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mercoledì 12 febbraio 2014

Italiani all’estero, ecco come passano realmente il loro tempo.



Pochi giorni fa Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo che ha suscitato moltissime polemiche da parte degli Italiani che vivono all'estero, l`articolo di Cavezzali, pubblicato il 21 Gennaio, è un attacco ironico ma anche un po' velenosetto nei confronti di noi italiani all'estero e del "nostro sentirsi superiori."
È scritto molto bene e mi ha fatto sorridere. Ecco l'articolo in questione e buona lettura.


Tutto era iniziato con la fuga dei cervelli. Vi ricordate? Giovani talentuosi che andavano all’estero per dare pieno appagamento al proprio talento. Poi hanno iniziato ad andarsene pure quegli altri. Quelli normali, diciamo. Che non si sa mai, all’estero, magari ‘sti inglesi o ‘sti fiamminghi sono zucconi e ci facciamo comunque una bella figura. E quello è stato l’inizio della fine.
Ma poi per le feste tornano tutti a casa. Per abbuffarsi di lasagne e tortellini, per salutare i parenti. Ma soprattutto, per spiegare a noi “italioti” come si sta al mondo. Vuoi mettere la soddisfazione? Là in Svezia o in Francia è pieno di italiani, e dirlo con loro non dà gusto, invece venirlo a spiegare a noi… che siamo ancora qua a vedere il faccione di Silvio al Tg come negli anni ’90, che siamo ancora qua a sorbirci il campionato la domenica, a litigare al semaforo, a fare la fila alle poste e a pagare il canone Rai… dirlo a noi sì che dà gusto.
E allora parte il disco, che loro mica lo sanno che la stessa cosa te l’hanno già detta gli altri dieci prima di loro, uguale. O forse lo sanno benissimo, ma tanto fa niente. E si comincia con i “Ma come fai a stare ancora in Italia?” e i “Che paese incivile”, e i “Ma qua da voi non cambia mai niente” e io gli risponderei “Da voi?! Ma da voi cosa, che stai a Londra da tre settimane! Che se non lo scrivevi venti volte su facebook non se ne accorgeva nessuno che non c’eri più e pensavano che c’avessi avuto un’influenza”. Ma non è finita perché poi rincarano la dose con l’immancabile: “Se uno come te, con le tue idee, venisse a London (!?) sai quante cose faresti?”. Ma de che?
E allora ho deciso di andarli a trovare tutti. Andare a vedere dove stanno, cosa combinano e se stavano bluffando. Ma non era possibile, ci voleva troppo tempo. Allora ho chiesto in giro. Ho fatto “un’indagine trasversale” diciamo. Ed ecco cosa fanno i cervelli all’estero:
1. Girano solo con altri italiani. Sì, avete capito bene, se ne sono andati perché “basta degli italiani non ne posso più” e girano solo con italiani (i sardi poi girano solo coi sardi).

2. Sanno tutto dell’Italia, in particolare di Berlusconi e della sua vita sessuale. Se ne sono andati per non sentirne più parlare e poi evidentemente gli è venuta nostalgia.

3. Hanno freddo. Vivono in paesi in cui spesso non sorge nemmeno il sole. Stanno morendo di freddo, ma non lo ammetteranno mai. Mai.

4. Mangiano da schifo. Pesce affumicato, wurstel, orsetti gommosi, patate fritte. I più fortunati trovano un asporto cinese o un kebabbaro. Cercano disperatamente una pizza decente, alcuni giurano anche di averla trovata. Ma stanno mentendo.

5. Fanno lavori del cavolo che in Italia non avrebbero mai fatto. Se ne sono andati al grido di “Non posso stare in Italia a pulire dei cessi, ho una laurea io!” e ora puliscono cessi a Nantes. Che vuoi mettere un cesso di Nantes contro un cesso di San Lazzaro di Savena!?

6. Fregano. Sì, proprio come gli italiani qua, non pagano il biglietto del tram, passano con il rosso, cercano in ogni modo di evadere le tasse. E si credono ancora più furbi perché anche se sono in un paese “serio” e “europeo” riescono a farla franca.

7. La nota più dolente. Non possono più tornare in Italia senza un senso di fastidio. Non tanto per il fatto di essere in un paese allo sbando, ma perché non potrebbero mai ammettere di aver scoperto di essere anche loro solo degli italiani.
Ps: il contenuto di questo post è dettato prevalentemente da un sentimento che alcuni mi dicono chiamarsi invidia. Molti dei miei migliori amici vivono oggi a Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles, Monaco, Barcellona. Ho per altro scoperto con grande stupore che leggono anche le cose che scrivo quindi: Volevo dirvi che vi voglio molto bene e non parlavo assolutamente di voi. Davvero. Poi ve lo dico di chi stavo parlando. Ma in privato. Quando tornate per le prossime feste.


martedì 19 novembre 2013

Gli sfigati del web. (Favoriter i repris 2)


Un popolo che ha fatto della lamentela un vanto sono gli italiani o meglio gli italiani meridionali,(tranquilli amici del sud anche io sono di buona razza terrona) ma tutti sanno che l’italiano è sempre meridionale, l’italiano è quello che è il napoletano per gli altri italiani.

D’altra parte spaghetti, pizza, mandolino, non sono mica a Milano o a Torino? anzi quando si vuole parlare di cose brutte dell’Italia si parla della Fiat o di Berlusconi, non certo cose meridionali.  Si potrebbe obbiettare che la mafia è una cosa meridionale, sicuro, però ormai dopo i film di Hollywood, probabilmente è stata sdoganata nel mondo come qualcosa di universale e apolide, come il MacDonald e il karaoke. Figurarsi che al parlamento europero Borghezio viene sempre chiamato dai deputati del Lussemburgo con una parola che ora non ricordo, e che Borghezio crede significhi “amicone”, ma che in lussemburghese significa più o meno “terrone di merda”.

Come mai i meridionali non siano caduti vittima delle mire di Hitler è semplice, il meridionale, per quanto attaccato alla famiglia, è quasi sempre un cane sciolto. Questo ha due vantaggi, primo chi lo incontra pensa che da solo non può fare male e, spesso si sbaglia, secondo poichè è attaccato alla sua famiglia non può essere una cattiva persona, e dipende dalla famiglia. Poi ogni tanto canticchia, fischietta, ti fa assaggiare della roba da mangiare fatta in casa o delle sue parti, è di compagnia quando si beve, insomma è un po’ fastidioso, ma fa anche qualcosa di buono.

Negli ultimi anni invece sta nascendo una nuova tecnologica popolazione che vuole fare della lamentela un vanto, sono quelli che quotidianamente aggiornano i loro blogg. Le tematiche dei loro piagnistei sono le più varie, c’è chi si lamenta dei propri genitori, fidanzato/a, amici, amiche, chi si lamenta della politica, amministrazione, guerra, chi del capoufficio, segretaria, compagno di banco, vicino di casa, fruttivendolo, idraulico, chi di uno scrittore/musicista/attore, chi di due, chi di tutti, chi sceglie il suicidio, chi sceglie di continuare a lamentarsi, chi rompe i coglioni ad ogni sospiro e chi rompe i coglioni è basta.

Il problema fondamentale è che tutta questa gente spesso è convinta di scrivere bene e, soprattutto, di scrivere cose divertenti. Tutti i maggiorenni, dai 18 ai 90 anni, si atteggiano a uomini o donne vissute, cinici e sarcastici quanto basta, e hanno, per grazia divina, il diritto/dovere di commentare il fatto del giorno, sia esso pubblico o privato, con una battuta salace o una parolina accuminata.

Novelli Orazio del web danno ogni giorno prova che battere le dita su una tastiera non significa saper scrivere e che leggere le lamentele di qualcuno è noioso e basta, non divertente. Il problema è proprio come fargli capire queste cose: scartata l’ipotesi violenta, ma solo perchè sarebbe troppo lunga andarli a cercare casa per casa,l’ipotesi teoricamente più semplice sarebbe quella di lasciare un commento ai loro scritti, quando la cosa è possible.

Le loro reazioni, a questo punto, nella migliore delle ipotesi è la seguente: “Grazie per il tuo commento e la tua critica cercherò di migliorare”, tradotto “ Non capisci un cazzo di niente, però non ti mando a fanculo perchè con i coglioni come te non mi abbasso nemmeno per vedere cosa ho pestato, tanto so che è merda”, I più furbi indubbiamente potrebbero essere quelli di sinistra che si lamentano della sinistra o quelli di destra che si lamentano della destra, così cercano di raccogliere un pubblico trasversale ai due schieramenti politici; potrebbero, perchè se fossero in politica potrebbero passare da una parte all’altra come Sgarbi, purtroppo però non hanno voti ma solo dei punteggi su un counter che gli sembra sempre troppo fermo. Più fessi di questi solo quelli di centro che si lamentano del centro e nessuno ha ancora capito che cazzo vogliano.

Poi ci sono quelli che si lamentano di cose vecchie e quelli, i peggiori, che si lamentano di cose vecchie che stanno cambiando, insomma disfattisti, poveri repressi che vivono costantemente attaccati ad internet e che, agorafobici e paranoici quali sono, se inciampano sul marciappiede è colpa del governo che non sistema le strade, non abbatte le barriere architettoniche e non fa nulla di buono per la cittadinanza: oppure davvero da loro le cose non stanno cambiando e allora sono sfigati e si lamentano a ragione, non per questo sono però divertenti. Anche se loro lo pensano.

A questo punto qualcuno si lamenterà, anche di chi si lamenta: di chi si lamenta.
Insomma ragazzi: Che palle...!!!
 




Attenzione

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Sono andato, tornato, ripartito.

Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.