà del 68.Quando in Italia i nostri futuri ingegneri giocavamo a rimpiattino con i poliziotti a Valle Giulia. Dopo appena quattro anni nel 1972 il ponte veniva inaugurato da Carlo Gustavo Re di Svezia. Con il lancio di una bottiglia di spumante di scarsa qualità. Uno spreco immane per i rudi abitanti dell´isola di Öland. 
Una bella foto di quel tempo. Inizio anni 70
Quel giorno il ponte con grande orgoglio dei discendenti dei ritrosi e timidi vichinghi (lo dicono loro che sono ritrosi e timidi, lo reputano un difetto, tanto che a noi italiani ci invidiano moltissimo)  deteneva anche un record. Era il più lungo d`Europa con ben: 6 072 metri. Mantenne questo primato fino a quando in un mattino pieno di sole e speranze per il popolo portoghese nell`anno di grazia 1998 il rekord venne letteralmente polverizzato a Lisbona dal "Vasco da Gama." Un nome che è tutto un programma. Comunque, ancora oggi in nostro bravo ponticello si batte bene ed è ancora oggi è tra i più lunghi d`Europa. "Ma allora cade."  Direte voi dato che sono quasi 50 anni. 
Manco per niente... Questi senza dir niente a nessuno, colpa sempre della loro proverbiale timidezza del cavolo. Sono stati costretti nei primi anni 90 a rinnovarlo con grossi interventi alla struttura portante. Durante un lavoro di manutenzione preventiva si accorsero che la salsedine cosa normalissima in un ponte a sbalzo sul Mar Baltico ci aveva messo del suo. E cosi si accorsero che i 112 piloni del ponte davano segni evidenti di usura sotto forma di sbriciolamento e tracce di ossidazione. (Niente di strano. Anche questo è un processo naturale.) Anche lo spessore iniziale di cemento si era assottigliato essendosi diluito in più parti a contatto con l`acqua salmastra. Il mare presentò il conto a noi umili e fedeli contribuenti del Regno di Svea di ben 1097 milioni di corone svedesi da investire tra il 1982 e il 2011. Circa 80 milioni di corone se si rapporta al valore corrente. 
E così il ponte fu salvato insieme ad un sacco di vite umane. A pensarci bene un costo veramente irrisorio. Ma adesso bando alle chiacchiere venite con me. Dovete sapere che io sono molto affezionato a quest`isola. Eravamo giovani (due ragazzini) ci venivamo spesso in bicicletta. Ancora il ponte non c`era, si saliva su un traghetto che tutti i giorni faceva la spola trasportando patate, uova, pollame che i contadini del luogo venivano a vendere ai mercati generali di Stoccolma. 
Quindi avevamo tutto il tempo possibile e immaginabile di esplorare l`isola in lungo e in largo con la bicicletta per me amante di questo umile mezzo di trasporto una autentica manna dal celo. Non si pagava e volendo non si scendeva nemmeno dalla bici, si ritornava la sera con lo stesso traghetto
A volte rimanevamo anche la notte dormendo in una piccola canadese che ricordo di color verde. Proprio in questo tratto di costa dove ancora pascolano le mucche. La mattina ci svegliavano cercando di entrare nella tenda non sò perchè cominciavano a lecchare con insistenza la parte dove dormivo io...e mia moglie che correva fuori per scacciarle, agitando le sue lunghe braccia e urlando. (Non sò perchè ma mi ricordava tanto Clarabella, la moglie di Orazio.)
SÌ! È proprio quì che mettevamo la tenda, il posto che vedete nella foto. 
Posto molto caratteristico dell`isola si chiama Neptuni Åkrar (il nome è stato dato da Linneo il grande botanico svedese durante un suo soggiorno nell’isola pare nel 1741) proprio quì all’estremo nord ovest dell’isola. Vi avverto. Se volete visitarlo preparatevi a fare parecchi chilometri per arrivarci le strade sono delle mulattiere e non possono certo essere considerate a scorrimento veloce. Quello che rende unico questo posto è che i marosi e le tempeste che per migliaia di anni di anni si sono infranti sulla costa dell`isola hanno lavato, rilavato e risciacquato questo tratto di costa scorticandolo a dovere e lasciando solo la nuda e cruda roccia. 
Allora avete capito. Se avete l`occasione di visitare quest`isola mi piace pensare che vi siete fermati proprio in questo punto, tra mucche e rocce corrose dal tempo, per fare una piccola escursione. Solo per questo. E non pensate sempre a male...!! Vi sembrerà di stare sulla luna (a parte che c’è il mare) e chissà. Forse con un pò di fortuna potreste trovare tantissimi fossili (ecco forse... perchè non si possono prendere si rischia la galera meglio di no). 
È vero! Tutta l’isola ha una natura particolare diversa da quella che si trova sulla terraferma. Quasi quasi non sembra neanche di essere in Svezia. (Ma questo l`ho già detto in un altro post.)
Beh, visto che sono rimasto il bravo ragazzo dI sempre vi metto anche qualche foto che ho fatto qualche settimana fa.
La panetteria Andréns Bageri.
Per fare colazione vi consiglio di fermarvi da Andréns Bageri. Credo che questa panetteria ci sia sempre stata. 
C`è ogni ben di Dio. Anche il gelato più morbido del mondo (mjukglass) non è male. Dite la verità vi è venuta voglia di venirci. Eccovi la mappa! 
Non contate su di me, io non ci sono, sono troppo vecchio. 
Baci e abbracci svedesi per tutti da nonno Franco.   
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venerdì 17 luglio 2020

L’estate senza ritorno

Viveca Sten a Sandhamn, l’isola dove ambienta i suoi gialli.
Salve bella gente. Dovete sapere una cosa;  Io ho sempre creduto che il modo migliore di capire l`anima di un paese è leggere, leggere e ancora leggere quello che ci raccontano i suoi scrittori. E voi...?? Ho capito anche voi...Allora venite con me a casa di Viveca Sten a Sandhamn, la sua isola prediletta nell`arcipelago di Stoccolma, dove la giallista svedese ambienta tutte le sue opere.
In questo luogo, lo scorrere del tempo riguarda solo il mare, il Baltico, a volte massa scura, compatta, altre imbiancato da guizzanti creste bianche, e il cielo, sempre pronto a trasformarsi da azzurro in nero antracite per soffiare ventate di pioggia, come da cupo in un rassicurante sorriso di sole. Ma sulla terra, sul dorso della piccola isola svedese il cui vero nome è Sandön (isola sabbiosa) ma tutti la chiamano Sandhamn, come il suo paese principale), che si può percorrere per intero, a piedi, in mezza giornata, la clessidra sembra capovolgersi soltanto con il cambiare delle stagioni.
L'ultimo romanzo di Viveca Sten, intitolato L'estate senza ritorno, parte da una momento dell'anno tanto caro alla popolazione dell'isola, la Festa di mezza estate, che si celebra appunto in corrispondenza del Solstizio d'estate. Una festa celtica sfrenata della quale vi ho già parlato, una specie di gran carnevale dove ogni anno ci scappa il morto o un incidente grave. Alcol e droga scorrono a fiumi e i giovani si sballano all'infinito complice il sole di mezzanotte.
C``e anche Nora Linde con il compagno Jonas e la figlia di lui, Wilma, che non perde occasione di separare l'amato padre dalla matrigna. Ma questa volta Wilma sarà anche una delle protagoniste della suspence, non rientrerà a casa dopo la notte di festa. A complicare le cose, Victor il bello della compagnia, ricco, con un padre che pensa che il denaro possa comprare tutto, anche l'affetto, viene trovato morto vicino a una spiaggia. In tanti l'hanno visto prima di morire, l'amico di sballi Tobbe, la fidanzatina Felicia, forse Wilma, ma nessuno ricorda niente.
Toccherà, come al solito, a Thomas Andreasson, ispettore della contea di Stoccolma a sciogliere la matassa ingarbugliata, con l'aiuto di Nora, sua amica (ma tanto amica) da sempre.
Non posso dirvi di più, ma sullo sfondo del racconto l'autrice indaga su tre grandi problemi: la frattura tra genitori e figli, gli adolescenti in crisi senza punti di riferimento, e l'infelicità dietro la felicità apparente delle famiglie.
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In Italia per il Salone Internazionale del Libro di Torino, Viveca Sten ha svelato qualcosa in più riguardo a L’estate senza ritorno:
"Ha scelto un argomento a dir poco difficile. Il mondo degli adolescenti è una sfida sia dal punto di vista della narrazione, considerando le diverse regressioni nel testo, sia dal punto di vista psicologico, ovvero comprenderli e parlare di loro. Come mai ha scelto questo insidioso terreno? A dire il vero, ho scritto il libro mentre i miei figli affrontavano l’adolescenza. È stato quello il momento in cui ho iniziato a raccontare di questa vicenda. È un’età complessa, è vero. Bevono quando non dovrebbero. Escono da soli, magari anche la sera, aumentando lo stato di agitazione dei genitori. Quando viene chiesto loro dove sono stati, la risposta è sempre lapidaria. Fuori. Se i genitori esprimono le loro preoccupazioni, ricevono risposte come “ho il telefono con me”. Le dinamiche sono queste, e si ripetono dietro la porta di ogni casa in cui vive un adolescente. È un’esperienza molto comune."
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Come dire: "tutto il mondo è paese."  Aggiunge nonno Franco.
                                                   

giovedì 16 luglio 2020

Una gita all`Isola di Öland tra storia, mulini a vento e tanti fagioli marroni (bruna bönor )

Ciao a tutti...come state...?? Vi annoiate...?? Allora se vi va venite con me alla scoperta della seconda isola più grande della Svezia a caccia di paesaggi mozzafiato, testimonianze storiche antichissime e grandi scorpacciate di fagioli e pancetta affumicata. Questo è il ponte che attraversa lo stretto di Kalmar che collega l'isola Öland a la terraferma. Lungo 6 072 metri è uno dei ponti più lunghi d'Europa. Sorretto da 156 piloni, fu inaugurato il 30 settembre 1972 dopo circa 4 anni di lavori. Venite con me.
Con una incredibile varietà di paesaggi differenti, le spiagge baciate dal sole e numerose testimonianze storiche, l’isola di Öland si rivela una meta perfetta per una vacanza in famiglia rilassante e divertente durante la quale scoprire anche un prodotto di nicchia di elevata qualità come i bruna bönor, i fagioli bruni perfetti per preparare il tradizionale stufato svedese. Adagiata a largo della costa svedese dello Småland l’isola di Öland, con una superficie di 1.342 chilometri quadrati, è la seconda isola svedese per estensione dopo quella del Gotland. E’ caratterizzata da una particolare forma stretta ed allungata e può essere facilmente raggiunta dalla città di Kalmar attraversando il lungo Ponte di Öland. 
Particolarmente amata dalle famiglie svedesi per trascorrere le ferie estive, l’isola offre lunghe spiagge assolate, un bel mare che le lambisce, deliziosi mulini a vento, svariate SPA e innumerevoli strutture ricettive differenti che spaziano da pittoreschi bed & breakfast, ai villaggi turistici, sino ai bungalow e a attrezzatissimi campeggi. Non è un caso dato che anche i reali mangiano fagioli, dunque, anche la famiglia reale l’abbia scelta per le proprie vacanze che trascorre nella splendida residenza di Solliden, una villa in stile padronale italiano che merita assolutamente una visita. 
Non meraviglia che la bella isola a sud del Gotland riscuota così tanto successo tra i viaggiatori. I suoi paesaggi sono incantevoli e riservano sorprese a tutti coloro che avranno voglia di non fermarsi soltanto in riva al mare ma di partire all’esplorazione del territorio e dei siti più affascinanti. Da non perdere una gita alla volta del Castello di Borgholm. Il maniero, che sprigiona suggestive atmosfere d’altri tempi, accoglie i più piccoli proponendo una ricca varietà di attività estive. Particolarmente interessante anche la visita alla Fortezza di Eketorp, antica strutture militare restaurata, che organizza numerose iniziative tra cui divertenti laboratori di forgiatura dei metalli e battaglie di cuscini a cavallo di un palo. 


E per godere di splendidi paesaggi mozzafiato l’appuntamento è nelle pittoresche campagne di Boda, a nord dell’isola, oppure a sud, al cospetto del magnifico Stora Alvaret, dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO, un altopiano calcareo dagli scenari quasi surreali caratterizzato da una biodiversità unica, che custodisce un antico insediamento preistorico. 
La particolare composizione del terreno consente il proliferare di numerose specie vegetali molto rare tra cui diverse varietà di orchidea. L’area dell’altopiano si estende per circa 260 chilometri quadrati, occupando circa un quarto della superficie dell’intera isola, e custodisce siti di elevato interesse naturalistico, tra cui il Faro di Lange Erik e la stazione degli uccelli di Ottenby, particolarmente apprezzati dagli ornitologi di tutta la Svezia e non solo.
I terreni sabbiosi e le stagioni miti rendono l’isola di Öland l’ambiente perfetto per la crescita dei fagioli marroni, in svedese: "bruna bönor." Si dice che la loro coltivazione in questa zona della Svezia risalga al 1650 e già nel 1741 Linneo definiva il clima locale perfetto per lo sviluppo di questo legume.
Secondo una tradizione tramandata oralmente, la sabbia, inoltre, che abbonda nel suolo dell’isola, essendo più calda dell’argilla, trattiene meno acqua e consente ai fagioli locali di acquisire le caratteristiche di eccellenza che da sempre li contraddistinguono. Si dovette attendere la fine del XIX secolo perchè la loro coltivazione continuativa si diffondesse sul territorio ma ben presto la qualità dei legumi ottenuti ne incentivò la produzione. 
Oggi purtroppo i fagioli marroni, coltivati soltanto sull’isola di Öland, sono diventati una vera rarità, spesso soppiantati da quelli più economici di Canada, Cina e Sud America. La disorganizzazione nella distribuzione del prodotto, inoltre, lo rende poco conosciuto e richiesto anche dai ristoratori e i consumatori locali. Se non sono del tutto scomparsi è anche grazie alla Fondazione Slow Food che, con un suo Presidio, ne promuove il consumo e la diffusione senza comprometterne il livello qualitativo. 
I bruna bönor vengono coltivati in quattro differenti varietà, stella, bonita, katja e karin. Vengono seminati a maggio su file distanti mezzo metro l’una dall’altra e crescono su mucchi di terra elevati in modo da evitare che il baccello possa marcire a contatto con la terra umida. 
Vengono raccolti a settembre e lasciati essiccare sul terreno per un paio di giorni, per poi essere stoccati in un locale chiuso e preparati per il confezionamento. Con i fagioli bruni si prepara il tipico stufato della tradizione svedese. Vengono lasciati in ammollo fino a 10 ore per poi essere cotti con cipolla e zucchero. 
Se ne ricava una sfiziosa salsa agrodolce che viene servita in accompagnamento alla pancetta di maiale fritta. Documenti scritti risalenti al 1885, oltre a dimostrare la presenza dei bruna bönor sull’isola di Öland ne testimoniano la commercializzazione. In particolare, una piccola bottega della campagna di Boda a nord dell’isola cominciò a venderli a 0,35 corone al chilogrammo.
Allora perchè non fare una gita dove un piatto di fagioli marroni e pancetta fritta non si nega a nessuno. Qui sotto c`è la carta ma non chiedetemi di farvi da guida. Vi prego.
di Eleonora Autilio GEDI DIGITAL (per nonno franco a Stoccolma)
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lunedì 6 luglio 2020

Il sogno infinito dell`estate svedese.

Ciao a tutti come state...?? Avete caldo...?? Quassù oggi c`è una temperatura abbastanza piacevole se non fosse che alle 3 ho un appuntamento dal veterinario per Chicca starei fuori tutto il giorno. Se volete vi faccio fare un giro attraverso l`estate svedese che è corta ma molto intensa. Andiamo, vedrete che vi piacerà e attenti all`ultima foto. Sono i miei nipotini che si tuffano in un mare a dir poco gelato. Ma loro dicono che è la loro parte di sangue svedese che ribolle dentro di loro...sarà vero...?? Chissà, io penso invece che sia proprio il contrario...?? Buona lettura e rinfrescatevi è tutto gratis...Ciao!
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La leggera brezza che stamattina è filtrata attraverso le tende della camera dove ho dormito mi ha ricordato che l`estate sta finendo. L`estate svedese, breve, intensa, unica. La letteratura svedese è piena di ballate e estati troppo brevi, a volte anche drammatiche. Allora ho pensato che ancora siamo in tempo per fare un giro, prima che finisca tutto, per entrare in un lungo letargo che può durare anche sette mesi. (e si sono proprio tanti...) Dovete sapere che la cosa che mi colpì maggiormente quando arrivai in Svezia è che questo popolo trova in estate principalmente gioia e piacere nel sentirsi parte della natura e nel godere di semplici cose
Come può essere un pic-nic su un prato, una pedalata in bicicletta, uno spartano bivacco, o una passeggiata lungo una spiaggia.
Venite con me queste foto sono la diretta testimonianza di come l'estate viene vissuta dagli abitanti della Svezia centromeridionale.
Tutto esplode in questa contagiosa bellezza dopo un lungo letargo invernale e dopo una primavera che oserei definire decisamente freddina, è a Maggio che si entra finalmente in una stagione calda e luminosa, che appare come una rinascita per tutti, una vera e propria festa  di gioia di vivere e di energia.
Tutto risplende, le giornate sono lunghe e i tramonti interminabili. 
Una febbre collettiva che contagia tutti e rende euforici le persone e le spinge a vivere questa breve abbagliante stagione senza sprecarne un solo attimo.
Non si rientra più in casa. Si vive all'aria aperta il più possibile, si cerca il contatto con madre terra e con tutto l'ambiente naturale,  con i campi di colza, le foreste, i grandi laghi, il mare.
Si respira  aria di libertà, si fa provvista di luce per l`inverno, cogliendo ogni occasione per esporsi al sole, o addirittura sfidando la pioggia e il vento, pur di non rinunciare alla bellezza del vivere all`aria aperta.
Profondo rispetto per l'ambiente, amore e cura hanno fatto il resto producendo un autentico miracolo, un vero e proprio stile di vita.
Centri abitati, solitarie strade di campagna o piazze di città restano come sospesi in una magica atmosfera che appare ancora più armoniosa e a misura d'uomo.
Da questo giro che state  facendo con me scoprirete  un regno di armonia e di bellezza, un Eden ritrovato. 
È solo un piccolo spaccato della società svedese, ma, al di là di quella che può sembrare un'utopia, nasce una domanda: e se, un giorno, una realtà come questa fosse possibile ovunque? 
Mi piace pensare che ho fotografato per voi  un sogno realizzabile.
Che nasce dall'idea elementare che ogni essere umano dovrebbe nutrire nella propria mente: il pianeta Terra è casa nia!
nonno Franco a Stoccolma.  
I due bambini che stanno facendo gli ultimi tuffi d`estate sono i miei nipotini.💓💓
                                                Alla prossima bella gente.

mercoledì 1 luglio 2020

Il Diario Svedese di nonno Franco

Storie, ricordi e appunti di un ragazzo qualsiasi 
ai tempi del coronavirus.
Fate click sul link quì sotto e divertitevi.💕

Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.