Ragazzi Basta! Non se ne può più! Siete Ridicoli!
Ri-bloggo il mio di post, quello sul popolo Sami, che spiega molto meglio. (Anche se il dubbio che mi abbiano copiato rimane...)
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Lapponia Svedese e il mio incontro con il popolo Sami. |
Chi sono i Sami…? Ecco appunto, me lo immaginavo che non sapevate chi sono. Generalmente sono conosciuti in italiano come lapponi sebbene il termine sia ambiguo dato che può identificare tutti gli abitanti della Lapponia o della Provincia della Lapponia finlandese a prescindere dall'etnia. Il termine deriva, attraverso il latino medievale Lappones, dallo svedese Lapp che in origine era un termine spregiativo. I Sami che nascono come popolazione nomade sono una popolazione indigena di circa 75.000 persone stanziata nella parte settentrionale della Fennoscandia, in un'area da loro chiamata Sápmi, che si estende dalla penisola di Kola fino alla Norvegia centrale includendo anche le regioni più settentrionali della Finlandia e Svezia nella regione della Lapponia.
I sami hanno la loro storia, lingua, cultura, attività professionali modo di vivere e identità. I Sami mantengono una forte identità culturale e pur usufruendo dei servizi sociali dello stato svedese negli ultimi decenni hanno evitato di cadere vittime di un processo di totale assimilazione al modello nazionale. Solo dopo il secondo conflitto mondiale, del resto, il governo svedese ha messo in atto una serie politiche per rispetto dell'identità sami, promuovendo per esempio lo studio e l'insegnamento delle lingue native. Attualmente i sami non sono più completamente nomadi, bensì vivono in piccoli paesi, tra i quali annovero Kautokeino, considerata la capitale culturale dei sami, dal momento che il 90% dei suoi abitanti parla la lingua sami. Diverse istituzioni sami sono localizzate in questa città: il teatro "Beaivváš Sami Theatre", un centro scolastico comprendente la Sami University College e il Nordic Sami Research Institute.
Parlando più strettamente della popolazione, in tempi remoti i Sami erano per lo più allevatori di renne, pescatori e dediti alla caccia. Erano nomadi e abitavano in capanne chiamate kota (per intenderci capanne della stessa forma di quelle degli indiani d’America) oppure in tende che avevano il nome di Layvu. Ovviamente esistevano abitazioni fisse e abitazioni portatili entrambe costruite con legno e pelli di renna; l’unico mezzo di trasporto a loro congeniale era la slitta ovviamente sempre trainata da renne, anche se, grazie ad uno straordinario reperto del 1500 a.C. si sa per certo che utilizzassero anche una sorta di sci.
L’allevamento di renne per i Sami è sempre stato uno degli elementi più importanti della loro cultura: tramite questa attività riuscirono a sopravvivere per secoli e secoli; dalle renne infatti potevano procurarsi cibo, latte e dai loro corpi pelli per gli abiti, per le loro case, ossa e corna per fabbricare utensili e strumenti di caccia e lavoro. In generale l’allevamento li portava a dover trascorrere l’inverno in terre completamente in pianura, mentre nei mesi più caldi, si rifugiavano nei pascoli montani. La storia di questo popolo non è particolarmente antica, anzi se ne conoscono i primi accenni nel 1555 quando uno svedese di nome Olaus Magnus pubblicò presso Roma il testo “Historia de Gentibus Septentrionalibus”, in cui era ovviamente narrata la storia di queste genti.
Precedentemente si conosceva qualcosa di questo popolo solamente a livello di leggende e storie fantastiche da parte di autori medioevali. Si raccontava addirittura di amazzoni che potevano rimanere incinte solamente bevendo dell’acqua, di uomini verdi e di cannibalismi! Seppure non particolarmente catalogata e studiata negli anni passati, la loro tradizionale forma religiosa era quella dello sciamanesimo. Adoravano le divinità legate al culto della natura e infatti le principali erano quelle della Madre Terra e il Dio del Tuono. Credevano inoltre che il corpo fosse dotato di un’anima in grado di distaccarsene al momento del trapasso. La figura più importante all’interno delle tribù era per l’appunto lo sciamano che poteva dar vita ad una serie di riti propiziatori utilizzando anche una sorta di tamburo magico dei sogni, strumento che gli permetteva di comunicare con i morti.
La cultura Sami perdurò intatta nel tempo, solamente negli anni ’50 smisero di essere nomadi e cominciarono a stanziarsi: si formarono i primi veri e propri agglomerati urbani e sorsero anche i primi ordini politici tra cui i famosi parlamenti. Questi pochi cenni sul paesaggio aiutano a capire perché i Sami sono un popolo indigeno e non una minoranza. Qual è la differenza tra un popolo indigeno e una minoranza? I Sami sono un gruppo di minoranza in Svezia, nel senso che ci sono pochi Sami rispetto alla maggioranza della popolazione svedese.
Tuttavia quando si parla dei diritti dei Sami va tenuto a mente che, da un punto di vista giuridico, essi sono un popolo indigeno e non una minoranza. Il diritto internazionale fa una distinzione rilevante tra le minoranze da un lato, e le popolazioni indigene dall'altro. Riassumendo, la differenza più grande sta nel fatto che i popoli indigeni, a differenza delle minoranze, hanno un legame strettissimo con le loro tradizionali aree d’origine.
Questa indagine avrebbe dovuto essere completata entro la fine del 2004, ma siccome si procede a spizzichi e a bocconi, gli accertamenti sono “ancora in corso”. Beninteso i Sami hanno vinto la causa e i quaranta proprietari terrieri sono stati condannati al pagamento di 190 mila euro di spese processuali. Tuttavia hanno guadagnato un compromesso che stabilisce che i Sami si facciano carico dei danni che gli animali posso provocare alle colture. Nicklas Johansson, Il capo della comunità Sami, si è dichiarato soddisfatto e si è augurato che questo sia l’inizio di una collaborazione tra due realtà così diverse, di modo che «le nuove generazioni possano assicurare una continuità con l’impegno dei loro padri , per il bene delle collettività e della natura che le circondano».
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