Dopo
qualche mese andai da un medico e capii tutte le sue indicazioni, la burocrazia
non mi faceva paura ottenni il numero personale in un batter d`occhio.
Facevo la spesa dove la facevano gli svedesi e per bere un “svensk kaffe”
andavo nelle kaffetterie. Insomma avevo capito le “loro” abitudini e potendomi
esprimere in svedese con poche frasi basilari mi sembrava sufficiente per
sentirmi integrato in quel grande paesone che era Stoccolma a metà degli anni
sessanta.
Dopo appena
un anno dovetti ricredermi e capii che per noi tutti immigrati sarebbe stato
inpossibile integrarsi completamente, perchè i nostril sogni,
pensieri,incazzature, parole d´amore sarebbero sempre state in italiano.
Potendo
scegliere avrei sempre optato per il prociutto di Parma e
spaghetti con pomodorini e basilico e mai per la "svensk
skinka e johnson frestelse."
Non capii
mai i loro giochi di parole (vitsar) con diverse
sfumature (nyanser) ma sopratutto capii che non saremmo mai
stati accettati pienamente dagli svedesi che ancora oggi guardano gli immigrati
con sospetto.
A questo
punto capii che non sarebbe servito a niente avere un diploma o una laurea.
Certamente facilitò il processo iniziale ma non fu possible andare oltre questo
primo stadio che non chiamerei nemmeno integrazione ma “convivenza
pacifica” tra persone che si rispettano, anche se ognuno crederà sempre di
essere superiore all`altro per il modo di interpretare la vita, per educazione
ricevuta, per cultura, arte e storia.
Non metto
in dubbio che il matrimonio (o convivenza che sia) con con una/o svedese
aiuta sicuramente, ma per tutta la vita si resterà comunque un diverso,
nonostante l'amore incondizionato del partner.
La lingua
resterà un ostacolo insormontabile per la spontaneità dei sentimenti.
Quando
parliamo in svedese addirittura combiamo il nostro timbro di voce ed anche la
gestualità è differente per le due lingue. In un filmato fatto al lavoro
qualche anno fa stentai a riconoscermi.
Agli inizi
questa realtà sarà dura da accettare per tutti, dopo capiremo che ”accettare” è
la nostra unica arma per poter vivere tranquillamente il resto della nostra
vita in un paese così diverso dal nostro dove grazie a Dio molte cose
funzionano meglio.
Unico neo sará
sempre questa piccola spina piantata nel cuore che ci farà tanto
male! E che lo vogliate o no non potremmo mai più togliere. Nemmeno tornando in
Italia per colpa delle esperienze negative o positive che avremmo fatto
in questa terra le quali cambieranno totalmente il nostro modo di pensare, di
agire, di vedere le cose tanto che non ci sentiremo mai più a casa nostra, da nessuna parte...!!!
(FoF)
(FoF)