Paese
che vai, usanze che trovi. Così, se in Italia persino gli acqazzoni previsti per oggi su Roma si
trasformano in una ordinanza del sindaco Marino per chiudere le scuole, in
Svezia accade l'esatto contrario.
In
Svezia, infatti, il maltempo è semplicemente una ragione in più per
accompagnare i piccoli di appena 18 mesi a giocare nei giardini degli asili
nido.Per chi non vive a queste altitudini, è un'immagine quantomeno
rara. Che diventa a dir poco sorprendente se si pensa che negli asili di Stoccolma
è molto facile scorgere, tra gli altri, tanti piccoli di origine africana
entusiasti della neve o della pioggia.
Al di là
dello scenario alquanto suggestivo, la questione, però, è un'altra. In Svezia
l'educazione infantile ha un ruolo centrale nel sistema scolastico nazionale.
Tant'è che, nonostante la scuola dell'obbligo cominci a 7 anni, l'80% dei
bambini frequenta l'asilo già al compimento del secondo anno di età, se non
prima. Una realtà che, fatta eccezione per la Danimarca, non ha eguali nel
resto d'Europa.
Peraltro,
basta osservare la legislazione del paese scandinavo per capire che non si
tratta di una convinzione meramente astratta. L'ordinamento svedese, infatti,
prevede un congedo parentale di 18 mesi, durante i quali è lo Stato a garantire
circa l'80% dello stipendio. Alla scadenza, il neonato può già essere iscritto
all'asilo, usufruendo del supporto economico diretto e indiretto delle autorità
statali. Non
solo, quattro anni fa sono state introdotte importanti novità anche per gli
adulti di origine straniera presenti sul territorio nazionale,infatti, è stata
approvata una legge, che se non ricordo male è entrata in vigore a gli inizi
del 2011, che prevede per gli immigrati in possesso di un permesso di un
soggiorno la possibilità di frequentare corsi di lingua svedese, educazione
civica e perfino stage di lavoro.
L'aspetto interessante, inoltre, è che questi benefit, a differenza di quanto accade abitualmente, non fanno riferimento al nucleo familiare, ma a ogni singolo individuo. Con l'obiettivo di incentivare e coinvolgere anche le donne immigrate. Anche perché i figli, persino in tenera età, sono già molto impegnati.
L'aspetto interessante, inoltre, è che questi benefit, a differenza di quanto accade abitualmente, non fanno riferimento al nucleo familiare, ma a ogni singolo individuo. Con l'obiettivo di incentivare e coinvolgere anche le donne immigrate. Anche perché i figli, persino in tenera età, sono già molto impegnati.