Uno dei modi più antichi del mondo di fare satira è
lamentarsi. Un popolo che ha fatto della lamentela un vanto sono gli
italiani. Non per niente la parola satira deriva da una parola latina(satura)che significava qualcosa tipo“focaccetta” che non sa di niente
ma che se la riempi di roba da mangiare acquisisce un senso più compiuto.
Amanti della focaccetta, sono una parte degli italiani in Svezia, quelli che ad intervalli più o meno brevi
aggiornano i loro blog lamentandosi sempre dell`Italia.
Le loro lamentele sono le più varie, c’è chi si lamenta
della politica italiana (quella sempre...), amministrazione, autostrade, nebbie in val Padana, chi del capoufficio,
segretaria, compagno di banco, vicino di casa, fruttivendolo, idraulico, chi di
due, chi di tutti, chi sceglie il suicidio, chi sceglie di continuare a
lamentarsi, chi rompe i coglioni ad ogni alito di vento, chi rompe i
coglioni e basta. Da non sottovalutare quelli che si lamentano di cose vecchie
e quelli,i peggiori, che si lamentano di cose vecchie che stanno
cambiando,insomma disfattisti, poveri repressi che vivono
costantemente attaccati ad internet e che, agorafobici e paranoici quali sono quando sono in Italia (esclusivamente per motivi culinari...) se inciampano sul marciappiede è colpa del governo che non sistema le strade,
non abbatte le barriere architettoniche e non fa nulla di buono per la
cittadinanza: oppure davvero dalle loro parti le cose non stanno cambiando e allora sono
sfigatie si lamentano a ragione, non per questo sono però divertenti. Anche
se loro poverini lo pensano.A questo punto qualcuno si lamenterà, anche di
chi si lamenta:"di chi si lamenta." Che
palle, BASTAAA...!!!
Un popolo che ha fatto della lamentela un vanto sono gli
italiani o meglio gli italiani meridionali,(tranquilli amici del sud anche
io sono di buona razza terrona) ma tutti sanno che l’italiano è sempre
meridionale, l’italiano è quello che è il napoletano per gli altri italiani.
D’altra parte spaghetti, pizza, mandolino, non sono mica a
Milano o a Torino? anzi quando si vuole parlare di cose brutte dell’Italia si
parla della Fiat o di Berlusconi, non certo cose meridionali. Si potrebbe
obbiettare che la mafia è una cosa meridionale, sicuro, però ormai dopo i film
di Hollywood, probabilmente è stata sdoganata nel mondo come qualcosa di
universale e apolide, come il MacDonald e il karaoke. Figurarsi che al
parlamento europero Borghezio viene sempre chiamato dai deputati del
Lussemburgo con una parola che ora non ricordo, e che Borghezio crede
significhi “amicone”, ma che in lussemburghese significa più o meno “terrone
di merda”.
Come mai i meridionali non siano caduti vittima delle mire
di Hitler è semplice, il meridionale, per quanto attaccato alla famiglia, è
quasi sempre un cane sciolto. Questo ha due vantaggi, primo chi lo incontra
pensa che da solo non può fare male e, spesso si sbaglia, secondo poichè è
attaccato alla sua famiglia non può essere una cattiva persona, e dipende dalla
famiglia. Poi ogni tanto canticchia, fischietta, ti fa assaggiare della roba da
mangiare fatta in casa o delle sue parti, è di compagnia quando si beve,
insomma è un po’ fastidioso, ma fa anche qualcosa di buono.
Negli ultimi anni invece sta nascendo una nuova tecnologica
popolazione che vuole fare della lamentelaun vanto, sono quelli
che quotidianamente aggiornano i loro blogg. Le tematiche dei loro piagnistei
sono le più varie, c’è chi si lamenta dei propri genitori, fidanzato/a, amici,
amiche, chi si lamenta della politica, amministrazione, guerra, chi del
capoufficio, segretaria, compagno di banco, vicino di casa, fruttivendolo,
idraulico, chi di uno scrittore/musicista/attore, chi di due, chi di tutti, chi
sceglie il suicidio, chi sceglie di continuare a lamentarsi, chi rompe i
coglioni ad ogni sospiro e chi rompe i coglioni è basta.
Il problema fondamentale è che tutta questa gente spesso è
convinta di scrivere bene e, soprattutto, di scrivere cose divertenti. Tutti i
maggiorenni, dai 18 ai 90 anni, si atteggiano a uomini o donne vissute, cinici
e sarcastici quanto basta, e hanno, per grazia divina, il diritto/dovere di
commentare il fatto del giorno, sia esso pubblico o privato, con una battuta
salace o una parolina accuminata.
Novelli Orazio del web danno ogni giorno prova che battere
le dita su una tastiera non significa saper scrivere e che leggere le lamentele
di qualcuno è noioso e basta, non divertente. Il problema è proprio come fargli
capire queste cose: scartata l’ipotesi violenta, ma solo perchè sarebbe troppo
lunga andarli a cercare casa per casa,l’ipotesi teoricamente più semplice
sarebbe quella di lasciare un commento ai loro scritti, quando la cosa è
possible.
Le loro reazioni, a questo punto, nella migliore delle
ipotesi è la seguente:“Grazie per il tuo commento e la tua critica
cercherò di migliorare”, tradotto “ Non capisci un cazzo
di niente, però non ti mando a fanculo perchè con i coglioni come te non mi
abbasso nemmeno per vedere cosa ho pestato, tanto so che è merda”,I
più furbi indubbiamente potrebbero essere quelli di sinistra che si lamentano
della sinistra o quelli di destra che si lamentano della destra, così cercano
di raccogliere un pubblico trasversale ai due schieramenti politici;
potrebbero, perchè se fossero in politica potrebbero passare da una parte
all’altra come Sgarbi, purtroppo però non hanno voti ma solo dei punteggi su un
counter che gli sembra sempre troppo fermo. Più fessi di questi solo quelli di centro che si lamentano
del centro e nessuno ha ancora capito che cazzo vogliano.
Poi ci sono quelli che si lamentano di cose vecchie e
quelli, i peggiori, che si lamentano di cose vecchie che stanno cambiando,
insomma disfattisti, poveri repressi che vivono costantemente attaccati ad
internet e che, agorafobici e paranoici quali sono, se inciampano sul
marciappiede è colpa del governo che non sistema le strade, non abbatte le
barriere architettoniche e non fa nulla di buono per la cittadinanza: oppure
davvero da loro le cose non stanno cambiando e allora sono sfigati e si
lamentano a ragione, non per questo sono però divertenti. Anche se loro lo
pensano.
A questo punto qualcuno si lamenterà, anche di chi si
lamenta: di chi si lamenta.
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Sono andato, tornato, ripartito.
E così ora sono qui, in un’altra fase della Vita. Abito vicino al ponte Västerbron, a forma di arpa. E’ bellissimo. La mia gratitudine è a scoppio molto ritardato. Faccio in tempo a dimenticare gli atti, i nomi e i volti prima di aver capito quando dovessi ad ognuno.