Pochi giorni fa Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un
articolo che ha suscitato moltissime polemiche da parte degli Italiani che
vivono all'estero, l`articolo
di Cavezzali, pubblicato il 21 Gennaio, è un attacco ironico ma anche un po'
velenosetto nei confronti di noi italiani all'estero e del "nostro sentirsi
superiori."
È scritto molto bene e mi ha fatto sorridere. Ecco l'articolo in
questione e buona lettura.
Tutto era iniziato con la fuga dei cervelli. Vi ricordate? Giovani talentuosi che andavano all’estero per dare pieno appagamento al proprio talento. Poi hanno iniziato ad andarsene pure quegli altri. Quelli normali, diciamo. Che non si sa mai, all’estero, magari ‘sti inglesi o ‘sti fiamminghi sono zucconi e ci facciamo comunque una bella figura. E quello è stato l’inizio della fine.
Ma poi per le feste tornano tutti a casa. Per abbuffarsi di
lasagne e tortellini, per salutare i parenti. Ma soprattutto, per spiegare a
noi “italioti” come si sta al mondo. Vuoi mettere la soddisfazione? Là in Svezia
o in Francia è pieno di italiani, e dirlo con loro non dà gusto, invece venirlo
a spiegare a noi… che siamo ancora qua a vedere il faccione di Silvio al Tg
come negli anni ’90, che siamo ancora qua a sorbirci il campionato la domenica,
a litigare al semaforo, a fare la fila alle poste e a pagare il canone Rai… dirlo
a noi sì che dà gusto.
E allora parte il disco, che loro mica lo sanno che la
stessa cosa te l’hanno già detta gli altri dieci prima di loro, uguale. O forse
lo sanno benissimo, ma tanto fa niente. E si comincia con i “Ma come fai a
stare ancora in Italia?” e i “Che paese incivile”, e i “Ma qua da voi non
cambia mai niente” e io gli risponderei “Da voi?! Ma da voi cosa, che stai a
Londra da tre settimane! Che se non lo scrivevi venti volte su facebook non se
ne accorgeva nessuno che non c’eri più e pensavano che c’avessi avuto
un’influenza”. Ma non è finita perché poi rincarano la dose con
l’immancabile: “Se uno come te, con le tue idee, venisse a London (!?) sai
quante cose faresti?”. Ma de che?
E allora ho deciso di andarli a trovare tutti. Andare a
vedere dove stanno, cosa combinano e se stavano bluffando. Ma non era
possibile, ci voleva troppo tempo. Allora ho chiesto in giro. Ho fatto
“un’indagine trasversale” diciamo. Ed ecco cosa fanno i cervelli all’estero:
1. Girano solo con altri italiani. Sì, avete capito
bene, se ne sono andati perché “basta degli italiani non ne posso più” e girano
solo con italiani (i sardi poi girano solo coi sardi).
2. Sanno tutto dell’Italia, in particolare di Berlusconi e della sua vita sessuale. Se ne sono andati per non sentirne più parlare e poi evidentemente gli è venuta nostalgia.
3. Hanno freddo. Vivono in paesi in cui spesso non sorge nemmeno il sole. Stanno morendo di freddo, ma non lo ammetteranno mai. Mai.
4. Mangiano da schifo. Pesce affumicato, wurstel, orsetti gommosi, patate fritte. I più fortunati trovano un asporto cinese o un kebabbaro. Cercano disperatamente una pizza decente, alcuni giurano anche di averla trovata. Ma stanno mentendo.
5. Fanno lavori del cavolo che in Italia non avrebbero mai fatto. Se ne sono andati al grido di “Non posso stare in Italia a pulire dei cessi, ho una laurea io!” e ora puliscono cessi a Nantes. Che vuoi mettere un cesso di Nantes contro un cesso di San Lazzaro di Savena!?
6. Fregano. Sì, proprio come gli italiani qua, non pagano il biglietto del tram, passano con il rosso, cercano in ogni modo di evadere le tasse. E si credono ancora più furbi perché anche se sono in un paese “serio” e “europeo” riescono a farla franca.
7. La nota più dolente. Non possono più tornare in Italia senza un senso di fastidio. Non tanto per il fatto di essere in un paese allo sbando, ma perché non potrebbero mai ammettere di aver scoperto di essere anche loro solo degli italiani.
Ps: il contenuto di questo post è dettato prevalentemente da
un sentimento che alcuni mi dicono chiamarsi invidia. Molti dei miei
migliori amici vivono oggi a Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles, Monaco,
Barcellona. Ho per altro scoperto con grande stupore che leggono anche le cose
che scrivo quindi: Volevo dirvi che vi voglio molto bene e non parlavo
assolutamente di voi. Davvero. Poi ve lo dico di chi stavo parlando. Ma in
privato. Quando tornate per le prossime feste.